Wikipedia:Oracolo/Archivio/maggio 2019

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Polarizzazione

Dalla voce è chiaro come una lamina quarto d'onda induca in uscita un'onda a polarizzazione ellittica (e come sottocaso una circolare) in caso di campo elettrico entrante con polarizzazone lineare.
Non mi è tuttavia tanto chiaro cosa succede se il campo entrante oscillasse parallelamente all'asse ottico della lamina/cristallo: uscirebbe una onda polarizzata linearmente in modo ortogonale a tale asse? O no?
E come secondo caso, se l'onda incidente avesse polarizzazione ortogonale all'asse ottico cosa accadrebbe?
Sono curiosità che mi piacerebbe chiarire con qualcuno. --2001:B07:644C:E124:2034:E517:94F5:D05D (msg) 19:45, 26 apr 2019 (CEST)

In entrambi i casi uscirebbe una polarizzata lineare semplice. La rotazione nasce dalla sovrapposizione di due onde lineari perpendicolari e sfasate; se una delle due proprio non c'è, resta solo l'altra. Alternativamente (e del tutto equivalentemente) puoi pensarla come polarizzazione ellittica nei due casi estremi in cui uno dei due semi-assi è nullo. -- Rojelio (dimmi tutto) 22:06, 28 apr 2019 (CEST)
Certo, quello che dici mi torna. L'unica cosa che rimane un po' dubbia ora è se appunto uscirebbero ruotate rispetto a come incidano rispetto all'asse ottico (sottointendo ruotate nella polarizzazione). Siano lineari i due asi di polarizzazione incidente a seguire:
- se incide parallelamente uscirebe lineare ortogonale ad esso?
- E se incidesse ortogonale all'asse ottico uscirebbe parallelo all'asse ottico stesso? (Credo sia così)
Ad ogni modo ti ringrazio per la risposta! --2001:B07:644C:E124:D5FD:F30A:C2B4:5C2B (msg) 18:48, 30 apr 2019 (CEST)
Non ne sono sicuro al 100% (né riesco a trovarne conferma esplicita), ma di base non mi risulta che l'asse di polarizzazione venga cambiato in alcun modo: entrambi, non importa se parallelo o ortogonale all'asse ottico, escono dall'altro lato con lo stesso asse di polarizzazione che avevano in ingresso; l'unica differenza è che uno ci mette un po' più tempo dell'altro ad attraversare (da cui lo slittamento di fase tra i due). -- Rojelio (dimmi tutto) 20:12, 30 apr 2019 (CEST)
Esatto, in effetti non ho trovato nessuna fonte nemmeno io: per questo ho scritto qui. Il punto della mia supposizione della rotazione nel passaggio nel cristallo birifrangente è dovuto al fatto che il raggio ordinario è 90° rispetto all'asse ottico (e a sua volta quello straordinario è a 90° ad esso, "tornando" parallelo all'asse ottico). Insomma, questo mi faceva supporre ci potesse essere qualche altro "magheggio" rotazionale su quelli incidenti. Curioso che nessuno ne parli da nessuna parte. --2001:B07:644C:E124:D5FD:F30A:C2B4:5C2B (msg) 11:33, 1 mag 2019 (CEST)

Perchè alcune lingue ci sembrano "eleganti" ed altre "dure"?

Salve a tutti. Mi chiedo perchè all'ascolto -senza alcuna informazione background- alcune lingue ci suonano universalmente più eleganti di altre (come il francese ad esempio, posto che a qualcuno può non piacere, è opinione diffusa che sia una lingua soave e musicale- ed altre, come il tedesco ad esempio, suonano più dure? Per quanto riguarda il tedesco posso immaginare che il tono di voce di una persona arrabbiata ricordi il suono della lingua tedesca. Ma per un bambino di 10 anni, che non ha visto film, non conosce la moda, non conosce la cultura, non ha mai conosciuto alcun francese in vita sua e non ha alcuna infarinatura culturale base, perchè il francese suonerà sicuramente più armonioso del cinese? --Claudia Diletta Milioni Guerriero (msg) 05:58, 1 mag 2019 (CEST)

Se conosci un bambino di 10 anni che non ha mai visto un film e non ha "alcuna infarinatura culturale base", allora una delle due: o è un bambino di un paese occidentale, estremamente sfortunato (non essendo mai andato a scuola), e allora non mi preoccuperei tanto di come gli suoni la lingua francese quanto di altre questioni più fondamentali; oppure è un bambino di un paese extraeuropeo e di cultura molto diversa dalla nostra. Ma anche nel secondo caso bisognerebbe avere dei dati statistici significativi, perché sarei un po’ stupito che per un bambino cinese il francese suoni "sicuramente più armonioso" del cinese. Tu da dove hai ricavato che esiste una "opinione diffusa" in questo senso? --93.36.167.230 (msg) 15:21, 1 mag 2019 (CEST)
Salve, è molto interessante la tua domanda, soprattutto per me, dato che sono austriaco di madrelingua tedesca e romanista allo stesso tempo, e fra parentesi dico che secondo me la lingua più bella e più elegante è quella italiana. Questo è sicuramente un parere personale che non può certo fungere da risposta qualificata, ci sono però anche ragioni molto più oggettive per cui alcune lingue sono generalmente considerate più eleganti di altre. Un fattore fondamentale è la struttura sillabica ideale di una lingua. Quella dell'italiano (e ancora di più dei dialetti meridionali) è CVCV (consonante-vocale-consonante-vocale), come in ca-sa, po-te-re, vo-ca-le ecc. Questa struttura è spesso considerata la più elegante, ed è anche quella più «naturale», quella che i bambini imparano ad articolare più velocemente (mam(m)a, papa, tata ecc.). Si può anche spiegare perché è così. Le vocali portano, infatti, la «melodia» di una parola e sono i suoni che si pronunciano più fortemente e senza alcun ostacolo nell'apparato articolatorio (si confronti una [a] con una [t] che, in fondo, è quasi priva di suono). Le consonanti invece sono, in un certo modo, i «ponti» fra le vocale, è anche per questo che soprattutto le lingue romanze cercano di evitare gli iati (paura diventa pagüra in lombardo, paese diventa pajese in napoletano ecc.), ristrutturando così la struttura sillabica ideale (pa-je-se). Anche l'aferesi fa qualcosa di molto simile (UNUnu, AnnunziataNunziata ecc.) rimuovendo le sillabe senza capo. Il tedesco invece ha la struttura sillabica tipica CCVCC, tipo Strumpf 'calza', Hengst 'stallone' ecc., per cui la lingua suona più «dura». Naturalmente, ci sono anche molte altre ragioni, ad esempio l'esistenza di [ʔ] prima di vocali isolate o la centralizzazione in [ə] di [e] non stressate o magari anche l'aspirazione delle occlusive iniziali. Sono ancora più «estremi» alcune lingue slave, dove pure [r l] possono fungere da nucleo sillabico (vlk 'lupo' in slovacco).
Il francese è particolare perché ha un sistema vocalico piuttosto complesso. Forse c'entra anche che nel francese sono presenti molti suoni sonori, fra cui, ad esempio [ʒ] (jour, genre), che è assente in italiano. --Galtzaile (msg) 15:27, 1 mag 2019 (CEST)

Perché in molte lingue la B diventa V?

Salve a tutti. Sia dal latino all'italiano, sia dall'italiano allo spagnolo, la B e la V si scambiano. Qual è il processo fonetico, o i movimenti del viso, della bocca, della lingua, delle labbra, insomma perchè c'è questo scambio solo tra B e V nelle lingue, e non tra D e N, che potrebbero essere altrettanto interscambiabili proprio come lo sono la B e la V? O non tra F e V, che suonano egualmente in modo molto simile? Grazie a tutti.

