Deeyah Khan

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Deeyah Khan

Deeyah Khan (Oslo, 7 agosto 1977) è una regista cinematografica e produttrice cinematografica norvegese.

È la fondatrice della società di produzione Fuuse, specializzata in documentari, piattaforme multimediali digitali e contenuti per la televisione e gli eventi live. È anche la fondatrice e caporedattrice della rivista "Sister-hood", che mette in risalto le diverse voci delle donne appartenenti al patrimonio culturale musulmano. Nel 2016 Khan è diventata Goodwill Ambassador dell'UNESCO per la libertà artistica e la creatività[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Deeyah Khan è nata a Oslo, in Norvegia, il 7 agosto 1977. Il suo nome di battesimo era Deepika Thathaal che lei stessa cambiò nel 2002 scegliendo come nome Deeyah e come cognome Khan, lo stesso di sua madre da nubile. Anche il fratello cambiò il proprio cognome in Khan. Entrambi volevano onorare la madre e la sua discendenza, compiendo quindi un gesto femminista.

La madre di Deeyah, una pashtun di origini afghane, ha lavorato come insegnante e come traduttrice mentre il padre un punjabi del Pakistan, ha cambiato diversi lavori prima di stabilizzarsi come cameriere di un hotel a 5 stelle nella città. Deeyah ha un fratello minore di cinque anni, Adil Khan, che lavora a Oslo come presentatore televisivo e speaker.

I fratelli Khan sono stati vittima di discriminazioni razziali numerose volte nel corso della loro vita. Deeyah fu aggredita verbalmente da un uomo adulto perché "le intralciava la strada" quando aveva solo 12 anni. Anche il fratello è stato vittima di bullismo a scuola per le sue origini quando aveva 7 anni. Queste sono le radici nell'infanzia della Khan che l'hanno portata a diventare un'attivista e la prima in assoluto a ricoprire il ruolo di Ambasciatrice dell'UNESCO per la libertà artistica e la creatività.[2]

A 7 anni Deeyah iniziò a studiare musica, sotto pressione del padre, il quale credeva potesse essere l'unico valido modo per superare le disuguaglianze e le ingiustizie che subivano in quanto musulmani. A 8 anni Deeyah Khan fece la sua prima apparizione pubblica all'età di 7 anni[2] alla televisione nazionale norvegese.

A 13 anni fece il suo debutto in casa discografica come cantante, insieme al sassofonista norvegese Jan Gararek nell'album Ragas and Sagas, uscito nel 1992. Le sue performance la portarono a diventare un bersaglio della comunità musulmana radicale in Norvegia, che non concepiva una ragazza al centro di un palco sostenendo che il posto di una donna fosse solo dentro casa.[2]

Con gli anni, Deeyah iniziò a esibirsi sempre più regolarmente. A 15 anni uscì il suo primo album da solista, I Alt Slags Lys (“In All Kinds of Light”), in cui la musica pop occidentale veniva contaminata dalla musica tradizionale indiana. Con l'uscita di questo album fu colpita da molte minacce di morte, sabotando le sue performance live. La situazione era talmente preoccupante che i genitori le consigliarono a 17 anni di lasciare la Norvegia.

Si trasferì nel Regno Unito, a Londra. All'inizio la situazione fu molto dura per lei, non conoscendo nessuno. Trovò lavoro come commessa in un negozio Levi's in modo da poter conoscere persone nuove e fare amicizia. Due anni dopo il suo trasferimento, nel 1996, pubblicò in Norvegia il suo secondo album da solista, Deepika, riprendendo il suo nome di battesimo.[2]

Ha terminato la sua attività di cantante nel 2005, all'età di 28 anni, a causa delle numerose pressioni che subiva. Fu comunque convinta dagli amici a pubblicare un ultimo album che altrimenti sarebbe rimasto in un cassetto. Ataraxis uscì nel 2007, album al quale collaborarono il chitarrista dei The Police, Andy Summers, e il trombettista norvegese Nils Petter Molvær.

