Camillo Panizzardi

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Camillo Panizzardi (Torino, 15 novembre 1875Roma, 14 febbraio 1935) è stato un presbitero italiano.

Protonotario Apostolico ad instar ed Ordinario Militare Onorario.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio naturale (riconosciuto fin dalla nascita) del generale di Corpo d'Armata Pietro Panizzardi fu accolto giovanissimo, all'età di 12 anni, da San Leonardo Murialdo, nell'Istituto di San Giuseppe di Volvera (Torino); novizio il 24 ottobre 1893 conseguì le patenti magistrali a Pinerolo, incaricandosi quindi dei giovani ginnasiali, coltivando studi filosofici e teologici e facendo gli esami nel seminario diocesano di Torino; celebrò la prima messa il 27 maggio 1899 a Volvera e Murialdo lo onorò del discorso d'occasione.

I primi incarichi[modifica | modifica wikitesto]

Il 2 gennaio 1903 venne inviato alla colonia agricola tra Castel Cerreto e Battaglie presso Treviglio, in provincia di Bergamo, come direttore di quella comunità contadina, coadiuvato dalle suore di Maria Bambina della santa Bartolomea Capitanio,[1] nonché da Ambrogio Portalupi (poi vicario di Milano) e Pompeo Ghezzi (poi vescovo di Sansepolcro).[2]

Chiamato a Roma nel 1908, dovette occuparsi dell'erigenda fondazione dell'Opera Pio X, al rione tiburtino, ed assumere la direzione delle Scuole Pontificie accanto alla nuova chiesa: quando essa venne compiuta, il 13 marzo 1909 venne consacrata dal card. Désiré-Joseph Mercier, precursore osteggiato dell'ecumenismo, il quale lo onorò della propria stima: "Ogni qual volta l'illustre Porporato veniva a Roma, non mancava di visitare l'istituzione [...]. Dovendo poi partecipare a ricevimenti e pranzi diplomatici del Ministro Belga presso la Santa Sede, Barone d'Erp",[3] lo voleva sempre accanto a sé. Panizzardi ebbe così modo di contrarre molte relazioni col Vicariato di Roma, con vari ambienti del Vaticano (anche perché dirigeva un'Opera intitolata al Papa) nonché con molti residenti belgi. Il lavoro essendo tanto, assiduo, stressante, Pio X si premurò di mandarlo una quindicina di giorni a Napoli a distrarsi.[4]

Nel capitolo generale del 1912 Panizzardi venne eletto Procuratore Generale della Pia Società di San Giuseppe.[5]

Il ricordo di uno stentato dialogo con lui è in una pagina di Secondo Tranquilli, ovvero Ignazio Silone[6], quando questi fu affidato, dal Patronato Regina Elena, presieduto dalla contessa Gabriella Spalletti Rasponi, al collegio tiburtino, in seguito al terremoto della Marsica e, fuggito, nel dicembre 1916, venne ricondotto dalla forza pubblica e poi espulso.

Il 1º ottobre 1920 i Padri Giuseppini, accompagnati da Panizzardi, si son recati a Treviso ad accettare di dirigere l'Opera fondata da don Quirico Turazza.[7] Nel 1924 ha presenziato alla consacrazione di mons. Dante Munerati.

Protonotario Apostolico ad instar participantium[modifica | modifica wikitesto]

Per 17 anni "Panizzardi fu la mente direttiva dell'istituzione romana" senonché, con la morte dell'Ordinario Militare Mons. Michele Cerrati, egli fu designato a succedergli, indotto ad accettare dallo stesso pontefice Pio XI. La nomina ufficiale da parte della Santa Sede avvenne il 6 marzo 1925 e due giorni dopo egli si insediava nel palazzo delle Associazioni Cattoliche in via della Scrofa.[8] Si trattava di riorganizzare dalla fondamenta l'assistenza religiosa nelle Forze Armate che, con la fine della Prima Guerra Mondiale, era stata abolita.

