Albert Richter

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Albert Richter
Nazionalità Bandiera della Germania Germania
Ciclismo
Specialità Strada, pista
Palmarès
 Mondiali su pista
Oro Roma 1932 Vel. Dil.
 

Albert Richter (Colonia, 14 ottobre 1912Lörrach, 2 gennaio 1940) è stato un ciclista su strada e pistard tedesco, campione del mondo nella velocità tra i dilettanti nel 1932.

Soprannominato Il tedesco a otto cilindri, con i suoi atteggiamenti rifiutò l'assoggettamento della sua figura sportiva al regime nazista. Fu prelevato alla dogana dalla Gestapo, mentre su un treno lasciava la Germania per riparare in Svizzera. Morì poco dopo, ma della sua vera sorte non si è saputo più nulla di certo. Il comunicato ufficiale della Gestapo parlò di "suicidio per impiccagione".

Le origini[modifica | modifica wikitesto]

Albert Richter, conosciuto tra gli amici come Teddy,[1] crebbe al numero 72 di Sömmeringstraße a Ehrenfeld, un sobborgo di Colonia, come uno dei tre figli di un musicista di talento. Charles imparò a suonare il sassofono, Josef il clarinetto e Albert il violino.

Secondo alcune fonti era un intonacatore ma Albert, insieme a suo padre e al fratello Charles, lavorò in un'azienda familiare dedita alla produzione di figurine in gesso[2], rimanendo spesso a corto di lavoro negli anni della Grande depressione. Impiegava così, segretamente, il suo tempo libero al velodromo di Colonia,[3] allenandosi all'insaputa del padre che disapprovava.[2][4] Corse alle prime gare, su strada e su pista, all'età di 16 anni.[1] Suo padre venne a saperlo quando Albert si ruppe la clavicola in una caduta da bicicletta. I suoi risultati, tuttavia, attrassero l'attenzione di Ernst Berliner, un ex campione di ciclismo che conduceva in città un commercio di mobili[3] ma aveva anche una buona reputazione come allenatore di ciclismo.[2] Berliner era ebreo e il suo negozio aveva subito per questo frequenti saccheggi ad opera delle camicie brune.[5]

Nel 1932, dopo la vittoria al Grand Prix de Paris, Richter sperava di essere incluso nella rappresentanza per i Giochi della X Olimpiade di Los Angeles, ma rimase deluso[3] perché la sua federazione sportiva non poteva permettersi il prezzo della sua trasferta.[1]

Richter fu però a Roma, dove il 3 settembre vinse il campionato del mondo dilettanti su pista. Al suo ritorno a Colonia fu accolto con entusiasmo[1].

Carriera professionistica[modifica | modifica wikitesto]

Passò quindi al professionismo e Berliner lo mandò a Parigi, che era il più importante centro in Europa per il ciclismo su pista.

Agnès Granjon ha scritto nella sua breve biografia:

«Si tenevano corse tutto l'anno nei quattro velodromi di Parigi. Richter imparò presto il francese soprattutto guardando film, e si adattò subito alla nuova vita. Dopo un inizio incerto, il giovane tedesco trionfò al Vélodrome d'hiver vincendo una competizione per velocisti stranieri. Il suo stile fluido, dinamico e potente, guadagnò l'ammirazione di tutti. Adottato in pochi mesi dal pubblico parigino, Albert Richter divenne molto popolare in Francia e collezionò un nuovo soprannome: il tedesco a otto cilindri.[2][6]»

Richter viveva a Parigi[1] e passò più tempo all'estero che nel suo paese, in parte perché le Sei giorni non potevano essere proficuamente tenute in Germania dopo le regole approvate dal regime nazista il 1º gennaio 1934, in parte perché in Germania non vi erano antagonisti al suo livello.

