Aminto Caretto

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Aminto Caretto
NascitaCrescentino, 7 ottobre 1893
MorteUnione Sovietica, 5 agosto 1942
Cause della morteferita riportata in battaglia
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoBersaglieri
Regio corpo truppe coloniali d'Eritrea
GradoColonnello
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneInvasione della Jugoslavia
Campagna di Russia
BattaglieBattaglia del solstizio
Battaglia di Vittorio Veneto
Seconda battaglia difensiva del Don
Comandante di3º Reggimento bersaglieri
Decorazionivedi qui
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Aminto Caretto (Crescentino, 7 ottobre 1893regione del Don, Unione Sovietica, 5 agosto 1942) è stato un ufficiale italiano decorato con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria durante la seconda guerra mondiale. All'epoca era decorato con tre Medaglie d'argento, tre di bronzo e con una Croce di guerra al valor militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Crescentino,[1] provincia di Vercelli, il 7 ottobre 1893,[2] figlio di Giovanni ed Emilia Fontana. Arruolatosi nel Regio Esercito, nel 1914 fu promosso sottotenente del corpo dei bersaglieri.[2] Dopo l’entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, combatte in forza al 4º Reggimento bersaglieri. Promosso capitano presso il 14º Reggimento bersaglieri, rimase ferito sul Monte Zebio nel corso del giugno 1916.[2] Rientrato in servizio attivo nel 1917, l’anno successivo fu assegnato ad un reparto di arditi, il XXVI, e si distinse particolarmente durante la battaglia del Solstizio (giugno 1918).[2] Nel 1922 fu trasferito in forza al Regio corpo truppe coloniali d'Eritrea, assegnato al X Battaglione eritreo, partecipando tra il 1923 e il 1926 alle operazioni belliche in Cirenaica, finalizzate alla riconquista del Gebel.[2] Ricevuto un encomio solenne, rientro in servizio presso il 4º Reggimento bersaglieri venendo promosso maggiore nel 1928.[2] Trasferito all’11°, e poi al 3º Reggimento bersaglieri, una volta promosso tenente colonnello fu assegnato all’Ispettorato delle truppe celeri. Colonnello il 1 gennaio 1940, nell’ottobre dello stesso anno, ad operazioni belliche già iniziate, assunse[3] il comando[4] del 3º Reggimento bersaglieri.[2] Nel maggio 1941 partecipò all’invasione della Jugoslavia,[1] e alle successive operazioni nell’area del Balcani.[2]

Il 2 luglio rientrò in Patria con il reggimento, ripartendo il 24 dello stesso mese per l’Unione Sovietica al seguito del CSIR.[2] Il 2 agosto dell'anno successivo, 1942, rimase ferito a una gamba durante un combattimento a Serafimovič,[5] sul fiume Don, e si spense il giorno 5[4] presso l’ospedale da campo n.46.[2] Fu decorato con la Medaglia d'oro al valor militare[5] alla memoria.[4]