Era anche l'occasione favorevole, per la Santa Sede, di tessere dei contatti, avvalendosi delle sue doti di elegante riservatezza, essendo figlio di un valoroso generale e molto ben imparentato, nella prospettiva di risolvere l'annosa questione dei rapporti con lo Stato Italiano.[9] L'Ordinariato Militare venne eretto con decreto del 6 marzo 1925 della Sacra Congregazione Concistoriale, approvato dallo Stato italiano con la legge dell'11 marzo 1926 sull'assistenza spirituale e con il R.D. del 3 aprile con cui egli veniva riconosciuto capo della nuova gerarchia sacerdotale,[10] stabilendo gli uffici nel Palazzo del Fondo Culti, alla Salita del Grillo, dove egli rimase sino al 22 aprile 1929, ossia fin poco dopo i Patti Lateranensi.[11] Per dar maggior solennità, questa nomina era stata annunziata negli "Acta Sanctae Sedis" del 2 apr. (riportata dall'Osservatore Romano), con queste parole: "la di lui giurisdizione sarà insieme personale e locale, si stenderà ai Cappellani Militari e a tutte le forze sia di terra, sia di mare, sia di aria, come pure ai presidii o luoghi, proprii o assegnati a dette forze, serbando però la dovuta osservanza agli Ordinari di ciascun luogo".[12] Come osserva Sandro Rogari, in Santa Sede e Fascismo, la Sacra Congregazione nel nominare Ordinario militare per l'Italia il Rev. Panizzardi anticipava, e quindi annullava, "ogni eventuale iniziativa governativa in proposito, in linea con la più intransigente tutela delle prerogative papali".[13]

Panizzardi si è messo a girare per tutta Italia, il suo taccuino è denso di impegni. Il 23 agosto 1925 poneva l'effigie della Madonna ferita, dono del gen. Gaetano Giardino, benefattore dell'Opera Madonnina del Grappa, sull'altare della cappellina, trasformata in santuario.[14] In settembre era all'inaugurazione dell'Ossario del Pasubio, cui è intervenuto Vittorio Emanuele III accompagnato dai Marescialli Armando Diaz e Guglielmo Pecori Giraldi.[15] Pietro Pasotti, ne "La Gazzetta del Popolo" del 20 dicembre 1926, ha delineato i suoi intenti, nello scegliere per cappellani militari i più distinti sacerdoti di mente e di cuore.[16] Il giorno di San Marco del 1927 era a Rovereto, al battesimo delle "campanelle marinare", padrini e madrine bambini e bambine vestite alla marinara, al cospetto del capitano di fregata marchese E. Perozzi, inviato dal Ministero della Regia Marina.[17] Nell'agosto 1927 era con vari cappellani convenuti a Roma.[18] Il 10 marzo 1928 figurava come vicepresidente (Presidente essendone il Maresciallo Giardino), nella circolare a stampa "Appello per l'erigendo Monumento ai Cappellani Militari caduti in guerra".[19] Il cappellano di Rovereto, don Antonio Rossaro, lo informava del gesto estemporaneo di Gabriele D'Annunzio la domenica pomeriggio del 18 marzo 1928 quando, accompagnato dalla sua corte, nonostante le proteste del direttore del Museo della Guerra, Mario Ceola, aveva suonato la campana, in contrasto con il regolamento, prescrivente che dovesse squillare in onore di tutti i caduti della Guerra Mondiale.[20] Il 1º maggio 1928 benediceva le fiamme degli agricoltori d'Italia radunati a Roma per la festa del lavoro.[21] Nel giugno 1928 visitava il reclusorio militare di Pizzighettone.[22] La sera del 30 gennaio 1929 era invitato a nome del Re al pranzo di corte al Quirinale.[20]

Ha istituito il "Patronato per l'assistenza spirituale ai soldati d'Italia", composto di nobildonne, le quali spesso si riunivano a casa della marchesa Sofia Badoglio.[23]