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

  • 2013: Iranian Woman (compilation con artisti iraniani)[3].
  • 2013: Echoes Of Indus (CD con il sitarista pakistano Ashraf Sharif Khan Poonchwala).
  • 2012: Nordic Woman (compilation con artisti femminili di forme musicali nordiche tradizionali provenienti da Norvegia, Svezia, Danimarca, Finlandia e Islanda).
  • 2010: Listen To The Banned (compilation con artisti proibiti, perseguitati e imprigionati dell'Africa, del Medio Oriente e dell'Asia). Oltre ad essere stato acclamato dalla critica, l'album ha raggiunto il sesto posto nella World Music Charts Europe, rimanendo in questa classifica per alcuni mesi[4].
  • 2007: Ataraxis (album)[5].
  • 2005: Plan of My Own / I Saw You.
  • 1996: Deepika (album)[6].
  • 1995: Color Of My Dreams (singolo)[7].
  • 1995: History (singolo)[8].
  • 1995: Get Off My Back (singolo)[9].
  • 1992: I alt slags lys (album)[10].

Sister-hood[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2007 Deeyah Khan ha lanciato Sister-hood, piattaforma dedicata all'espressione artistica delle donne. Nel 2016 Sister-hood è stata rilanciata come rivista online che promuove la voce delle donne di origine musulmana. Sei mesi dopo la rivista online ha vinto il premio Espoke Living Best Website agli Asian Media Awards del 2016 per aver valorizzato l'uguaglianza delle donne e sensibilizzato le coscienze sui problemi che affliggono le donne musulmane[11].

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Deeyah Khan ha esordito alla regia con il documentario Banaz: A Love Story, di cui è stata anche produttrice. Ha ottenuto fama e premi internazionali, tra cui l'Emmy Award 2013 per il miglior documentario internazionale. Il film viene utilizzato per addestrare la polizia britannica sugli omicidi d'onore[12].

Anno Titolo Funzione Ricezione Tipo
2022 Behind the Rage: America’s Domestic Violence regista Documentario
2020 Muslim In Trump’s America regista Ha vinto i Peabody Award[13]. Documentario
America’s War On Abortion regista Ha vinto il British Academy Film Awards[14]. Documentario
2017 White Right: Meeting The Enemy regista e produttrice Ha vinto i seguenti premi: Emmy Award[15], Royal Television Society[16], premio speciale della giuria PeaceJam[17], Rory Peck Award[18], Women in Film and Television UK Awards[19], Asian Media Awards[20].

Ha ottenuto le nominations per i British Academy Film Awards[21] e per i Frontline Club Awards[22].

Documentario
2016 Islam's Non-Believers regista e produttrice Nomination per gli Asian Media Awards[23]. Documentario
2015 Jihad: A Story of the Others regista e produttrice Ha vinto il Festival Internazionale di Film e Video di New York.

Ha ricevuto il Premio per i diritti umani dal Ministero delle arti e della cultura norvegese per il documentario Jihad[24]. Ha ottenuto la nomination per i Grierson Awards[25], per i British Academy Film Awards[26], per i Golden Nymph Awards, per i Creative Diversity Network Awards[27].

Documentario
2012 Banaz: a Love Story regista e produttrice Ha vinto i seguenti premi: Peabody Award, Emmy Award[28], Bergen International Film Festival Awards.

Ha ottenuto la nomination per i Royal Television Society Awards.