--Claudia Diletta Milioni Guerriero (msg) 06:01, 1 mag 2019 (CEST)

Fra le varie lingue nel corso dei secoli ci sono delle rotazioni consonantiche piuttosto frequenti. Questi fenomeni di trasformazione (inter)linguistica sono descritte dalla linguistica comparativa. La rotazione consonantica che si avvicina di più a quella che descrivi e che interessa il latino (e quindi svariate le lingue romanze) sarebbe la "da occlusiva a fricativa in posizione intervocalica" (/b/ → [vocale]_/v/_[vocale]) e necessita la presenza di una vocale prima e di una vocale dopo, ad esempio dal latino caballum all'italiano cavallo, oppure habereavere. Come detto prima la si riscontra non solo tra il latino e l'italiano, esempio caballumcavàlo, caval (gallo-italico) → cava(e)o (veneto) --Skyfall (msg) 07:04, 1 mag 2019 (CEST)
Si pronunciano come "v" anche la β (beta) del greco moderno e la в (ve) del russo. --Holapaco77 (msg) 08:40, 1 mag 2019 (CEST)
Per capire meglio i mutamenti fonetici è molto utile sapere che tutte le consonanti possono essere caratterizzate in base a tre parametri: luogo di articolazione (labiale, labiodentale, nasale, palatale ecc.), modo di articolazione (occlusivo, fricativo, vibrante) e sonorità (sonoro: [b v g d] ecc., sordo: [p f k t] ecc.). Sono piuttosto frequenti mutamenti fra due suoni che condividono due caratteristiche, ad esempio occlusive sorde ([p t k]), si pensi, ad esempio, al latino VET(U)LU(M)vecluvecchio, o a PLU(S)cch in napoletano. Lo stesso vale per [b] e [v], che pure hanno due caratteristiche in comune, sono cioè labiali (anche se la [v] è, più precisamente, labiodentale) e sonore, e ci vuole poco per il mutamento dall'una all'altra, anche perché l'articolazione fricativa e quella occlusiva si assomigliano abbastanza, ed è generalmente piuttosto frequente il mutamento fra di loro. Ecco perché la trasformazione da [d] a [n] è molto più rara (in fondo si limita ad assimilazioni, che però costituiscono un'altra categoria, tipo ad + notatioannotazione): [d] è un'occlusiva dentale, [n] è una nasale alveolare. Per [f] e [v] si pensi al sardo (frore, ma su vrore), oppure al francese neuve e neuf, rispettivamente. --Galtzaile (msg) 14:47, 1 mag 2019 (CEST)

Calcio d'angolo o autogol ?

Rivolgo una domanda di carattere sportivo qui, trattandosi più di una curiosità che di informazione agonistica. Se - nel calcio a 11 - un portiere regolarmente in possesso del pallone (in mano) retrocede fino a superare la propria linea di porta, l'arbitro assegna un calcio d'angolo a favore degli avversari oppure è autorete ? Il dubbio mi sorge dal fatto che possa non risultare autogol in quanto l'estremo difensore non invia il pallone all'interno della porta, ma è come se lo spingesse oltre la linea di fondo campo. Qualcuno sa illuminarmi ? --79.21.57.138 (msg) 13:54, 3 mag 2019 (CEST)

Il regolamento del calcio non prevede tale distinzione: se la palla è in gioco e supera la linea di fondo all'interno dello specchio della porta, è gol. I casi in cui la rete o l'autorete non è valida sono espressamente indicati (la rete non è mai valida quando segnata direttamente da rimessa laterale, e l'autorete non è mai valida quando segnata direttamente da calcio piazzato), e lo scenario da te descritto non è tra questi. -- Rojelio (dimmi tutto) 15:46, 3 mag 2019 (CEST)

Fantastici 4

Buon pomeriggio, cito la pagina di Wikipedia dei The Who: "Tutti i membri della band fanno inoltre parte individualmente di una delle classifiche di Rolling Stone, di cui tre nella top ten del proprio strumento: Roger Daltrey alla posizione 61 della lista dei 100 migliori cantanti secondo Rolling Stone,[13] Pete Townshend alla 10ª della lista dei 100 migliori chitarristi,[14] Keith Moon alla 2ª tra i migliori batteristi di tutti i tempi scelti dai lettori della rivista[15] e John Entwistle è al primo posto nella classifica dei migliori bassisti di tutti i tempi scelti dai lettori.[16]" Ebbene, tutti i componenti della band, fanno parte delle classifiche dei rispettivi strumenti di RS. Anche Roger Daltrey è stato classificato al sesto posto, nella speciale classifica "The Best Lead Singers of All Time", sarebbero i dieci migliori frontmen, compilata dai lettori della suddetta rivista. Io poi modificherei una cosa: riguarda Keith Moon che ha conservato la seconda posizione, ma nella lista dei "top 100 drummers ever", si perché la RS tre anni fa, stilò una classifica ufficiale sui 100 migliori batteristi. Vi mando il link sui "top 10 frontmen", la classifica che interessa Daltrey. Grazie. https://www.rollingstone.com/music/music-lists/rolling-stone-readers-pick-the-best-lead-singers-of-all-time-19450/6-roger-daltrey-256513/

--93.41.100.198 (msg) 16:25, 5 mag 2019 (CEST)

Falso contatto del cavetto USB

Ho perso il conto di quanti cavetti USB ho cambiato per il mio smartphone.... Tutti presentano lo stesso problema: dopo poco tempo, iniziano a fare falso contatto. Sembra che basta un piccolo movimento dello spinotto mini usb collegato allo smartphone per provocare il falso contatto. Inoltre mi sembra che i piccoli dentini che sono su tale spinotto con il tempo entrano in dentro: che sia questa la causa? A parte comprare un cavetto nuovo dopo qualche mese (più che altro per la scocciatura), sapete se ci sono altre soluzioni? (ad esempio: cavetti più robusti, modi per aggiustare il cavetto, congegni per proteggere il cavetto, ecc.) Grazie in anticipo.--Daniele Pugliesi (msg) 02:18, 8 mag 2019 (CEST)

E se il problema fosse lo smartphone? Per falso contatto intendi che (collegando lo smarthphone ad esempio ad un PC), lo smartphone da un feedback della connessione ma non viene rilevato dal PC? Se fosse così (stesso problema che ho a volte col mio Samsung) immagino sia un problema di firmware piuttosto che del cavetto. Hai già provato a utilizzare lo stesso cavetto su altri smarphone per vedere se il problema persiste? --Samuele Madini (msg) 06:52, 8 mag 2019 (CEST)
Per vari motivi che non sto a dire io ne uso parecchi e ho riscontrato la stessa cosa: probabilmente un problema di usura. Ho notato che i cavi di marca soffrono di meno. Su Youtube ci sono alcuni tutorial per tirare fuori le due mollette triangolari che stanno sotto il lato più largo, non so se serve. Se usi pochi cavetti forse una soluzione è comprare quelli magnetici fatti in due parti, il connettore micro usb si lascia nel telefonino e si connette al cavo tramite un connettore magnetico. Sono soggetti a meno usura non avendo parti striscianti. Non so se sono compatibili quick charge, nel caso il tuo telofonino lo sia verifica Daniele Pugliesi--Pierpao.lo (listening) 07:20, 8 mag 2019 (CEST)
Altra soluzione è quella che sto sperimentando proprio ora, cioè la ricarica wireless. Anche i telefoni un po' anziani (come il mio) possono essere predisposti inserendo una volta per tutte un adattatore nella porta usb che collega la schedina che si occuperà di ricaricare il telefono e che va posizionata all'interno di una normale cover. Eliminando il togli-e-metti dello spinotto, il problema dell'usura si dovrebbe risolvere. --Lepido (msg) 15:08, 8 mag 2019 (CEST)

Perchè in sudamerica i NON nativi sono più sviluppati?

Salve a tutti. Questa domanda sembra veramente razzista ma garantisco che nasce da pura curiosità e non contiene alcun razzismo: Vivo a Buenos Aires, dove uno dei temi più ricorrenti nelle università è la colonizzazione spagnola e l’immigrazione europea di inizio ‘900. Gli immigrati europei che venivano erano poverissimi e facevano lavori molto umili. Quello che mi incuriosisce è: perchè nei quartieri più ricchi 9 persone su 10 hanno i capelli biondi e gli occhi azzurri, i ruoli lavorativi importanti sono ricoperti da persone che hanno aspetto caucasico, le persone più ricche e benestanti qui sono chiaramente pronipoti di immigrati. I locali -anche gli ispanici, non solo gli indigeni indios- avrebbero avuto più tempo per svilupparsi, perchè invece si sono sviluppati di più i non ispanici? Grazie a tutti--181.170.197.97 (msg) 07:50, 9 mag 2019 (CEST)

Dico la mia. Una volta ho letto: "Una lingua è un dialetto con l'esercito". Parafrasando si potrebbe dire: "La ricchezza è una povertà con l'esercito". Ho detto una cosa brutta, vero? --Lepido (msg) 09:50, 9 mag 2019 (CEST)
più che altro criptica :p —Wim b 10:15, 9 mag 2019 (CEST)
Intendevo dire che se io vengo a casa tua con 10 energumeni, ti prendo a mazzate e ti butto in strada e al tuo posto ci viene chi dico io, è ovvio che alla fine c'è chi sta meglio e chi sta peggio e quello che sta meglio non sei tu :-) --Lepido (msg) 11:42, 9 mag 2019 (CEST)
Un famoso economista di cui non ricordo il nome sosteneva che i paesi più ricchi e conseguentemente le popolazioni più ricche, produttori di petrolio esclusi, sono quelli che hanno meno risorse naturali o minerarie perchè sono stati costretti ad adattarsi e a lottare, facendosi guerre tra loro o per esempio affrontando il mare, per sopravvivere. L'esempio tipico è quello dell'Olanda che negli anni 90 era il maggior importatore ed esportatore di fiori, ovviamente intendo per importazione e esportazione lorda--Pierpao.lo (listening) 13:47, 9 mag 2019 (CEST)
Cambiando continente, mai sentito parlare di Apartheid? --95.233.121.112 (msg) 19:51, 9 mag 2019 (CEST)

Da cosa derivano le idee che associamo ai colori?