Nell'ambito dell'Istituto "Athenaeum" che era già stato fondato nel 1918, in questo periodo ha fatto parte della presidenza, composta da "Monsignor Camillo Panizzardi, S.E. M. Sofia Gravina, marchesa Costanza Guiccioli, contessa Orietta Borromeo d'Adda, Maria Ferrigno" e dalla direttrice prof.ssa Michelina Stirpe, per la formazione dell'"Istitutrice Modello", corso tenuto da professori e professoresse, della durata di due anni e poi di tre mesi all'estero, secondo la lingua meglio conosciuta dalla partecipante. Tuttavia, il compito non era facile, occorreva muoversi dappertutto con cautela, come desumiamo da una lettera al Segretario di Stato pontificio Pietro Gasparri, per valutare se prender parte alla cerimonia della posa della Croce al Colosseo, poiché sarebbe potuta intervenire la Regina, dato che evidentemente non c'erano stati gli accordi protocollari.[24] Nel contesto, s'intersecava anche la delicata questione dell'assistenza religiosa all'Opera Nazionale Balilla, alla quale però non si sarebbe potuto dedicare a tempo pieno, poiché troppo impegnato, per cui, dopo lunghe trattative, ne veniva designato mons. Carlo Rusticoni. Panizzardi tuttavia ne aveva redatto un progetto di Regolamento, discutendone nel merito anche con il card. Donato Raffaele Sbarretti Tazza della Sacra Congregazione del Concilio.[25]

Ordinario Militare Onorario[modifica | modifica wikitesto]

L'Osservatore Romano[26] informava che "Avendo la Santa Sede affidato all'Ill.mo e Rev.mo mons. Camillo Panizzardi [...] una missione all'estero che esigerà una sua assenza assai prolungata, ha rassegnato le sue dimissioni dall'ufficio fin qui tenuto di Ordinario Militare in Italia [...]. A mons. Panizzardi, in riconoscimento dell'opera da lui prestata in questi ultimi anni, nei quali è avvenuta l'organizzazione dei Cappellani militari, è stato concesso il titolo di Ordinario Militare onorario". Nella lettera circolare ai cappellani militari, con cui egli si congedava, ricordava il proprio posto di guardia "affidatomi dal S. Padre e da S. Maestà il Re" ed aggiungeva "Il nostro lavoro di quattro anni è coronato oggi meravigliosamente [...], come lo dimostra anche il Concordato concluso fra la S. Sede e lo Stato". Sicuramente le dimissioni da questo incarico, che lo aveva tanto impegnato ed appassionato, erano forzate, sofferte. Infatti, una lettera del cardinal Pietro Gasparri al generale dei Giuseppini, Padre Girolamo Apolloni, era così formulata, nel nocciolo della questione: "Sua Santità ha preso atto di queste dimissioni accettandole ed in pari tempo ha fatto sapere a Monsignor Panizzardi che apprezzava grandemente questo atto di filiale disciplina e gli inviava una speciale Benedizione Apostolica".[27] Dimissioni che appaiono confezionate "obtorto collo", anche perché la caratura rispetto al regime di mons. Panizzardi, malgrado le blandizie di Mussolini, non era apparsa ai gerarchi sufficiente, essendo "ritenuto politicamente meno desiderabile", come si legge in un appunto al Capo del Governo del 20 ottobre 1928.[28] Come osserva Mimmo Franzinelli, Stellette, croce e fascio littorio,[29] se Panizzardi "ebbe piena coscienza di questa peculiare funzione nel riavvicinamento Stato-Chiesa", nel rovescio della medaglia, i suoi anni di permanenza nella carica di ordinario Militare "furono per molti versi problematici, data l'ostentata freddezza delle autorità governative e la crescente freddezza della Santa Sede", mentre in un altro libro, Franzinelli e Bottoni, Chiesa e Guerra,[30] evidenziano "l'accantonamento di Mons. Panizzardi, inviso alle gerarchie del regime per l'avversione manifestata dinanzi alla politicizzazione del Corpo".

Il viaggio in Francia e negli Stati Uniti[modifica | modifica wikitesto]

Panizzardi si è quindi recato dapprima a Lourdes, ospite del Rettore dei Cappellani, poi nel maggio 1931 a Parigi, ospite dei Gesuiti (Études, Revue bimensuelle, rue Monsieur 15), quindi, rientrato in Italia, il 13 novembre 1931 si è imbarcato sulla motonave "Augustus", diretto negli Stati Uniti, accompagnato al molo sia dal figlio del gen. Marieni che dal Padre gen. dei Giuseppini Luigi Casaril, al quale ha poi scritto delle dettagliate lettere.[31] Dopo alcuni mesi è rientrato in Italia.

