Angelo Giuseppe Zancanaro

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Angelo Giuseppe Zancanaro (Arsiè, 22 maggio 1894Feltre, 19 giugno 1944) è stato un militare e partigiano italiano pluridecorato.

Nato nella frazione di Incino di Arsiè fu capitano degli Arditi nella prima guerra mondiale. Nel dopo guerra intraprese la carriera militare diventando tenente colonnello. Dopo l'8 settembre 1943, coordinò l'intera organizzazione militare delle forze partigiane della provincia di Belluno. Per queste motivazioni e per la sua tragica morte per mano fascista gli fu concessa nel 1976 la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Prima guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Allo scoppio della Prima guerra mondiale fu inquadrato nel Battaglione Alpini "Susa" (3º Reggimento alpini[1]). Fu nominato sottotenente il 13 giugno 1915, promosso tenente nel maggio 1916 e capitano, per meriti eccezionali, nell'autunno del 1917.

Fronte d'Isonzo[modifica | modifica wikitesto]

Con il Battaglione Alpini Susa partecipò dal 13 giugno 1915 al 10 ottobre 1917 alle operazioni di guerra del fronte dell’Isonzo. Era presente durante l’attacco di Santa Maria d’Isonzo (frazione di Tolmino) e la conquista della stessa Tolmino. Partecipò alla conquista del ‘’trincerone’’ di Monte Vodil e della quota 500 sul monte Mrzli. Sempre in quel periodo combatté nell’alta valle di Pontebba per la conquista della Freikofel, nella parte alta della Carnia[2] e in particolare sul monte Pal Piccolo o Pal Pizzul, in friulano, nella zona del Passo di Monte Croce Carnico.

Successivamente fu incaricato di formare il XVIII Reparto d’Assalto, che comandò fino a gennaio 1918. Con il XVIII reparto d’Assalto partecipò, dopo la battaglia di Caporetto, tra il 4-8 novembre 1917 a Forcella Claudana (tra la Valle del fiume Meduna e la Valle del torrente Cellina) ai combattimenti contro il battaglione Wurttemberg con l’allora sconosciuto tenente Erwin Rommel:[3]. A seguito del ripiegamento sulla linea del Piave fu presente il 26 novembre 1917 nello scontro avvenuto a Ponte di Vidor.

Fronte Monte Grappa[modifica | modifica wikitesto]

Il XVIII reparto di Arditi, dopo l’offensiva austriaca e lo sbandamento di Caporetto, fu riorganizzato prima come 6º Reparto d'Assalto e dopo come IX Reparto d’Assalto, sempre agli ordini dell’allora colonnello Giovanni Messe futuro Maresciallo d'Italia. In questi reparti Zancanaro fu capitano di una compagnia. Nel 1918 fu trasferito nel settore del Monte Grappa dove partecipò ai seguenti combattimenti nella zona dei Colli Alti a San Giovanni (Solagna) nel comune di Solagna:

  • 15 gennaio 1918 – sul Monte Asolone;
  • 12 aprile 1918 – sul Col del Miglio;
  • 15 maggio 1918 – su Monte Asolone;
  • 15-16 giugno 1918 – sul Col Moschin e Col Fenilon e il 24 giugno 1918 sul col Monte Asolone, nella Battaglia del solstizio;
  • 24 ottobre 1918 – sul Monte Asolone – Col della Beretta – Val Brenta.

Durante i combattimenti fu ferito tre volte.[4]

«Il capitano Zancanaro […] per l’onestà dei suoi sentimenti, per la bontà del suo animo, per il coraggio in combattimento rasentante la temerarietà, è stimato, rispettato e amato da tutti. Ha un grande ascendente sui suoi soldati che lo adorano!»

Ufficiale di carriera[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la Grande guerra divenne ufficiale di carriera in s.p.e. (servizio permanente effettivo) e partecipò alla guerra d'Etiopia (1936) e alla Campagna italiana di Grecia (1941).