Salve a tutti. Al supermercato vedevo le bottiglie d’acqua trasparenti verdi e celeste ed ho iniziato a chiedermi perchè verdi e non di altri colori come che so, gialle. La risposta finora è abbastanza ovvia. Alcuni colori sono associati a idee per elementi che esistono in natura (marrone = sporco verde = natura e cosi via) ma altre associazioni universalmente diffuse non hanno una spiegazione logica. Ad esempio: perchè il rosa è un colore femminile e l’azzurro maschile (come per i neonati)? Perchè il rosso è positivo ed il blu negativo? Perchè il celeste è il colore del pulito e predomina sui flaconi dei detersivi? Non poteva essere quello l’arancione? Insomma, da cose derivano le idee che abbiamo dato ai colori? Grazie a tutti --181.170.197.97 (msg) 07:38, 9 mag 2019 (CEST)

Il rosa deriva dai vestiti per bambine imposti dai produttori negli anni '40. Perchè? Boh? Vattelapesca? Curiosamente fino agli anni 30 era al contrario, il rosa veniva considerato meno delicato dell'azzurro e come testimonia per esempio il Time dell'epoca in rosa venivano vestiti i bambini e in blue azzurro le bambine. D'altro canto tante cose sono state imposte dai produttori. Se negli anni '90 entravi a Londra in un negozio di lingerie e chiedevi un body chiamavano la polizia scambiandoti per un maniaco omicida. Infatti il body in inglese a seconda delle tipologie si chiama Bodysuite o Leotard o Corselette. Poi i produttori di Body per lo più italiani sono riusciti nell'impresa di imporre agli inglesi un falso termine inglese, body appunto che ormai è usato anche oltremanica nel significato di capo intimo oltre al significato di corpo. Sugli altri colori non saprei--Pierpao.lo (listening) 08:13, 9 mag 2019 (CEST)
La questione è discussa a fondo in un recente libro di Riccardo Falcinelli, Cromorama (Einaudi, 2017). A parte le ovvie associazioni "naturali" (verde = prati, foreste, natura; azzurro = cielo, mare ecc.) e quelle che sfruttano meccanismi percettivi (vedi azzurrante ottico), per il resto - come nell’esempio già citato da Pierpaolo - l’associazione deriva da un’abitudine, per lo più recente (dell’epoca del design industriale). In alcuni casi la scelta di abbinare un dato colore a un prodotto poteva essere dettata da fattori economici o legati al processo di produzione (nei secoli preindustriali, tingere i tessuti di nero o di rosso porpora era enormemente più costoso rispetto ad altri colori, ed ecco che in molte nazioni europee questi colori erano riservati all’aristocrazia o addirittura ai sovrani; il colore del vetro delle bottiglie per il vino o per la birra ha a che fare, credo, con esigenze di protezione dalla luce); altre volte si è trattato di una pura scelta di marketing. I colori dei prodotti oggi sono scelti a seguito di analisi di mercato, i cui risultati sono a loro volta determinati in relazione ad abitudini preesistenti. In un modo o nell’altro, da quando il primo esemplare di matita verniciata esternamente fu messo in commercio dalla Koh-I-Noor nel 1893 (non si sa con certezza perché decisero di verniciarla di giallo) tutti tendiamo a pensare che il colore "normale" per una matita sia il giallo. Ancora oggi i 2/3 delle matite prodotte nel mondo sono verniciate di giallo (fonte: Falcinelli cit.), e l’emoticon che rappresenta una matita è giallo: ✏️. --93.36.167.230 (msg) 08:49, 9 mag 2019 (CEST)
Come ulteriore cosa, aggiungerei un aneddoto (purtroppo senza fonte). Hai scritto: "Perchè il rosso è positivo ed il blu negativo?" Ma chi lo dice? All'azzurro (colore del cielo e dell'acqua) si da generalmente una valenza positiva, mentre al rosso (fuoco, sangue) si dà invece una valenza negativa. Almeno così pensavano quelli della Disney quando produssero il film Tron nel 1982. Nella scena delle motociclette (quelle che costruiscono un muro alle loro spalle) i "buoni" erano di colore blu e i "cattivi" erano quelli rossi. Ad una visione preliminare della scena si accorsero però di quanto tu dici, cioè i "buoni" avevano un freddo blu minaccioso, i "cattivi" invece un caldo rosso simpatico e la scena dovette essere rirenderizzata con i colori invertiti. Come ho detto non trovo una fonte, ma all'epoca se ne parlò. --Lepido (msg) 15:23, 9 mag 2019 (CEST)
L'esempio rosso positivo VS blu negativo aveva lasciato dubbioso anche me. In parecchi videogiochi (a me viene in mente Heroes of the Storm, ma di sicuro altri) la tua squadra è blu, quella avversaria rossa (ovviamente gli avversari vedono i colori invertiti). Nella segnaletica stradale, i segnali di pericolo e di divieto sono rossi, quelli di indicazione blu (e a semaforo rosso ci si ferma); generalmente, la penna rossa è quella che segna gli errori. Anche qui su Wikipedia, abbiamo T:Favorevole in verde e T:Contrario in rosso; i link a pagine non esistenti sono rossi, quelli a pagine esistenti blu. Per me è viceversa, rosso negativo e blu/verde positivo. --Syrio posso aiutare? 16:07, 9 mag 2019 (CEST)
Forse blu negativo, rosso meno negativo è una reminiscenza della scuola, dove in blu un tempo erano segnati gli errori gravi e in rosso quelli meno gravi, probabilmente per una qualche direttiva del ministero; ambiente dove ovviamente il blu era considerato più solenne (auto blu, divise scure) e il rosso era più pratico per segnalare i piccoli errori per esempio la mancanza di una virgola che forse con il blu non si sarebbe notata tanto--Pierpao.lo (listening) 18:25, 9 mag 2019 (CEST)
Magari pensava ai poli della batteria, rosso positivo, blu (scuro scuro scuro) negativo.--StefBiondo 11:03, 10 mag 2019 (CEST)
Se leggeste il libro di Falcinelli che ho citato sopra, vedreste che sono stati fatti molti esperimenti: una singola luce rossa accostata a una luce verde, ad esempio, evoca l’idea di “semaforo, segnalazione”, mentre a una fila di luci tutte rosse si associa piuttosto l’idea di "locale a luci rosse" (per l’appunto...), e infine luci rosse mescolate a luci di altri colori trasmettono piuttosto l’idea che "qui c’è una festa". Non è il colore in sè che associamo a un significato, ma a un colore in un certo contesto. La stessa percezione del colore, peraltro - al di là delle associazioni che può suggerire - dipende dal contesto visivo. Lo stessissimo colore viene percepito come "giallo" se contrasta con uno sfondo scuro, come "marrone" se contrasta con uno sfondo chiaro (Falcinelli cit., pag. 200). Sui colori ecc. c’è una copiosa letteratura, da Newton a Goethe fino ai nostri tempi... --93.36.167.230 (msg) 19:45, 9 mag 2019 (CEST)
(conflittato) Al liceo il mio prof di arte diceva che nel packaging dei prodotti alimentari e negli spot dominavano il rosso e le sue varianti per via del "focolare domestico". Non ero molto d'accordo perché non vedevo questa preponderanza del rosso, e anche perché le principali marche di pasta, Barilla, De Cecco, Agnesi, Voiello, etc, avevano confezioni blu - anzi, proprio in quel periodo la Barilla aveva lanciato una campagna promozionale chiamata "Viva il blu" (per quanto Barilla abbia il logo... rosso!). P.s. ok Marrone = sporco, ma anche Marrone = Cioccolata! :) --95.233.121.112 (msg) 19:47, 9 mag 2019 (CEST)
E comunque, mettiamoci il cuore in pace, perché nella Realtà i colori non esistono. Sono solo interpretazioni psichiche delle poche lunghezze d'onda delle radiazioni elettromagnetiche che i nostri occhi riescono a percepire. I colori e tutto il resto che ci proviene dai sensi, sono quindi ciò che il nostro cervello ci fa credere che sia la Realtà, non è roba "Vera", e a quel punto il cervello fa e crede un po' quello che gli pare :-) --Lepido (msg) 10:26, 10 mag 2019 (CEST)
Esatto, ad esempio: Perché le stelle non appaiono verdi? --Holapaco77 (msg) 22:32, 10 mag 2019 (CEST)

