Antonio Raimondi (senatore)

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Antonio Raimondi

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato8 maggio 1929 –
Legislaturadalla XXVIII
Incarichi parlamentari
  • Commissione per il giudizio dell'Alta Corte di Giustizia
  • Commissione per l'esame dei disegni di legge per la conversione dei decreti-legge
  • Commissione parlamentare incaricata di dare il proprio parere sui progetti dei nuovi Codici civile, di procedura civile, di commercio e per la marina mercantile
  • Commissione di finanze
  • Commissione dell'economia corporativa e dell'autarchia
  • Commissione degli affari interni e della giustizia
  • Commissione speciale per l'esame delle proposte di modificazioni al regolamento giudiziario del Senato
  • Commissione di finanze
Sito istituzionale

Dati generali
Titolo di studioLaurea in Giurisprudenza
UniversitàUniversità degli Studi di Pavia
ProfessioneMagistrato

Antonio Ambrogio Raimondi (Volta Mantovana, 21 gennaio 1860Menaggio, 26 marzo 1950) è stato un magistrato e politico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di un Luigi Raimondi, si laurea in Giurisprudenza il 10 luglio 1881 all’Università degli Studi di Pavia, e nel 1882 entra in magistratura[1]. Diviene pretore a Rovigo, Roma e Firenze; in seguito è nominato presidente del Tribunale civile e penale di Milano.

Marito di Adele Santa Serafina Manzoni, è padre di due figli: Attilio e Laura Felicita Giuseppina[1][2].

Nel febbraio 1921 diventa procuratore generale presso la Corte d'appello di Milano, e nel marzo 1923 è il primo presidente della medesima Corte d'appello[1].

Socio della Società Geografica Italiana e presidente dell'Istituto dei Ciechi di Milano, nel settembre 1924 si autocandida a senatore del Regno, ma non vi viene nominato. Dopo due proposte del suo nome tra il 1928 e il 1929 fatte dal ministro di grazia e giustizia e affari di culto Alfredo Rocco, viene nominato il 26 febbraio 1929. Nel gennaio 1930 lascia la presidenza della Corte d’appello di Milano. Da senatore è molto attivo in commissioni giuridiche e anche finanziarie[1]. Vedovo dal giugno 1936[2], nell’aprile 1940 è padrone di casa nelle celebrazioni per il centenario dell’Istituto dei Ciechi, alle quali partecipa il principe ereditario Umberto di Savoia[3].

Si spegne novantenne a Menaggio, sul Lago di Como[1], e raggiunge la moglie in una tomba del Cimitero Monumentale di Milano, nella quale verranno sepolti anche i due figli[2].

Nel 1951, l’anno seguente a quello della sua morte, esce postumo il suo libro Mezzo secolo di magistratura – Trent’anni di vita giudiziaria milanese[4].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine di San Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine di San Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine di San Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Grande Ufficiale dell'Ordine di San Maurizio e Lazzaro decorato di Gran Cordone - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Grande Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia decorato di Gran Cordone - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Scheda senatore RAIMONDI Antonio, su notes9.senato.it. URL consultato il 22 marzo 2019.
  2. ^ a b c Comune di Milano, applicazione di ricerca defunti '”Not2 4get”.
  3. ^ Istituto dei Ciechi di Milano - Celebrazione centenario della fondazione dell'Istituto - Visita del Principe di Piemonte in Istituto accompagnato dal Presidente dell'Istituto Antonio Raimondi, Olivi, Mario – Fotografie – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 22 marzo 2019.
  4. ^ Denis Mack Smith, Mussolini, Bur, 29 giugno 2012, ISBN 9788858630648. URL consultato il 6 aprile 2019.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN90233977 · ISNI (EN0000 0000 7820 8902 · SBN LO1V159078 · BAV 495/250835 · WorldCat Identities (ENviaf-90233977