Aroldo Tolomelli

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Araldo (Aroldo) Tolomelli

Senatore della Repubblica Italiana
LegislaturaVII, VIII Legislatura
Gruppo
parlamentare
Comunista

Dati generali
Partito politicoPartito Comunista Italiano
Titolo di studioLicenza elementare
ProfessioneOperaio

Araldo Tolomelli, chiamato Aroldo[1] (Argelato, 23 febbraio 1921Bologna, 5 aprile 2011), è stato un partigiano e politico italiano, senatore del Partito Comunista Italiano per due legislature.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Tolomelli entrò nella Resistenza al termine del servizio militare. Col nome di battaglia di al Fangen, nei lunghi mesi dell'occupazione tedesca, fu vice comandante delle Brigate SAP che combattevano i nazifascisti nella pianura bolognese.

Nel dopoguerra fu dirigente dei giovani comunisti bolognesi, nel periodo quando la federazione nazionale era guidata da Enrico Berlinguer. Successivamente viene accusato di aver sparato -o di aver ordinato di sparare- a un agrario di Bentivoglio e si rifugia in Cecoslovacchia, dove nel palazzo di Radio Praga è caporedattore del programma Oggi in Italia[2] che, negli anni tra il 1950 e il 1960, era molto ascoltato in Italia.

Quando Tolomelli rientra a Bologna vi dirige il Comitato cittadino del PCI e per dieci anni è consigliere comunale del capoluogo emiliano. Eletto senatore per il PCI, lo rappresenta a Palazzo Madama per due Legislature, fra il 1976 e il 1983.

Muore nel 2011 a 90 anni.[3] Negli ultimi tempi si era molto avvicinato al movimento politico Sinistra e Libertà.

Nel 2007 Ludovico Testa aveva pubblicato, su Aroldo Tolomelli, il libro La vita è Lotta. Storia di un comunista emiliano.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tolomelli Araldo (chiamato: Aroldo), su storiaememoriadibologna.it, Storia e Memoria di Bologna. URL consultato il 30 agosto 2015.
  2. ^ Vitaliano Ravagli, Wu Ming, Asce di guerra, Einaudi, 2005, pag. 108.
  3. ^ Addio Aroldo Tolomelli partigiano e senatore, su cerca.unita.it, l'Unità, 6 aprile 2011. URL consultato il 30 agosto 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN49024661 · ISNI (EN0000 0000 7883 0574 · LCCN (ENno2008003094 · GND (DE136411517 · BNF (FRcb15710383m (data) · WorldCat Identities (ENlccn-no2008003094