Achille Malcovati

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Achille Malcovati
NascitaPavia, 21 gennaio 1897
MortePavia, 4 febbraio 1962
Dati militari
Paese servitoBandiera della Francia Francia
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armataArmée de terre
Regio Esercito
ArmaFanteria
CorpoLegione garibaldina
SpecialitàCarristi
GradoColonnello
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
BattaglieSeconda battaglia di El Alamein
Decorazionivedi qui
dati tratti da È morto Achille Malcovati[1]
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Achille Malcovati (Pavia, 21 gennaio 1897Pavia, 4 febbraio 1962) è stato un militare italiano. Pluridecorato ufficiale di fanteria del Regio Esercito durante la prima guerra mondiale, fu insignito di quattro Medaglie d’argento e due di bronzo al valor militare e della Croce di Cavaliere della Legion d’onore conferitagli dal governo francese. Combatte anche durante la seconda guerra mondiale, ottenendo la Croce di guerra al valor militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Pavia il 21 gennaio 1897[1] figlio di Angelo[2] e Maria Lardera.[3] Dopo aver frequentato la Scuola Tecnica "Felice Casorati", nel corso del 1911 si iscrisse all'Istituto Tecnico "Antonio Bordoni". Di fede repubblicana, nell'estate del 1914, allo scoppio della guerra in Europa, all'età di diciassette anni[4] decide di lasciare la scuola e scappare di casa insieme all'amico Luigi Maino. I due raggiunsero dapprima la Liguria e poi la Francia, dove si arruolano nella Legione Garibaldina[1] organizzata da Peppino Garibaldi.[4] Entrato a far parte della 7ª Compagnia, con il ruolo di tamburino, viene mandato al fronte. Nel gennaio del 1915, dopo le sanguinose battaglie di Bois de Bolante (26 dicembre 1914)[5] e di Four-de-Paris (5 gennaio 1915), nelle Argonne,[1] Luigi Maino muore sul campo e lui viene dato per disperso. Ritrovato ferito, con lo scioglimento della Legione Garibaldina, ritornò a Pavia, dove è accolto come un eroe. Partecipò a tutte le manifestazioni interventiste, e il 5 maggio 1915[6] si trovava sullo scoglio di Quarto, assieme ai garibaldini delle Argonne, dove assistette all'incendiario discorso tenuto da Gabriele D'Annunzio, vera e propria dichiarazione di guerra all'Impero austro-ungarico.

Il 27 maggio 1915 si arruolò a Genova come soldato semplice volontario nel 90º Reggimento fanteria, e tre giorni dopo il territorio venne dichiarato in stato di guerra. Mandato al fronte il 19 agosto[7] rimase ferito all'addome e al ginocchio durante un combattimento sul Monte Sleme. Operato urgentemente presso la Sezione Chirurgica mobile della 2ª Armata,[8] fu inviato per le cure e la convalescenza all'Ospedale militare allestito presso il Collegio Ghislieri di Pavia. Ritornò in azione sei mesi dopo, inviato presso il 90º Reggimento fanteria, ritornando al fronte il 25 febbraio 1916, e il 10 giugno[9] dello stesso anno fu promosso al grado di caporale. Il 19 dello stesso mese venne nuovamente ferito al braccio destro dalla scheggia di una granata. Ritornò al fronte un mese dopo, promosso Aiutante di Batteria, e il 22 agosto 1917,[10] sul Carso, fu ferito per la terza volta da una pallottola che gli trapassò la gamba sinistra. Rimase in convalescenza per due mesi e, il 1[11] novembre 1917, rientrò al fronte con il grado di sottotenente di complemento per merito di guerra. Nell'aprile del 1918,[12] vista la sua esperienza, partì per la Francia in seno al II Corpo d'armata[12] del generale Alberico Albricci.[12] Al termine della guerra risultava decorato con quattro Medaglie d’argento[4] e due di bronzo al valor militare[4] e della Croce di Cavaliere della Legion d’onore[4] conferitagli dal governo francese.

Ritornato a Pavia, nell’immediato dopoguerra divenne uno dei punti di riferimento del reducismo e del combattentismo della città,[13] e contemporaneamente riprese gli studi interrotti, ottenendo nel 1920 il diploma di agrimensore. Tra il 1923 e il 1924 scrisse numerosi articoli sulla stampa cittadina, in cui emersero tutte le tematiche legate al mito della Grande Guerra. Le rivendicazioni per la “vittoria mutilata” lo indussero ad entrare nel movimento fascista,[13] iscrivendosi successivamente al partito.[13] Si dedicò attivamente a opere di filantropia e di beneficenza,[14] e così ebbe modo di conoscere l'opera di don Luigi Orione.[14] Su espressa richiesta di Ferruccio Lantini, Ministro delle Corporazioni, andò a prendere don Orione con la sua macchina a Tortona per portarlo presso il morente padre Giuseppe, che si trovava a Lucca.[13] Parlando con don Orione durante il viaggio egli, che durante la guerra aveva portato una fascia con la scritta niente sacramenti, si convertì al cristianesimo, così come successivamente Giuseppe Lantini.[13]