La morte e le esequie[modifica | modifica wikitesto]

L'Osservatore Romano, nel necrologio, ha ricordato che negli ultimi anni Mons. Panizzardi si era consacrato all'apostolato tra i giovani della parrocchia di Santa Maria Immacolata e San Giovanni Berchmans,[32] il cui campanile era stato "eretto per ricordare la fausta Conciliazione",[33] operando in un quartiere difficilissimo. Come ha scritto Luciano Bedeschi anni dopo ed hanno detto molte persone, "i suoi funerali furono una vera testimonianza per quella silenziosa obbedienza: Vescovo solo sulla carta, senza la consacrazione".

Essendo molto stimato ed apprezzato, alle sue esequie parteciparono alte cariche religiose e dello Stato Italiano, come si può leggere nelle cronache.[34]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Il Servo di Dio sacerdote Leonardo Murialdo, fondatore della Pia società di San Giuseppe: discorso di commemorazione tenuto nell'occasione della introduzione della causa di beatificazione dal P. Camillo Panizzardi il 22 dicembre 1921, Torino, Tip. Artigianelli, 1921.
  • Un grande benefattore della gioventù. Rilievi sopra la vita e le virtù del sac. Leonardo Murialdo fondatore dei PP. Giuseppini, Torino 1828-1900, Bergamo, Tip. Orfanotrofio Maschile, 1922.
  • Leonardo Murialdo: fondatore della Pia Società torinese di S. Giuseppe: brevi cenni di vita, Torino, Tip. Artigianelli, 1933.
  • I Cappellani Militari, "Il Decennale", X Anniversario della Vittoria, 1928.

Inediti[modifica | modifica wikitesto]

