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Dopo le importanti vittorie dei mesi precedenti durante la campagna in Italia, Suvorov era rimasto padrone della situazione nella parte settentrionale della penisola e sembrava imminente una sconfitta definitiva dei francesi con il generale russo deciso a marciare addirittura verso la Francia, ma le divisioni e le rivalità delle potenze coalizzate avrebbero ben presto favorito la ripresa delle armate rivoluzionarie: per timore che l'influenza della Russia diventasse troppo grande, gli alleati, facendo anche leva sulle ambizioni dello zar Paolo I di presentarsi come liberatore della Svizzera, riuscirono a ottenere che le truppe russe interrompessero le loro operazioni in Italia e venissero rischierate nella Confederazione, lasciando l'iniziativa nella penisola agli austriaci. A Suvorov fu quindi ordinato di portarsi con il suo esercito verso nord e marciare attraverso il San Gottardo per congiungersi alle truppe russe appena condotte sulla Limmat dal generale Aleksandr Michajlovič Rimskij-Korsakov.
Il maresciallo Suvorov prese dopo difficili combattimenti il San Gottardo e marciò poi faticosamente lungo la valle del fiume Reuss, costantemente contrastato dal generale Claude Lecourbe. Giunto ad Altdorf fu costretto a deviare a nord-est per le montagne, in quanto i francesi controllavano saldamente il lago dei Quattro Cantoni e i passi a ovest. Il generale Massena inviò quindi le divisioni dei generali Honoré Gazan e Édouard Mortier, coordinate dal generale Nicolas Soult, a bloccare l'avanzata dei russi tra Schwyz (o Svitto) e Glarona; Suvorov si diresse allora verso la Linth, ma anche qui, dopo qualche successo, le sue truppe furono ripetutamente respinte a Näfels dai soldati del generale Gabriel Molitor.
La situazione del maresciallo Suvorov, isolato tra le montagne, con scarsi rifornimenti e contrastato su tutti i fronti dalle truppe francesi, divenne sempre più difficile; dopo aver appreso della disfatta dei generali Korsakov e von Hotze nella seconda battaglia di Zurigo, non gli rimase che tentare di ripiegare verso est allo scopo di mettere in salvo i resti del suo esercito, ormai molto provato. La ritirata dei russi fu molto difficoltosa e costò nuove pesanti perdite, mentre tutta l'artiglieria andò perduta; infine, passando per il passo di Panix, i russi raggiunsero il Reno a Jante (o Ilanz) il 7 ottobre e proseguirono quindi verso il Vorarlberg, dove si congiunsero con i superstiti del generale Korsakov. Suvorov venne richiamato a San Pietroburgo dove cadde nuovamente in disgrazia presso la corte zarista: Paolo I rifiutò di riceverlo in udienza e, ferito e malato, il vecchio generale morì dopo poche settimane nella capitale stessa il 18 maggio del 1800.
Di simpatie comuniste fin da giovane, si sposò con l'attivista guyanese Cheddi Jagan nel 1943. Dopo essere emigrata nella Guyana britannica, divenne una delle principali figure di riferimento della lotta per l'indipendenza del Paese dall'Impero britannico, nonostante i tentativi di destabilizzazione statunitensi. Ottenuta l'indipendenza della Guyana nel 1966, Janet Jagan divenne una dei maggiori esponenti politici nazionali; dopo l'assunzione del potere da parte del dittatore Forbes Burnham, lei e il marito furono tra i leader dell'opposizione.
Alla morte di Burnham, il regime proseguì sotto la guida di Desmond Hoyte. Quando questi perse il potere, nel 1992 si tennero libere elezioni che condussero Cheddi Jagan alla carica di presidente del Paese, portando Janet a divenire la first lady. Quando il marito morì improvvisamente nel 1997, dopo una breve parentesi al potere di Sam Hinds, Janet Jagan venne nominata nuova presidente della Guyana, nonostante la feroce opposizione dell'ex-presidente Hoyte. Fu la prima donna a ricoprire l'incarico di capo di Stato nel suo Paese e la seconda nell'intero Sudamerica, dopo Isabelita Peron in Argentina.
Rimase in carica dal dicembre 1997 all'agosto 1999, cercando di raggiungere, durante tutto il suo mandato, la pacificazione sociale della Guyana, divisa dal costante conflitto razziale tra le componenti etniche afro-guyanesi e indo-guyanesi, per ottenere la quale cercò di accordarsi col rivale Hoyte. Fu costretta a dimettersi dal suo incarico nel 1999, dopo un anno e mezzo di governo, a causa delle precarie condizioni di salute, morendo infine nel 2009. È considerata un'importante figura dell'era della decolonizzazione della seconda metà del Novecento, così come una delle maggiori femministe sudamericane del XX secolo.
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