Armando Meoni

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Armando Meoni (Prato, 18 gennaio 1894Prato, 23 novembre 1984) è stato uno scrittore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di operai, frequentò la scuola tecnica presso il Convitto nazionale statale Francesco Cicognini di Prato, dove conobbe e strinse amicizia con Curzio Malaparte. Fu «un'amicizia ostinata, come tutte quelle tra persone così diverse, che durerà per sempre.»[1] Le ristrettezze economiche della famiglia gli impedirono di proseguire la frequenza scolastica, così continuò la propria formazione come autodidatta, mentre si guadagnava da vivere come impiegato presso un laboratorio tessile.

Ancora minorenne, come socialista militante si occupò attivamente di politica, oltre che di letteratura, e collaborò sia a periodici di area sindacale (Il Lavoro), sia a quotidiani fiorentini (Nuovo Giornale) e a settimanali (La Lupa).

A Firenze, tra il 1912 e il 1915, frequentò la scuola di recitazione teatrale "Tommaso Salvini".

Nel suo ruolo di segretario del "Circolo Giovanile Socialista" di Prato, intitolato ad Andrea Costa, nel 1913 fu promotore di una serie di apprezzati spettacoli per le classi popolari, nella sede della Camera del Lavoro.[2]

Nel 1915 sposò la pratese Aida Tasselli e l'anno successivo partì per la prima guerra mondiale. Al ritorno a Prato diresse l'ufficio esportazioni di un'azienda laniera, della quale divenne poi rappresentante in proprio.[3] Questo suo contatto diretto, intenso e ininterrotto con la realtà dell'industria tessile pratese avrebbe avuto inevitabili ricadute sulla sua attività di narratore.

Nel 1925 riprese con una certa regolarità la sua collaborazione a quotidiani e periodici come Nuova antologia, Il Messaggero, La Nazione, Il Resto del Carlino, dove pubblicò alcuni racconti e novelle. Il suo esordio come romanziere avvenne con il primo romanzo Creare (1933), pubblicato da Mondadori. I romanzi e racconti successivi, ed anche un libro di fiabe, furono tutti pubblicati a Firenze da Vallecchi, tra il 1935 e il 1971. Il suo romanzo di maggior successo, anche a livello internazionale, è La ragazza di fabbrica (1951). In questo come in altri romanzi, da Povere donne a La cupidigia, la città di Prato è molto più che uno sfondo scenico: «Ma la Prato che farà da tema ricorrente e spesso sottinteso della sua arte è soprattutto quella, umile ed epica, della lavorazione dei cenci.»[4]

Malgrado il carattere schivo e intransigente, il suo impegno politico lo indusse a ricoprire a lungo incarichi amministrativi a livello comunale e provinciale. Il 23 novembre del 1984 morì nella sua Prato, della quale tra l'altro aveva scritto: «La città è come una donna, tanto per chi vi nasce che per chi se n'è fatto adottare: conquista solo se è conquistata. Una conquista, che richiede prima di tutto amore; senza di che la città resta impenetrabile.»[5] Una città da lui non solo amata, ma anche profondamente capita.

Un suo ritratto in gesso policromo, realizzato nel 1927 dal giovane Oscar Gallo, è conservato nella galleria dei ritratti nel Municipio di Prato..[6]

Poetica[modifica | modifica wikitesto]

Con particolare evidenza nel primo periodo - da Creare (1933) a L'ombra dei vivi (1949) - la narrativa di Meoni si riallaccia al realismo d'impronta toscana: rappresentazione chiara e oggettiva della realtà, forte caratterizzazione dei personaggi, scrittura netta e insaporita da qualche concessione al vernacolo. Già in questa fase si vanno delineando alcune tematiche di fondo, come il diritto alla vita, la colpa e il riscatto, e così via.

Con i più maturi esiti narrativi, ormai riconosciuti[7] e particolarmente riconoscibili nel romanzo La ragazza di fabbrica (1951), all'approfondimento dei temi si accompagna una evidente maturazione stilistica. Questo processo di penetrazione della ricerca e di affinamento della scrittura trova riscontro anche nei successivi rifacimenti di alcune sue opere e nel confronto tra le due stesure. Così, ad esempio, il romanzo Richiami (1937) non è altro che la prima redazione de La ragazza di fabbrica, mentre Il dono segreto (1946) è una nuova e rielaborata edizione de La Cintola (1935).