Segna come verificata

Domanda stupida: a volte mi capita di premere per errore il "Segna come verificata", esiste dunque un modo per annullare l'azione?--Janik98 (msg) 23:57, 9 mag 2019 (CEST)

no, se ti capita di farlo per un edit particolarmente dubbio basta segnalarlo al dp:patrolling o al progetto competente. -- Pierpaolo
Ok, grazie!--Janik98 (msg) 00:05, 10 mag 2019 (CEST)
Prego non ti preoccupare mai di fare domande -Janik98, nessuna è stupida, più che altro le domande su Wikipedia si fanno allo WP:SI; qui qualsiasi argomento che non sia Wikipedia :)--Pierpao.lo (listening) 00:09, 10 mag 2019 (CEST)

Caro oracolo matematico

Credo di avere un dubbio sulla legge dei grandi numeri e la teoria empirica del caso (che sarebbe la definizione frequentista della probabilità). Sto seguendo un laboratorio (corso universitario) e devo dire che non riesco a comprenderne le differenze. Mi sento stupido per la domanda sciocca. --37.161.234.106 (msg) 21:04, 10 mag 2019 (CEST)

Direi che ad occhio il tuo dubbio nasce dal fatto che nel parlato si finisce per fare spesso riferimento alla legge dei grandi numeri senza riferirsi al significato matematico. La legge dei grandi numeri è teorema lo puoi dimostrare usando la disuguaglianza di Cebysev (dimostrazione matematica), la teoria empirica del caso si basa su una sperimentazione (il fatto di avere ottenuto un risultato da un esperimento, non dimostra nulla). --4ndr34 (msg) 11:41, 11 mag 2019 (CEST)

Come faccio a sapere che voi vedete i colori come li vedo io?

Salve a tutti. Sempre riguardo i colori, ho un'altra curiosità: Come faccio a sapere che l'arancione che vedo io è lo stesso che vedete voi? I colori sono la percezione che il nostro cervello ha delle lunghezze onda di qualche cosa (non so bene). Bene, come faccio a sapere che il mio cervello interpreta queste lunghezze d'onda come le interpreta il vostro cervello? Mi potreste rispondere: l'arancione è chiaro e caldo, è il colore delle arance. Ma se io l'ho sempre visto blu, per me sarà chiaro e caldo il blu, e le arance saranno blu. Non so se mi spiego.. Comunque nella domanda precedente (sempre riguardo i colori) il rosso come positivo ed il blu come negativo era riferito alle batterie, ai poli elettrici ecc. Grazie a tutti.--181.170.197.97 (msg) 22:07, 10 mag 2019 (CEST)

Da come la vedo io, non lo puoi sapere con certezza. Anzi, in teoria quello che tu definisci "voi" potrebbe anche non esistere e tutto quello che tu ritieni sia la Realtà, il mondo esterno, potrebbe essere una mera illusione della tua mente. Dopotutto Cartesio (che ne sapeva a pacchi) ha detto "Cogito, ergo sum", cioè: "L'unica cosa di cui sono sicuro è che IO esisto, poiché penso. Il resto, chissà..." :-)
Comunque il tuo pensiero sui colori me lo sono posto da quando frequentavo la scuola media (parecchio tempo fa, quindi) e non ho mai trovato una risposta certa. Mi ricordo inoltre che nel numero 100 di Martin Mystère, quello a colori, c'era proprio una storia sul questo argomento. --Lepido (msg) 22:32, 10 mag 2019 (CEST)
Ecco, casomai non si fosse capito dalla mia replica per convenzione il polo negativo delle batterie è nero, non blu.--StefBiondo 22:34, 10 mag 2019 (CEST)
Qualche anno fa ci fu il tormentone di #thedress (il vestito: bianco-oro o blu-nero?). Ve lo ricordate? (in italiano: qui). P.s. comunque per me il vestito è bianco-oro. --Holapaco77 (msg) 23:37, 10 mag 2019 (CEST)
Alé! Si ricomincia :-D È chiaramente blu-nero ;-)--Korvettenkapitän_Prien (sala radio) 00:40, 11 mag 2019 (CEST)
Non so se è sintomo di qualche malattia neurologica :) ma io lo vedo di un azzurro pallidissimo e di un colore tra il marrone e l'argilla scura, seriamente a parte la battuta della malattia--Pierpao.lo (listening) 11:16, 11 mag 2019 (CEST)

La voce Qualia – ancorché forse carente di fonti – tratta alcuni temi correlati alla questione sollevata dall'utente anonimo/a, segnatamente nella sottosezione «L'argomento dello spettro invertito». -- Étienne 13:48, 11 mag 2019 (CEST)

Creeremmo Dio anche se non lo conoscessimo?

Salve a tutti. Non voglio intavolare un discorso su "dio esiste/dio non esiste" mi chiedo se un uomo, cresciuto in un ambiente completamente sterile da religioni e qualsiasi altro tipo di credenza, a cui non è mai stata nominata alcuna divinità e che non conosce nemmeno il concetto di Dio, senta il bisogno di pregare o riconosca l'esistenza di un essere superiore in un qualsiasi momento della sua vita. Per le popolazioni primitive probabilmente è successo così. In un mondo di tuoni tempeste e ignoranza è facile creare l'idea di Dio. E dal crearla al diffonderla per spiegare a tutti fenomeni completamente sconosciuti come il sorgere del sole o i terremoti è un attimo. Oggi il discorso è diverso, oggi sappiamo il perche di tutto e teoricamente non avremmo bisogno di creare Dio. Mi chiedo allora, oggi, quando tutto ha una risposta e nemmeno la depressione o la disperazione necessitano Dio quando ci sono antidepressivi, psichiatri ecc, creeremmo Dio di nuovo? Grazie a tutti.


--181.170.197.97 (msg) 22:21, 10 mag 2019 (CEST)

Credo di si. La necessità di credere in un entità superiore nasce dalla fisiologica incompletezza della fisica (o almeno così la percepiamo). In altre parole siamo antropomorficamente incapaci di accettare concetti come il fatto che non esistesse il tempo prima della creazione o che non ci sia spazio al di fuori dell'universo. Questo ci induce a creare enti superiori onnipontenti che sono superiori e svincolati da questi limiti, anche se paradossalmente sono altrettanto ingiustificabili. Pe la conaca comunque qualunque discorso di natura teologica riconduce inevitabilmente alla domanda "dio esiste/dio non esiste".--StefBiondo 22:44, 10 mag 2019 (CEST)
Credo che l'esistenza di atei in un ambiente non sterile da religioni sia una valida ragione (ma non certo una prova definitiva) per sostenere che ci sarebbero persone che non sentono il bisogno di compiere riti religiosi anche in un ambiente sterile da religioni (mentre è forse più difficile se non si parla di religioni ma, di un «altro tipo di credenza»). Opino che lo sviluppo scientifico e filosofico (cioè una percezione «moderna» di ciò che è fisico o psichico) possa rendere superflua la religione. — Dall'altro lato c'è però quello che Cicerone chiamava consensus gentium, riferendosi al fatto che, appunto, dappertutto si sono sviluppate religioni o riti religiosi. Forse conviene, pertanto, distinguere fra «un uomo» individuale come quello nella domanda e il fenomeno collettivo, se cioè un'intera società priva di ogni tradizione religiosa, di ogni influenza spirituale svilupperà un concetto religioso o meno. Credo che pure qui si possa ripetere quanto detto inizialmente: il nostro concetto del mondo e di noi stessi (pur presentando fenomeni paradossali come l'infinità di certe entità) non provoca necessariamente una religione. Va però anche precisato che ognuno, credo, ha un certo desiderio del «numinoso», ma non credo che dipenda da entità metafisiche. Anche il calcio, la mitologia (non come religione ma come tesoro antichissimo dell'essenza umana), probabilmente pure la politica ecc. possono fare da «religione sostitutiva». --Galtzaile (msg) 17:29, 11 mag 2019 (CEST)

DICIASETTE O DICIASSETTE?

