Bruno Jesi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Bruno Jesi
NascitaUdine, 11 gennaio 1916
MorteTorino, 11 gennaio 1943
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale
ArmaCavalleria
Anni di servizio1935-1939
GradoSottotenente di complemento
GuerreGuerra d'Etiopia
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d'Oro al Valor Militare volume 1 (1935-1941)[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Bruno Jesi (Udine, 11 gennaio 1916Torino, 11 gennaio 1943) è stato un militare italiano, discendente di un'antica famiglia ebraica di rabbini e padre del grande studioso, germanista e mitologo Furio Jesi (1941-1980). Venne insignito di Medaglia d'oro al valor militare a vivente durante il corso della guerra d'Etiopia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Udine l'11 gennaio 1916.[2] Studente presso la facoltà di legge dell'Università degli Studi di Torino, nel giugno 1935 lasciò gli studi per arruolarsi volontario come camicia nera nella 104ª Legione CC.NN.[2] Dopo lo scoppio della guerra d'Etiopia partì con essa da Napoli il 3 novembre, arrivando a Massaua, in Eritrea, sei giorni dopo.[2] Nel mese di dicembre iniziò a partecipare alle operazioni belliche.[2] Nel marzo 1936 fu ammesso a frequentare il corso per allievi ufficiali di complemento a Saganeti, e tre mesi dopo assegnato all'arma di cavalleria in forza al I Gruppo squadroni.[2] Ritornato brevemente in Italia per trascorrervi un periodo di licenza per malattia, ritornò in Africa Orientale Italiana nell'aprile 1937, assegnato in servizio presso il III Gruppo squadroni di cavalleria coloniale di Dessiè.[2] Nel gennaio 1938 gli fu assegnato il comando della Banda a cavallo del Governo Amhara, partecipando alle grandi operazioni di polizia coloniale.[2] Nel maggio dello stesso anno si distinse durante il primo combattimento del torrente Ghent, rimanendo gravemente ferito il 29 giugno, nel corso del secondo combattimento del Ghent.[2] Mutilato della gamba destra, ritornò in Italia nel mese di agosto, trascorrendo un lungo periodo di cure.[2]

In quanto ebreo, dopo l'approvazione delle leggi razziali del 1938 fu dapprima collocato in congedo assoluto il 1 gennaio 1939 e poi discriminato.[2] Fu arianizzato per meriti eccezionali a fronte della concessione della Medaglia d'oro e di bronzo al valor militare.[2] Morì appena ventisettenne a Torino, a causa delle ferite riportate, l'11 gennaio 1943.[2] Nel comune di Ruda, in località Perteole, è ancora presente una caserma, assegnata al 33º Battaglione fanteria d'arresto "Ardenza"[N 1] che porta il suo nome.

Bruno Jesi, che negli ultimi tempi della sua vita maturò un forte spirito critico nei confronti del fascismo e divenne noto a Torino per le sue reazioni al razzismo del regime[3], fece anche parte del Consiglio della Comunità Ebraica di Roma.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
« Volontario nella campagna A.O., in vari combattimenti ed in numerose ardite ricognizioni, dava continue prove di grande coraggio, sprezzo del pericolo e capacità di comando. Comandante di una banda, in aspro combattimento contro forze soverchianti, ferito più volte, reprimeva le sofferenze delle carni straziate e, sempre in testa ai suoi ascari, continuava a trascinarli con la parola, il canto e l’esempio del suo ardimento alla conquista delle posizioni nemiche. Avuta stroncata una gamba da un settimo proiettile, impossibilitato a reggersi in piedi, incitava ancora i suoi uomini e li spingeva alla conquista delle ben munite posizioni dell’avversario, che volgeva in fuga. Esempio magnifico di fermezza, coraggio e fulgido eroismo. Torrente Ghent, 29 giugno 1938.[4]»
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Per anni rimasta in disuso venne successivamente ceduta al Comune che la utilizza come deposito per la Protezione Civile.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Cecini, I soldati ebrei di Mussolini, Milano, Mursia, 2008, ISBN 978-8-84253-603-1.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le Medaglie d'Oro al Valor Militare volume 1 (1935-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Jesi, Bruno, su Combattenti Liberazione. URL consultato il 3 settembre 2020.
Video