Alfredo Bini

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Alfredo Bini nel 1997

Alfredo Bini (Livorno, 12 dicembre 1926Tarquinia, 16 ottobre 2010) è stato un produttore cinematografico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Alfredo Bini con Rosanna Schiaffino nel 1971

Nel 1960 fonda la casa di produzione Arco Film, che inizia la propria attività con Il bell'Antonio, diretto da Mauro Bolognini, tratto dall'omonimo romanzo di Vitaliano Brancati. Lo stesso Ministro del turismo e dello spettacolo Alberto Folchi tenta di dissuadere Bini dall'affrontare un argomento a rischio di polemiche come quello dell'impotenza maschile.[1] In questa prima fase della propria carriera, Bini si concentra soprattutto sul film d'autore, facendo esordire nel 1961 Pier Paolo Pasolini con Accattone, e producendo tutti i suoi film fino a Edipo re del 1967. I temi religiosi affrontati dall'autore in La ricotta e Il Vangelo secondo Matteo provocano tentativi di censura, che il produttore affronta con fermezza, sicuro delle proprie scelte. Quando nel 1969 il Satyricon di Gian Luigi Polidoro viene accusato di oscenità, Bini risponde addirittura pubblicando Appunti per chi ha il dovere civile, professionale e politico di difendere il cinema italiano, un «pamphlet contro la repressione oscurantista del cinema».[1]

In realtà, quando produce Satyricon, Bini ha già abbandonato la politica produttiva più coraggiosa, innovativa e di ricerca che ha portato avanti per quasi un decennio, a favore di un cinema alla moda, provocatorio in modo superficiale e innocuo, non problematico. Questo profondo cambiamento è ben rappresentato dalla fine del rapporto con Pasolini ("l’ho abbandonato quando ho cominciato a sentire odore di morte" dichiarò in un'intervista) e dall'ultima produzione della Arco Film (e prima della Finarco, attiva fino al 1973), Bora Bora di Ugo Liberatore, esempio perfetto del genere erotico di ambientazione esotica. Contemporaneamente all'attività con la Finarco, Bini costituisce anche altre due società minori, la Gerico Sound (1969-1975) e la Nuova Linea Cinematografica (1970-1974).[2]

A questa seconda fase della sua carriera appartengono i film diretti da Ugo Liberatore e da Piero Vivarelli (Il dio serpente, Il Decamerone nero, Codice d'amore orientale). L'unica produzione di un livello paragonabile al periodo Arco è Lancillotto e Ginevra di Robert Bresson. Il 6 agosto 1994 viene nominato commissario straordinario del Centro sperimentale di cinematografia.[3] Rimane in carica fino al 31 dicembre 1995. Il 28 novembre 2008, in gravi difficoltà economiche, gli viene assegnato il vitalizio previsto dalla legge Bacchelli.[4] Muore il 16 ottobre 2010 all'ospedale di Tarquinia, dov'era ricoverato da alcuni giorni.[5]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

È stato sposato con l'attrice Rosanna Schiaffino da cui ha avuto nel 1969 Annabella.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Alfredo Bini con Totò sul set di Uccellacci e uccellini (1966)

Arco Film (1960-1968)[modifica | modifica wikitesto]

Finarco (1968-1973)[modifica | modifica wikitesto]

Gerico Sound (1969-1975)[modifica | modifica wikitesto]

Nuova Linea Cinematografica (1970-1974)[modifica | modifica wikitesto]

Altre produzioni[modifica | modifica wikitesto]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Corsi 2001, p. 161
  2. ^ Corsi 2001, p. 188
  3. ^ Bini e Scaparro nuove nomine
  4. ^ Gazzetta Ufficiale - Concessione di un assegno straordinario vitalizio in favore del sig. Alfredo Bini, su www.gazzettaufficiale.it. URL consultato il 2 gennaio 2024.
  5. ^ È morto Alfredo Bini - Corriere della Sera, su www.corriere.it. URL consultato il 2 gennaio 2024.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Barbara Corsi, Con qualche dollaro in meno. Storia economica del cinema italiano, Editori Riuniti, Roma, 2001. ISBN 8835950864
  • Alfredo Bini, Hotel Pasolini. Un'autobiografia, Il Saggiatore, Milano, 2018. ISBN 9788842823728

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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