Carlo Raspagni

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Carlo Raspagni (Vignate, 14 ottobre 1925Vignate, 30 agosto 1999) è stato un liutaio italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Inizia la sua carriera alla fine della seconda guerra mondiale nella bottega dello zio, Erminio Travi, costruttore di mandolini e chitarre. Dopo anni passati a fare il garzone, si reca a Milano per apprendere le tecniche di costruzione dello strumento. Viene assunto dall'industria Monzino e inizia a lavorare in catena di montaggio riuscendo così a padroneggiare l'arte liutaia, a riconoscere i legni e a carpire svariate tecniche dai maestri del tempo. Dopo dieci anni di lavoro, nel 1960 si mette in proprio e inizia un rapporto di amicizia con i più grandi liutai del tempo come Giulietti, Naldi e il suo maestro Gallinotti.

Nel 1961 arriva secondo al “Concorso nazionale della chitarra moderna”, organizzato dall'Anlai, l'associazione artigiana liutaria italiana, dietro a Nicola De Bonis, un liutaio molto conosciuto in quell'epoca. Nonostante abbia vinto numerosi premi nell'arco della sua carriera artistica, è proprio quel secondo posto a renderlo noto al grande pubblico e ai grandi musicisti. Giorgio Gaber suonò chitarre Raspagni progettate apposta per lui[1]. Luigi Tenco comprò la prima chitarra costruita da Raspagni e da allora suonò solo quelle per tutta la sua carriera[1]. E poi ancora Enzo Jannacci, Cochi e Renato, Adriano Celentano, Fabrizio De André, Lino Patruno, Caterina Valente, Tony Renis, Franco Mussida e molti altri gli commissionarono delle chitarre[1].

Gran parte degli strumenti dell'orchestra mandolinistica di Lugano sono firmati da Raspagni[1]. Nel 1984 fece dono di una chitarra, costruita con cassa in acero e tavola in abete, a papa Giovanni Paolo II[1].

Per diffondere le tecniche di costruzione degli strumenti musicali, con l'aiuto della Provincia di Milano e del Comune di Vignate, crea una scuola di liuteria dove insegna a costruire chitarre acustiche e classiche. Oggi, grazie a questo corso, diversi suoi allievi sono affermati liutai[1]. Negli anni ottanta Raspagni rifiuta le proposte di investitori giapponesi per allargare la sua produzione, deciso a continuare a costruire chitarre con le proprie mani[1].

Piccola, leggera, suono pulito, queste sono le caratteristiche delle sue chitarre.

Le sue chitarre sono ancora oggi molto usate, per esempio dal concertista Giulio Tampalini e dal chitarrista compositore Daniele Magli.

Tra i suoi allievi si annoverano tra gli altri Gianni Angelo Pedrini, Roberto de Miranda, Maurizio Foti.

Muore il 30 agosto del 1999, a 73 anni, ancora in piena attività, lasciando molte chitarre ancora da finire. Alcuni suoi pezzi incompiuti furono in seguito raccolti da grandi liutai e ultimati[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h Carlo Raspagni (1925-1999), su ilponticello.informe.com. URL consultato il 31 agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 1º settembre 2014).