Lotta di liberazione[modifica | modifica wikitesto]

L'armistizio dell'8 settembre 1943 lo vide da tenente colonnello al comando del Battaglione “Gemona” dell'8º Reggimento AlpiniDivisione Julia unità di Tricesimo che farà sciogliere senza che nessun alpino venisse preso prigioniero dai tedeschi. .[6]

Come ricorda la medaglia d’oro al valor militare nella lotta di liberazione dopo essere rientrato a Feltre prese i contatti con le FADP (Le Forze Armate della Patria) organizzate dal ‘’Colonnello Sassi’’ (ovvero il capitano di vascello di origine polacca Jerzy Sas Kulczychy (1905-1944) e con il CLN Veneto. A questo scopo partecipò alla riunione dell7 ottobre 1943 che si svolse nella canonica di Bavaria di Nervesa della Battaglia.[6]

Il tessuto organizzativo su cui poteva contare Zancanaro era quello della Azione Cattolica, organizzata da don Giulio Gaio e dai parroci. Quest’ultimi costituirono subito un “Comitato cittadino clandestino feltrino” e si esposero per tutti i venti mesi della lotta di liberazione dal nazifascismo.

Il Tenente colonnello Zancanaro, forte di questi legami e del prestigio personale di militare pluridecorato, dopo l’esaurimento dell’iniziativa del FADP fu nominato dal neo costituito CLN di Belluno responsabile militare dell'intera provincia. Nella sua zona costituì, assieme agli ufficiali Vida e Taricco e il ragionier Luigi Doriguzzi, un gruppo partigiano autonomo, la Brigata alpina “Feltre”. Erano circa 350 ex alpini della zona distribuiti nei vari paesi del Feltrino.[7]

Zancanaro e la sua organizzazione ebbe anche contatti radio col Maresciallo d'Italia Giovanni Messe, capo di stato maggiore del Comando Alleato, che aveva conosciuto durante la prima guerra mondiale nel IX Reparto d'assalto degli arditi sul Monte Grappa. Inoltre divenne anche il referente delle forze anglo-americane in zona a cui indirizzare gli aviolanci con i rifornimenti e l'armamento. Durante l'inverno organizzò a scopo difensivo, secondo l'orientamento “attendista” del mondo cattolico-moderato, una "resistenza passiva" con la creazione di depositi di armi e l'allestimento dei due campi di lancio a Malga Erera (Val Canzoi) e sulle Vette Feltrine.[8]

Dal 7 marzo 1944 alla fine di aprile Zancanaro fu arrestato e incarcerato (carcere di baldenich) dai nazifascisti bellunesi con altri ufficiali di carriera. Il comando della “Brigata Feltre” fu assunto dal maggiore Francesco Vida con la collaborazione di Luigi Doriguzzi del CLN di Belluno (Luciano Granzotto Basso e l’ingegner Attilio Tissi)[9]

I contrasti tra i cattolici e i garibaldini[modifica | modifica wikitesto]

Contemporaneamente il 7 novembre 1943 presso Lentiai si era costituito il Distaccamento Garibaldi "Tino Ferdiani", una formazione garibaldina comunista che ebbe come primo comandante il feltrino Rizzieri Raveane “Nicolotto”, ex combattente di Spagna e ex confinato a Ventotene.[10] Nel periodo tra il novembre 1943 e il maggio 1944 si evidenziarono le diversità di strategia tra i due gruppi della Resistenza feltrina. I giovani militari cattolici moderati di Zancanaro, supportati dalla borghesia cittadina e rinforzati dagli aviolanci americani, preferivano attendere l'arrivo degli Alleati per non coinvolgere la popolazione civile nella guerra mentre i comunisti intendevano entrare immediatamente in azione. Ecco come la parte moderata ricordò questa distinzione.

