Annibale Pagliarin

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Annibale Pagliarin
NascitaVittorio Veneto, 5 marzo 1916
MorteFaqja Gurit, 24 dicembre 1940
Cause della mortecaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoAlpini
RepartoBattaglione "Pieve di Teco"
1º Reggimento alpini
4ª Divisione alpina "Cuneense"
Anni di servizio1937 - 1940
GradoSergente maggiore
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Grecia
BattaglieBattaglia delle Alpi Occidentali
Decorazionivedi qui
dati tratti da I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro[1]
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Annibale Pagliarin (Vittorio Veneto, 5 marzo 1916Faqja Gurit, 24 dicembre 1940) è stato un militare italiano, decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria durante la seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Vittorio Veneto il 5 marzo 1916, figlio di Antonio e Maria Valese.[2] Dopo aver conseguito la licenza l’Istituto tecnico della sua città natale, si trasferì a Pavia iniziando a lavorare come meccanico specializzato nello stabilimento della Necchi.[1] Chiamato a prestare servizio militare di leva, nel maggio del 1937 viene ammesso alla Scuola Militare di alpinismo di Aosta.[1] Promosso caporale nel mese di agosto, fu mandato a prestare servizio nel 7º Reggimento alpini, e nel maggio del 1938 venne promosso sergente.[1] Congedatosi, fu richiamato in servizio nell'agosto del 1939,[3] assegnato alla compagnia comando del battaglione alpini "Valle Arroscia" in qualità di furiere.[3] All'entrata in guerra del Regno d'Italia, il 10 giugno 1940, è promosso sergente maggiore[1] e combatte sul fronte occidentale contro la Francia. Trasferito all'8ª compagnia del battaglione alpini "Pieve di Teco", allora in forza al 1º Reggimento alpini, il 13 dicembre 1940 partì per l'Albania, dove combatté sul fronte greco. In forza al 2º plotone fucilieri,[3] nelle giornate del 22-24 dicembre 1940, la posizione dove si trovava, sul Faqja Gurit, venne sottoposta a violento fuoco nemico, ed egli rimase ferito in varie parti del corpo.[1] Noncurante delle ferite riportate, continuò a combattere fino a quando, colpito per tre volte alla testa, morì sul campo.[1] Per il coraggio dimostrato in questo frangente venne decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[4]

A lui Filippo Tommaso Marinetti dedica un capitolo ("simultaneità") del poema Canto eroi e macchine della guerra mussoliniana.[5]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Sottufficiale di contabilità, appena giunto in linea con la sua compagnia alpina, si offriva di far parte di un centro di fuoco avanzato, sottoposto ad intensa azione di artiglieria e di mitragliatrici, contribuendo validamente per più giorni alla tenace resistenza opposta dal suo reparto ai reiterati attacchi di forze nemiche soverchianti per uomini e mezzi. Ferito una prima volta al viso da una scheggia di bomba, rifiutava di farsi medicare e si lanciava, alla testa dei suoi uomini, al contrassalto. Colpito una seconda volta, pure al viso, da una pallottola avversaria, non solo rimaneva al suo posto di combattimento ma, sostituitosi al porta arma caduto, di un fucile mitragliatore, continuava a sparare, infliggendo al nemico sensibili perdite. Avuta la sua arma inutilizzata da una raffica di mitragliatrice, si lanciava decisamente nella mischia a colpi di bombe a mano, finché, colpito una terza volta alla testa, si abbatteva esanime sul campo della gloria, dopo aver contribuito con indomito valore al successo dell’azione. Mirabile esempio di audacia, di eroismo e di grande amor patrio. Faquia e Gurit (Fronte greco), 22-24 dicembre 1940.[6]»
— Regio Decreto 2 gennaio 1942[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g Bianchi, Cattaneo 2011, p. 243.
  2. ^ Tessari 2010, p. 169.
  3. ^ a b c Chiappa 1972, p. 7.
  4. ^ Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare 1965, p. 510.
  5. ^ Filippo Tommaso Marinetti, Canto eroi e macchine della guerra mussoliniana, Mondadori, 1942, p. 180.
  6. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  7. ^ Registrato alla Corte dei Conti il 31 gennaio 1942, registro 4 guerra, foglio 144.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Bianchi, Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Andrea Bianchi, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Medagliere, Associazione Nazionale Alpini, 2012, ISBN 978-88-902153-2-2.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le Medaglie d'Oro al Valor Militare (1929-1941) Vol.1, Roma, Tipografia regionale, 1965.
  • Roberto Tessari, Alpini. Le Penne nere. Il segno delle grandi imprese, Treviso, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, 2010, ISBN 978-88-96674-06-2.

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

  • Costantino Chiappa, Le Medaglia d'Oro al Valor Militare (1929-1941) Vol.1, in Genova Alpina, n. 11/12, Genova, Sezione ANA di Genova, novembre-dicembre 1972.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]