Arnaldo La Barbera

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Arnaldo La Barbera
NascitaLecce, 9 dicembre 1942
MorteRoma, 12 dicembre 2002
(60 anni)
Cause della mortetumore
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataForze di polizia italiane
Corpo Corpo delle guardie di pubblica sicurezza
Polizia di Stato
SpecialitàPubblica Sicurezza
UnitàDirezione centrale della polizia criminale
Anni di servizio1972 - 2002
GradoDirigente generale di Pubblica Sicurezza
Comandante diDirezione centrale della polizia di prevenzione
Questura di Roma
Questura di Napoli
Questura di Palermo
Squadra mobile di Venezia
Squadra mobile di Palermo
DecorazioniCommendatore dell'Ordine al merito della Repubblica italiana
"fonti nel corpo del testo"
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Arnaldo La Barbera (Lecce, 9 dicembre 1942Roma, 12 dicembre 2002) è stato un poliziotto, funzionario e prefetto italiano, dirigente generale di Pubblica Sicurezza.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la laurea in giurisprudenza all'Università di Bari nel 1962 (laurea ottenuta in circa 1 anno e mezzo), lavora all'ufficio legale della Montedison. Iniziata la carriera in polizia nel 1972 come commissario di Pubblica sicurezza, è capo della squadra mobile di Venezia dalla fine degli anni Settanta, dove è impegnato anche in indagini antiterrorismo. In quel periodo (nel 1986 e nel 1987) risulta essere stato anche un collaboratore del Sisde, il servizio segreto civile, con il nome in codice "Rutilius".[1]

Promosso capo della squadra mobile di Palermo nell'agosto del 1988, a seguito delle dimissioni del suo predecessore Antonino Nicchi[2]. Qui mise a segno una serie di arresti di latitanti eccellenti, tra cui rimase celebre quello del pentito Totuccio Contorno, tornato clandestinamente in Sicilia[3]. Il 23 maggio 1992, subito dopo la strage di Capaci, gli viene consegnata dal vice sovrintendente della polizia di Stato, Santo Catani, la borsa di Giovanni Falcone, una ventiquattrore in pelle, di cui successivamente non si avrà più notizia[4]. Nel gennaio 1993 viene nominato dirigente generale di PS e trasferito alla Direzione centrale della polizia criminale, per tornare pochi mesi dopo a Palermo su incarico del Capo della Polizia Vincenzo Parisi per guidare il "gruppo d'indagine Falcone-Borsellino" della Polizia di Stato, creato appositamente per gestire le prime indagini sulle stragi di Capaci e di via D'Amelio del 1992[5], per poi essere nominato nel 1994 questore del capoluogo siciliano[6], coordinando in questa veste le indagini che portano all'arresto di pericolosi latitanti, come Giovanni Brusca e Pietro Aglieri[7]. Nel 1993 ha convinto inoltre a collaborare il falso pentito Vincenzo Scarantino, che portò ai processi sulla strage di via d'Amelio[8], le cui risultanze furono però completamente smentite diciassette anni dopo da Gaspare Spatuzza nel processo Borsellino quater[9][10], nella cui sentenza di primo grado i giudici hanno scritto che:

«...[La Barbera ebbe un] ruolo fondamentale nella costruzione delle false collaborazioni con la giustizia ed è stato altresì intensamente coinvolto nella sparizione dell’agenda rossa...»

Resta a Palermo fino al febbraio del 1997, quando arriva la nomina a questore di Napoli.[12] Il 14 ottobre del 1999 è diventato questore di Roma, dove resta fino al gennaio 2001[13]. Da gennaio 2001, nominato prefetto dal Consiglio dei ministri[14], è a capo della Direzione centrale della polizia di prevenzione (l'ex Ucigos), da cui viene spostato il 3 agosto 2001 per un avviso di garanzia ricevuto dopo l'irruzione della polizia alla scuola Diaz durante il G8 di Genova, per andare alla vice direzione del CESIS[15], l'organo di coordinamento dei servizi d'intelligence. Durante il G8 di Genova decise l'assalto alla scuola Diaz insieme al questore di Genova Francesco Colucci, il capo del Servizio centrale operativo della Polizia Francesco Gratteri, e il dirigente dell'Ucigos Giovanni Luperi.[16][17][18][19] Morì per un tumore al cervello a 60 anni.[20]

Controversie[modifica | modifica wikitesto]

Il pentito Vito Galatolo, durante la sua testimonianza davanti ai giudici di Caltanissetta nel febbraio del 2019[21], ha affermato che Arnaldo La Barbera fosse un corrotto ed un uomo di fiducia del mandamento di Resuttana. Ha affermato inoltre di averlo visto in vicolo Pipitone, nell'edificio dove avvenivano riunioni tra mafiosi che comprendevano Totò Riina e Bernardo Provenzano, e dove sono stati visti entrare anche Bruno Contrada e Giovanni Aiello.