Richter non tenne nascosta la sua opposizione alla salita al potere di Hitler e del suo Nazionalsocialismo. Sepp Dinkelkamp, uno sprinter svizzero, ebbe così ad affermare:

«Posso dire con certezza che Albert era anti-nazista. Se avesse accondisceso al nazismo, tutto sarebbe stato molto più facile per lui, e a suo vantaggio. Ma Albert scelse un'altra strada.[1]»

Richter entrò a far parte di un circo itinerante di velocisti[1] di cui facevano parte anche Jef Scherens e Louis Gérardin. Richter rifiutò di indossare durante le corse un jersey tedesco con la svastica, preferendogli un abbigliamento vecchio stile con la tradizionale aquila teutonica.[2][3] Fu sul podio in tutti i Campionati del mondo di ciclismo su pista a cui prese parte dal 1933 al 1939, anche se non vinse mai la medaglia d'oro. Scherens vinse il campionato mondiale dal 1932 al 1937. Richter arrivò terzo nel 1933, piazzandosi dietro di lui e Lucien Michard. Nei due anni seguenti Scherens, Richter e Gérardin si classificarono sempre in quest'ordine. Nel 1936 Richter e Gérardin si scambiarono di posto. Nel 1937 e nel 1938 Richter si classificò ancora terzo.

Fuga dalla Germania[modifica | modifica wikitesto]

Furono due ciclisti che Richter batteva regolarmente - Werner Miethe e Peter Steffes - ad avere un ruolo nella vicenda che portò alla sua morte. Lon Pullen disse:

«Miethe era già stato coinvolto in vicende di spionaggio in favore del terzo Reich, e sia lui che Steffes furono in seguito implicati anche nella ricettazione di preziosi sottratti a ebrei francesi rastrellati dai pogrom nazisti. A settembre 1937, Berliner, il manager di Richter, minacciato da Steffes con una denuncia alla Gestapo per presunti traffici di marchi al di fuori della Germania, fuggì nei Paesi Bassi con la sua famiglia [...] Anche Richter si rese conto che la sua sopravvivenza sarebbe stata possibile solo a patto di abbandonare il paese.[7]»

Rimase nel paese ancora per un po' e occasionalmente fece anche il saluto nazista ma si rifiutò di fare la spia durante i suoi viaggi all'estero.[2] Vinse una medaglia di bronzo ai campionati mondiali del 1939, ma quell'anno le gare non furono portate a termine per le notizie che giungevano, a un certo punto, sull'invasione della Polonia da parte della Germania. Decise allora di sottrarsi alla chiamata alle armi, soprattutto perché questa avrebbe significato dover sparare ai francesi.[2][8]. Avrebbe voluto invece riparare in Svizzera dopo aver corso il Grand Prix di Berlino nella Deutschlandhalle il 9 dicembre. Richter aveva degli amici in Svizzera, una famiglia di nome Suter, con i quali progettava di gestire un hotel a Engelberg.[7]

Chiamò Berliner, che lo esortò a non far ritorno in Germania. Riferì anche a Berliner che un fioraio di Colonia, un uomo chiamato Schweizer, gli aveva chiesto di portargli all'estero della valuta in quell'occasione. Andando contro il parere di Berliner, Richter fece ritorno a Berlino, dove vinse il Grand prix, la sua ultima vittoria.[1]

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Campionati del mondo, Velocità dilettanti

Piazzamenti[modifica | modifica wikitesto]

Competizioni mondiali[modifica | modifica wikitesto]

Roma 1932 - Velocità dilettanti: vincitore

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h (FR) VeloChronique (les chroniques du vélo), 4 gennaio January 2005: «Janvier 1940: la Gestapo « suicide » Albert Richter» Archiviato il 23 agosto 2007 in Internet Archive.
  2. ^ a b c d e f g guerre-mondiale.org - Le migliori risorse e informazioni sul tema: Guerre mondiale. Questa pagina è in vendita!
  3. ^ a b c d Cycling Weekly, UK 11 January 1992, p. 26
  4. ^ Ronny de Schepper, 29-01-2007, Albert Richter (1912-1940), De Kampioen DieDe Hitlergroet Weigerde
  5. ^ Chany, Pierre (1988), La Fabuleuse Histoire du Cyclisme, Nathan, France, p. 425
  6. ^ Un riferimento ai motori a otto cilindri delle auto più potenti dell'epoca
  7. ^ a b Cycling Weekly, UK 11 January 1992, p. 27
  8. ^ Une flamme dans le cœur - Laius d'olibrius Archiviato il 12 aprile 2011 in Internet Archive.

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