Bruno Pelizzi

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Bruno Pelizzi (Parma, 17 settembre 1924Pione, 14 luglio 1944) è stato un partigiano italiano con il nome di battaglia "Dena". Meccanico, decorato della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Parma nel quartiere Oltretorrente, in una famiglia ed in un contesto antifascista. Come molti altri popolani di Parma il padre fu un volontario della Legione Garibaldina che combatté nelle Argonne contro i tedeschi prima dell'entrata in guerra dell'Italia nel 1914. Bruno Pelizzi, operaio, da giovanissimo fece parte del movimento antifascista e il 25 luglio 1943 partecipò alle manifestazioni di popolo che si svolsero per la caduta del fascismo.[1][2]

Chiamato alle armi venne inviato a Belluno per prestare servizio presso il deposito del 14º Reggimento del Genio.[2][3] All'armistizio dell'8 settembre 1943 sfuggì all'arresto da parte della Wehrmacht che lo avrebbe condotto in Germania. Tornò a casa e partecipò a numerose azioni clandestine del Fronte della gioventù.[1][2]

Richiamato alle armi dal bando Graziani si presentò e, aderendo alla resistenza, sottrasse armi ed equipaggiamenti dalla sua caserma, fuggendo in montagna solo prima di essere scoperto.[1][2]

Combatté nel distaccamento "Griffith",[1] attivo nella zona di Bardi, tra le file della 31ª Brigata Garibaldi "Copelli".[3] Il 14 luglio 1944 la sua formazione venne accerchiata dalle forze nemiche durante un rastrellamento nei pressi della località di Pione di Bardi. Bruno Pelizzi, si scagliò contro un nido di mitragliatrici, lanciando bombe a mano, per consentire il ripiegamento.[1][2][3]

Venne raggiunto da una raffica che lo uccise ma riuscì nell'intento di aprire la via di fuga per i suoi compagni.[2][3]

L'11 luglio 1972 il Presidente della Repubblica Giovanni Leone gli conferì la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2][4]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare alla memoria - nastrino per uniforme ordinaria
«Animato da alti sentimenti patriottici, dedicava tutte le sue giovani energie alla causa della Resistenza dimostrando nella lotta alto spirito combattivo e sprezzo del pericolo. Nel corso di una ardita azione partigiana contro soverchianti forze avversarie, per salvare da sicuro annientamento il suo reparto rimasto accerchiato, si portava audacemente all'assalto, con bombe a mano, di una mitragliatrice nemica che con il suo micidiale fuoco sbarrava l'unica via di possibile sganciamento. Colpito mortalmente da una raffica avversaria, mentre stava per raggiungere la postazione nemica, cadeva eroicamente al grido di "Viva l'Italia"»
— Pione, Bardi, 14 luglio 1944[4]

Riconoscimenti e dediche[modifica | modifica wikitesto]

Alla memoria di Bruno Pelizzi sono state dedicate vie a Parma e a Roma.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Autori vari, Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza, Vol. III, Milano-Roma, Edizioni La Pietra, 1968-1989.
  • Tiziano Marcheselli, Le strade di Parma, Vol. II, Parma, Benedettina, 1988-1999.
  • Gazzetta di Parma, 15 dicembre 1972, p. 5.
  • Paolo Tomasi, Un ragazzo d'Oltrettorente morto in nome della libertà, in Gazzetta di Parma, 18 novembre 1974.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]