Carlo Melotti

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Carlo Melotti
NascitaCastelfranco Emilia, 31 gennaio 1882
MorteRoma, 20 dicembre 1958
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoGranatieri
Regio corpo truppe coloniali d'Eritrea
Anni di servizio1908-1945
GradoGenerale di corpo d'armata
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna di Grecia
BattaglieBattaglia degli altipiani
Battaglia delle Alpi Occidentali
Comandante di1º Reggimento "Granatieri di Sardegna"
6ª Divisione fanteria "Cuneo"
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
Frase celebreNon lascerò ai miei figli che un solo patrimonio: quello dello spirito; ed essi di questo si sentiranno paghi e fieri al pari di me, perché sanno che la vera ricchezza dell'uomo non è nel suo avere, ma nel suo essere
dati tratti da Generals[1]
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Carlo Melotti (Castelfranco Emilia, 31 gennaio 1882Roma, 20 dicembre 1958) è stato un generale italiano che durante la seconda guerra mondiale divenne noto per la sua opera in Grecia tra il 1940 e il 1942.

Insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia,[2] di tre Medaglie d'argento e due bronzo al valor militare e due Croci al merito di guerra.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Il 1º Reggimento "Granatieri di Sardegna" sflia lungo via dei Fori Imperiali durante la parata militare del 2 giugno 2007.

Nacque il 31 gennaio 1882 a Castelfranco Emilia, in provincia di Modena. Fu allievo sergente dal 30 dicembre 1899 al 29 giugno 1901 e fu assegnato al 1º Reggimento "Granatieri di Sardegna".

Tra il 1903 e il 7 settembre 1905 frequentò la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena, da dove uscì con il grado di sottotenente assegnato all'arma di fanteria, corpo dei granatieri, assegnato a prestare servizio presso il 2º Reggimento "Granatieri di Sardegna". Dietro sua domanda, il 9 aprile 1908 viene trasferio al Regio corpo truppe coloniali d'Eritrea, venendo assegnato, in Eritrea, al III Battaglione indigeni.

Rientrato in Italia il 13 settembre 1908, fu promosso tenente e ritrasferito al III Battaglione del 2º Reggimento "Granatieri di Sardegna", in forza al quale, dal 28 ottobre 1911 prestò servizio in Tripolitania, durante la guerra italo-turca, rimanendovi sino al 24 aprile 1912.

Promosso capitano il 31 dicembre 1914, fu assegnato al 1º Reggimento "Granatieri di Sardegna" all'atto dell'entrata in guerra del regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, rimanendovi sino al suo ferimento al fronte il 21 agosto seguente.

Partecipò all'epopea del Monte Cengio quale aiutante di campo del pluridecorato generale Giuseppe Pennella, comandante della Brigata "Granatieri di Sardegna", distinguendosi particolarmente durante la battaglia degli Altipiani combattuta dalla seconda decade di maggio ai primi di giugno del 1916.

Al termine dei cicli operativi del 1916 risultava tra i pochissimi ufficiali dei granatieri superstiti, e già decorato con tre Medaglie d'argento e due di bronzo al valor militare e due Croci al merito di guerra.

Promosso maggiore con anziantà 8 luglio 1917, in agosto partì ancora per la Tripolitania al comando del III Battaglione del 1º Reggimento granatieri. Il 18 giugno 1919 rientrò in Italia ed a settembre venne trasferito al Ministero della guerra, per incarichi speciali, venendo promosso al grado di tenente colonnello a decorrere dal 1 settembre 1920, e poi a quello di colonnello il 1º giugno 1928.

Il 1 maggio 1930 fu nominato comandante del 1º Reggimento "Granatieri di Sardegna" e prese parte, nel 1934-1935, alla missione italiana nella regione della Sarre. Rimase al comando del reggimento fino al 2 marzo 1935, data in cui fu trasferito presso il comando del Corpo d'armata di Roma. Dal seguente 22 luglio fu nominato capo ufficio collegamento tra il Regio Esercito e la Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, e dall'8 settembre 1936 assunse il comando della VI Brigata fanteria a Milano.

Promosso generale di brigata il 1 gennaio 1937, fu nominato vice comandante della 6ª Divisione fanteria "Legnano", a Milano, incarico che lasciò nel luglio seguente per assumere quello di vice comandante della Divisione fanteria "Granatieri di Sardegna", a Roma.

A partire dal 12 settembre 1938 svolse l'incarico di addetto all'Ispettorato dell'arma di fanteria, ed il 19 luglio 1939 fu promosso generale di divisione. Il 16 novembre successivo asusnse il comando della 6ª Divisione fanteria "Cuneo", che, dopo l'entrata in guerra avvenuta il 10 giugno 1940, venne intensamente impegnata sul fronte alpino occidentale e successivamente sul fronte greco albanese (1940-1941). Dal 22 dicembre 1940, alla testa della sua divisione, partecipò alle operazioni belliche in questo scacchiere operativo, e a partire dal luglio 1941 con le sue unità occupò le numerose isole greche delle Cicladi e delle Sporadi, stabilendo il suo comando presso l'isola di Samo. Dal 31 gennaio 1942 venne trasferito, a causa dell'età, nella riserva e rientrò in Patria. Per le sue doti di comandante, dimostrate durante il corso delle operazioni, gli fu conferita l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia il 26 maggio 1942 e la promozione a generale di corpo d'armata a titolo onorifico.

