Basma bint Sa'ud Al Sa'ud

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Basma bint Saʿūd Āl Saʿūd
La principessa al Chatham House nel 2013.
Principessa dell'Arabia Saudita
Stemma
Stemma
Nome completoBasma bint Saʿūd bin ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd
NascitaRiad, 1º marzo 1964 (60 anni)
DinastiaDinastia Saudita
PadreSa'ud dell'Arabia Saudita
MadreJamila Merhi
ConsorteShuja bin Nami bin Shahin Al Sharif (1988–2007)
FigliSaud
Sara
Samahir
Soohod
Ahmad
ReligioneMusulmana sunnita

Basma bint Saʿūd Āl Saʿūd (in arabo بسمة بنت سعود بن عبد العزيز آل سعود?; Riyad, 1º marzo 1964) è una principessa e imprenditrice saudita.

Dal 2010 vive ad Acton, Londra.[1] È a favore di una riforma nel suo paese.[2]

Nel marzo 2019, Basmah bint Saud è stata arrestata da otto uomini armati quando lei e sua figlia hanno cercato di lasciare l'Arabia Saudita per cure mediche in Svizzera,[3] e da allora è stata detenuta nella prigione di massima sicurezza di al-Ha'ir, a sud di Riyadh,[4][5][6] per volere del principe ereditario Muhammad bin Salman. Il 6 gennaio 2022, è stata rilasciata insieme a sua figlia Suhoud Al Sharif.[7][8]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Primi anni di vita[modifica | modifica wikitesto]

La principessa Basmah è nata a Riad il 1º marzo 1964[1] ed è la 115ª e più giovane figlia di re Sa'ud.[9][10] La madre era una donna di origine siriana, Jamila Merhi,[1] che è stata scelta dal suo futuro marito, quando ha visitato La Mecca per l'hajj.[9]

Basmah è nata durante gli ultimi giorni del regno di suo padre. Lo ha visto solo due volte all'età di cinque anni.[11] Sua madre la portò a vivere nella città più cosmopolita del Medio Oriente, Beirut. Allo scoppio della guerra civile in Libano, la famiglia è fuggita nel Regno Unito.[1][9]

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

A Beirut, Basmah bint Sa'ud ha frequentato una scuola francese. In Gran Bretagna, ha frequentato una scuola femminile nell'Hertfordshire e un College a Londra, prima di trascorrere due anni di studio in Svizzera.[9] Nel 2003, Basmah e sua madre si trasferirono in Siria. Nello stesso anno, la principessa ha studiato medicina, psicologia e letteratura inglese presso l'Università Araba di Beirut.[1]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

La principessa Basmah ha sposato Shuja bin Nami bin Shahin Al Sharif, un membro della famiglia Al Sharif nel 1988.[1] I due hanno divorziato nel 2007.[1] È madre di cinque figli: Sa'ud, Sara, Samahir, Sohood e Ahmad.[12] Tre di loro vivono con la madre ad Acton.[9]

Imprenditrice[modifica | modifica wikitesto]

Dopo che Basmah bint Saud ha divorziato dal marito saudita, ha fondato una catena di ristoranti nel regno che sta progettando di espandersi in Gran Bretagna.[9] Nel 2008, ha fondato una società multimediale, Media Ecco, oltre a società di catering, anche queste in via di espansione.[1]

Opinioni[modifica | modifica wikitesto]

Basmah bint Sa'ud (e sua sorella Fahda) è sostenitrice di una mite riforma nel suo paese. È attiva in diverse istituzioni sociali e organizzazioni per i diritti umani. Ha iniziato ad esprimere le sue opinioni sui media arabi e internazionali e scrivendo articoli sulle dure condizioni di vita dei sauditi, in particolare delle donne.[13] Tuttavia, le sue critiche non riguardano direttamente la famiglia reale, ma i governanti sauditi e altri amministratori di medio livello.[9][13] In un articolo pubblicato dal giornale Al Madina nel mese di aprile del 2010, la principessa ha detto che non riusciva a trovare alcuna base storica coranica o islamica per un istituto statale per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio, e ha sostenuto inoltre che gli arresti e i pestaggi da parte dei poliziotti religiosi portano ad un'impressione errata circa l'Islam.[14] Sostiene in particolare una riforma delle leggi islamiche saudite in materia di divieto di raduni misti di uomini e donne, e per rendere facoltativo per le donne musulmane di coprirsi modestamente o no.[9]

I suoi articoli e il suo blog hanno attirato molte critiche, lei stessa, al The Independent, ha affermato che i funzionari sauditi avevano cominciato a censurare i suoi articoli.[9] D'altra parte, ha insistito sul fatto che il suo trasferimento da Gedda ad Acton non è avvenuto su pressione delle autorità saudite.[15] Basmah bint Sa'ud ha messo in discussione l'uso improprio della giurisprudenza islamica nella società saudita, sostenendo che l'establishment religioso deve essere riformato in modo che possa svolgere un ruolo costruttivo nella modernizzazione della società e nel miglioramento della situazione delle donne nel regno.[16]