Nel 2014 l'ex boss di Altofonte Francesco Di Carlo, parlando al processo sulla trattativa Stato-mafia nell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo[22], ha affermato che, mentre si trovava in un carcere inglese nel 1988, tre agenti dei servizi in trasferta fossero venuti a chiedere aiuto a Cosa Nostra per bloccare le indagini di Giovanni Falcone: tra loro c'era anche Arnaldo La Barbera, allora capo della squadra mobile di Palermo.

Nel novembre del 2023 la Procura di Caltanissetta mette sotto indagine la moglie e la figlia di La Barbera con l‘accusa di ricettazione aggravata dal favoreggiamento alla mafia poiché, secondo le dichiarazioni fornite da un amico di famiglia agli inquirenti, sarebbero in possesso dell’agenda rossa di Paolo Borsellino che era stata fatta sparire subito dopo la strage di via D’Amelio nella quale perse la vita il magistrato; tuttavia l’agenda non è stata ritrovata nel corso delle perquisizioni effettuate a casa di Angiola e Serena La Barbera, funzionario della presidenza del Consiglio che si occupa di sicurezza nazionale, e di altri parenti.[23]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Repubblica
  2. ^ 'QUI NON SI PUO' LAVORARE E IO NON CE LA FACCIO PIU' ' - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 25 febbraio 2022.
  3. ^ CONTORNO, DA PENTITO A VENDICATORE - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 25 febbraio 2022.
  4. ^ I BUCHI NELLE INDAGINI SULLA STRAGE DI CAPACI: QUELLE TRACCE MAI SEGUITE, su Cronaca - Tpi.it. URL consultato il 26 gennaio 2023.
  5. ^ IL SUPERPOLIZIOTTO E LE STRAGI ' VI RACCONTO LA GRANDE CACCIA' - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 27 febbraio 2022.
  6. ^ la Repubblica/politica: Tre carriere eccellenti bloccate dalla guerra del G8, su repubblica.it. URL consultato il 25 febbraio 2022.
  7. ^ Un superpoliziotto capo della Mobile - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 25 febbraio 2022.
  8. ^ I Verbali
  9. ^ www.poliziapenitenziaria.it
  10. ^ Quando poliziotti e magistrati crearono il più grande depistaggio della storia italiana, su thevision.com, 19 luglio 2019. URL consultato il 21 luglio 2019.
  11. ^ I giudici: «Via D’Amelio fu il più grande depistaggio della storia», su corriere.it, 1º luglio 2018. URL consultato il 1º luglio 2018 (archiviato il 1º luglio 2018).
  12. ^ Repubblica
  13. ^ Arriva il nuovo questore Giovanni Finazzo al posto di Arnaldo La Barbera
  14. ^ http://poliziadistato.it/articolo/11571
  15. ^ http://www.repubblica.it/online/cronaca/labarbera/labarbera/labarbera.html
  16. ^ la Repubblica/politica: Rapporto su Diaz e Bolzaneto Ecco le teste che salteranno, su repubblica.it, 1º agosto 2001. URL consultato il 3 luglio 2020.
  17. ^ la Repubblica/politica: La Barbera contro i servizi 'Quante informazioni inutili', su repubblica.it, 28 agosto 2001. URL consultato il 3 luglio 2020.
  18. ^ Genova: le Molotov, meno male!, su zic.it, 25 maggio 2007. URL consultato il 3 luglio 2020.
  19. ^ Arnaldo La Barbera, un poliziotto al soldo dei servizi?, su Giornalettismo, 9 giugno 2010. URL consultato il 3 luglio 2020.
  20. ^ Francesco Viviano, La Barbera cioè 'Arnaldo lo sbirro', in la Repubblica.it, 13 dicembre 2002.
  21. ^ Via D'Amelio, tre pentiti ascoltati a Roma "La Barbera era sul libro paga di Resuttana", su palermo.meridionews.it, 5 febbraio 2019. URL consultato il 2 Marzo 2022.
  22. ^ Processo trattativa, il pentito Di Carlo: "La Barbera mi chiese di bloccare Falcone", su ilfattoquotidiano.it, 30 gennaio 2014. URL consultato il 2 marzo 2022.
  23. ^ Agenda rossa: indagate figlia e moglie di La Barbera, su Il Fatto Quotidiano. URL consultato il 18 novembre 2023.
  24. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Claudio Tessarolo, Senza offesa - Vita di Arnaldo La Barbera, poliziotto e uomo di Stato, Mondadori, 2004
  • Carlo Sarzana di Sant’Ippolito, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Le cose non dette e quelle non fatte, Castelvecchi, 2017

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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