Il giudizio complessivo dei critici oscilla tra le riserve di chi evidenzia alcuni limiti di questo scrittore, «qualche forzatura retorica, un populismo pur appassionato e sincero»[8] e, per contro, il credito di chi ne loda la continuità e la profondità, delineando un'immagine di questo scrittore «inconfondibile, destinata a crescere nella coscienza e nel gusto dei lettori del nostro tempo.»[9]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Creare, Milano, Mondadori, 1933.
  • La Cintola, Firenze, Vallecchi, 1935.
  • Richiami, Firenze, Vallecchi, 1937.
  • Povere donne, Firenze, Vallecchi, 1942.
  • Il dono segreto, Firenze, Vallecchi, 1946.
  • L'ombra dei vivi, Firenze, Vallecchi, 1949.
  • La ragazza di fabbrica, Firenze, Vallecchi, 1951.
  • Assedio a Firenze, Firenze, Vallecchi, 1956.
  • Età proibita, Firenze, Vallecchi, 1958.
  • La cupidigia, Firenze, Vallecchi, 1968.
  • Prato, ieri, Firenze, Vallecchi, 1971.
  • Le virtù immaginarie, Firenze, Vallecchi, 1971.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Fonte: Comune di Prato - Prato.Italia150 - Biografie dei pratesi illustri. URL consultato il 2 novembre 2015.
  2. ^ Antonello Nave, L’attività teatrale del “Cicognini” e delle filodrammatiche pratesi negli anni 1903-1913, in «Archivio Storico Pratese», XCVI-XCVII, 2020-2021 (2022), pp. 165-174.
  3. ^ Fonte: SIUSA - Sistema informativo unificato per le soprintendenze archivistiche - Archivi di personalità - Meoni Armando. URL consultato il 2 novembre 2015. A questa fonte in gran parte risalgono anche le successive notizie biografiche.
  4. ^ Guido Di Pino, Armando Meoni, in Letteratura italiana - I Contemporanei, volume quarto, Milano, Marzorati, 1974, pp. 292-293.
  5. ^ Armando Meoni, «Dichiarazione alla città», Premessa a Prato, ieri, Firenze, Vallecchi, 1971.
  6. ^ Antonello Nave, Scultori a Prato negli anni del fascismo, da Oreste Chilleri alla “Scuola di Prato”, in «Archivio Storico Pratese», LXXXIV, 2008 [2009], 1-2, p. 11.
  7. ^ Cfr. in questa pagina l'abbondante critica della sezione "Bibliografia"
  8. ^ Giorgio Bàrberi Squarotti, Meoni Armando, in Grande dizionario enciclopedico, volume ottavo, Torino, UTET, 1958, p. 577.
  9. ^ Guido Di Pino, Op. cit., p. 309.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Numerose recensioni dei libri di Armando Meoni apparvero su quotidiani e periodici in occasione della prima uscita delle sue opere. Qui di seguito, una scelta degli scritti critici articolata secondo tale criterio.