--151.16.31.39 (msg) 15:51, 12 mag 2019 (CEST)

Diciassette, con doppia esse. Vedi anche qui. --Syrio posso aiutare? 16:17, 12 mag 2019 (CEST)

Trofeo Coppa dei Campioni

Piccolo interrogativo: perché un tempo la squadra vincitrice della Coppa dei Campioni fu premiata con due trofei, il primo classico grande e l'altro con una coppa piccina? Grazie. https://www.google.it/search?q=steaua+bucarest+1986&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0ahUKEwi8x6io95biAhUEGewKHTpNCvIQ_AUIDigB&biw=1768&bih=887#imgdii=dWp6Y86LjA1MjM:&imgrc=UmbAgNc4gLDEbM:


--93.41.100.198 (msg) 00:01, 13 mag 2019 (CEST)

Contro-domanda: da cosa deduci che entrambe le coppe in quella foto siano per la medesima competizione? -- Rojelio (dimmi tutto) 01:55, 13 mag 2019 (CEST)

Quando la Steaua Bucarest, la squadra in questione, vinse la finale di Coppa Campioni contro il Barcellona nell'86, le furono consegnate due trofei: uno grande, quello ufficiale, e poi quello più piccolo. Era una consuetudine che è durata per un po'. Allego un link: è una sintesi la finale sempre di Coppa Campioni, tra PSV Eindhoven e Benfica; succede la stessa cosa dal minuto 5:40: https://www.youtube.com/watch?v=CCMSPYIb5HQ.

Domanda di matematica

Caro oracolo, sto per chiederti una cosa su un argomento in cui sono un ignorante, spero che non sia un passo più lungo della gamba (cioè chiedere troppo per uno che ha basi minime): c'è un simbolo matematico che non capisco come si usa. È come il simbolo dell'integrale , ma con un cerchio in mezzo. Su internet ho trovato che si chiama integrale chuso, ma non ci ho capito un tubo. So che un integrale è la primitiva di una funzione, oppure l'area sottesa alla funzione nel piano cartesiano qualora fosse definito, e si risolve così: per esempio .

Cosa rappresenta e come si calcola l'integrale col cerchietto di una funzione polinomiale non troppo complessa, tipo x2 o x+2? --87.14.42.59 (msg) 16:19, 10 mag 2019 (CEST)

Quel simbolo designa l'integrale di una funzione lungo una curva (integrale di linea), quando la curva è una curva chiusa (e gli estremi di integrazione coincidono). Per calcolarlo non ti basta conoscere la funzione integranda, devi anche sapere su quale curva stai facendo l'integrale (e prima di questo, naturalmente, devi sapere che cosa significa integrare lungo una curva qualsiasi). --130.192.193.197 (msg) 17:16, 10 mag 2019 (CEST)
Ok grazie. So che cosa significa integrare lungo una curva qualsiasi, come già detto sopra, è l'area sottesa a una funzione su un piano cartesiano. Di conseguenza mi sembra di intuire che nel caso di una curva chiusa, l'integrale di linea sarebbe l'area interna alla curva, sempre che sia totalmente sopra all'asse delle x. Quindi, sempre in base a quello che ho capito, se prendo la funzione x2 + y2 - x - 10y + 20 = 0, che è una circonferenza completamente sopra l'asse delle x (qui) grazie all'integrale di linea posso calcolare l'area della circonferenza.
Come si calcola l'integrale di linea di una funzione tipo x2 + y2 - x - 10y + 20 = 0? Grazie --95.252.39.34 (msg) 10:30, 11 mag 2019 (CEST)
Se per area della curva intendi il teorema di Gauss Green, ci siamo. Se intendi l'area compresa tra la funzione e il grafico (solita interpretazione dell'integrale), no.
L'integrale di linea (di prima o seconda specie) hanno due interpretazioni anche fisiche diverse (sarebbero unificabili ma lasciamo perdere per ora...)
L'integrale lungo una curva di seconda specie, ad esempio, indica il lavoro svolto dalla forza nello spostamento lungo quella curva, non ha idea di area di per sé. Mi ricordo che il Mazzoldi -in modo molto naif- lo spiegava così: immagina ci sia il vettore forza e un ds (vettore che segue il percorso della curva); ecco, l'integrale di linea è la proiezione (prodotto scalare) di quel vettore forza lungo il ds. Come vedi è molto diversa dall'interpretazione classica di area del grafico della funzione (somma dei trapezoidi, per intenderci). Io credo tu ti sia arenato su quella interpretazione e non stessi parlando di Gauss Green, teorema che lega l'interpretazione dell'"integrale del lavoro" all'area contenuta nella curva chiusa. spero di non aver detto cavolate, mi si correga altrimenti :)--37.160.124.18 (msg) 10:52, 11 mag 2019 (CEST)
Non so cosa sia il teorema di Gauss Green, in questo contesto con area intendo quella porzione di spazio racchiusa dalla circonferenza. Che da quello che mi hai detto sembrerebbe proprio ciò che significa calcolare l'integrale di linea
Si ma come si calcola lintegrale di linea di una funzione di circonferenza tipo x2 + y2 - x - 10y + 20 = 0? Esiste una formula risolutiva?--87.2.197.222 (msg) 20:38, 13 mag 2019 (CEST)
(rientro)
State parlando due lingue diverse. :-) Stai confondendo l'integrale di una curva con l'integrale lungo una curva. L'integrale "tradizionale" che meglio conosci e che sai risolvere è l'integrale di una funzione lungo l'asse delle ascisse: concettualmente, stai percorrendo l'asse delle ascisse da un estremo all'altro dell'intervallo di integrazione, sommando ogni singolo frammentino "dx" lungo il percorso, ciascuno "pesato" moltiplicandolo per il valore che la funzione integranda f(x) assume in quel punto. Certo, quest'operazione ha anche una utile interpretazione geometrica come "calcolo dell'area (con segno) compresa tra grafico della funzione f(x) e asse delle ascisse", ma dev'essere chiaro che f(x) (e la curva del suo grafico) è "ciò" che stai integrando, non "il percorso" lungo cui stai integrando: quello è il tragitto lungo l'intervallo di integrazione.
Questa operazione può essere generalizzata a un integrale calcolato lungo una qualsiasi linea in un dominio multidimensionale. Nel seguito farò riferimento all'immagine qui a destra (chi ha fatto quell'animazione è ufficialmente il mio nuovo eroe).
Prendiamo una funzione in più dimensioni (diciamo due per fissare le idee: f(x,y) ) e un segmento di curva C compreso tra due punti estremi "A" e "B". Ogni punto di quella curva ha le sue coordinate (x,y) e in quel punto la funzione ha valore f(x,y), esattamente come in una sola dimensione ogni punto della curva "asse delle ascisse" ha la sua coordinata x, cui corrispondeva un valore della funzione f(x). Svolgiamo quindi la stessa operazione: percorriamo la curva da un estremo all'altro, e sommiamo la lunghezza di ogni frammentino "ds" della curva (che ora è un piccolo vettore; "s" scelto per "spostamento" lungo la curva), ciascuno pesato in base al valore della funzione integranda in quel punto.
Per "vedere" geometricamente il calcolo che si sta facendo bisogna immaginare di "affettare" verticalmente il grafico della la funzione (che è una superficie, è bidimensionale) lungo la curva, come se fosse un pandoro. Se "distendi" la sezione in modo che la curva lungo la quale integriamo diventi dritta come un asse delle ascisse, torniamo al caso ben noto: l'area della superficie laterale della fetta lungo il taglio corrisponde alla solita area compresa tra grafico della funzione e asse. Questo è l'integrale di linea (quello "di prima specie", per essere precisi: ce n'è anche un'altro, ma concettualmente è identico).
Spero che ora sia più chiaro perché non abbia senso chiedere "l'integrale di linea della funzione f(x,y)". In realtà ti servono due funzioni:
  • La funzione f(x,y) da integrare (la superficie bidimensionale).
  • La funzione della linea, possibilmente espressa tramite una mappa monodimensionale r(t) = {xr(t), yr(t)} che "descrive" la curva C lungo cui ti muovi (linea rossa), ovvero al variare di t nell'intervallo [a,b], il corrispondente punto r(t) corre lungo la curva tra i due estremi r(a)=A e r(b)=B.
A quel punto è possibile "tradurre" l'integrale di linea nel più tradizionale integrale proprio .
Spiegare da dove sbuchi fuori quel modulo della derivata di r(t) è un pochino complesso. "Intuitivamente" (se ci riesco): se r(t) è la posizione del "cursore" lungo la curva al variare di t, la sua derivata r'(t) è il vettore di velocità con cui il cursore si muove lungo la curva. Tale vettore è allineato con ds (ovvero sempre tangente alla curva), ma non è detto che ne abbia la stessa lunghezza, ovvero che r(t) percorra la linea "a velocità costante". Per evitare che le zone di curva dove r(t) "corre troppo" vengano sottovalutate o, per contro, che le zone in cui r(t) rallenta vengano sopravvalutate, il contributo di ogni punto deve essere moltiplicato per la velocità... che è proprio il modulo di r'(t). Se non hai la più pallida idea di cosa io abbia scritto, ignora bellamente: significa che ti manca roba propedeutica per poterci lavorare e fare i conti.
L'integrale chiuso (quello col tondo) è solo un modo per indicare esplicitamente che la curva C si chiude su sé stessa. Il motivo per cui si preferisce farlo vedere esplicitamente è che spesso quegli integrali compaiono in contesti (soprattutto in fisica) in cui il loro significato richiede che siano calcolati su un tragitto che si chiude su sé stesso, ovvero che la curva C non può essere fatta come le pare, ma deve essere chiusa. Ma altrimenti sono integrali di linea come tutti gli altri, "trasformabili" in integrali mono-dimensionali standard tramite una funzione di mappatura monodimensionale r(t) che "percorre" la curva lungo cui vogliamo integrare. -- Rojelio (dimmi tutto) 13:10, 14 mag 2019 (CEST)
@Rojelio, sono sempre ammirato dalla tua capacità di rendere le cose così ovvie e intuitive. --37.162.180.186 (msg) 13:34, 14 mag 2019 (CEST)
PS: se ti interessa l'area di quella circonferenza, invece, come potrai ben immaginare è matematicamente possibile farlo. Ma come spiegava Rojelio non è il significato dell'integrale da te riportato, è un'altra cosa :).

