Andrea Fornasiero

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Andrea Fornasiero
Andrea Fornasiero nel 2016
NascitaEste, 9 febbraio 1937
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataAeronautica Militare
GradoGenerale di squadra aerea
CampagneOperazione Deny Flight
Operazione Decisive Endeavor
Operazione Joint Endeavour
Comandante diCapo di stato maggiore dell'Aeronautica Militare
Decorazionivedi qui
Studi militariAccademia Aeronautica
dati tratti da Biografia del Gen. S.A. Andrea Fornasiero[1]
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Andrea Fornasiero (Este, 9 febbraio 1937) è un generale e aviatore italiano, che ha ricoperto l'incarico di capo di stato maggiore dell'Aeronautica Militare tra il 5 febbraio 1999 e il 3 agosto 2001. Insignito della croce di Cavaliere dell'ordine militare d'Italia e della gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato ad Este, provincia di Padova, il 9 febbraio 1937.[2] Ha frequentato l'Accademia Aeronautica, Corso "Rostro", uscendone con il grado di sottotenente pilota in servizio permanente effettivo.[2] In seguito ha conseguito la Laurea in Studi Aeronautici presso l'Università "Federico II" di Napoli.[1] Ha inoltre frequentato la Air University di Maxwell AFB (Stati Uniti d'America), il corso basico ed avanzato presso la Scuola di guerra aerea di Firenze ed il Corso di Difesa Strategica presso il Centro alti studi per la difesa di Roma (C.A.S.D.).[1] La sua carriera militare è iniziata nel 1960, ed è stato comandante della 391ª Squadriglia, Capo operazioni, Capo dell'Ufficio Operazioni Unificate e Comandante del 154º Gruppo; Capo della Sezione Pianificazione logistica del Capo di Stato Maggiore del Comando Logistico.[1] Promosso colonnello nel 1976 e poi nominato comandante del 53º Stormo (20 ottobre 1978–19 giugno 1980) di stanza sull'aeroporto di Cameri,[3] e Capo dell'Ufficio Pianificazione e Bilancio del Capo di Stato maggiore dell'Aeronautica.[2] Nel 1984, promosso generale di brigata aerea, fu messo a capo del Dipartimento della finanza, ricerca e pianificazione dello sviluppo del Segretariato Generale della Difesa/Direzione Generali Armamenti,[N 1] con responsabilità per la negoziazione di programmi internazionali di ricerca e di sviluppo multilaterali per le industrie aeronautiche e della difesa.[2] Nel 1988 fu promosso generale di divisione aerea,[2] e tra il 1992 e il 1994 è stato al comando della Direzione Generale per le Telecomunicazioni, e responsabile per l'acquisto e i contratti di manutenzione dei sistemi di comunicazione e di difesa radar, per un valore complessivo di circa 1000 miliardi di lire dell'epoca.[1] Promosso generale di squadra aerea nel 1994,[2] tra quell'anno e il 1996 è stato Comandante della 5th ATAF a Vicenza, dirigendo le operazioni militari Deny Flight, Decisive Endeavour e Joint Endeavour in Bosnia-Herzegovina. Sotto il comando della Nazioni Unite e più tardi sotto quello della NATO, ha diretto le operazioni militari con piloti provenienti da 13 differenti paesi.[1] Queste operazioni portarono alla stipula dell'accordo di Dayton.[1] Nell'ottobre 1996 fu nominato Presidente del Sottocomitato Regionale Sud Europa della NATO e del Planning Board Europe Inland Surface Transport, con compiti erano di supervisione dei piani di trasporto di emergenza della NATO in Turchia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia ed Italia.[1] Tra il marzo 1997 e il febbraio 1999 è stato Comandante Generale delle Scuole dell'Aeronautica Militare nonché Presidente del Consiglio Superiore delle Forze Armate–Sezione Aeronautica.[1] Come Presidente del Consiglio Superiore delle Forze Armate–Sezione Aeronautica ha approvato programmi e contratti per la gestione complessiva dell'Aeronautica Militare.[1] Il 5 febbraio 1999 è stato nominato Capo di stato maggiore dell'Aeronautica Militare, ricoprendo tale incarico sino al 5 agosto 2001. Durante la sua direzione è iniziata la modernizzazione della flotta aerea militare, con l'approvvigionamento degli aerei da trasporto Lockheed C-130J Hercules, delle aviocisterne Boeing KC-767, dei caccia General Dynamics F-16ADF e del UAV da ricognizione General Atomics RQ-1 Predator.[1] Il 31 ottobre 2001 è stato nominato consigliere per la sicurezza aerea del Ministro dei Trasporti e delle infrastrutture, e il 5 novembre dello stesso anno è divenuto membro del Comitato Tecnico Scientifico per la riforma del regolamento relativo all'aviazione civile.[1]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante delle quinta Forza Aerea Tattica alleata delle N.A.T.O., nel corso dell’operazione “Deny Flight” – disposta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite con la finalità di attenuare le conseguenze sulle popolazioni dei conflitti interetnici in Bosnia-Erzegovina – in adempimento alle superiori direttive, per più di 500 giorni e con diuturno impiego, provvedeva alla pianificazione, al coordinamento e all’attuazione di oltre 60 mila missioni di volo. Grazie ai criteri ai quali ispirava l’ininterrotta attività di comando e controllo, gli interventi richiesti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite venivano assolti con tempestività e successo. Senza alcuna perdita fra gli equipaggi e senza provocare danni a persone e cose circostanti gli obiettivi segnalati, contribuendo così ad alleviare le sofferenze della popolazione civile e a portare i contendenti al tavolo dei negoziati di pace. L’appartenenza della Forza impiegata ad otto diverse nazioni e l’eterogeneità dei mezzi utilizzati (venticinque diversi tipi di aeromobili), accentuavano sensibilmente le condizioni di difficoltà operativa che venivano brillantemente superate grazie all’intelligenza, alla correttezza decisionale nei rapporti con i superiori e dipendenti che riscuotevano, in più occasioni, l’ammirazione e la gratitudine degli organismi alleati. Nel pieno adempimento della sua azione di comando, svolgeva sulla zona di operazione circa 22 ore di volo a bordo di velivoli da combattimento di differente tipologia e nazionalità, dando a tutto il personale della propria Forza Armata e della componente multinazionale alleata un esempio di coraggio e di determinante quanto generosa partecipazione. Brillante figura di Comandante, contribuiva a mantenere alto il prestigio dell’Aeronautica Militare in campo internazionale, fornendo anche un autorevole, competente e prezioso contributo allo sviluppo del Sistema di Comando e Controllo di operazioni aeree internazionali in aree di crisi. Vicenza, 20 giugno 1994 – 20 dicembre 1995
— 21 febbraio 1997.[4]
Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia Mauriziana al merito di 10 lustri di carriera militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di Lunga navigazione aerea in oro - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di Lunga navigazione aerea in oro
Croce d'oro per anzianità di servizio - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia militare al merito di lungo comando - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze estere[modifica | modifica wikitesto]

Croce d'onore in oro (Germania) - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale della Legion of Merit (Stati Uniti) - nastrino per uniforme ordinaria
Croce al merito aeronautico (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Qui ha curato la separazione budget delle tre Forze Armate.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Periodici

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Capo di stato maggiore dell'Aeronautica militare italiana Successore
Mario Arpino 5 febbraio 1999 – 3 agosto 2001 Sandro Ferracuti