  • Raccolta di poesie.
  • Raccolta di esercizi spirituali (anche relativi al Giubileo Straordinario).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giuseppe Cavallaro, L'eredità dei Giuseppini a Bergamo: continuatori di San Girolamo Emiliani; Castel Cerreto, Comune di Treviglio.
  2. ^ Archivio Centrale Giuseppino, Giuseppini, Camillo Panizzardi, 3.6.2, I, note biogr., marzo 1935, dattiloscr. (con alcune varianti introduttive rispetto all'opuscolo biografico), riportato ed ampliato in "Vita Giuseppina", pp. 51-63.
  3. ^ Barone Maximilien d'Erp de Holt et Baerio, ambasc. presso la S. Sede dall'aprile 1896 al marzo 1915, cfr. Michel Dumoulin, La carrière diplomatique du baron Maximilien d'Erp (1868-1915), tesi, 1975, Université Catholique de Louvain (Lovanio).
  4. ^ Monsignor Camillo Panizzardi (nel primo anniversario della sua morte), opuscolo, a p. 14, e il Pontefice lo gratificò anche d'una propria foto con dedica autografa: "Anche per esaudire la preghiera dei buoni convittori del Collegio Pio X, al diletto figlio P. Camillo Panizzardi, nel suo onomastico, con l'augurio d'ogni migliore conforto nella buona corrispondenza dei giovanetti affidati alle sue cure, in segno di gratitudine e di particolare benevolenza, impartiamo di cuore l'Apostolica Benedizione. Li 15 luglio 1911 Pius PP. X". Tra le varie attenzioni di Pio X l'invio di fiori e frutti dei giardini vaticani, per la festa di San Camillo, come ricorderà Angelo Zia. Accenni anche in Alejandro M. Diéguez e Sergio M. Pagano, Le carte del "Sacro tavolo": aspetti del pontificato di Pio X dai documenti, Archivio Segreto Vaticano, 2006, II, lett. di Panizzardi a Giovanni Bressan, del 22 luglio 1912 e nota del 25 di mano del Papa, "Venga P. Camillo da Mons. Bressan che cercherà di confortarlo assicurandolo, che il S.P. vuol bene ai giuseppini", pp. 674, 678.
  5. ^ Conservò tale ufficio fino al 1931, insieme a quello di postulatore della causa di beatificazione del Servo di Dio (poi Santo) Leonardo Murialdo, opusc. cit., a p. 15 (Introductio Causae, presso la Sacra Congregazione dei Riti, e pubblicazione di un libretto di rilievi biografici del santo). Panizzardi ne Il servo di Dio, cit., ha aggiunto qualche particolare autobiografico (cfr. La figura e l'opera di San Leonardo Murialdo nel contesto della Torino dell'800, Atti del convegno, Torino, 2000, a p. 257).
  6. ^ Ignazio Silone, "Uscita di Sicurezza", in Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese, "Percorsi di una coscienza inquieta".
  7. ^ Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza "Istituto Turazza".
  8. ^ Negli "Acta Apostolicae Sedis 17 (1925): 2 aprile, p. 141, vien riferito della sua nomina, il 6 marzo; 1 giugno, p. 269, "Segreteria di Stato. Nomine. Con Brevi Apostolici il Santo Padre Pio IX, felicemente regnante, si è degnato di nominare [...]"; p. 270, "Protonotarii Apostolici ad instar participantium [...] 20 aprile 1925. Monsig. Camillo Panizzardi, Ordinario Castrense per l'Italia".
  9. ^ "Egli certamente esercitò una missione di riavvicinamento tra le autorità ecclesiastiche e civili, operando come una nave rompighiaccio (il paragone è suo) che procede e apre il solco agli altri navigli in acque pericolose e inesplorate", a p. 18.
  10. ^ Disegno di Legge del Ministro della Guerra (Mussolini) pres. 21 gennaio 1926, n. 711, rel. Greco, discuss. 20-30 gennaio, n. 386, rel. Giardino, disc. 9-10 marzo; R.D. 3 apr., Designazione all'ufficio di Ordinario militare per l'Italia, di mons. Panizzardi; "Giornale Militare", 20, 1926; vari accenni ne "La Domenica" del 1926: 31 gennaio, p. 53, I Cappellani Militari, presentazione alla Camera dei Deputati del progetto di legge; 21 febbraio, p. 93, Mons. Panizzardi Ordinario Militare d'Italia (dall'Osservatore Romano); 28 marzo, p. 153, L'istituzione dei cappellani militari (accenni alla Gazzetta Ufficiale); 18 aprile, p. 187, La conferenza di S.E. Mons. Panizzardi (ampie cronache anche ne "La voce dell'Operaio"); 5 settembre, p. 429, La consacrazione episcopale di Mons. Panizzardi (anticipazione da "L'Ordine" di Como, di una consacrazione che poi non è avvenuta. Infatti una bella quanto polemica rievocazione della sua figura, in un articolo di Lorenzo Bedeschi, Nominato Vescovo non fu consacrato e morì, "L'Avvenire d'Italia", 21 settembre 1956).