Il neonato sente se la madre vuole abortire?

Salve a tutti. Una volta un amico mi ha detto che aveva letto che i neonati percepiscono se la madre vuole abortire, e ne rimangono inconsciamente poi influenzati per il resto della vita, influenza che si manifesta in problemi a livello affettivo, estrema necessità di rapporti, oppure il contrario.. qualcosa del genere. Onestamente non credo molto in queste cose che suonano un po' come pseudoscienza, so che la depressione può influire, ma addirittura un pensiero (anche se si tratta di quello dell'aborto) non credo possa influire. Voi che ne pensate? E' vero che un mancato aborto influenza a livello psicologico il neonato? Grazie a tutti.


--181.170.197.97 (msg) 04:46, 14 mag 2019 (CEST)

Se sono neonati la vedo dura che la madre li possa abortire. Forse intendevi il feto. --Lemure Saltante sentiamo un po' 10:59, 14 mag 2019 (CEST)
Be' forse la domanda era: un bambino potrebbe aver percepito che la madre avrebbe voluto abortire (ma ovviamente non l'ha fatto) quando lui non era ancora nato? Cioè, a che momento dello sviluppo del feto si cominciano a percepire le sensazioni del mondo esterno (la voce della mamma, i suoi movimenti, ecc.)? Ovviamente il feto non può leggere nei pensieri della madre, qui stiamo parlando di comportamenti più o meno affettivi. --Lepido (msg) 14:08, 14 mag 2019 (CEST) PS: dalle parti della Romagna, dove tanto tempo fa si usava dare i nomi rigorosamente NON nel calendario, ce n'è uno che io giudico terribile da dare ad una bambina: Antavlèva e chi conosce il dialetto delle mie parti sa che cosa vuole dire. C'è da capire se le bambine con quel nome abbiano avuti i problemi psicologici summenzionati.

Doppiaggio originale di Aiuto! Sono un pesce

Non riuscendo a trovare informazioni certe su internet provo qui: il doppiaggio originale del film d'animazione Aiuto! Sono un pesce è quello in danese (la Danimarca è il paese di produzione) oppure quello in inglese?


--Janik98 (msg) 15:06, 14 mag 2019 (CEST)

Non saprei, comunque hai provato a vedere quando muovono le labbra se la forma che assumono corrisponde realmente alle lettere che pronunciano? Ad esempio, se quando dicono "thanks" hanno la lingua tra i denti (come succede nel suono "th"), al 99% il "doppiaggio originale" (o meglio l'audio originale, cioè non doppiato) è quello inglese (a meno che il suono "th" non esiste anche in danese). --Daniele Pugliesi (msg) 02:06, 15 mag 2019 (CEST)

Sito collaborativo per valutare affermazioni

Ricordo un sito che funzionava più o meno così (esempio a caso):

  • Un utente scrive una frase che può essere vera o falsa, ad esempio: "Wikipedia è la migliore enciclopedia del mondo"
  • Altri utenti (o lo stesso utente di prima) scrivono delle motivazioni che avvalorano la tesi che l'affermazione precedente sia vera o falsa; ad esempio: per la tesi "vero" - "Wikipedia contiene un numero di pagine maggiore di qualsiasi altra enciclopedia", "Wikipedia è l'enciclopedia più letta al mondo", "Studi scientifici hanno dimostrato che Wikipedia è più attendibile delle altre enciclopedie", "Wikipedia è in continuo miglioramento"; per la tesi "falso" - "Esistono molti blog che criticano Wikipedia", "Su Wikipedia si trovano tantissimi errori", "Molte pagine di Wikipedia contengono avvisi sulla mancanza di fonti nella voce", "Wikipedia è continuamente bersagliata da vandali"; a ciascuna frase viene dato un giudizio che riguarda la veridicità di tale frase secondo gli utenti;
  • Per ciascuna delle frasi sopra, si ripete il passaggio precedente, cioè gli utenti del sito indicano motivi che avvalorano la tesi che siano vere e false, e si continua così praticamente all'infinito...
  • Un algoritmo del sito indica per ciascuna frase se, in base alle opinioni degli utenti, è più probabile che sia vera o falsa.

Conoscete il nome del sito di cui sto parlando? Ho dimenticato il nome e ora non riesco più a ritrovarlo. Non ricordo neanche se era in italiano o inglese o entrambe le lingue. :(

--Daniele Pugliesi (msg) 21:09, 15 mag 2019 (CEST)

Definizione di matrice definita positiva vs semidefinita positiva

Salve oracolo,

avrei bisogno di un chiarimento in merito alle definizioni di matrici simmetriche definite positive e semi-definite positive che si trovano nella voce: Matrice definita positiva. Mi pare di capire che se una matrice è definita positiva allora è una matrice semi-definita positiva. È corretto? Se è così, perché non trovo alcun riferimento su questa immediata conseguenza?

Ho notato inoltre che esiste una definizione più "raffinata" di matrice semidefinita positiva che la distingue irrimediabilmente dalle matrici definite positive.

Una matrice simmetrica A è semidefinita positiva se e solo se per ogni vettore (colonna) si ha che ed esiste (almeno un) tale che .