Documentario

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

  • 2018: dottorato onorario all'Emerson College[29].
  • 2017: membro del Consiglio direttivo del Consiglio d'arte norvegese. La nomina è valida per quattro anni (2018 – 2021)[30].
  • 2016: Goodwill Ambassador dell'UNESCO per la libertà artistica e la creatività[31].
  • 2016: premio Telenor Culture[32].
  • 2016: premio Peer Gynt[33].
  • 2016: Gunnar Sønsteby Memorial Fund Award[34].
  • 2015: Human Rights Award dall'Università di Oslo[35].
  • 2015: premio Jentepris Plan[36].
  • 2012: premio Ossietzky[37].
  • 2009: premio Freedom to Create[38].
  • 1996: premio Stiftelsen Scheiblers[39].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ UNESCO Press release, Filmmaker, music producer Deeyah Khan named UNESCO Goodwill Ambassador for artistic freedom and creativity, su en.unesco.org, unesco.org, 17 novembre 2016. URL consultato il 29 agosto 2016.
  2. ^ a b c d (EN) Deeyah Khan, su thegentlewoman.co.uk. URL consultato il 16 marzo 2022.
  3. ^ Robin Denselow, Various: Deeyah presents Iranian Woman – review, su theguardian.com, www.guardian.com, 24 ottobre 2013. URL consultato il 29 agosto 2018.
  4. ^ World Music Charts Europe, in luglio 2010. URL consultato il 29 agosto 2018.
  5. ^ NEW ALBUM ‘ATARAXIS’: DEEYAH FEATURING BOB JAMES, ANDY SUMMERS AND NILS PETTER MOLVŒR, su worldmusiccentral.org, 12 novembre 2007. URL consultato il 29 agosto 2018.
  6. ^ Deepika, su discogs.com, 1996. URL consultato il 29 agosto 2018.
  7. ^ Deepika Thathaal, su discogs.com. URL consultato il 29 agosto 2018.
  8. ^ MAGNUS S. RØNNINGEN, Deepika trosser truslene, su dagbladet.no, 12 agosto 2003. URL consultato il 29 agosto 2018.
  9. ^ Release title: Deepika Thathaal - Get Off My Back, su intunes.ru. URL consultato il 29 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 22 aprile 2018).
  10. ^ Deepika– I alt slags lys, su kkv.no, 1992. URL consultato il 29 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2018).
  11. ^ Umbreen, Sister-hood Wins Espoke Living Best Website Award, su asianmediaawards.com, 7 novembre 2016. URL consultato il 29 agosto 2018.
  12. ^ Tracy McVeigh, Her film about an 'honour' killing won an Emmy. Now it's being used to train police, su theguardian.com, www.guardian.com, 13 ottobre 2013. URL consultato il 30 agosto 2018.
  13. ^ Film Buzz, Filmmakers, Deeyah Khan’s MUSLIM IN TRUMP’S AMERICA Wins a Peabody Award!, su wmm.com, www.wmm.com, 22 giugno 2021. URL consultato il 23 giugno 2021.
  14. ^ (NO) NTB, Deeyah Khan vant Bafta-pris, su dagbladet.no, www.dagbladet.no, 6 giugno 2021. URL consultato il 7 giugno 2021.
  15. ^ (NO) Ny Emmy-pris til Deeyah Khan – for filmen der hun møtte fienden, su dagsavisen.no, 2 ottobre 2018. URL consultato il 2 ottobre 2018.
  16. ^ RTS, Winners of the RTS Craft & Design Awards 2018 announced, su rts.org.uk, www.rts.org.uk, 26 novembre 2018. URL consultato il 27 novembre 2018.
  17. ^ (NO) NTB, Deeyah Khans høyreekstremist-dokumentar vant pris i Monte Carlo, su medier24.no, www.medier24.no, 22 giugno 2018. URL consultato il 2 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 29 luglio 2018).
  18. ^ Women freelancers triumph at Rory Peck Awards 2018, su pro.sony, pro.sony/en, 1º novembre 2018. URL consultato il 2 novembre 2018.
  19. ^ STEWART CLARKE, Phoebe Waller-Bridge, Rungano Nyoni Win Women in Film & TV U.K. Awards, su variety.com, 6 dicembre 2018. URL consultato il 7 dicembre 2018.