All'atto dell'armistizio dell'8 settembre 1943 si sottrasse alla cattura da parte dei tedeschi a Castelfranco Emilia, per poi ricongiungersi ad un comando militare italiano il 31 luglio 1944. Per quest'ultimo periodo verrà considerato in servizio e posto poi in congedo assoluto.

Dopo la fine della guerra, non sentendosi in dovere di rinnegare un giuramento fatto al re, rifiutò di farne un altro in contrasto con il primo, ritirandosi quindi definitivamente a vita privata per dedicandosi anima e corpo ai commilitoni in congedo. Fu Presidente dell'Associazione Nazionale dei Granatieri di Sardegna (sostituendo il generale Ugo Bignami) dal 18 dicembre 1945 al 20 dicembre 1958. L'adunata nazionale tenutasi a Roma nei giorni 5-7 novembre 1955 fu la dimostrazione di quanto avesse saputo operare in profondità.[N 1]

In quel periodo fu propugnatore e instancabile sostenitore dell'erezione a Porta Capena, in Roma, di un monumento ai caduti dell'esercito per la difesa della capitale sostenuta dai granatieri nel settembre 1943 che fu inaugurato domenica 29 maggio 1955. Inoltre lavorò fortemente per realizzare sulla più alta cima del Monte Cengio, a ridosso del "Salto del Granatiere", di un'ara votiva e di una grande Croce in traliccio metallico visibile anche dalla lontana pianura. Si spense all’improvviso a Roma il 20 dicembre 1958, all'età di 76 anni, mentre stava lavorando l'adunata nazionale che doveva tenersi a Torino il 18 aprile 1959 per commemorare il tricentenario del corpo dei granatieri.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Capo avveduto e sagace, animatore e trascinatore, riusciva con la sua divisione ad inchiodare per più mesi al terreno un avversario baldanzoso da precedenti successi. Passato al contrattacco, portava in pochi giorni di travolgente avanzata, a oltre centoventi chilometri dalla linea di partenza. Fronte greco albanese, 4 gennaio-23 aprile 1941
— Regio Decreto 26 maggio 1942[2]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ferito ad una gamba da una palla di shrapnel che gli aveva trapassato il polpaccio, rifiutava di essere portato all'ospedale, ed il giorno seguente, avendo saputo che la propria compagnia doveva prendere parte ad un'azione importante, sebbene zoppicasse, volle porsi alla testa dei suoi soldati e guidarli tutta la giornata in momenti difficili, sotto violentissimo fuoco di artiglieria e fucileria, dando esempio di calma e coraggio superiori ad ogni elogio. Cave di Selz, 21 luglio 1915
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Specialmente incaricato dell'organizzazione dei servizi della brigata granatieri, in terreno e in condizioni difficilissime, seppe assolvere in modo perfetto l'arduo compito affidatogli. Sotto efficacissimo bombardamento, personalmente presenziava all'opera di riattamento dei guasti prodotti agli impianti e ai mezzi di comunicazione essenziali per il rifornimento di numerose truppe, obbligando tutti, con l'esempio, a tenere il proprio posto e a lavorare, imponendosi con il coraggio personale. Raccolse, riordinò, disciplinò uomini sbandati, luminosamente mostrando a tutti generoso sprezzo della vita ed elevatissimo senso del dovere. San Grado, 14 settembre 1916-Veliki Kribak, 18 settembre 1916
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di una compagnia, sotto intenso bombardamento e in condizioni particolarmente difficili, con il suo sereno contegno infondeva calma e coraggio nei dipendenti. Ferito leggermente una prima volta, e poi più gravemente una seconda volta, da scoppio di granata, incurante di se stesso, persistette nel tenere il comando del reparto durante l'azione, dando mirabile esempio di energia e di forza d'animo. Alture di Monfalcone, 9 giugno 1915»
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante interinale di compagnia la condusse al fuoco con abilità, fermezza e sangue freddo, cooperando ottimamente alla riuscita dell'attacco. Henni, 26 novembre 1911
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Specialmente incaricato dell'organizzazione e del funzionamento dei servizi di collegamento e di rifornimento delle munizioni, dei viveri e dell'acqua, in un sottosettore in cui vennero dislocati più di 16 battaglioni con dodici batterie, vi si dedicò con infaticabile ardore, riuscendo a superare ogni qualsiasi difficoltà mediante l'intelligenza, l'energia e l'attività esemplare, della quale diede continua prova giorno e notte, noncurante della fatiche e dei pericoli, che seppe sempre affrontare con serena fermezza, pur di tutto vigilare e controllare, di null'altro sollecito se non del buon andamento dei servizi affidatigli. Campiello, 22 maggio-3 giugno 1916
Croce al merito di guerra (2) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ A Roma convennero da tutta Italia 10.000 granatieri in congedo.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Generals.
  2. ^ a b Carlo Melotti, su quirinale.it. URL consultato il 18 maggio 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Philip S. Jowett e Stephen Andrew, The Italian Army Vol.1, Botley, Osprey Publishing Company, 2000, ISBN 1-78159-181-4.
  • (EN) Charles D. Pettibone, The Organization and Order of Battle of Militaries in World War II Volume VI Italy and France Including the Neutral Countries of San Marino, Vatican City (Holy See), Andorra, and Monaco, Trafford Publishing, 2010, ISBN 1-4269-4633-3.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]