Utente:Giwiller/Sandbox

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Rhagidia gerlachei
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Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoBilateria
SuperphylumEcdysozoa
PhylumArthropoda
SubphylumChelicerata
ClasseEuchelicerata
SottoclasseAracnida
SuperordineAcariformes
OrdineTrombidiformes
SottordineProstigmata
InfraordineEupodina
SuperfamigliaEupodoidea
FamigliaRhagididiiae
GenereRhagidia
Thorrel, 1872
SpecieR. gerlachei
Nomenclatura binomiale
Rhagidia gerlachei
Trouessart, 1903


Rhagidia gerlachei Trouessart, 1903 è un acaro prostigmato[1] della famiglia Rhagididiiae. Descritto originariamente come Nörneria gigas subsp. gerlachei,[2] fu poi elevato al rango di specie e assegnato al genere Rhagidia, Thorell, 1872.[3] Terricolo e a vita autonoma è endemico nella regione biogeografica dell'Antartico marittimo.[3]

I primi esemplari furono raccolti dal naturalista rumeno Emil Racoviță, nel corso dell'Expédition antarctique belge del 1897-99 in Antartide e nelle Isole Shetland Meridionali, la prima spedizione belga in Antartide e la prima invernale in assoluto.[2]

L'epiteto specifico gerlachei, nella denominazione binomiale della nuova specie, è l'originario terzo epiteto che completava la denominazione trinomiale della sottospecie descritta da Trouessart nel 1903. Volle essere un omaggio di Trouessart all'ufficiale della marina militare belga, Adrien de Gherlache de Gomery che, al comando della nave Belgica, aveva guidato la spedizione scientifica nel corso della quale fu scoperto l'acaro.[4]

L'esemplare tipo descritto da Trouessart era lungo 1,2 mm e di colore rosso chiaro con

Per circa settant'anni questa è stata l'unica descrizione

Fino al 1984 quando, nella regione biogeografica dell'Antartico marittimo, nell'Isola di Signy, la più piccola dell'arcipelago delle Orcadi meridionali, fu scoperta una piccola popolazione di E. murphyi nelle adiacenze della British Antarctic Survey (BAS) Research Station.[5]


Rispetto alla descrizione delle femmine adulte fattane da Schaeffer nel 1914, quella che ne fece Cranston nel 1985 era sostanzialmente un completamento della precedente, con l'aggiunta di diversi particolari morfologici,[6] e con la descrizione dell'apparato genitale che non era visibile negli esemplari esaminati da Scaeffer.[7]

Diverso il discorso per gli stadi postembrionali, specificatamente larve del terzo (L3) e del quarto stadio (L4) ed esemplari nello stadio di pupa che, sconosciuti all'epoca di Schaeffer, furono descritti per la prima volta da Cranston.[8]

Ciclo biologico

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Distribuzione e habitat

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Originariamente, nel 1903, l'acaro fu descritto da Édouard Louis Trouessart che non ne fece però una una specie nuova, ritenendo che si trattasse solo di una sottospecie o di una varietà locale di Nörneria gigas (Koch), sinonimo senior di Rhagidia gigas (Canestrini, 1886). Successivamente, nel 1907, l'acarologo svedese Ivar Oscar Herman Trägårdh, incaricato a Uppsala dell'elaborazione del materiale zoologico raccolto nel corso della Swedish Antarctic Expedition del 1901-1904,[9] riesaminò, tra l'altro, l'esemplare tipo inviatogli da Trouessart.[10]

Trägårdh verificò che l'acaro descritto da Trouessart, al quale si riferisce denominandolo prima Rhagidia gigas subsp. gerlachei e, successivamente, R. gerlachei, differiva per molteplici aspetti da R. gigas.[11]

  1. ^ Cfr. Banks, 1915, p. 9.
  2. ^ a b Cfr. Trouessart, 1903, p. 3.
  3. ^ a b Cfr. Edwards & Usher, 1987, p. 37.
  4. ^ Cfr. Cfr. Trouessart, 1903, p. 5.
  5. ^ Cfr. Cranston, 1985, p. 36.
  6. ^ Tra i principali dettagli morfologici, aggiunti alla descrizione di Schaeffer, figurano: la presenza nei flagellomeri (normalmente cinque) di due (raramente tre) sensilli chitinosi apicali, di cui anche due laterali nell'ultimo segmento; quella di undici (mediamente) setae (peli) sparse sul clipeo e di corti microtrichi tra ommatidi degli occhi. Inoltre: la scarsa sclerotizzazione del tentorio; il torace, con due o tre robuste setae decumbenti, l'antepronoto ampio con due o tre setae e la presenza di densi microtrichi e di una fila di sette-dieci setae sulla linea mediana delle ali, con squame nude. Inoltre la lunghezza media degli esemplari era di 4,3 mm (cfr. Cranston, 1985, p. 36 e p. 38).
  7. ^ L'apparato genitale si caratterizzava per il largo tergite IX, indiviso con due gruppi laterali di setae; i cerci lunghi e ampi; il gonocoxite poco sviluppato con molte setae sottili e corte e due o tre lunghe; gonapofisi trilobata; gonocoxapodema VIII uniformemente curva; due ricettacoli seminali (spermateche) semitrasparenti terminanti separatamente in vagina (cfr. Cranston, 1985, p. 38).
  8. ^ Cfr. Cranston, 1985, pp. 38-42.
  9. ^ Si tratta della prima spedizione scientifica svedese in Antartide, nota anche come Spedizione Nordenskjöld-Larsen, dai nomi del responsabile scientifico, il geologo esploratore Otto Nordenskjöld e del capitano Carl Anton Larsen, comandante della nave Antarctic.
  10. ^ Cfr. Trägårdh, 1908, p. 1.
  11. ^ In particolare in R. gerlechei le mandibole avevano le chele più diritte e più robuste, il bordo dorsale della mascella inferiore era privo di denti e i pulvili più lunghi, estendendosi fino a un terzo della lunghezza dell'unghia.

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Collegamenti esterni

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