«Concomitante all’azione del Comitato Civico, cominciò anche l’attività organizzativa del col. Zanzanaro basata su principi attendisti. Gli uomini che da lui venivano utilizzati dovevano essere pronti a combattere solo nel momento in cui gli Alleati ci avessero aiutati a scacciare i tedeschi. [...] Quindi noi non avremmo subito alcuna rappresaglia, se fossimo stati tranquilli e non li avessimo provocati. Il problema che il col. Zancanaro si era posto era questo: preparare una forza militare per il momento della ritirata dei tedeschi. Contenere questa ritirata, evitando danni alle popolazioni. Questa posizione (sostenuta dalla DC e contrastata dal PSI e PdA feltrini) era una posizione antitedesca, memore dell’invasione della guerra del 15-18 , delle rappresaglie , delle ruberie di allora. Il nemico antico era temuto per la sua ferocia e la popolazione, che ancora si ricordava, era per sua natura antitedesca.[...] Questa posizione attendista del col. Zancanaro evitava quindi nella maniera più assoluta di mettere il tedesco nella condizione di agire. Contrastava quindi con gli interventisti, i quali erano per l'azione che provocava la reazione tedesca per ricavare una successiva reazione nostra.. Inoltre, la posizione attendista era prima di tutto finalizzata a liberare il territorio dai tedeschi, successivamente si sarebbe pensato al nuovo assetto politico. Mentre gli altri, i comunisti, vedevano soprattutto l'impianto politico, l'affermazione politica. Essi si richiamavano alla Spagna.»

È storicamente assodato che ci furono altri contrasti che nacquero dalla scarsa disponibilità di Zancanaro di mettere a disposizione anche delle formazioni garibaldine le armi ricevute tramite gli aviolanci americani come lamentato anche dallo stesso commissario politico della garibaldina "Tino Ferdiani" Giuseppe Landi con una lettera dell'11 maggio 1944 inviata al CLN regionale in cui lo accusò di "tradimento. [senza fonte].

L'assassinio nella notte di Santa Marina[modifica | modifica wikitesto]

Il 16 giugno 1944 un gruppo di 12 partigiani comunisti del Distaccamento “Ferdiani” della Brigata “Pisacane”, guidati dal comandante Mariano Mandolesi “Carlo” ricordata come operazione Baldenich, vestiti con divise tedesche riuscirono a penetrare nel carcere di Belluno liberando 73 detenuti politici, tra i quali il ragioniere Luigi Doriguzzi “Momi”, l’avvocato Giovanni Banchieri, il capitano Francesco Pesce “Milo” (futuro comandante della Divisione Nannetti”), Eliseo Dal Pont “Bianchi”.[12]

La notte tra il 18 e il 19 giugno 1944 a Feltre degli uomini in divisa tedesca, guidati da “quello sparuto gruppo di fascisti” fecero irruzione nella casa di Zancanaro, dove uccisero con una raffica di mitragliatrice lo stesso Zancanaro e il figlio Luciano di 19 anni. Nella stessa azione furono poi uccisi anche l'ingegner Pietro Vendramin (1891-1944), Oldino De Paoli (1907-1944), e un giovane veneziano, che si trovava casualmente in città, Gino Colonna-Romano (1920-1944)[13], furono invece prelevati due sacerdoti: il Rettore del Seminario Candido Fent e Monsignor Giulio Gaio.[14]

Il 21 giugno, due giorni dopo la morte di Zancanaro, il CLN di Feltre decise che il reparto che era da lui comandato assumesse la denominazione di Battaglione “Zancanaro” e fosse fatto confluire nella Brigata Garibaldina Antonio Gramsci. Con l'afflusso degli uomini di Zancanaro la Brigata Garibaldina composta da un centinaio di uomini raggiunse in settembre 996 effettivi.[15]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

1915 - Come Sottotenente gli fu riconosciuta con il Battaglione Alpini "Susa" sul fronte dell'Isonzo [16]

Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Con intelligente sorpresa ed energia ammirevole riusciva ad occupare una caponiera avversaria, facilitando l'azione successiva del proprio battaglione, nella quale poche ore dopo rimaneva ferito.»
— Vodil 21 ottobre 1915

1918 - Come Capitano degli Arditi del 6º Reparto d'assalto durante la Battaglia del solstizio

Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante interinale di un reparto di Arditi, lo guidò all'assalto con intelligenza, calma e sagacia e sventando una minaccia di aggiramento, contenne abilmente il nemico, che in forze preponderanti aveva contrattaccato, sbarrandogli la strada a fucilate ed a colpi di bombe.»
— Monte Asolone 15 gennaio 1918