Vorrei chiedervi: qual è la definizione che va per la maggiore? Grazie. --2001:B07:6454:B7C:20DF:AEAB:524F:3A50 (msg) 22:00, 14 mag 2019 (CEST)

Sempre e solo visto la prima definizione: le definite sono sotto-insieme delle semidefinite, ovvero tutti i teoremi e le proprietà che valgono per le semidefinite valgono anche per le definite, mentre al contrario le definite godono (proprio in virtù della assenza di quei vettori x0) di proprietà più stringenti che non valgono invece per le più generali semidefinite.
Le definizioni, in sé e per sé, sono arbitrarie, sono solo etichette che diamo, e quelle due definizioni sarebbero in teoria entrambe validissime. Ma la scelta delle definizioni non cade dal cielo: dipende da quale poi risulta essere più comoda nella pratica (questo è anche il motivo per cui certe volte capita che studiosi di discipline diverse usino definizioni contrastanti tra loro, perché nei loro rispettivi ambiti di lavoro fanno più comodo certe classificazioni rispetto ad altre... per la gioia di chi poi rischia di fare confusione): la seconda definizione sarebbe sensata se poi esistessero teoremi che possono essere applicati solo alle matrici "strettamente semidefinite" (esistenza di almeno un x0 non solo "consentita", ma proprio richiesta), ma non mi risulta che ne esistano (non sono comunque un esperto in materia e potrei essere contraddetto).
Nota di colore: secondo la definizione di "divisibile solo per 1 e per sé stesso", 1 dovrebbe essere un numero primo. È stato escluso "per definizione" dalla classificazione di numero primo perché ci sono una marea e tre quarti di teoremi che funzionano "per tutti i numeri primi tranne 1", quindi veniva più semplice escluderlo a priori. :-) -- Rojelio (dimmi tutto) 15:19, 15 mag 2019 (CEST)
Grazie mille, ho già le idee un po' più chiare. Esistono però situazioni in cui la distinzione netta è pressoché necessaria. Mi vengono in mente:
- la classificazione dei punti stazionari per funzioni di più variabili- se l'Hessiana è semidefinita, nulla si può dire sulla natura del punto;
- la classificazione dei prodotti scalari degeneri e relativo radicale.
Di fatto, una definizione che ingloba le definite positive nelle semidefinite positive mi obbligherebbe a effettuare le dovute specifiche - Es: se l'Hessiana è semidefinita positiva, ma non definita positiva, nulla si può dire sulla natura del punto.
In ogni caso, ti ringrazio per essere intervenuto, ora sono un po' più tranquillo. :) --93.62.4.207 (msg) 12:49, 16 mag 2019 (CEST)
Non sono d'accordo, la specifica è comunque inutile: quella frase dice solo che l'appartenenza alle semidefinite è irrilevante ai fini della classificazione del punto, che è vero.
Ti rigiro la frittata esprimendo lo stesso concetto in tutt'altro ambito:
  • Tutti i cetacei sono anche mammiferi. (Tutte le matrici definite sono anche semidefinite)
  • Se un animale è un cetaceo, vive in acqua. (Se un punto ha hessiana definita, è un estremante)
  • Se un animale è un mammifero, nulla si può dire se viva o meno in acqua. (Se un punto ha hessiana semidefinita, nulla si può dire se sia o meno estremante)
Qualsiasi contraddizione tu possa pensare riguardo le matrici, deve valere, identica, anche per i delfini. Ne trovi di valide? XD -- Rojelio (dimmi tutto) 17:01, 16 mag 2019 (CEST)
Esempio fenomenale! Grazie mille. :) --93.62.4.207 (msg) 18:47, 16 mag 2019 (CEST)

La rivoluzione tecnologica e internet hanno cambiato/cambieranno qualcosa a livello biologico nell'uomo?

Salve a tutti. Internet è una fonte di conoscenza praticamente infinita, mi domando se questo bombardamento culturale -ogni volta che vogliamo la risposta ad una domanda basta andare su wikipedia, leggiamo una cosa in piu, non sempre la ricordiamo ma anche per un attimo ENTRA nella nostra testa- cambierà la struttura del nostro cervello. Se il passare molto tempo davanti a schermi luminosi cambierà la nostra fibra ottica. Se il perenne movimento swipe -come è stato già studiato esser divenuto una dipendenza per alcuni- cambierà qualcosa dentro di noi, che può essere l'articolazione del police o l'area del cervello deputata al movimento delle mani.. non so. Non credo che il cervello di una persona nata prima di internet e della rivoluzione tecnologica sia uguale a quello di un ragazzo nato nel 2001 e cresciuto dentro la rete globale. Anche il fatto di essere connessi con tutto il mondo, credo che apporti dei cambiamenti dentro di noi: potremmo avere meno paura di viaggiare, spostarci di piu, e quindi ampliare il nostro cervello. La consapevolezza di poter dialogare senza problemi con persone dall'altra parte del pianeta potrebbe cambiare qualcosa nel nostro modo di vedere le relazioni, renderci disposti ad iniziare relazioni con persone lontane e quindi forzarci ad imparare una nuova lingua, rendendoci -nuovamente- piu intelligenti, propensi al viaggio, globalizzazione, ed alla fine tutte le razze identiche. Sto andando molto lontano con il pensiero ma le mie esagerazioni sono volte a far intendere il senso della domanda. Ringrazio tutti quelli che ancora mi vorranno rispondere dopo aver notato che pongo molte domande. Questo è un luogo dove dissetare le curiosità, ero una fan di yahoo answers prima che iniziassero a rispondere scemenze, ora che ho ritrovato un posto dove persone intelligenti saziano la mia curiosità, se non vi dispiace ne approfitto. Senza contare che credo di aver sempre posto domande argute e mai banali. Grazie a tutti. :)


--181.170.197.97 (msg) 23:40, 15 mag 2019 (CEST)

C'è qualcosa qui sui social network e su Internet e l'evoluzione della specie ad esempio --Baldaeg00 (invia al Breiðablik) 00:40, 16 mag 2019 (CEST)

errore cancellazione

--87.8.129.40 (msg) 10:01, 17 mag 2019 (CEST) ho erroneamente cancellato la seguente spiegazione


Laocoonte ovvero sui confini tra poesia e pittura (1766) opera di Gotthold lessing come si può reinserire grazie

puoi essere un po' più specifico? Da dove l'hai cancellata per errore? Su una pagina di wikipedia? --Postcrosser (msg) 10:26, 17 mag 2019 (CEST)
Forse 87.8.129.40 voleva creare la voce Laocoonte ovvero sui confini tra poesia e pittura ? è un link rosso che parte da Gotthold Ephraim Lessing ... --95.248.5.122 (msg) 14:21, 17 mag 2019 (CEST)

trasferimento

cb La discussione proviene dalla pagina Aiuto:Sportello informazioni.
– Il cambusiere goth nespresso 11:45, 23 mag 2019 (CEST)

salve volevo sapere se un agente del corpo forestale della sardegna puo' chiedere trasferimento in Sicilia

grazie spero mi possiate aiutare Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 130.25.43.179 (discussioni · contributi).

gradi in uso attuale EI

cb La discussione proviene dalla pagina Aiuto:Sportello informazioni.
– Il cambusiere goth nespresso 11:46, 23 mag 2019 (CEST)

Salve!Vorrei vedere come è il grado da controspallina di colonnello medico,perchè quando ho fatto il militre io, le stellette erano bordate di colore rosso ma mi sembra che il bordo rosso non ci sia più,se potete darmi una risposta esaustiva? In ogni caso grazie.


PS.Per vedere la risposta,siccome non ho tanta pratica col pc,Vi scrivo comunque la mia email. Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 95.232.47.148 (discussioni · contributi).

Vedi Gradi del Corpo militare volontario della Croce Rossa Italiana: le stellette bordate di rosso sono per il grado di colonnello comandante, il colonnello ha le stellette non bordate. --Franz van Lanzee (msg) 16:02, 23 mag 2019 (CEST)

Titolo sussidiario

in diverse voci viene usato il termine "titolo sussidiario" riferito a nobili o altro, ma non riesco a trovarne una definizione ne su Wikipedia ne sul Web, io ne intuisco solo una definizione " a pelle", mi sapreste darmi una definizione più "scientifica"?--87.27.156.88 (msg) 10:15, 24 mag 2019 (CEST)

