Angelo Joppi

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Angelo Joppi
NascitaViterbo, 4 gennaio 1904
MorteRoma, 1º ottobre 1984
Dati militari
Paese servito Regno d'Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armata Regio Esercito
Esercito Italiano
ArmaCorpo dei Carabinieri Reali
Arma dei Carabinieri
Anni di servizio1923 - 1924
1940 - 1962
GradoTenente
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneGuerra di liberazione italiana
DecorazioniMedaglia d'oro al valor militare
"fonti nel corpo del testo"
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Angelo Joppi, o Ioppi (Viterbo, 4 gennaio 1904Roma, 1º ottobre 1984), è stato un carabiniere italiano, medaglia d'oro al valor militare[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Si era arruolato nell'Arma dei Carabinieri nel 1923 e dal 1924, aveva prestato servizio presso la Stazione di Selci e a Roma. Al termine della ferma, aveva affiancato il padre nel lavoro di bottega a Viterbo e si era sposato. Padre di quattro figli, nel 1940 Angelo Joppi era stato richiamato in servizio. Frequentato il corso allievi sottufficiali, nel 1941 Joppi è brigadiere presso la Compagnia Comando della Legione "Lazio". Vi resta sino all'armistizio, quando si dà alla macchia nel Viterbese.

Tornato nella Capitale occupata dai tedeschi, ai primi d'ottobre del 1943, il sottufficiale entra nell'organizzazione clandestina dell'Arma, diretta dal generale Filippo Caruso. È protagonista di numerose, temerarie azioni contro i nazifascisti. Il 14 gennaio 1944 è Joppi a lanciare, in Via Tasso, due bombe a mano nel cortile del Comando della polizia tedesca. Il 7 marzo il sottufficiale riesce a sottrarsi alla cattura, quando la polizia fascista fa irruzione in una bottega della romana Via del Vantaggio, trasformata in base e deposito d'armi della Resistenza. Joppi non desiste: una settimana dopo è protagonista dell'attacco, in Via Tomacelli, contro una colonna di fascisti proveniente dal cinema "Adriano". Ma il sottufficiale dei carabinieri si è esposto troppo. Ancora qualche giorno e Joppi, tradito da una spia, è arrestato dai tedeschi mentre si trova con una delle giovani figlie (Liliana, di 17 anni), alla Stazione di Piazzale Flaminio.

Tradotto nel carcere di Via Tasso, Joppi è sottoposto a terribili torture, che non valgono a piegarlo e a fargli rivelare ciò che sapeva sull'organizzazione clandestina diretta da Filippo Caruso. Dopo mesi di detenzione e di sevizie, che lo avrebbero reso invalido[2], Angelo Joppi è condannato a morte. Il 3 giugno, con altri resistenti destinati al martirio, è caricato su un camion diretto fuori Roma. Il mezzo si guasta e Joppi, con gli altri, è riportato in Via Tasso. Si salverà per il sopraggiungere degli angloamericani. Dopo essersi ripreso dalle sevizie, Joppi sarà promosso maresciallo capo dei CC; sarà collocato nella riserva nel giugno del 1962 col grado di tenente. È spirato, a ottant'anni, in un ospedale romano. Nel 1991, il Comando generale dell'Arma ha deliberato l'intitolazione ad Angelo Joppi della caserma che, a Bomarzo (Viterbo), ospita la stazione dei carabinieri[3].

Angelo Joppi fu autore di un'autobiografia pubblicata nel 1945[4] ed edita nuovamente nel 2014[5].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Sottufficiale dei carabinieri reali, caposquadra del fronte militare di resistenza della Capitale (Banda Carabinieri Reali Caruso, audace fino alla temerarietà, sempre primo in ogni ardua contingenza e in ogni iniziativa rischiosa sfidando impavido le insidie della polizia nazi-fascista che lo ricercava attivamente, eseguì personalmente diversi ed importanti atti di sabotaggio e di distruzione contro il nemico. Arrestato una prima volta, riuscì a fuggire dalle mani della polizia fascista seguitando imperturbabile la sua intensa attività di organizzatore. Arrestato successivamente e richiuso nelle tetre prigioni di via Tasso, vi giacque per circa 90 giorni, subendo 28 martorianti interrogatori e le più atroci, massacranti, immense torture, per estorcergli rivelazione sull’organizzazioni del fronte militare di resistenza. Sopportò con adamantina eroica fermezza i più strazianti feroci supplizi, che resero il suo corpo permanentemente invalido, per nascondere severamente il segreto. Luminoso, sublime esempio di alte virtù militari, di assoluto sprezzo del pericolo, di completa appassionata dedizione alla causa della Patria. – Fronte militare di resistenza, settembre 1943-giugno 1944.»
— Roma, 1944[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sito web del Quirinale
  2. ^ I lunghi 90 giorni del brigadiere Joppi nel fosco carcere di Via Tasso. Corriere di Roma del 30 giugno 1944
  3. ^ Nel 1981 gli verrà reso onore dedicandogli l’84 corso Carabinieri ausiliari Carabinieri, «Il valore di un esempio» Archiviato il 25 gennaio 2015 in Internet Archive.
  4. ^ Angelo Ioppi, Non ho parlato, Roma: s.n., 1945
  5. ^ Angelo Ioppi, Non ho parlato: storia di un carabiniere torturato dai nazisti, Argelato: Minerva, 2014, ISBN 978-88-7381-583-9
  6. ^ Associazione Nazionale Combattenti FF.AA. Guerra di liberazione

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN90316374 · ISNI (EN0000 0004 1965 5445 · SBN RMRV008035