Come Capitano degli Arditi del IX Reparto d'assalto durante la Battaglia del solstizio [17]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Nella conquista di alcune posizioni di vitale importanza, conduceva la propria compagnia con slancio e forza travolgente. Alla testa dei suoi Arditi, primo fra i primi, magnifico per esempio coraggio e sprezzo del pericolo, con scatto fulmineo raggiungeva l'obiettivo, circondava il nemico molto più forte di numero, e, dopo fiera lotta l'obbligava alla resa. Coronava l'ardita azione catturando 27 ufficiali, 250 uomini di truppa, 7 mitragliatrici e numeroso materiale bellico»
— Col Fenilon-Col Moschin 15-16 giugno 1918[18]

1936 - Come Capitano s.p.e. del 1º Reggimento di fanteria coloniale e V Battaglione libico nella guerra d'Etiopia.

Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di compagnia, in due giorni di aspri combattimenti, dava ripetute prove di perizia, di tenacia e di esemplare ardimento.»
— Gianagobo, 16-17 aprile 1936 XIV

1937 - Come Capitano in s.p.e. del 1º Reggimento di fanteria coloniale

Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di compagnia avanzata, durante aspro combattimento, in terreno coperto ed insidioso, guidava il proprio reparto con perizia e valore. Ricevuto ordine di disimpegnarsi eseguiva la manovra con calma ed avvedutezza. Successivamente alla testa dei suoi Ascari,contrattaccava animosamente all'arma bianca e a colpi di bombe a mano il nemico superiore di forze, volgendolo in fuga, inseguendolo e infliggendogli perdite sensibili. Costante esempio ai propri dipendenti, di capacità, slancio e sprezzo del pericolo»
— Gurè 5 maggio 1937 XV

1941 - Come Maggiore in s.p.e. della Divisione alpina "Pusteria" nella Campagna italiana di Grecia

Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di Battaglione, in aspra zona montana fortemente contesa, guidava con slancio il suo reparto al contrattacco, ricacciando il nemico. Ferito ad una gamba, continuava nell'azione con animo sereno, incitando i dipendenti e dando prove di fermezza, coraggio e sprezzo del pericolo.-»
— Quota 1615 di Monte Golico -fronte greco- 8 marzo 1941

1944 - Come Capo di stato maggiore della brigata partigiana Feltre

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Sette volte decorato al valor militare, all'atto dell'armistizio, benché anziano, non esitava a partecipare alla lotta di liberazione apportando alla causa partigiana oltre all'impulso prezioso di un'intensa passione quello delle sue esperienze di valoroso combattente. Capo di Stato Maggiore di un gruppo di bande alpine, dimostrava eccezionali doti organizzative a pari virtù di comandante. Ad avvenuto arresto del responsabile di tutte le formazioni partigiane della zona, lo sostituiva mantenendone la compattezza morale e l'efficienza operativa anche nei momenti più critici della lotta. Con grande generosità, cosciente del pericolo a cui si esponeva, si presentava in tribunale a testimoniare in favore dello stesso superiore e dei di lui figli anch'essi catturati, riuscendo a smontare le numerose prove d'accusa e salvandoli da sicura condanna a morte. Caduto, su vile delazione, in un'imboscata notturna tesagli dal nemico, anziché tentare la fuga, ingaggiava un'impari lotta, finché, colpito a morte, immolava insieme all'unico figlio, la vita per la causa della libertà della Patria. Fulgido esempio di dedizione assoluta agli ideali di giustizia e di libertà.»
— Feltre, 10 ottobre 1943 - 19 giugno 1944[19]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