Dediche e riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Al colonnello Aminto Caretto sono dedicate vie e piazze in alcuni comuni italiani, tra i quali Milano, Vercelli e la natia Crescentino, dove - oltre ad una targa sulla sua abitazione - gli sono stati intitolati anche una scuola ed un monumento alla sua memoria.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Soldato di tempra purissima e di indomito valore, veterano di tre campagne da lui vissute a capo di unità scelte e d’assalto, comandante abile ed audace che a carattere integerrimo univa le risorse più esaltatrici del sentimento, in ogni prova, in ogni rischio, in ogni evenienza di guerra, dava testimonianza delle sue doti inestimabili di comando e di azione. Alla testa di un reggimento bersaglieri, che all’impronta del suo personale ardimento ragguagliava ovunque i vertici di nobili tradizioni e di storia superba, si distingueva per sagace perizia ed elette qualità guerriere nelle operazioni sul fronte iugoslavo e su quello russo, dove la sua unità meritava una seconda medaglia d’oro. Dopo aver guidato per oltre un anno vittoriosamente sul fronte orientale i suoi battaglioni, avventandone con impeto leggendario le logore file contro nemico soverchiante che in impari lotta era ricacciato oltre il Don, soccombeva per ferita, consacrando col supremo sacrificio il suo destino di eroe. Balcania, 13 aprile - 30 giugno 1941; Fronte russo, 26 luglio 1941 - 5 agosto 1942.[6]»
— Decreto Luogotenenziale 25 febbraio 1946
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un reparto d’assalto, dopo l’irruzione del nemico in nostre importanti posizioni, lanciatosi al contrassalto, trascinava coll’esempio i suoi uomini, riconquistando nostre batterie e respingendo in un primo momento l’avversario. Ricevuto l’ordine di proteggere il ripiegamento, assolveva il suo compito, dando mirabile prova di ardimento, di avvedutezza e di abnegazione, rendendo così un segnalato servizio alla nostra insuperata difesa. Nervesa, 16-17 giugno 1918
Medaglia d’argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Con sano criterio tattico e vero spirito di vecchio ardito, con fermezza, capacità e ardimento, primo fra i primi, guidava il proprio reggimento in una difficile azione di guerra, e vincendo forti resistenze del nemico superiore di numero ed infliggendogli gravi perdite, portava decisivo aiuto ad un reparto di altra divisione che trovavasi in grave momentanea difficoltà. Gorlowka (Ucraina), 12 novembre 1941
Medaglia d’argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un magnifico reggimento di bersaglieri, da lui preparato mirabilmente per ogni impresa di guerra, incaricato della difesa di importante settore, in occasione di un attacco condotto dal nemico con grande superiorità di forze e di mezzi, conduceva l’azione delle proprie truppe in modo brillante, ottenendo con l’esempio e con opportune disposizioni veramente positivi risultati. Assunto il comando di una colonna mista italo-tedesca per la riconquista di una località perduta, raggiungeva l’obiettivo assegnato con esemplare slancio e ne manteneva il saldo possesso. Confermava durante tutta la battaglia le sue solide qualità di capo e valoroso combattente. Fronte Russo, Rassjpanaja-Petropawlowka, 25-31 dicembre 1941
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un reparto d’assalto, lo guidava all’assalto di forti posizioni con entusiasmo e slancio singolari. Ardito fra i suoi arditi, sempre pronto a piombare sul nemico nell’offesa, incaricato di proteggere un ripiegamento, dava bella prova di perizia e di fermezza, resistendo con pochi uomini all’avversario molto più numeroso, e dimostrando di possedere alte virtù militari. Boiacco (Piave), 16-17 giugno 1918
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Nelle operazioni di riconquista di territori invasi dal nemico, alla testa del proprio battaglione d’assalto, già noto per precedenti lodevoli imprese, confermava le sue distinte qualità di comandante e di singolare ardimento, sempre di esempio e di incitamento ai dipendenti. Grisolera-Palazzolo della Stella, 30 ottobre-4 novembre 1918
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di compagnia intelligente ed arditissimo durante l’intero ciclo di operazioni contro i ribelli, impiegò il suo reparto con singolare perizia e valore. Nelle giornate di Maraua, Belihusc, Bosco di Mteifla, Got el Haid (11-15-19 aprile), Uadi el Gill, (9 maggio) il più delle volte agendo d’iniziativa guidò la sua compagnia al successo con avvolgimenti ed attacchi alla baionetta. Altopiano Cirenaico, aprile-maggio 1924
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Assunto il comando di due compagnie di assalto, le conduceva all’attacco con slancio ed ardimento, dando belle prove di valore e d’intelligente iniziativa. Monte Val Bella, 28-29 gennaio 1918

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Mercalli 2010, p. 11.
  2. ^ a b c d e f g h i j Combattenti Liberazione.
  3. ^ Mercalli 2010, p. 12.
  4. ^ a b c Daniele Carozzi, Il 3º Bersaglieri si schiera, Il Giornale, Milano, 4 agosto 2009.
  5. ^ a b Mercalli 2010, p. 13.
  6. ^ quirinale.it, Aminto Caretto.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Periodici
  • Daniele Carozzi, Il 3º Bersaglieri si schiera l'ultima volta, in Il Giornale, Milano, 4 agosto 2009, p. no.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN5619154983549367860008 · GND (DE1177086921 · WorldCat Identities (ENviaf-5619154983549367860008