Bifolco

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Bifolco è colui il quale bada al bestiame, in particolare quello bovino.[1] I suoi compiti tradizionali erano l'esserne guardiano e curarne l'utilizzo nei lavori agricoli, in particolare nell'aratura, dove prima della diffusione della meccanizzazione agricola si impiegava in genere una coppia di buoi. Il nome deriva dal latino bubŭlcus, da cui la forma volgare bufulcus.

I bifolchi erano indispensabili nei lavori agricoli. Erano riuniti in leghe durante gli anni venti, prima dell'avvento del fascismo, come i contadini o gli operai; spesso facevano parte della locale Camera del Lavoro, con una sorta di orgoglio della loro mansione lavorativa, socialmente considerata molto umile. Nella classificazione ISTAT del 1936[2] il bifolco indicava, in quasi tutte le provincie italiane, un dipendente addetto al bestiame bovino con contratto annuale. Nel diritto agrario, il contratto che legava il bifolco con il proprietario prese il nome di boaria.

Pressoché scomparso l'allevamento di bovini da lavoro e non più usato il termine bifolco nelle stalle per i bovini da latte e da carne, oggi il termine bifolco si usa quasi solo come spregiativo, sinonimo di ignorante, zoticone, screanzato.

Astronomia[modifica | modifica wikitesto]

Bifolco[3] è un altro nome della costellazione di Boote.[4][5] Secondo la tradizione mitologica che risale ad Arato, si tratta del mandriano Arcade assunto in cielo e trasformato in costellazione.[6]

La sua stella α è Arturo, una delle più luminose del cielo.

Poesia[modifica | modifica wikitesto]

Omero considera quello del bifolco il più basso gradino umano. Ma Achille, visitato nell'Ade da Ulisse, dice:

Io pria torrei
Servir bifolco per mercede, a cui
Scarso e vil cibo difendesse i giorni,
Che del Mondo defunto aver l'impero

Il disprezzo che il mondo antico aveva per le attività manuali, si stempera nel filone Arcade. Ad esempio il canto funebre di Bione bifolco amoroso di Mosco tradotta dal greco da Giacomo Leopardi.

In Dante il termine è usato in senso negativo: ricordando il mito degli Argonauti descrive come evento che suscita meraviglia quando Giasone ara il terreno con i buoi come un bifolco.[7] Ma persino nell'Arcadia delle vaghe montanine pastorelle il Crescimbeni conserva un concetto di rozzezza per i bifolchi.[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il termine pastore è riservato a chi accudisce gli ovini, mentre buttero era riservato al mandriano a cavallo degli allevamenti estensivi della Maremma.
  2. ^ ISTAT, pag. 45
  3. ^ Osservatorio Acquaviva Archiviato il 24 aprile 2008 in Internet Archive.
  4. ^ vedi vocabolario treccani
  5. ^ Boote è nome arabo, mentre Bifolco è collegato al mito di Arcade, figlio di Giove e Callisto, eroe eponimo degli abitanti di Arcadia.
  6. ^

    Simile ad un che sia intento a sospingere,
    diretto ad Elice viene Artofilace,
    che Boote è dagli uomini chiamato,
    perché il Carro dell'Orsa par che tocchi;
    e tutto è distinguibile, per quanto
    sotto il cinto gli ruoti l'astro stesso
    di Arturo, ben visibile fra gli altri.

  7. ^ Giasone, giunto nella Colchide, dovette arare un campo conducendo i buoi che emettevano fiamme
  8. ^

    D'ira dunque il cor v'accese,
    e v'offese
    il furor di vil Bifolchi,
    ch'uso, ed arte in queste piagge
    lieti tragge
    a spogliar di biade i solchi?

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