Angelo Quattrocchi

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Angelo Quattrocchi (Cantù, 12 novembre 1941Roma, 6 giugno 2009) è stato un attivista, scrittore, giornalista ed editore italiano.

È stato una figura centrale del beat, della contestazione e della controcultura italiani.[1]; considerato una figura storica dell'underground italiano[2], un vero simbolo dell’Italia alternativa degli anni '70[3], ha rappresentato tutte le peculiarità dei movimenti underground in Italia[4].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Viaggia molto negli anni sessanta e settanta, soprattutto prendendo parte all'underground e ai movimenti londinesi e californiani. A Londra collabora alla rivista di controcultura OZ, mentre pubblica a Parigi nel 1968, a ridosso del Maggio francese, il suo primo libro The Beginning of the End[3], poi ristampato in Italia con il titolo E quel maggio fu: rivoluzione!.[5] In California, nei primi anni settanta, continua la collaborazione con l'ambiente culturale underground, e fa la conoscenza dell'attivista Jerry Rubin, del fumettista Robert Crumb e della femminista Angela Davis;[6] intrattiene una relazione sentimentale con l'avvocata di quest'ultima, Beverly Axerold, con la quale rientra a Roma, dove fonda la rivista di controcultura Fallo![7], un titolo ispirato a Do It! di Jerry Rubin, e il periodico Roman High[8].

Nel 1972 è il promotore con Marcello Baraghini e Matteo Guarnaccia[9] della Lista ippi[4], o "Partito ippi"[10][11], che si presenta alle elezioni politiche per rappresentare gli hippy italiani[12], e che viene presentata al Carta vetrata, storico locale underground di Bollate[13]. Il simbolo del partito è un jolly, e così dichiara Quattrocchi alla stampa: «Chiarisce abbastanza gli intenti del partito: le elezioni sono un gioco, andiamo a giocare anche noi»[14]. Il programma della lista elettorale prevede, tra le altre cose, l'abolizione degli asili, delle scuole, delle chiese, delle caserme, la legalizzazione di hashish e marijuana e il rendere gratuiti i trasporti, le case, le medicine e i concerti rock[14]

Nel 1976 pubblica Italia alternativa, così recensito su La Stampa: «E' uno strumento indispensabile a chi tra i giovani si richiama all'underground, alla psichedelia, a chi è andato ai concerti rock o ha fumato marijuana (senza farne un bene di consumo), a chi si richiama comunque a un'alternativa»[15].

Negli anni '80 è stato uno dei collaboratori di Frigidaire[16].

Durante un processo per oscenità a causa del suo racconto Gelosia d'amore, storia erotica di Cappuccetto Rosso, fa la conoscenza dell'attivista per i diritti civili Carla Simeoni, con la quale inizia una relazione e si trasferisce in una comune all'Elmo, in provincia di Grosseto: da questa unione nasce nel 1979 l'artista Lapo Simeoni.[17] In Maremma, Quattrocchi fa attivismo politico e pubblica alcuni libri quali Maremma e dintorni e Miti, riti, magie e misteri degli etruschi; tra le sue battaglie, si ricorda la lotta contro la centrale nucleare di Montalto di Castro. Si trasferisce per un breve periodo a Sassofortino con la nuova compagna, Annie Colucci, dalla quale ha due figli, e rientra poi negli anni novanta stabilmente a Roma, dove nel 1998 fonda la casa editrice Malatempora.[18]

È autore di una ventina di libri, tra cui Wounded Knee: indiani alla riscossa, Come e perché difendersi dalla tv, il romanzo Ultimi fuochi e La battaglia di Genova sulle giornate di contestazione e di repressione in occasione del G8, nel luglio del 2001.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • E quel maggio fu: rivoluzione! (1968)
  • Timothy Leary: il profeta (1974)
  • Italia alternativa (1976)
  • Wounded Knee. Gli indiani alla riscossa (1976)
  • Come e perché difendersi dalla tv (1986)
  • Maremma e dintorni (1986)
  • Miti, riti, magie e misteri degli etruschi (1992)
  • Magia e malie dell'est europeo (1992)
  • Dai... stacca la spina! Manifesto per la riscossa antitelevisiva (1996)
  • Carnalità. 99 racconti erotici (1999)
  • Veridica storia dei giubilei. Da un assassinio (1300) a un imbroglio (2000) (1999)
  • La battaglia di Genova
  • Il pastore tedesco (2005)
  • No, no, no! Ratzy non è gay (2007)
  • Elisabeth Batory. La torturatrice
  • Ultimi fuochi
  • Veltroni. Il cavaliere rosa (2008)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Stefano Pistolini, Angelo Quattrocchi e gli ippi italiani, su ilpost.it, Il Post, 28 settembre 2010. URL consultato il 27 gennaio 2021.
  2. ^ https://www.questotrentino.it/articolo/8701/angelo_quattrocchi_e_malatempora
  3. ^ a b https://nicovalerio.blogspot.com/2009/06/guru-leditore-della-controcultura-e.html
  4. ^ a b https://www.informazioneconsapevole.com/2016/04/la-storia-il-pensiero-e-lattivismo-di.html
  5. ^ Nonfiction Book Review: The Beginning of the Edn: France, May 1968 by Angelo Quattrocchi, su Publishers Weekly. URL consultato il 27 gennaio 2021.
  6. ^ Angela Davis. L'incontro di Giancarlo Politi con il femminismo rivoluzionario americano, su Artslife, 7 aprile 2020. URL consultato il 27 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 13 novembre 2020).
  7. ^ https://issuu.com/albertobolzonetti/docs/rivista_sulle_riviste_underground_per_sito
  8. ^ http://www.questotrentino.it/articolo/8701/angelo_quattrocchi_e_malatempora.htm
  9. ^ https://www.questotrentino.it/articolo/8665/i_fogli_dei_folli
  10. ^ Giancarlo Ascari e Matteo Guarnaccia, Quelli che Milano: Storie, leggende, misteri e varietà, BUR, 2010
  11. ^ Axel Matt, Le avventure di un aspirante Freak, Albatros, 2019
  12. ^ Alessandra Izzo e Tiziano Tarli, Italian Nightclubbing: Deliri, follie e rock’n’roll negli storici club del bel paese, Arcana Edizioni, 2015
  13. ^ Alessandra Izzo e Tiziano Tarli, Italian Nightclubbing: Deliri, follie e rock’n’roll negli storici club del bel paese, Arcana Edizioni, 2015
  14. ^ a b La Stampa, martedì 7 marzo 1972, pag. 10
  15. ^ Tutto libri, sabato 4 settembre 1976, pag. 12
  16. ^ https://www.frigolandia.eu/?q=node/93
  17. ^ Una vita per i diritti civili. Addio a Carla Simeoni, Il Tirreno, 12 luglio 2019. URL consultato il 22 febbraio 2023.
  18. ^ Gabriele Bindi, Angelo Quattrocchi ci ha lasciato, su Terra Nuova, 8 giugno 2009. URL consultato il 27 gennaio 2021.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN37650839 · ISNI (EN0000 0000 8117 087X · SBN BVEV012696 · LCCN (ENn87141153 · BNF (FRcb12442352h (data) · J9U (ENHE987007435323305171