Definizioni della funzione esponenziale

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Nella matematica, la funzione esponenziale (fra le infinite funzioni esponenziali di base positiva diversa da 1 s'intenderà nel seguito quella "naturale" ossia con base ) può essere caratterizzata in vari modi. Le seguenti definizioni sono le più comuni. Questo articolo discute il motivo per cui ogni caratterizzazione ha senso, e del perché ogni definizione implica l'altra. Come caso speciale di queste considerazioni, si vedrà che le tre definizioni più comuni della costante matematica e sono anche equivalenti tra di loro.

Definizioni più comuni[modifica | modifica wikitesto]

Le sei più comuni definizione della funzione esponenziale con reale sono:

1. Si definisce come il limite
2. Si definisce come il valore della serie
(Con si indica il fattoriale di . Una dimostrazione che e è irrazionale utilizza questa rappresentazione.)
3. Si definisce come l'unico numero tale che
Ne deriva che è l'inversa della funzione logaritmo naturale, che è definita da questo integrale.
4. Si definisce come l'unica soluzione del problema di Cauchy
( denota la derivata di .)
5. La funzione esponenziale è l'unica funzione misurabile secondo Lebesgue con che soddisfa
(Hewitt and Stromberg, 1965, esercizio 18.46). Alternativamente, è l’unica funzione continua "da qualche parte" con queste proprietà (Rudin, 1976, capitolo 8, esercizio 6). Il termine "continua da qualche parte" significa esiste almeno un punto in cui è continua. Come mostrato sotto, se per ogni e e inoltre è continua in un punto allora è necessariamente continua ovunque.
(Come controesempio, se non la continuità o la misurabilità, è possibile dimostrare l'esistenza di una funzione non misurabile e discontinua ovunque con questa proprietà usando una base di Hamel per i numeri reali sul campo dei razionali, come descritto da Hewitt e Stromberg.)
Poiché per razionali per la proprietà precedente (vedere sotto), si potrebbe anche usare la monotonicità o altre proprietà per rinforzare la scelta di per numeri irrazionali, ma tali alternative si rivelano insolite.
Si possono anche sostituire le condizioni che e che sia una funzione misurabile secondo Lebesgue o continua da qualche parte con la singola proprietà . Questa condizione, insieme a , implicano facilmente entrambe le condizioni nella quarta caratterizzazione. Infatti, si ha la condizione iniziale dividendo entrambi membri dell'equazione
per , e deriva da e la definizione della derivata come segue:
6. Sia l'unico numeri reale che soddisfa
Si può mostrare che questo limite esiste. Questa definizione è particolarmente adatta per calcolare la derivata della funzione esponenziale. Si definisce quindi la funzione esponenziale con questa base.

Estensione a domini più grandi[modifica | modifica wikitesto]

Un modo di descrivere la funzione esponenziale su domini più grandi dei numeri reali è di definirla prima in usando una delle precedenti caratterizzazioni e dopo estenderla in un modo che vada bene per ogni funzione analitica.

È possibile anche usare la caratterizzazione direttamente sul dominio più grande, sebbene potrebbero comparire alcuni problemi. (1), (2), e (4) hanno tutte senso per una arbitraria algebra di Banach. (3) presenta dei problema per i numeri complessi, perché ci sono percorsi d'integrazione che non sono equivalenti, e (5) non è sufficiente. Per esempio, la funzione definita (per e reali) come

soddisfa la condizione nella (5) senza essere la funzione esponenziale di . Per rendere (5) sufficiente per il dominio dei numeri complessi, si dovrebbe assumere che esista un punto in cui sia una mappa conforme o altrimenti aggiungere la condizione

In particolare, la condizione alternativa nella (5) che è sufficiente dal momento che implicitamente assume che sia conforme.

Dimostrazione che ogni caratterizzazione è ben definita[modifica | modifica wikitesto]

Qualcuna di queste definizioni richiedono delle giustificazioni per dimostrare che sono ben definite. Per esempio, quando il valore della funzione è definito come il risultato di un limite (di una successione o di una serie), si deve provare che tale limite esiste.

Caratterizzazione 2[modifica | modifica wikitesto]

Poiché

segue dal criterio del rapporto che converge per ogni .

Caratterizzazione 3[modifica | modifica wikitesto]

Dal momento che l'integrando è una funzione integrabile di , l'espressione è ben definita. Ora si deve mostrare che la funzione da a definita come

è biettiva. Siccome è positivo per , questa funzione è monotona crescente, quindi iniettiva. Se inoltre valgono i due integrali

allora è chiaramente anche suriettiva. Infatti, nel caso in esame questi integrali valgono nel nostro caso, come si deduce dal criterio dell'integrale e dalla divergenza della serie armonica.

