Alberto Segre

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Alberto Segre
Alberto Segre con la figlia Liliana
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataBandiera dell'Italia Regio Esercito
Anni di servizio1917-1918
GradoUfficiale
GuerrePrima guerra mondiale
CampagneFronte italiano
BattaglieBattaglia di Vittorio Veneto
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Alberto Segre (Milano, 12 dicembre 1899Auschwitz, 27 aprile 1944) è stato un antifascista e imprenditore italiano, vittima italiana della Shoah.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Alberto Segre nacque a Milano, secondogenito del Cav. Giuseppe Segre e di Olga Loevy (Torino, 11 novembre 1878 - Auschwitz, 30 giugno 1944); l'anno precedente era nato il fratello Amedeo. La famiglia era ebraica non praticante. Nel 1910 si iscrisse alla I classe ginnasiale del liceo ginnasio "A. Manzoni" di Milano. Negli ultimi mesi della prima guerra mondiale fu chiamato alle armi come "ragazzo del ‘99"; nel frattempo nel luglio 1918 riuscì a diplomarsi. Successivamente si laureò all'Università Bocconi di Milano in scienze economiche e commerciali. Si sposò nel 1929 con Lucia Foligno, che morì nel 1931, dalla quale ebbe l'unica figlia, Liliana. Fu un convinto antifascista e, per ricordo della figlia, uomo di grande dolcezza e sensibilità.[1]

A seguito delle persecuzioni decretate dalle leggi razziali del 1938, nel 1943 si rifugiò con la figlia e i genitori a Inverigo. Il 10 settembre 1943, nel giorno del compleanno di Liliana, ricevette la visita dell'amico Giorgio Pontremoli, fratello di Aldo Pontremoli, il quale lo esortò a partire insieme a lui (era in compagnia della sua famiglia) per la Svizzera, dove sarebbero stati insieme presso la Casa Anatta. Egli inizialmente rifiutò, poiché non voleva abbandonare i vecchi genitori malati (il padre, in particolare, soffriva di Parkinson). In seguito, dopo un tentativo di fuga in Svizzera, venne arrestato a Selvetta di Viggiù (Varese) insieme alla figlia, l'8 dicembre del 1943. Dopo un periodo presso il carcere di San Vittore venne deportato da Milano il 30 gennaio 1944 e all'arrivo ad Auschwitz separato dalla figlia. Alberto Segre morirà il seguente 27 aprile.

La figlia Liliana, nominata senatrice a vita il 19 gennaio 2018, verrà liberata il 1º maggio 1945; ne manterrà vivo il ricordo diventando una delle principali testimoni della Shoah in Italia.[2]

Pietra d'inciampo ad Alberto Segre in corso Magenta 55 a Milano[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Alberto Segre, su CDEC Digital library, Fondazione centro di documentazione ebraica contemporanea
  2. ^ E. Mentana, L. Segre, La memoria rende liberi. La vita interrotta di una bambina nella Shoah, Milano 2015
  3. ^ Collocata la prima pietra d'inciampo in memoria dei deportati, su video.corriere.it, Corriere della Sera, 19 gennaio 2017. URL consultato il 3 novembre 2019 (archiviato dall'url originale il 24 gennaio 2017).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • E. Mentana, L. Segre, La memoria rende liberi. La vita interrotta di una bambina nella Shoah, Milano 2015
  • Archivio CDEC, Fondo fotografico Segre Belli Paci Liliana (n. 022)
  • Il libro della memoria : gli ebrei deportati dall'Italia, 1943-1945 / Liliana Picciotto ; ricerca della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea. - Ed. 2002: altri nomi ritrovati. - Milano : Mursia, 2002, pp. 77–80, pp. 66–71.
  • Il Libro della Memoria del Liceo Alessandro Manzoni, Milano 2007 [1] Archiviato il 10 novembre 2019 in Internet Archive.

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