Alberto Lolli Ghetti

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Alberto Lolli Ghetti
NascitaFerentino, 4 maggio 1915
MorteDerna, 2 dicembre 1941
Cause della morteFerite riportate in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaGenio militare
Anni di servizio1935-1941
GradoTenente in servizio permanente effettivo
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna del Nord Africa
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino
dati tratti da Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1929-1941)[1]
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Alberto Lolli Ghetti (Ferentino, 4 maggio 1915Derna, 2 dicembre 1941) è stato un militare italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Ferentino, provincia di Frosinone, il 4 maggio 1915, figlio di Ambrogio e Luisa Sterbini.[2] Conseguita la licenza liceale nel Collegio "Martino Filetico" della sua città, nel 1935 si iscrisse alla Facoltà di giurisprudenza all’Università di Padova, ma lasciò gli studi qualche mese dopo per arruolarsi nel Regio Esercito.[3] Nel 1936 fu ammesso a frequentare la Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino. Uscendone il 4 novembre del 1938 con il grado di sottotenente in servizio permanente effettivo dell'arma del genio.[2] Frequentata la Scuola di applicazione d'arma fu promosso tenente ed ottenne di essere destinato al 20º Reggimento del genio allora dislocato in Libia.[2] Sbarcato a Tripoli nel dicembre 1940, in piena seconda guerra mondiale, raggiunse la zona di impiego del reggimento nel settore di Tobruch assumendo il comando della 1ª compagnia del battaglione artieri minatori.[2]

Il 21 novembre 1941 un reparto della 1ª Compagnia genio artieri d'arresto fu inviata, alle prime luci dell'alba, oltre le linee verso Tobruch con il compito di sminare l'area; mentre il lavoro procedeva speditamente, il nemico attaccò i soldati italiani e tedeschi ed egli organizzò subito la difesa e, dopo quattro ore di accerchiamento, riuscì ad aprirsi un varco, liberando il reparto dalla morsa nemica.[3] A questo punto si accorse che la batteria di artiglieria tedesca rischiava di essere fatta prigioniera e quindi ritornò indietro per prestare soccorso, riuscendovi, ma mentre stava coordinando il rientro dei suoi uomini al campo base, un proiettile sparato da un carro armato gli troncò quasi del tutto la gamba sinistra.[3] Nonostante la gravissima ferita, continuò a combattere fino a quando i suoi uomini non rientrarono nelle linee amiche.[3] Trasportato da un mezzo tedesco al 96º ospedale da campo, subì l'amputazione dell'arto ma rifiutò l'anestesia per lasciare il cloroformio ad altri soldati feriti.[3] Tra il 24 ed il 25 novembre 1941 venne trasferito all'ospedale della divisione e successivamente all’ospedale da campo 893 di Derna dove morì il 2 dicembre di quello stesso anno.[3] Fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2] Una caserma di Cassino ha portato il suo nome, e gli è stata intitolata una via di Ferentino.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Dotato di alto spirito di sacrificio, al comando di plotone artieri-minatori, si distingue per ardimento e capacità nella esecuzione, sotto continuo fuoco avversario, di lavori di approccio per l’attacco di munitissima piazzaforte avversaria. Attaccato di sorpresa da forze corazzate, mentre è intento al lavoro oltre le linee, raccoglie i propri uomini e contrattacca a colpi di bombe a mano. Successivamente, accortosi che una batteria di artiglieria sta per cadere in mano all’avversario, con felice iniziativa e generoso cameratismo, accorre col suo plotone a compiere il lavoro di disancoraggio, egli stesso impugna un attrezzo, e, geniere fra i genieri, animando il febbrile lavoro salva la batteria. Prodiga quindi ogni sua energia per disimpegnare il plotone da critica situazione, e mentre sta per raggiungere l’intento, viene colpito da proiettile di carro armato, che gli tronca una gamba. Incurante delle sue gravi condizioni, rincuora i genieri feriti e dà disposizioni per il ripiegamento. All’ospedale da campo subisce con stoica sopportazione l’amputazione della gamba, e subito dopo la grave operazione si preoccupa di scrivere al capitano comandante la compagnia, per fornirgli notizie dei genieri feriti e chiedere quelle della compagnia. Morente, pronunzia superbe parole di soddisfazione per il dovere adempiuto e sublimi espressioni di devozione alla Patria. Fulgido esempio di salde virtù militari. Africa Settentrionale, novembre 1941.[4]»
— Decreto del Presidente della Repubblica 26 settembre 1949.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare 1965, p.752.
  2. ^ a b c d e Combattenti Liberazione.
  3. ^ a b c d e f Ciociaria Turismo.
  4. ^ Quirinale - scheda - visto 23 marzo 2023
  5. ^ Registrato alla Corte dei conti il 15 ottobre 1949, registro 33, foglio 167.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 752.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]