All’entrata in guerra del Regno d'Italia, il 10 giugno 1940, decise di arruolarsi volontario come capitano nel 4º Reggimento carristi, passando successivamente in forza alla 132ª Divisione corazzata "Ariete", con cui prese parte alla battaglia di El Alamein.[1][5] Ricevette un nuovo encomio e fu decorato con una Croce di guerra al valor militare.[5] Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, e la conseguente occupazione tedesca del nord Italia, non aderì alla Repubblica Sociale Italiana, ma anzi diede ospitalità nella sua casa milanese a ebrei in fuga e combattenti nella Resistenza.[13] Dopo la fine del secondo conflitto mondiale continuò la sua attività, di commerciante e imprenditore a Genova, per spegnersi a Pavia il 4 febbraio 1962.[5]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Italiane[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante volontario di una pattuglia d'assalto, dopo aver saputo tenerla salda al proprio posto durante un fuoco concentrato dell'artigleiria nemica, con mirabile slancio e ardire, all'ora stabilita portava i suoi uomini all'attacco: e irrompendo per primo in un piccolo posto nemico lo sconvolgeva prendendo prigionieri dodici dei difensori, altri uccidendone ed altri volgendone in fuga. Nad Bregom, 29 aprile 1917
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Addetto al comando di un reggimento, fu a tutti mirabile esempio di attività, fermezza e ardimento. Partito all'assalto con la prima ondata, giunse tra i primi sulle posizioni nemiche conquistate. Accortosi che in una caverna in dolina erano annidati forti reparti avversari che potevano costituire un serio pericolo per i nostri che avanzavano, con pochi altri animosi si slanciò in essa, e, a colpi di bombe a mano, riuscì a snidarli, facendo un centinaio di prigionieri e catturando due mitragliatrici. Durante i successivi giorni di ininterrotto combattimento, non posò un minuto, assumendosi, anche spontaneamente, gli incarichi più gravi e pericolosi. Raccolse e guidò, riconducendoli in linea, nuclei di dispersi; ricercò e mantenne i collegamenti con le truppe che agivano sui fianchi della posizione tenuta dal reggimento, e fu anche ad esse di valido aiuto come guida sicura e volenterosa. Prodigò ogni sua energica attività al buon andamento dell'azione. Fonchè, dopo quattro giorni e quattro notti di ininterrotte fatiche e disagi, cadde in deliquo, esausto dallo sforzo sopportato. Hudi-Log, 23-27 maggio 1917
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di una sezione di mitragliatrici, con slancio e coraggio mirabili, trascinava i suoi uomini alla conquista di una forte posizione ove prontamente e con perizia postava le armi, cooperando a respingere un violento contrattacco avversario. Funzionando poi da aiutante maggiore in secondo, dimostrava intelligente attività e coraggio sotto il fuoco nemico, mantenendo il collegamento tra i vari reparti, infondendo in tutti la sua calma, la sua serenità e il suo coraggio. Durante un attacco veniva ferito piuttosto gravemente. Lovakaz, 19-24 agosto 1917
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Durante più giorni e più notti rodigò più slancio ed entusiasmo le sue forze pel vittorioso esito dell'azione. Fu sempre, per oltre un anno di campagna, bell'esempio di serenità e coraggio. Nova-Vas, 10-13 ottobre 1916
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Volontario di guerra, già tre volte ferito, prestò sempre con entusiasmo l'opera sua. Durante più giorni di azione, con rinnovato ardore si offrì spontaneamente per ricognizione anche oltre le prime linee, riportando importanti notizie. Guidò reparti al combattimento, radunò ed accompagnò militari dispersi dal violento bombardamento nemico, e si prestò volontariamente come guida in ardite missioni presso truppe alleate. Fu bello esempio di tenacia, sprezzo del pericolo e di alto sentimento del dovere. Boully Courmas (Marne), 15-23 luglio 1918
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale a disposizione di un comando di reggimento carrista, assumeva volontariamente gli incarichi più rischiosi provvedebdo attraverso zone intensamente battute dalle artiglierie e mitragliatrici avversarie a mantenere il collegamento con i reparti più avanzati e fornendo al proprio comandante preziose notizie per il successo delle operazioni. Sollum-Buq Buq-Sidi Barrani (A.S.), 13-17 settembre 1940
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria

Straniere[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine della Legion d'onore (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Augusto Vivanti, È morto Achille Malcovati, in La Provincia Pavese, 4 febbraio 1962.
  2. ^ Un panettiere con bottega in Strada nuova a Pavia.
  3. ^ Sua sorella Enrica, maggiore di tre anni, diventerà insigne filologa e accademica, docente presso l’Università di Pavia, mentre il fratello minore Piero, diventerà un celebre medico ostetrico e ginecologo.
  4. ^ a b c d e Amici di Don Orione n.3, marzo 2001, p. 2.
  5. ^ a b c d Roberto Lodigiani, Quei volontari nelle trincee francesi, in La Provincia Pavese, 27 febbraio 2014.
  6. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 27.
  7. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 78.
  8. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 57.
  9. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 114.
  10. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 189.
  11. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 243.
  12. ^ a b c Cavaciocchi,Ungari2014, p. 341.
  13. ^ a b c d e f Amici di Don Orione n.3, marzo 2001, p. 3.
  14. ^ a b Pronzato 2004, p. 192.
  15. ^ Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia n.221 del 22 settembre 1937.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Alberto Cavaciocchi, Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Roberto Giardina, 1914 la grande guerra: L'Italia neutrale spinta verso il conflitto, Reggio Emilia, Imprimatur s.r.l., 2014, ISBN 88-6830-159-8.
  • (EN) John R. Schindler, Isonzo: The Forgotten Sacrifice of the Great War, Westport, Praeger Publishers, 2001, ISBN 0-275-97204-6.
  • Alessandro Pronzato, Il folle di Dio: San Luigi Orione, Milano, Paoline Editoriale libri, 2004, ISBN 88-315-2642-1.

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

  • Roberto Lodigiani, Quei volontari nelle trincee francesi, in La Provincia Pavese, Roma, Gruppo Editoriale L'Espresso, 27.
  • Augusto Vivanti, E morto Achille Malcovati, in La Provincia Pavese, Roma, Gruppo Editoriale L'Espresso, 4.
  • Achille Mario Malcovati “Sono uno che aiuta Don Orione”, in Amici di Don Orione, n. 3, Genova, marzo 2001.