Carlo Smuraglia

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Carlo Smuraglia
Carlo Smuraglia durante il confronto con Matteo Renzi nella Festa dell'Unità di Bologna nel 2016

Presidente dell'Associazione Nazionale Partigiani Italiani
Durata mandato16 aprile 2011 –
3 novembre 2017
PredecessoreRaimondo Ricci
SuccessoreCarla Federica Nespolo

Presidente del Consiglio regionale della Lombardia
Durata mandato20 aprile 1978 –
24 luglio 1980
PredecessoreSergio Marvelli
SuccessoreSergio Marvelli

Presidente della 11ª Commissione Lavoro del Senato della Repubblica
Durata mandato1º giugno 1994 –
29 maggio 2001
PredecessoreLuigi Covatta
SuccessoreTomaso Zanoletti

Senatore della Repubblica Italiana
Durata mandato23 aprile 1992 –
29 maggio 2001
LegislaturaXI, XII, XIII
Gruppo
parlamentare
Sinistra Democratica
XII: Progressisti-Federativo
XIII-XIV: DS-L'Ulivo
CoalizioneProgressisti (XII)
L'Ulivo (XIII)
Incarichi parlamentari
XIII legislatura:
  • Membro della Giunta per il Regolamento (dal 4 giugno 1996 al 29 maggio 2001)
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPCI (1970-1991)
PDS (1991-1998)
DS (1998-2007)
ProfessioneDocente universitario; Avvocato

Carlo Smuraglia (Ancona, 12 agosto 1923Milano, 30 maggio 2022[1]) è stato un politico, avvocato e partigiano italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato il 12 agosto 1923 ad Ancona, studente universitario in giurisprudenza a Pisa, nel contesto degli eventi che si aprono l'8 settembre 1943 interrompe gli studi. Dopo avere rifiutato le chiamate di leva dei fascisti della neonata Repubblica Sociale Italiana, con l'arrivo delle forze alleate nella sua Regione, le Marche, decide di unirsi alla Resistenza[2] arruolandosi nel 1944 come volontario nel Gruppo di Combattimento "Cremona" del nuovo Esercito Italiano, alle dipendenze operative dell'8ª Armata britannica, con cui proseguì la guerra sul fronte adriatico fino a Venezia, sino alla resa finale delle forze nazifasciste in Italia[3][4].

Laureatosi nel 1946 presso il Collegio Medico Giuridico, attuale Scuola superiore di studi universitari e di perfezionamento Sant'Anna e l'Università di Pisa. Alla carriera accademica (è stato docente alle Università di Milano e di Pavia) ha affiancato la professione di avvocato.[5]

Difende, negli anni '50, assieme a Lelio Basso, alcuni partigiani accusati di vari omicidi, riuscendo a farli assolvere; difende gli studenti del caso La zanzara del 1966; si costituisce parte civile per i fatti di Reggio Emilia del 1960, per la morte di Giuseppe Pinelli del dicembre 1969, per il disastro di Seveso del 1976, per il sequestro di persona e l'omicidio di Cristina Mazzotti, rapita dalla 'ndrangheta nel 1975.[6]

Il 16 aprile 2011 è stato eletto presidente dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (ANPI)[7], venendo riconfermato alla carica nel 2016, terminando il proprio mandato dimettendosi il 3 novembre 2017. Durante questo periodo s'impegna nella campagna referendaria per il referendum costituzionale, facendosi portavoce della posizione dell’ANPI contraria alla riforma del governo Renzi.[8]

Muore il 30 maggio 2022 a Milano, all'età di 98 anni.[8]

Attività politica[modifica | modifica wikitesto]

È stato assessore alla giustizia della provincia di Pisa dal 1947 al 1960.

Consigliere regionale in Lombardia eletto nelle file del Partito Comunista Italiano dal 1970 al 1985, durante la prima legislatura regionale ha ricoperto il ruolo di vicepresidente del consiglio regionale e nella successiva quello di presidente dal 1978 al 1980, dopo essere stato vicepresidente dello stesso dal 1975 al 1978.[9]

Eletto dal Parlamento componente del Consiglio superiore della magistratura (CSM) per la consiliatura dal febbraio 1986 al luglio 1990.[10]

Successivamente ha fatto parte dei Democratici di Sinistra ed è stato eletto senatore per tre volte dal 1992 al 2001; dal 1994 ha guidato per sette anni la commissione lavoro di Palazzo Madama.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia commemorativa della guerra di liberazione 1943-1945 - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Smuraglia è autore di numerose pubblicazioni giuridiche in materia di diritto del lavoro e di sicurezza del lavoro. In particolare:

  • Il comportamento concludente nel rapporto di lavoro (1963)
  • Indisponibilità e inderogabilità dei diritti del lavoratore (1970)
  • La persona del prestatore nel rapporto di lavoro (1967)
  • Riflessioni sulle indennità di anzianità (1977)
  • La sicurezza del lavoro e la sua tutela penale (1974)
  • Il diritto penale del lavoro (1980).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ È morto Carlo Smuraglia, ex parlamentare e presidente dell’Anpi, su Corriere della Sera. URL consultato il 1º giugno 2022.
  2. ^ Mimmo Franzinelli, Disertori. Una storia mai raccontata della seconda guerra mondiale, Milano, Mondadori, 2016.
    «Nell'autunno 1944 esponenti comunisti coordinati dallo studente di giurisprudenza Carlo Smuraglia incitano i partigiani a entrare nel Gruppo Cremona.»
  3. ^ Donne e Uomini della Resistenza: Carlo Smuraglia, su ANPI. URL consultato il 31 maggio 2022.
  4. ^ Antonio Carioti, «Nella vita si deve scegliere. Ecco la lezione dei partigiani», su corriere.it, Corriere della Sera, 15/04/2013. URL consultato il 02/01/2016.
  5. ^ http://www.dsl.unimi.it/dslwtemp/upload/Antidiscriminatorio.pdf[collegamento interrotto]
  6. ^ Con la Costituzione nel cuore, su www.questionegiustizia.it. URL consultato il 31 maggio 2022.
  7. ^ Anpi, Carlo Smuraglia presidenteGuiderà l'antifascismo di oggi, su la Repubblica, 16 aprile 2011. URL consultato il 31 maggio 2022.
  8. ^ a b Addio a Carlo Smuraglia, simbolo dell'Anpi e paladino della Costituzione, su Il Fatto Quotidiano, 31 maggio 2022. URL consultato il 4 gennaio 2023.
  9. ^ Consiglio Regionale della Lombardia - Presidenti e componenti dal 1971 a oggi, su consiglio.regione.lombardia.it. URL consultato il 9 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2012).
  10. ^ Composizione del Consiglio 1986-1990 Archiviato il 21 agosto 2009 in Internet Archive., da sito de CSM.
  11. ^ [1]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN5225120 · ISNI (EN0000 0000 1312 8338 · SBN RAVV024321 · LCCN (ENn79081989 · BNF (FRcb15105477x (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n79081989