  20. ^ Raj Baddhan, The Asian Media Awards 2018 were held on Thursday 25th October at the Hilton Manchester Deansgate, su bizasialive.com, dagsavisen.no, 26 ottobre 2018. URL consultato il 2 novembre 2018.
  21. ^ CURRENT AFFAIRS, su bafta.org, www.bafta.org, 4 aprile 2018. URL consultato il 2 settembre 2018.
  22. ^ Shortlist 2018, su frontlineclub.com, www.frontlineclub.com, 7 ottobre 2018. URL consultato il 2 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 12 ottobre 2018).
  23. ^ Asian Media Awards 2017 Finalists, su asianmediaawards.com, 21 settembre 2017. URL consultato il 2 settembre 2018.
  24. ^ (NO) Sveinung Stoveland, Deeyah Khan får menneskerettspris for modig film om religiøse krigere, su dagbladet.no, www.dagbladet.no, 4 novembre 2015. URL consultato il 2 settembre 2018.
  25. ^ (NO) NTB, Deeyah Khan nominert til prestisjetung britisk dokumentarpris for Jihad-film., su medier24.com, www.medier24.com, 29 luglio 2016. URL consultato il 2 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 25 dicembre 2018).
  26. ^ Television in 2016-Television/Current Affairs on 2016, su awards.bafta.org, www.bafta.org, 30 marzo 2016. URL consultato il 2 settembre 2018.
  27. ^ Chris Curtis, Shortlist revealed for CDN Awards 2017., su broadcastnow.co.uk, www.broadcastnow.co.uk, 22 potrebbe 2017. URL consultato il 2 settembre 2018.
  28. ^ (NO) Ann Kristin Ødegård, BIFF-film vant Emmy, su ba.no, www.ba.no, 2 ottobre 2013. URL consultato il 2 settembre 2018.
  29. ^ POET LAUREATE BILLY COLLINS TO SPEAK AT EMERSON COMMENCEMENT, su emerson.edu, 10 aprile 2018. URL consultato il 29 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2018).
  30. ^ (NO) Press release, Nye medlemmer til Norsk kulturråd, su regjeringen.no, 15 dicembre 2017. URL consultato il 29 agosto 2018.
  31. ^ UNESCO Press release, Filmmaker, music producer Deeyah Khan named UNESCO Goodwill Ambassador for artistic freedom and creativity, su en.unesco.org, unesco.org, 17 novembre 2016. URL consultato il 29 agosto 2018.
  32. ^ (NO) NTB, Deeyah Khan:Får kulturpris på en halv million, su dagbladet.no, 6 settembre 2016. URL consultato il 29 agosto 2018.
  33. ^ (NO) HARALD STANGHELLE, En flyktning med sin Peer Gynt, su aftenposten.no, 12 agosto 2016. URL consultato il 29 agosto 2018.
  34. ^ (NO) Paal Wergeland, Ida Creed, Sønstebys minnepris til Khan og Bakkevig, su nrk.no, www.nrk.no, 8 gennaio 2016. URL consultato il 29 agosto 2018.
  35. ^ Art of Change Fellow Deeyah Khan is Awarded the University of Oslo's Human Rights Award, su artofchange.is, 21 settembre 2015. URL consultato il 29 agosto 2018 (archiviato dall'url originale l'11 agosto 2017).
  36. ^ (NO) Claudio Castello, Filmskaper fikk Plans Jentepris 2015, su utrop.no, 13 ottobre 2015. URL consultato il 29 agosto 2018.
  37. ^ (NO) Deeyah mottok årets Ossietzkypris, su norskpen.no, web.archive.org, 11 dicembre 2012. URL consultato il 29 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 10 giugno 2015).
  38. ^ Muslim singer Deeyah wins Freedom Award, su ethnicnow.com, www.ethnicnow.com, 1º dicembre 2008. URL consultato il 29 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 29 febbraio 2012).
  39. ^ (NO) Prisvinnere 1993 - 1998, su scheibler.no, 24 giugno 1998. URL consultato il 29 agosto 2018.

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