La città di Feltre in ricordo della drammatica notte di Santa Marina ha dedicato una via a Angelo e Luciano Zancanaro.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ 3° REGGIMENTO ALPINI STORIA - BATTAGLIONE ALPINI SUSA
  2. ^ Museo all'aperto del Freikofel (Grande Guerra)
  3. ^ Una battaglia della retroguardia: Forcella Clautana, Longarone - Storia e Memoria di Bologna
  4. ^ Famiglia Favero (a cura di) -San Giovanni -Colli Alti- Il piccolo museo 1915-1918- "Roberto Favero"- Ediz.Art. Bassano- Seconda edizione 2009 - pag 38-39
  5. ^ Famiglia Favero (a cura di) -San Giovanni -Colli Alti- Il piccolo museo 1915-1918- "Roberto Favero"- Ediz. Art. Bassano- Seconda edizione 2009 - pag 39
  6. ^ a b Opocher Enrico- Morello Livio- Toaldo Luigi- Il rastrellamento del Grappa –ISVR -Istituto Veneto Storia Resistenza- Annali 1984-85- Marsilio Editore –Padova – p 13
  7. ^ D’Ambros Michelina- Le origini della Resistenza Feltrina – Tesi Laurea - allegati: Intervista del 7 gennaio 1977 a Luigi Doriguzzi - Anno accademico 1977-1978 – Università di Padova – edita integralmente in Perenzin Giovanni –Comunisti e cattolici nella resistenza – ISBREC – Belluno 2003 – pp 218-224
  8. ^ Vendramini Ferruccio- Guerra e politica in clandestinità- ISBREC- 2006- Belluno – p 12
  9. ^ Maggiore Francesco Vida – Relazione del 14 maggio 1945, in ISBREC _CLN feltre Busta 3-fac. 2 – testo integrale in Vendramini Ferruccio – Guerra e politica in clandestinità – Documenti del CLN mandamentale di Feltre (1943-1945) ISBREC Belluno – 2006- pp283- 287
  10. ^ Gaddi Giuseppe – La Spasema:piccola storia della Resistenza bellunese – 1981
  11. ^ D’Ambros Michelina- Le origini della Resistenza Feltrina – Tesi Laurea - allegati : “Intervista a Luigi Doriguzzi” - Anno accademico 1977-1978 – Università di Padova edita integralmente in Perenzin Giovanni –Comunisti e cattolici nella resistenza – ISBREC – Belluno 2003 pagina 221
  12. ^ Righes Augusto –Recapito 67 - ISBREC –Belluno 2006
  13. ^ Aurelio De Paoli – Renato Vecchiato – Alvaro Bari. Un pilota veneziano nella Resistenza feltrina- Cleup Padova – 2014 - pg54
  14. ^ Luigi Doriguzzi – autobiografia per l'istituto Sturzo documento riportato in Vendramini Ferruccio – Guerra e politica in clandestinità – ISBREC –Belluno 2006- pag 293
  15. ^ Relazione di Paride Brunetti in Sittoni Giuseppe –Uomini e fatti del Battaglione Gherlenda – 2005 – pag 363
  16. ^ APAGZ (Archivio Privato Angelo Giuseppe Zancanaro) - trascrizione della motivazione dal documento depositato al museo di Solagna - San Giovanni - Colli Alti
  17. ^ APAGZ trascrizione motivazione dal documento Ministero della Guerra n. d'ordine 44908 - Roma, 19 maggio 1920 - Registro Corte dei Conti, 7 ottobre 1919; Registro n.129 guerra Foglio 11 -
  18. ^ http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/view_doc.php?img=e-1919%20vol_3/e-1919%20vol_3_00000712.jpg
  19. ^ Quirinale - scheda

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Famiglia Favero (a cura di) -San Giovanni -Colli Alti- Il piccolo museo 1915-1918- "Roberto Favero"- Ediz. Art. Bassano- Seconda edizione 2009
  • Aurelio De Paoli – Renato Vecchiato – Alvaro Bari. Un pilota veneziano nella Resistenza feltrina- Cleup Padova – 2014
  • Emanuele D'Andrea - "Liberate il partigiano Milo!" L'operazione Baldenich: motivazioni, effetti ed elenco dei liberati dal carcere. in "Protagonisti" n. 107- dicembre 2014 - Rivista ISBREC Belluno
  • Graziella Maria Rosa Conz - La resistena nel feltrino. La Brigata Antonio Gramsci: Origine, struttura e attività militare- relatore Gianantonio Paladini - Università di Venezia - Tesi di laurea 1995-1996
  • Antonio Serena - Benedetti assassini - Ritter - 2015

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]