  11. ^ Il Concordato del 1929 (artt. 13-15) recepì la presenza religiosa nelle Forze Armate.
  12. ^ "La Civiltà Cattolica", 1926, L'istituzione dei Cappellani Militari, a p. 319, dall'Osservatore Romano del 10 febbraio che riporta il decreto della Sacra Congregazione Concistoriale del 6 marzo 1925; ciò vien ripetutamente rimarcato nella relazione di Camillo Panizzardi del 1928,"I cappellani militari – prima della guerra – durante la guerra – dopo la guerra". Il 15 agosto 1928 era a Rapallo per la festa dell'Assunta, con il Maresciallo d'Italia Gaetano Giardino. Nelle cronache dell'Oratorio di Santa Maria del Campo dell'Arciconfraternita di N.S. del Suffragio si legge che al passaggio della statua "La sparata che la salutò lungo il percorso fu riuscitissima, nutrita, senza interruzione con un ramadan e un finale di cannoni e di bombe imponenti".
  13. ^ Sandro Rogari, Santa Sede e Fascismo, 1977, a p. 61.
  14. ^ Roberto Falciola, L'uomo che costruiva sogni. Storia di Enrico Mauri, prete, 2003, a p. 173.
  15. ^ L'Ossario del Pasubio, foto e didascalie, "Pro Familia", 19 settembre 1925.
  16. ^ Su come Panizzardi articolasse il suo complesso compito, tra caserme, scuole militari, accademie militari, campi d'aviazione, navi, reclusori, ospedali militari, Ministro della Guerra (Mussolini) e Sottosegretario (Cavallero), velina di un'interessante lettera ad un cardinale, sicuramente Pietro Gasparri, in cui precisava "Il S. Padre stesso, nelle direttive datemi, insisteva perché io avessi a visitare frequentemente, ed anche improvvisamente, i luoghi di mia giurisdizione spirituale, come ottimo sistema di una buona amministrazione spirituale, appunto come devono fare i vescovi nelle visite alle proprie diocesi [...] In fine d'anno sarà mio dovere dare all'Em.V. relazione", Archivio Centrale Giuseppino, 3.6.2. II.
  17. ^ Rovereto. Il Battesimo delle Campanelle Marinare ... Parla il Vescovo delle Forze Armate Mons. Panizzardi, con grande illustrazione, "Pro Famiglia", 8 maggio 1927.
  18. ^ "Pro Famiglia", 28 agosto 1927, ill.
  19. ^ Con l'ammir. Cito di Filomarino (Marina), conte Giovanni Capasso Torre (Stampa), gen. Francesco De Pinedo (Aeronautica), comm. Raffaele Jacuzio (Giustizia), gen. Aristodemo Silvestri (Finanze), gen. Ciro De Angelis (Milizia), gen. medico Carlo Gualdi (Sanità Mil.), dott. Giuseppe Silvestri (Avv. Gen. Mil.), padre Giovanni Semeria (Cappellani di Guerra), mons. Carlo Rusticoni (Vicario Gen. dell'Ordinario Mil.), march. Irene di Targiani (Croce Rossa), contessa Vittoria Cencelli (Assoc. Madri e Vedove Caduti), conte Elia Rossi Passavanti (Assoc. Medaglie d'Oro), comm. Amilcare Rossi (Assoc. Combattenti), Giovanni Baccarini (Assoc. Mutilati), giudice Mario Piacentini (Segretario).
  20. ^ a b Archivio Centrale Giuseppino, 3.6.2, II.
  21. ^ "Pro Famiglia", 6 mag. 1928, ill.
  22. ^ "Pro Famiglia", 24 giugno, 1928, ill.
  23. ^ Ne facevano parte le principesse del Vivaro, di Bitetto, di Piombino, le marchese Badoglio, Guiccioli, di Targiani, Ceriana, le duchesse Grazioli Lante, Diaz della Vittoria, Cito, le baronesse Acton e Russi Ruggi, le contesse Spalletti, d'Ancora, Clotilde Giacchi, Morozzo, Nomis di Cossila, Pezzoli Cippico, Riccardi, Rignon, Maraini, Gravina, le nobil donne Maria Gotti Bonaparte, Maria Zoccoletti, Bona Luzzatto.
  24. ^ Michele Manzo, Roma, i papi e il vicario dalla grande guerra alla crisi del '31, Università Roma 3, tesi Anno Accadem. 2010-2011 (Archivio Segreto Vaticano, AAEESS, Italia, 1927, pos. 671, fasc. 134).
