Antonio Iannello

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Antonio Iannello

Antonio Iannello (Napoli, 23 marzo 1930Napoli, 2 maggio 1998) è stato un architetto, urbanista, ambientalista e politico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Laureato in architettura con il massimo dei voti nel 1964, da studente aveva preso posizione contro il silenzio o la connivenza di molti professori universitari che si guardavano dal denunciare il massacro urbanistico della città di Napoli, perpetrato dall’amministrazione laurina, accettando invece consulenze e incarichi professionali. Nel 1958 affisse con alcuni studenti un manifesto intitolato “Accusiamo”, denunciando le responsabilità della classe politica, dei costruttori e degli accademici.

Dopo la laurea ha lavorato presso la cattedra di Elementi di architettura e rilievo dei monumenti all’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.

Sposato con l’architetto e ceramista Luigia Criscio, ha avuto due figli, Carlo e Francesco.

Segretario provinciale del Partito Repubblicano dal 1965 al 1968. Dal 1969 decise di dedicare la sua vita alla difesa dell’ambiente. Membro del consiglio direttivo della sezione dei Campi Flegrei di Italia Nostra dal 1967 al 1973. Autore degli emendamenti al piano regolatore di Napoli, approvato nel 1972, che salvò il centro storico di Napoli dalla speculazione edilizia. Presidente di Italia Nostra Napoli dal 1973 al 1985. Presidente di Italia Nostra Campania dal 1976 al 1981. Ha lavorato presso il Crediop dal 1976 al 1985. Segretario nazionale di Italia Nostra dal 1985 al 1990 (si dimise dalla carica il 3 febbraio 1990, dopo la mancata presa di posizione del Consiglio direttivo nazionale di Italia Nostra contro il progetto di un immenso complesso turistico nella Baia di Sistiana).

Nel 1981 ricevette l’incarico di istituire l’Ufficio di piano in Irpinia per coordinare la redazione dei piani di recupero dei centri storici gravemente danneggiati dal terremoto del 1980. Collaborò alla stesura della Legge Galasso (Legge n. 431 dell’8 agosto 1985) insieme al giurista Paolo Maddalena. Nel 1990 fu nominato membro della Commissione tecnico-scientifica del Ministero dell’Ambiente.

Fondatore delle "Assise di Palazzo Marigliano" nel 1991, insieme a Gerardo Marotta, Alda Croce, Aldo Masullo e Guido Donatone.

Nel 1994 la Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici di Napoli gli affidò l’incarico di curare la redazione dei piani paesistici della Campania. Tra il 1994 e il 1995 lavorò all’assessorato all’Urbanistica del Comune di Napoli presso l’Ufficio di piano alla variante di salvaguardia e alla variante per Bagnoli. Fu autore della Relazione del Decreto Ministeriale di vincolo di Bagnoli, approvato il 6 agosto 1999.

La sua strategia politica si concretizzò in un impegno radicale e costante per la difesa del bene pubblico, in particolare del patrimonio storico e artistico della Nazione e del paesaggio, secondo il dettato dell’a. 9 della Costituzione. Avversato dal Partito comunista napoletano per la battaglia portata avanti insieme al deputato repubblicano Francesco Compagna e alle sorelle Croce negli anni Settanta per la delocalizzazione dell’Italsider di Bagnoli.

I temi del suo intervento pubblico furono, oltre alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico, la lotta all’abusivismo edilizio, al consumo speculativo di suolo, al nucleare, all’inquinamento atmosferico, marino e del suolo, fino alle battaglie per il restauro dei centri storici e contro le false teorie federaliste nate dalle leghe locali alla fine degli anni Ottanta e l’esasperato decentramento amministrativo.

Tra le principali battaglie ecologiche da lui condotte si ricordano quella per il recupero dell’area di Bagnoli, contro il Mostro di Fuenti, per Napoli Est, per la demolizione dei padiglioni del vecchio Policlinico di Napoli, contro il progetto speculativo di Monterusciello a Pozzuoli, contro la costruzione della Tangenziale di Napoli, per il restauro del Centro storico di Napoli, in difesa del paesaggio di Capri, della via Campana antica a Pozzuoli, per le oasi naturalistiche del Lago d’Averno, degli Astroni, dello Scudillo, in difesa di Due porte all’Arenella e di Villa Petrilli, dei centri storici italiani, delle costiere sorrentina, amalfitana e cilentana e la battaglia vinta contro il progetto Fiat Fondiaria a Firenze.

Opere principali[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonio Iannello, L’inganno federalista e l’opposizione all’ordinamento regionale nel dibattito all’assemblea costituente, Vivarium, Napoli 1998.
  • Vezio De Lucia, Antonio Iannello, L’urbanistica a Napoli dal dopoguerra a oggi: note e documenti, in «Urbanistica», n. 65, luglio 1976.
  • Antonio Iannello, Carlo Iannello, Note sul Federalismo, in Il falso federalismo, Quaderni. Temi di cultura antica e moderna, 1, Napoli, La scuola di Pitagora, 2004, ISBN 978-88-89579-00-8.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesco Erbani, Uno strano italiano. Antonio Iannello e lo scempio dell’ambiente, Laterza, Bari 2002.
  • Francesco Erbani, Vita di Antonio Iannello: difensore del Belpaese, in Meridiana, n. 31, 1998.
  • Alessandra Caputi, Pensiero e azione in Elena Croce. La tutela del centro storico di Napoli, in Annali dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici, XXXI, 2018.
  • Alessandra Caputi, Il mostro di Fuenti. Una storia ambientale e di impegno civile, in Italia contemporanea, in corso di pubblicazione.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN162144213 · ISNI (EN0000 0004 1743 290X · LCCN (ENn00096062 · GND (DE128398825 · WorldCat Identities (ENlccn-n00096062