Equivalenza delle definizioni[modifica | modifica wikitesto]

Le seguenti dimostrazioni dimostrano l'equivalenza delle tre caratterizzazioni date precedentemente per . La dimostrazione consiste di due parti. Prima, si stabilisce l'equivalenza delle definizioni 1 e 2 e successivamente l'equivalenza fra 1 e 3.

Equivalenza delle definizioni 1 e 2[modifica | modifica wikitesto]

I seguenti ragionamenti sono adattati da una dimostrazione in Rudin, teorema 3.31, p. 63–-5.

Sia un fissato numero reale non negativo. Si definisce

Per il teorema binomiale,

(usando per ottenere la disuguaglianza finale) in modo che

dove l'esponenziale è definito con la seconda caratterizzazione. Si deve utilizzare il limite superiore perché non si sa ancora se realmente converge. Ora, per l'altro verso della disuguaglianza, si nota che dall'espressione di prima con , se , si ottiene

Fissato , si manda all'infinito e si ricava

(ancora, si deve usare il limite inferiore poiché non si conosce se il limite effettivamente esiste). Ora, presa la disuguaglianza appena ottenuta, si prende tendente all'infinito e tenendo conto dell'altra si ha

cosicché

Si può quindi estendere questa equivalenza ai numeri negativi notando che e prendendo il limite per che tende all'infinito. Il termine d'errore di questa limite è rappresentato da

dove il grado dei polinomi (in ) nel termine con denominatore è .

Equivalenza delle definizioni 1 e 3[modifica | modifica wikitesto]

Si definisca la funzione logaritmo naturale in termini dell'integrale definito come sopra. Per il teorema fondamentale del calcolo integrale,

Inoltre,

Sia un numero reale fissato, e sia

Si mostrerà che , il quale implica che , dove è secondo la definizione 3. Si ha

Qui si è usata la continuità di , che segue dalla continuità di :

Qui invece si è usato il fatto che , che può essere dimostrato tramite induzione matematica per i numeri naturali oppure usando l'integrazione per sostituzione. (L'estensione a potenze reali deve aspettare finché e sono definiti come uno l'inverso dell'altro, in modo che possa essere espresso per reale come .)

Equivalenza della definizione 2 e 4[modifica | modifica wikitesto]

Sia un numero intero non negativo. Per la definizione 4 e utilizzando l'induzione, .

Dunque

Usando la serie di Taylor,

Questo mostra che la definizione 4 implica la 2.

Secondo la definizione 2,

Inoltre, Questo dimostra che la definizione 2 implica la 4, concludendo la dimostrazione.

Equivalenza delle definizioni 1 e 5[modifica | modifica wikitesto]

La seguente dimostrazione è la versione semplificata di una in Hewitt e Stromberg, esercizio 18.46. Prima, si prova che la misurabilità (o l'integrabilità secondo Lebesgue) implica la continuità per una funzione non nulla che soddisfa , e che la continuità implica per qualche , e alla fine da si ricava .

Prima di tutto si dimostra un po' di proprietà elementari di con l'ipotesi che e non è identicamente zero:

  • Se è non nulla in un punto , allora è non nulla ovunque. Dimostrazione: implica .
  • . Dimostrazione: e non è zero.
  • . Dimostrazione: .
  • Se è continua in un punto , allora è continua ovunque. Dimostrazione: con per la continuità in .

La seconda e terza proprietà significano che è sufficiente di dimostrare che per positivi.

Se è una funzione integrabile secondo Lebesgue, allora si può definire

Da ciò segue che

Poiché è non nulla, si può scegliere qualche tale che per risolvere l'espressione precedente in . Pertanto:

L'espressione finale deve tendere a zero se , dato che e è continua. Segue che è continua.

Si dimostra ora che , per qualche , per ogni numero razionale positivo . Sia per gli interi positivi e . Allora

per induzione matematica su . Dunque, e quindi

per . Si noti che se ci si restringe alla funzione a valori reali , allora è positiva ovunque e allora è reale.

Infine, per continuità, dal momento che per ogni razionale, deve essere vero per ogni numero reale poiché la chiusura dei razionali sono i reali (cioè, si può scrivere ogni reale come il limite di una successione di razionali). Se allora ne deriva che . Questo è equivalente alla definizione 1 (o 2, o 3), a seconda di quale caratterizzazione si usa per e.

Definizione 2 implica definizione 6[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la definizione 2,

Definizione 6 implica definizione 4[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la definizione 6,

Ma si ha inoltre , dunque la definizione 6 implica la definizione 4.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Walter Rudin, Principles of Mathematical Analysis, 3rd edition (McGraw–Hill, 1976), chapter 8.
  • Edwin Hewitt e Karl Stromberg, Real and Abstract Analysis (Springer, 1965).
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