Antonio Costa

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Padre Gabriele Maria Costa (nato Antonio)

Dom[1] Antonio Alberto Luigi Costa, in religione Gabriele (Massa Lombarda, 16 settembre 1898Fosse del Frigido, 10 settembre 1944), è stato un monaco cristiano e presbitero italiano, medaglia d'oro al valor militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Antonio Costa nacque, quarto di dieci figli, a Massa Lombarda il 16 settembre 1898, da Angelo (Baiuchèn era il suo soprannome in romagnolo), cenciaiolo, e da Annunciata Dosi, casalinga. Il piccolo Antonio rivelò ben presto notevoli capacità nello studio. A poco più di dodici anni decise quindi di entrare nel seminario di Imola; successivamente, parlando delle proprie scelte, Antonio precisò che desiderava ardentemente "trascorrere la vita tra le mura di un romitaggio, lungi da ogni consorzio umano, per attendere con più intensità alla preghiera, alla penitenza". Era quindi la vita claustrale la sua massima aspirazione e, vincendo le mille difficoltà frapposte da parenti, amici e superiori, il 18 luglio 1915 partì per l'eremo di Camaldoli.
Antonio Costa rimase a Camaldoli per quattro anni. Aspirando ad una vita di completa penitenza e preghiera, decise di farsi certosino e fu accolto nella Certosa di Vedana, nel bellunese. Ma il suo fisico non resse a tutte le privazioni cui si costringono i monaci certosini. Dopo essere stato visitato da un medico, consigliato dai suoi superiori, ritornò alla vita civile. Grande fu il dolore nell'abbandonare i confratelli e la vita eremitica sognata fin da bambino, ciò era palpabile nelle sue stesse parole: "...Lasciare tutto per essere scaraventato in mezzo alla società, in grembo ai pericoli che presenta la vita! Provai ogni via, studiai ogni mezzo per esser nuovamente accettato in Certosa, ma tutto invano... Dovermi secolarizzare!... questo pensiero mi incuteva un non so che di spavento. La vita secolare mi si affacciava alla mente, tetra, disseminata di spine e tranelli, ed io che fin da fanciullo ero vissuto all'ombra del santuario e del chiostro, quella vita mi terrorizzava".
Dopo una breve sosta a Bologna ospite del conte Armando Armandi, Costa fece ritorno nel suo paese natale dopo cinque anni di lontananza.
A Massa Lombarda, Antonio trovò occupazione nella filiale locale del Credito Romagnolo e si impegnò, come animatore, nella comunità cattolica per tre anni. Riacquistata completamente la salute, la sua vocazione riemerse con forza. Decise definitivamente di prendere i voti.
Trascorso il noviziato in Spagna nella Certosa di Montalegre, presso Barcellona, il 6 gennaio 1928 finalmente pronunciò i voti, prendendo il nome di Gabriele. Nove mesi dopo, il 22 settembre 1928, nella Cattedrale di Barcellona, Dom Gabriele venne ordinato sacerdote. Successivamente trascorse un periodo in Francia, vivendo nella Grande Certosa. Tornato in Italia peregrinò per vari monasteri. Durante il periodo trascorso nella Certosa di Firenze (1929-1933) conobbe il giovane Giorgio La Pira, di cui divenne confessore. Nel 1938 entrò nella comunità della Certosa di Farneta, presso Lucca. Qui, grazie ai suoi studi e all'esperienza lavorativa avuta in banca, ebbe l'incarico di Procuratore, cioè di amministratore del convento.
Nel 1941 poté fare l'ultima visita ai vecchi genitori, nel suo paese natale.

Lo stesso argomento in dettaglio: Strage di Farneta.
Il cimitero della Certosa di Farneta.

Dopo l'8 settembre 1943, in piena seconda guerra mondiale, l'Italia fu invasa dalle truppe germaniche. Subito la Certosa di Farneta aprì le porte a quanti, oppressi dalle difficoltà e dai dolori, chiedevano assistenza e conforto. Il convento ospitò tutti quelli che chiedevano aiuto: giovani dei dintorni, contadini, operai, profughi, perseguitati, ricercati. La certosa ospitò anche una ricetrasmittente clandestina. Le S.S. tedesche, che avevano sede vicino al convento, si insospettirono per alcune presenze ritenute "non permesse dalle leggi germaniche" e la notte tra il 1° e il 2 settembre 1944 (anche in seguito alla delazione di un infiltrato) fecero irruzione nel monastero.

La prima disposizione che colpì Antonio Costa fu la proibizione di indossare il saio: dom Antonio dovette vestirsi in borghese. Fu anche interrogato più volte, ma da lui i tedeschi non ottennero nessuna informazione.
Fu quindi condotto, con altri prigionieri a Nocchi, in un vecchio capannone e imprigionato.
Il 6 settembre i tedeschi, in ritirata, entrarono nel capannone-prigione e fecero una cernita. Fra i condannati a morte c'era Padre Costa. Il 10 settembre Costa, il confratello Dom Pio Egger e il professore medico Guglielmo Lippi Francescani, furono caricati su una camionetta che si inerpicò sulla strada per Ponte Forno; arrivati ai piedi di una rupe, furono fatti scendere e falciati da una raffica di mitra.

Dom Gabriele Costa è sepolto al cimitero della Certosa di Farneta.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Dopo aver reso alla lotta di liberazione servizi veramente eminenti costituendo, ed in se stesso impersonando, un importante centro di raccolta, vaglio e trasmissione informazioni e dando, con cristiana pietà, asilo nel Monastero di Farneta a molti perseguitati dalla furia tedesca, cadeva, per delazione, nelle mani delle SS. germaniche. Duramente interrogato e sottoposto a tortura manteneva nobile ed esemplare contegno, molti salvando col silenzio e dando, con la sua eroica morte, nobile esempio di fedeltà alla Religione ed alla Patria. [2]
— Certosa di Lucca, settembre 1943 - settembre 1944.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Intitolazioni[modifica | modifica wikitesto]

L'Amministrazione Civica di Massa Lombarda gli ha intitolato una strada ed ha fatto incidere il suo nome in una delle steli del monumento ai Caduti della Resistenza. La Comunità cattolica ha fatto porre una lapide commemorativa nella Chiesa Arcipretale massese e ne auspica la beatificazione.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dom è l'appellativo degli Abati Benedettini, Trappisti, Certosini e comunque degli Abati in genere, e dei Superiori di Comunità religiose.
  2. ^ Quirinale Scheda - 27 dicembre 2008

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Silvano Nistri, Gabriele Maria Costa, in Francesco Traniello e Giorgio Campanini (a cura di), Dizionario storico del movimento cattolico in Italia. Vol. III «Le figure rappresentative», Casale Monferrato, Marietti, 1982, pp. 262-263, ISBN 88-211-8153-7.
  • Leano Lancieri, Un'anima ardente di amore: dom Gabriele Costa, «Il Nostro S. Paolo», novembre 2004.
  • Luigi Accattoli, La Strage di Farneta. Storia sconosciuta dei dodici Certosini fucilati dai tedeschi nel 1944, Rubbettino, 2013.
  • Antonio Costa, Dal Monastero al Secolo (Ricordi della mia verde età), Bologna, Stab. Tipografico L.Parma, 1920.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]