L'8 aprile 2012, alla BBC ha affermato che ci sono molti cambiamenti che vorrebbe vedere in Arabia Saudita ma che questo non è il momento per le donne di essere autorizzate a guidare. Ha parlato anche delle modifiche riguardanti la costituzione, delle leggi sul divorzio, della revisione del sistema educativo, della completa riforma dei servizi sociali e dei cambiamenti nel ruolo del mahram (il custode maschio che tutte le donne saudite sono tenute ad avere, di solito un parente di sesso maschile).[17]

La principessa Basmah ha criticato la condanna di un cittadino saudita ad essere paralizzato per punizione, affermando che essa non può essere considerata accettabile per motivi umanitari.[18]

Ricatto[modifica | modifica wikitesto]

La principessa Basma ha detto che una banda la ricattava per ottenere il trasferimento di 320 000 sterline su un conto bancario in Egitto. La minaccia era di pubblicare materiale visivo in cui si vedeva la principessa fumare e scambiarsi un bacio senza indossare il velo sulla testa. Basma ha detto che il materiale è stato rubato dal suo PC personale. Tuttavia, ha pubblicato la registrazione di una conversazione tra lei e il ricattatore sul suo account di YouTube.[19] In Arabia Saudita, infatti, non è opportuno che le donne appaiono senza l'hijab o che fumino in pubblico.[20]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h Biography, su basmahbintsaud.com, Basmah bint Saud. URL consultato il 15 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2012).
  2. ^ Y. Admon, First Signs of Protest by Sunnis in Saudi Arabia, su memri.org, MEMRI. URL consultato il 5 aprile 2012.
  3. ^ (EN) She appealed to the king from her cell .. Who is the Saudi princess, Basma Al Saud?, su Saudi 24 News, 16 aprile 2020. URL consultato il 4 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 9 gennaio 2022).
  4. ^ (ES) ABC accede a las pruebas que desataron el secuestro de la princesa Basmah bint Saud, su ABC.es.
  5. ^ (EN) Report: Saudi’s MBS kidnapped his cousin, Princess Basmah Bint Saud, su middleeastmonitor.com.
  6. ^ (EN) Tom Allison., Exclusive: Prominent Saudi Princess Basmah bint Saud 'missing', in Deutsche Welle, 18 novembre 2019.
  7. ^ (EN) Saudi rights activist Princess Basmah and her daughter freed after three years in jail, su france24.com, 9 gennaio 2022.
  8. ^ (EN) Saudi Princess Is Released, but Other Royals Are Still Locked Up, su nytimes.com, 9 gennaio 2022.
  9. ^ a b c d e f g h i Cahal Milmo, The Acton princess calling for reform in Saudi Arabia, in The Independent, 3 gennaio 2012. URL consultato il 5 aprile 2012.
  10. ^ Meet Princess Basma, the 115th child of King Saud, in Malasia Chronicle, 15 ottobre 2012. URL consultato il 17 febbraio 2013.
  11. ^ Robert Mendick, The Saudi princess, the fake sheikh and a plot to silence her, in The Telegraph, 17 febbraio 2013. URL consultato il 17 febbraio 2013.
  12. ^ King Saud's Sons and Daughters, su kingsaud.net, King Saud.net. URL consultato il 23 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 13 settembre 2013).
  13. ^ a b Y. Admon, First Signs of Protest by Sunnis in Saudi Arabia, su memri.org, MEMRI, 4 aprile 2012. URL consultato il 27 maggio 2012.
  14. ^ Saudi Arabia. Looser Rein, Uncertain Gain, su dspace.cigilibrary.org, Human Rights Watch, 2010. URL consultato il 20 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 21 settembre 2013).
  15. ^ Princess Basma bint Saud bin Abdulaziz leads campaign of Saudi dissent, in Acton w3, 3 gennaio 2012. URL consultato il 6 aprile 2012.
  16. ^ Princess Basma bint Saud Fredom, in Memri, 7 luglio 2011. URL consultato il 6 aprile 2012.
  17. ^ Saudi princess: What I'd change about my country, in BBC, 8 aprile 2012. URL consultato il 18 aprile 2012.
  18. ^ Princess condemns Saudi Arabia paralysis sentence, in BBC, 5 aprile 2013. URL consultato il 5 aprile 2013.
  19. ^ Saudi princess blackmailed by fake sheikh who wants £320,000 for video which shows her smoking and blowing a kiss with head uncovered, su dailymail.co.uk, dailymail, 17 febbraio 2013. URL consultato il 28 aprile 2013.
  20. ^ The Saudi princess, the fake sheikh and a plot to silence her, su telegraph.co.uk, telegraph, 17 febbraio 2013. URL consultato il 28 aprile 2013.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di biografie