Carmelo Iannì

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Carmelo Iannì (Palermo, 24 febbraio 1934Villagrazia di Carini, 28 agosto 1980) è stato un imprenditore italiano, vittima di Cosa Nostra[1][2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato nel 1934, sposato e padre di tre figlie, Carmelo Iannì svolgeva l'attività di imprenditore.[3] Nel 1977 acquistò l'albergo Riva Smeralda, sito a Villagrazia di Carini.[3] Proprio in questo albergo decise di alloggiare nell'agosto del 1980 Andreè Bousquet, un chimico marsigliese giunto in Sicilia per aiutare Cosa Nostra nella raffinazione della droga.[3][4] Per poterlo tenere d'occhio, la polizia chiese a Iannì il permesso di infiltrare alcuni suoi uomini nel personale dell'albergo. Iannì accettò la richiesta.[3] Dopo circa tre settimane di presenza in albergo, la polizia il 26 agosto arrestò a Trabia Andreè Bousquet, due suoi sodali francesi e, con grande sorpresa degli stessi poliziotti, il boss Gerlando Alberti.[4] Tuttavia nel corso del blitz i poliziotti commisero un errore che si rivelò fatale per la sorte di Iannì: tra i poliziotti che presero parte (a volto scoperto) all'arresto c'erano infatti anche i poliziotti che si erano precedentemente infiltrati nell'albergo di Iannì.[4] Questi vennero facilmente riconosciuti dagli arrestati,[3] e fu per questa ragione che Gerlando Alberti dal carcere ordinò che Iannì fosse ucciso per vendetta, per aver collaborato con le forze dell'ordine.[4]

L'omicidio[modifica | modifica wikitesto]

Carmelo Iannì venne assassinato nel suo stesso albergo due giorni dopo il blitz della polizia.[4] A sparare furono due killer a volto scoperto, che freddarono Iannì dinanzi alla moglie e alcuni clienti.[3] Sebbene gli esecutori materiali non siano mai stati identificati, per l'omicidio sono stati condannati all'ergastolo come mandanti Gerlando Alberti e Vincenzo Citarda.[4]

La memoria[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante il suo forte senso civico (Iannì collaborò con la polizia in un periodo di diffusa omertà nei confronti della mafia[3]), il suo coraggio e il suo sacrificio per molto tempo non gli hanno valso alcun riconoscimento da parte dello Stato italiano.[3] Addirittura, poco tempo dopo la sua morte venne accusato ingiustamente di essere stato un membro di Cosa Nostra.[3] Per molti anni la moglie e le figlie di Iannì scrissero al Presidente della Repubblica chiedendo che a Carmelo Iannì fosse conferita la medaglia d'oro al merito civile, ma senza ottenere mai alcuna risposta.[3]

Solo nel 2017 a Iannì è stato dato un riconoscimento: il comune di Carini gli ha dedicato una targa commemorativa posta proprio dinanzi all'ex hotel Riva Smeralda.[5]

La storia di Iannì e il suo sacrificio sono ricostruiti nel nono episodio della seconda stagione della Serie Tv La Mafia uccide solo d'estate. La figura dell'imprenditore è rappresentata dall'attore Rosario Lisma.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Sandra Sicurella, Da quel giorno mia madre ha smesso di cantare: Storie di mafia.
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