Adolfo Serafino

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Adolfo Serafino (Rivarolo Canavese, 31 maggio 1920Frossasco, 4 novembre 1944) è stato un militare e partigiano italiano. Ufficiale degli Alpini, Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Studia alla Scuola militare "Teulié". Nel 1941 è nominato comandante del Battaglione Alpini "Pinerolo" e mandato in Jugoslavia. Rientrato in Italia, nell'estate del 1943 si trova a Massa Carrara come comandante del Battaglione "Val di Fassa", inquadrato nel 3º Gruppo Alpini "Valle" al comando del col. Vigliero.

Con l'8 settembre gli ordini dall'alto cessano di arrivare ma il Gruppo decide autonomamente di schierarsi a difesa del porto di La Spezia, nella cui base navale era alla fonda il grosso della Regia Marina, dall'attacco della 301ª Divisione Corazzata della Wehrmacht, forte di 12 carri armati Tigre e integrata da parte della 305ª Panzer-Division e da un intero reggimento di SS.[1]

«più a levante, nella pineta di Marina di Carrara, un tenente tedesco si presentava al Ten. Serafino che comandava la 131ª Compagnia del "Val Pellice" per chiederne la resa: ad un energico rifiuto rispondeva che sarebbe tornato dopo un'ora. Il tempo sufficiente perché il Ten. Serafino, sapendo di trovarsi di fronte a carri armati, s'impadronisca di due pezzi da 75 abbandonati da altra unità. Ai carri "Tigre" che avanzavano in seguito al secondo rifiuto, l'ufficiale oppone i suoi due pezzi: una Divisione con 12 carri armati contro un pugno di Alpini con due cannoni. Questi ardimentosi sbarrarono il passo al nemico per tutta la giornata distruggendo due carri e danneggiandone un terzo, finché la sera, ricevuto l'ordine, ripiegarono su Piana di Maggio. Ritenendo ancora scarsa la loro opera si appostarono sulla Via Aurelia facendo salire le perdite tedesche a 23 morti, fra cui un colonnello, 6 ufficiali, una trentina di soldati feriti; tre carri armati "Tigre", cinque automezzi, otto motocicli fra distrutti e danneggiati, contro nessuna perdita da parte nostra.[2]»

L'11 settembre, subito dopo avere permesso alla maggior parte della squadra navale di prendere il largo, il 3º Gruppo Alpini "Valle" viene disciolto.[3] Serafino, tornato in Piemonte, viene incaricato dal governo del sud di infiltrarsi nel neo costituito esercito di Salò. Fino a maggio 1944 riesce a far passare importanti informazioni ma viene sospettato e incarcerato. Rilasciato dopo due mesi raggiunge il fratello Ettore il quale è impegnato nella Resistenza.

Nell'autunno del 1944 riveste il ruolo di capo di stato maggiore della Divisione Alpina Val Chisone. Cade ucciso in uno scontro con i nazifascisti in località Frossasco; dopo la sua morte la 44ª Divisione "Val Chisone" prende il suo nome "Serafino", al comando del fratello Ettore. Gli è stato intitolato il 13º corso 2008-2011 della Scuola Militare “Teuliè”, scuola da lui frequentata.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale degli alpini, dopo l’armistizio impegnava nella zona di Massa Carrara combattimento contro forze tedesche assumendo di iniziativa anche il comando di una batteria. Ritornato in Piemonte organizzava le prime formazioni partigiane delle valli pinerolesi divenendo poi capo di stato maggiore della Divisione alpina autonoma “Val Chisone” e partecipando a varie azioni di sabotaggio. Nel novembre 1944, circondato da forze soverchianti, con una banda di patrioti si poneva alla testa di alcuni ufficiali, decisi, pur essendo consci del sicuro sacrificio, a resistere fino all’estremo per ritardare l’avanzata del nemico e consentire di mettere in salvo uomini ed armi. Impegnato il combattimento, dopo varie ore di lotta, esaurite le munizioni, nell’estremo tentativo di aprirsi un varco con le bombe a mano, veniva falciato dal fuoco nemico, unitamente agli altri ufficiali, attirati dal suo sublime esempio di eroismo. Il suo nome è divenuto leggendario in tutta la Val Chisone ed alla sua memoria fu intitolata la Divisione partigiana « Serafino » che combatté nella stessa valle valorosamente il tedesco fino alla liberazione.[4]»
— Italia occupata, settembre 1943- novembre 1944.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giulio Bedeschi in Liguria Alpina, settembre 1972, p. 7
  2. ^ R. Vigliero, Il 3º Gr. Alp. "Valle" all'8 settembre 1943, in Liguria Alpina, ottobre 1970, p. 17
  3. ^ Giorgio Bubba, Incominciò il 9 settembre 1943 in Cronache Italiane, Rai, 25 gennaio 1975
  4. ^ Quirinale - Scheda - 24 dicembre 2008

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]