  • Su Creare: Arnaldo Bocelli, in «Nuova antologia», 1º novembre 1933; Pietro Pancrazi, in «Corriere della sera», 22 luglio 1933; Giovanni Titta Rosa, in «Pan», 1º dicembre 1933; Ettore Allodoli, in «La Nazione», 4 maggio 1934.
  • Su La Ciotola: Silvio Benco, in «Piccolo della sera», 13 giugno 1935; Ettore Allodoli, in «La Nazione», 25 gennaio 1936; Luigi Fallacara, in «Il Frontespizio», marzo 1936; Luigi Tonelli, in «L'Italia che scrive», novembre 1936; Giuseppe Prezzolini, in «Bollettino della casa italiana», New York, novembre 1936.
  • Su Richiami: Pietro Pancrazi, in «Corriere della sera», 4 novembre 1937; Arrigo Benedetti, in «Omnibus», 6 novembre 1937; Luigi Fallacara, in «Il Frontespizio», novembre 1937; G. Etna, in «Il Popolo di Sicilia», 16 febbraio 1938; Garibaldo Marussi, in «Corriere di Napoli», 13 maggio 1939.
  • Su Povere donne: Ettore Allodoli, in «La Nazione», 7 luglio 1942; Franco Squarcia, in «Primato», 1º agosto 1942; Giannino Zanelli, in «Il Resto del Carlino», 22 settembre 1942; Giuseppe Villaroel, in «Il Popolo d'Italia» , 19 settembre 1942; Felice Casorati, in «Vita e pensiero», novembre 1942.
  • Su L'ombra dei vivi: Claudio Varese, in «Nuova antologia», maggio 1949; Leone Piccioni, in «Il Popolo», 17 maggio 1949; Aldo Capasso, in «La Nazione», 21 maggio 1949; Giulio Cogni, in «Pagine nuove», settembre 1949; G. Donnini, in «L'Arena», 23 settembre 1949.
  • Su La ragazza di fabbrica: Aldo Capasso, in «Pomeriggio», 4 dicembre 1951; Giannino Zanelli, in «Il Giornale dell'Emilia», 20 novembre 1951; Emilio Cecchi, in «L'Europeo», 25 novembre 1951; Libero Bigiaretti, in «Vie nuove», 6 gennaio 1952; Ettore Allodoli, in «Nuova antologia», febbraio 1952; Raffaello Ramat, in «Avanti!», 24 aprile 1952; Renzo Frattarolo, in «Italia che scrive», febbraio-marzo 1952; V. Young, in «New York Herald Tribune», 2 gennaio 1953.
  • Su Assedio di Firenze: Giovanni Grazzini, in «La Nazione», 5 febbraio 1957; Guido Di Pino, in «Giornale del Mattino», 14 marzo 1957; Ettore Allodoli, in «Nuova antologia», maggio 1957; R. Marchi, in «Il Tirreno», 9 maggio 1957; L. Lanzillotti, in «Letterature moderne», novembre-dicembre 1957.
  • Su Età proibita: Renzo Tian, in «Il Messaggero, 29 luglio 1958»; Aldo Capasso, in «L'Arena», 7 agosto 1958; Gaetano Tumiati, in «Il Ponte», agosto-settembre 1958; Ettore Allodoli, in «Nuova antologia», aprile 1959; Giannino Zanelli, in «Il Resto del Carlino», 27 agosto 1960.
  • Su La Cupidigia: Claudio Marabini, in «Il Resto del Carlino», 23 maggio 1968; Carlo Bo, in «Corriere della sera», 4 luglio 1968; Walter Mauro, in «Il Telegrafo», 25 luglio 1968; Giacinto Spagnoletti, in «Il Messaggero», 7 agosto 1968; Geno Pampaloni, in «Crisi e letteratura», 8 settembre 1968; Luigi Baldacci, in «Epoca», 1º dicembre 1968; Luigi Maria Personé, in «Nuova antologia», gennaio 1969.
  • Su Le virtù immaginarie: Carlo Bo, in «Corriere della sera», 1º agosto 1971; Arnaldo Bocelli, in «La Stampa», 1º ottobre 1971; Luigi Maria Personé, in «Il Mattino», 17 settembre 1971; Luigi Baldacci, in «Epoca», 19 settembre 1971; Luigi Maria Personé, in «Nuova antologia», settembre 1971; Claudio Marabini, in «La Nazione», 1º dicembre 1971.

Per una visione d'insieme dello scrittore e della sua poetica, si vedano inoltre:

  • Giorgio Bàrberi Squarotti, Armando Meoni, in Grande dizionario enciclopedico, volume ottavo, Torino, UTET, 1958, p. 577.
  • Guido Di Pino, Armando Meoni, in Letteratura italiana - I Contemporanei, volume quarto, Milano, Marzorati, 1974, pp. 291-318.
  • Angelo Lippo, Armando Meoni. La vita e le opere, Signa, Masso delle fate, 1996.

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