  25. ^ Ornella Stellavato, Gioventù fascista: l'Opera nazionale balilla, Università Roma Tre, Dottorato di Ricerca, alle pp. 186-88, 190-91, 197-201, 203-06, 210-11 (Archivio Segreto Vaticano, AAEESS, Italia, pos. 667 (P.O.) fasc. 115 e 130; pos. 7731 (P.O.) fasc. 317; Segreteria di Stato, 1929, Rubrica 324, fasc. 1; Archivio Centrale dello Stato, Pcm, Gabinetto, 1940-43, fasc. 1/1-15, n. 3500, sottofasc. 5-2).
  26. ^ "Osservatore Romano", 3 mag. 1929, riportato anche da "La Civiltà Cattolica", 1929, a p. 372.
  27. ^ Archivio Generale Giuseppino, 3.6.2, III, appello al Papa del 19 aprile e questa risposta del 21. Tra le lettere di rammarico, quella del Grande Ammiraglio Paolo Thaon di Revel, 1 giugno 1929, della Dama di Corte a nome della Regina Elena, 5 giugno 1929, del prof. Oreste Margarucci, 5 giugno 1929. il R.D. del 27 maggio gli conferiva il titolo di Ordinario militare per l'Italia onorario, "Giornale Militare", 34, 1929 e "Il Popolo d'Italia", 29 maggio 1929.
  28. ^ Ornella Stellavato, cit., a p. 191.
  29. ^ Mimmo Franzinelli, Stellette, croce e fascio littorio: l'assistenza religiosa a militari, balilla e camicie nere 1919-1939, 1995, pp. 83, 86, 91, 335, 342 ed il rifiuto della cospicua buonuscita disposta da Governo e Santa Sede.
  30. ^ Mimmo Franzinelli e Riccardo Bottoni, Chiesa e guerra, dalla benedizione delle armi alla Pacem in Terris, 2005, a p. 480.
  31. ^ Archivio Centrale Giuseppino, 3.6.2. III, con la corrispondenza dagli Stati Uniti (St. Francis Xavier's Rectory, 243 Abington Avenue, Newark, N.J): "Passati questi primi giorni di orientamento, farò le visite ufficiali - andrò come mi suggerì il S. Padre a Washington, a New York, a Brooklin, e poi dalle autorità italiane, se occorre", avendo anche delle credenziali del senatore marchese Camillo E. Garroni Carbonara per l'Ambasciata d'Italia; incontro con il Delegato Pontificio; udienza anche dal card. di New York; all'ambasciata, dove è stato ricevuto il 9 dic., si spera di "avere in lui un nuovo potente collaboratore tra quel Clero italiano che tanto si prodiga in questo Paese a tener vivi negli emigrati e nei lori figli la Fede Cattolica di Roma e l'amore per la Patria d'origine" (lett. al sen., Washington 9 dicembre 1931) e tratta del progetto di un Istituto religioso italiano.
  32. ^ San Giovanni Berchmans era stato un gesuita belga e questa chiesa è dedicata anche a lui in segno di ringraziamento ai molti belgi che avevano contribuito alla sua costruzione.
  33. ^ "Osservatore Romano": 15 febbraio 1935, p. 5, La morte di Mons. Panizzardi e necrologio, p. 6 (con speciale benedizione del Santo Padre); del 16 febbraio, p. 3, Fot. Felici. Vien ricordato anche in "Sempre Fratelli", apr. 1935, e 25 anni dopo in un lungo articolo dal confratello Angelo Zia, Ricordo di Mons. Camillo Panizzardi. A venticinque anni dalla morte del primo Ordinario Militare, "L'Eco di Bergamo", 10 febbraio 1960.
  34. ^ "Osservatore Romano", Cronaca di Roma: 17 febbraio 1935, p. 5, I funerali di Monsignor Panizzardi (Mons. Bartolomasi ha impartito l'assoluzione alla salma, da un coretto assisteva il card. Camillo Laurenti accompagnato dalla sua corte, parteciparono vari vescovi, monsignori, alte cariche dell'esercito, elenco di varie personalità, tumulazione al Verano, nella Cappella dei Giuseppini); 16 mar., p. 5, Per Monsignor Panizzardi (commemorazione da parte dell'On. Mario Cingolani nella sala teatrale dell'Opera Pio X al quartiere Tiburtino, il quale ricordava anche "il merito di aver preparato in seno alle forze armate italiane l'atmosfera della Conciliazione"); 13 febbraio 1936, p. 5, Nell'anniversario della morte di Mons. Panizzardi; 17-18 febbraio 1936, p. 5, In memoria di Monsignor Panizzardi, messa solenne nella parrocchia dell'Immacolata; "Vita Giuseppina", marzo 1935, Mons. Camillo Panizzardi, articolo necrologico, p. 57; Dopo la morte di Mons. Panizzardi, pp. 58-59; giugno 1935, Necrologio, p. 138; marzo 1936, Per l'annivers. della morte di Mons. Camillo Panizzardi, p. 62.
Predecessore Ordinario militare per l'Italia Successore
Michele Cerrati 6 marzo 1925 - 22 aprile 1929 Angelo Bartolomasi