Carl'Alberto Perroux

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Carl'Alberto Perroux
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Bridge
Best ranking
Squadra Blue Team
Carriera
Carriera da allenatore

Blue Team

Palmarès
Trofeo Vittorie
Olimpiadi del Bridge 1 vittorie
Bermuda Bowl 8 vittorie
Campionati europei a squadre 5 vittorie

Per maggiori dettagli vedi qui

 

Carl'Alberto Perroux (Mirandola, 7 giugno 1905Bazzano, 20 agosto 1977) è stato un avvocato e dirigente sportivo italiano. Fu fondatore e per lungo tempo capitano non giocatore del Blue Team, la più vincente squadra della storia del bridge, conquistando dal 1951 al 1966 ben otto Bermuda Bowls, un'Olimpiade del bridge e cinque campionati europei.[1]

Alla sua memoria è intitolata la Camera Penale di Modena[2], associazione degli avvocati penalisti modenesi aderente all'Unione delle Camere Penali Italiane.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Alberto Perroux, cancelliere della pretura di Mirandola, ed Enrica Maramotti, si laureò in giurisprudenza il 4 luglio 1927 presso l'Università di Modena. Dopo aver partecipato alla marcia su Roma, iniziò un'illustre carriera di avvocato penalista presso il foro di Modena, dove venne eletto anche consigliere e presidente dell'ordine forense.

Negli anni 1950 si occupò di famosi processi riguardanti omicidi politici avvenuti durante e subito dopo la seconda guerra mondiale nel cosiddetto Triangolo della morte, tra cui quelli per la strage della corriera fantasma, gli omicidi di don Umberto Pessina e dell'ingegnere Eden Boari, oltre ad altri famosi casi giudiziari mediatici (il delitto Nigrisoli, il fallimento di Felice Riva, il caso della marchesa Mazzilli e altri). Nel 1970 fu tra i fondatori della Camera Penale dell'Emilia-Romagna.

Nel 1962-1963 fu governatore di distretto del Rotary Club e presidente del circolo di Modena.

Eletto consigliere comunale del Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI),[3] si presentò anche in diverse elezioni di Camera e Senato, ma non venne mai eletto.

Carriera sportiva[modifica | modifica wikitesto]

Nella stagione 1935-1936 fu presidente del Modena.

Dal 1951 al 1966 fu capitano non giocatore della squadra di bridge Blue Team: fu il principale artefice della coesione e dello spirito della squadra, sostenendo e consolando, ma soprattutto esortando e forzando. Era noto per aver imposto una dura disciplina: i giocatori infrangevano le regole venivano incondizionatamente messi in panchina, indipendentemente dai benefici a breve termine. Controllava anche se i membri della propria squadra andassero a letto da soli e in tempo durante i tornei.[4]

Perroux fu presidente della Federazione Italiana Gioco Bridge e commissario tecnico della nazionale dal 1952 al 1967, anno in cui si trasferì in Brasile per allenare i giocatori locali.[5][6]

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Carl'Alberto Perroux al centro del Blue Team, vincitore del Bermuda Bowl del 1966 al casinò di Saint-Vincent
  • Bermuda Bowl
    • Oro: 1957, 1958, 1959, 1961, 1962, 1963, 1965, 1966
    • Argento: 1951
  • Campionati europei a squadre
    • Oro: 1951, 1956, 1957, 1958, 1959

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Il "Blue team" nella storia del bridge, Nuova ed. interamente riveduta e ampliata, Milano, U. Mursia, 1973, p. 450, LCCN 74309076, SBN IT\ICCU\SBL\0455085.
  • Motivi a sostegno dell'appello proposto da Bompani Ermes, Modena, Ferraguti, [1967?]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Carlo Alberto Perroux, su World Bridge Federation. URL consultato il 28 agosto 2018.
  2. ^ Camera Penale di Modena, su camerapenaledimodena.it.
  3. ^ Franco Minelli, Cordoglio per la scomparsa del compagno Perroux (PDF), in L'Avanti, 24 agosto 1977, p. 5. URL consultato il 28 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2018).
  4. ^ (EN) Alan Sontag, The Bridge Bum: My Life and Play, Master Point Press, 2003, p. 3, ISBN 978-1-894154-57-4. URL consultato il 10 luglio 2017.
  5. ^ (EN) Alan Truscott, Bridge: Thanks for the Memories, in The New York Times, 3 dicembre 1978. URL consultato il 10 luglio 2017.
  6. ^ Rio de Janeiro, Brazil, Immigration Cards, 1900-1965

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN287706748 · ISNI (EN0000 0003 9341 4917 · WorldCat Identities (ENviaf-287706748