È una cosa abbastanza importante nel caso della Writ of acceleration. Per farla breve, ci sono alcune famiglie nobiliari che, nel corso dei secoli, hanno assorbito più titoli. Un notevole accumulo di titoli lo si riscontra, ad esempio, nell'attuale principe del Galles, titolo che va obbligatoriamente all'erede al trono, che è anche Duca di Cornovaglia, Duca di Rothesay, Conte di Chester, Conte di Carrick, Barone Renfrew e Signore delle Isole. È facoltà del titolare dei titoli cederne uno dei minori al proprio erede. Il titolo conferito non è un semplice titolo di cortesia, ma può portare dei benefici tangibili. Ad esempio il Ducato di Cornovaglia comporta una rendita fondiaria ricchissima. Oppure al titolo minore può essere intitolata una paria (in UK comprende il diritto di sedere nella Camera dei Lords, in maniera automatica fino alla riforma del 1999). Supponiamo che un Lord, Duca di padre, ricevi anche il titolo di Conte dalla famiglia della madre a cui è associato una paria ereditaria. Ebbene, poiché non può diventare due volte Lord e votare due volte nella Camera dei Lords, è sua facoltà rinunciare a diventare Conte-Duca, e trattenendo per sé il titolo maggiore (Duca), può trasmettere subito il titolo di Conte al suo erede il quale potrà essere ammesso in anticipo alla Camera dei Lords (l'espressione di tale facoltà non a caso si chiama Writ of acceleration ossia "lo scritto di accelerazione"). --Skyfall (msg) 15:13, 24 mag 2019 (CEST)
Esempi di titoli sussidiari sono Conte di Arundel e Barone di Mowbray, entrambi sussidiari a Duca di Norkfold. Il secondo fu ceduto dal padre, Henry Howard, VI duca di Norfolk al figlio Henry Howard (stesso nome) nel 1677; divenendo anzitempo Barone di Mowbray a soli 22 anni, poté sedere subito alla camera dei Lords assieme al padre e incamerare direttamente le rendite delle tenute della baronia di Mowbray (senza dipendere dalla "paghetta" del padre). --Skyfall (msg) 15:44, 24 mag 2019 (CEST)

Fondi interprofessionali

Sapete cosa deve fare una società di formazione per usare fondi professionali per fornire corsi gratuiti sulla sicurezza nei luoghi di lavoro? O cercato su internet, ma viene descritta la procedura dal punto di vista di chi riceve la formazione, non dal punto di vista di chi fornisce tale formazione. In generale, sapete se gli stessi fondi o di altro tipo possono essere usati per fornire formazione gratuita in altri ambiti? (n.b.: per "formazione gratuita" intendo che i docenti o in generali gli enti di formazione ricevono comunque il compenso, ma tale compenso arriva direttamente o indirettamente dai fondi anziché da chi riceve la formazione) Grazie.

--Daniele Pugliesi (msg) 13:46, 25 mag 2019 (CEST)

Scrutatore o Scrutinatore?

Avrei una domanda da rivolgervi, che è poi anche una mia curiosità: perché nella suddetta pagina, (https://it.wikipedia.org/wiki/Scrutatore) si preferisce il termine "scrutatore" anziché "scrutinatore"? Grazie.


--93.41.100.198 (msg) 16:17, 28 mag 2019 (CEST)

http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/scrutatore-scrutinatore -- Rojelio (dimmi tutto) 16:29, 28 mag 2019 (CEST)
Per quanto la dizione scrutinatore sia preferita dalla Crusca perché più precisa (d'altronde gli uffici elettorali scrutinano le schede, non si limitano a scrutarle :-) ), le norme che regolano il funzionamento degli Uffici elettorali di sezione (volgarmente detti seggi elettorali), e in primis il DPR 570/60, si riferiscono sempre ai componenti del seggio come scrutatori; allo stesso modo le istruzioni ministeriali, i verbali delle sezioni e tutta la modulistica elettorale. Ecco perchè il termine scrutatore è preferito: perché le fonti normative lo chiamano così :-) --Equoreo (msg) 18:44, 28 mag 2019 (CEST)
Equoreo, grazie mille, sei stato utilissimo! A buon rendere, ci si vede.

Perché se mangio latticini e farinacei mi vengono le coliche?

--Il buon ladrone (msg) 16:25, 28 mag 2019 (CEST)

Ottima domanda... per il tuo medico di base. ^_^ -- Rojelio (dimmi tutto) 16:32, 28 mag 2019 (CEST)
Se le coliche vengono mangiando solo determinati alimenti potrebbero (ma non mi assumo nessuna responsabilità qualora non fosse così) essere dovute a un'intolleranza alimentare. Io non sono un dottore (beh, in realtà si, ma in storia quindi di fatto non sono un dottore), ma anche se passasse un gastroenterologo su queste pagine non credo riuscirebbe a fare una diagnosi completa basandosi unicamente sulla frase "Perché se mangio latticini e farinacei mi vengono le coliche?". In pratica, vai dal medico di base--95.249.255.172 (msg) 16:56, 28 mag 2019 (CEST)

Quanta verità c'è nei segni zodiacali?

Salve a tutti. Ho notato per esperienza che molte volte le persone nate nello stesso periodo dell'anno hanno effettivamente molto, molto, molto in comune. Non credo nell'oroscopo, ma ho viaggiato molto e conosciuto davvero tante persone nella mia vita, e devo ammettere che ho notato caratteristiche ricorrenti in tutte le persone nate nello stesso periodo dell'anno. Cosa c'è di vero in questo? Perchè accade? Grazie a tutti. --181.170.197.97 (msg) 04:51, 14 mag 2019 (CEST)

La ricerca scientifica indica che di vero, nell’astrologia, non c’è nulla. Il fatto che molte persone ritengono di riconoscersi nei profili astrologici può dipendere dal cosiddetto effetto Forer; il fatto di osservare delle coincidenze sistematiche fra giorno di nascita e tratti caratteriali - il fenomeno a cui tu fai riferimento - può a sua volta dipendere da meccanismi come la fallacia del cecchino texano o il bias di conferma. --93.36.167.230 (msg) 08:02, 14 mag 2019 (CEST)
Una volta ho letto un articolo interessante sul fatto che ci può essere qualcosa di vero non tanto per il segno zodiacale ma quanto per il periodo dell'anno in cui si nasce, perchè un bambino nato in pimavera-estate facilmente verrà portato all'aperto nei primi mesi di vita di più di uno che nasce in autunno-inverno, e in questo modo riceve in quei mesi una maggiore quantità di luce solare. Quanto agli oroscopi, sono sempre scritti in modo talmente vago che praticamente chiunque può riconoscersi nelle previsioni per qualunque segno --Postcrosser (msg) 10:49, 14 mag 2019 (CEST)
Uno studio (gonfiato enormemente dai giornali, ma sostanzialmente valido) aveva trovato una certa correlazione fra la frequenza di determinate malattie e il mese di nascita: gli autori stessi concludono che la correlazione riguarda poche malattie (55 su 1600 esaminate) e, pur statisticamente significativa, non è tale che i nati in settembre/ottobre (i più iellati, secondo lo studio) dovrebbero perderci il sonno :-)
Le sensazioni, nel tuo caso, facilmente ingannano: la personalità ha molte sfaccettature e senza una metodologia precisa e rigorosa è facilissimo falsare inconsciamente la statistica. Tre (ma ce ne sarebbero decine di altri) esempi:
  • conosci uno allegro e solare -> supponi sia nato in estate (stagione a caso) -> scopri che è nato a maggio -> "bè, maggio è quasi estate; il risultato è buono lo stesso";
  • conosci uno allegro e solare -> supponi sia nato in estate (stagione a caso) -> scopri che è di gennaio -> "ripensandoci, l'ho visto litigare col cameriere prima; tipico degli invernali";
  • conosci uno allegro e solare -> supponi sia nato in estate (stagione a caso) -> scopri che è di gennaio e lascia il 70% di mancia ad ogni cameriere, anche se lo incontra solo per strada -> "vabbè, non è una scienza esatta, un'eccezione ogni tanto ci sta" -> l'eccezione viene dimenticata
Il problema è che, per ragioni evolutive, il nostro cervello si è sviluppato per darsi ragione: se un dato cozza con i suoi convincimenti, ecco che lo forza o lo manipola; e se proprio non può ops lo dimentica. Tu vorrai pure sinceramente solo la verità, ma al tuo inconscio non interessa: lui è un bambino capriccioso che vuole solo avere ragione! È la sostanza del bias cognitivo ed è il motivo per cui esiste il metodo scientifico: per costringere noi stessi a riconoscere di avere torto! :-D --Equoreo (msg) 12:26, 14 mag 2019 (CEST)
Apparentemente c'entra poco, ma io consiglierei la lettura della voce Profezia che si autoadempie, per capire meglio come funziona la mente umana. --Lepido (msg) 13:49, 14 mag 2019 (CEST)

A proposito di "sensazioni"... Ma cos'è, l'Oracolo è diventato la pagina privata delle domande balzane di "181.170.197.97" o sono io che ho un problema di... selettività dei dati? E che di queste domande "bizzarre" ultimamente ne vedo dei... milioni :) --79.31.125.193 (msg) 18:51, 14 mag 2019 (CEST)

A me le domande balzane di "181.170.197.97" piacciono, in primo luogo perchè i curiosi mi stanno simpatici di default ma soprattutto perchè mi danno modo di godere delle risposte che spesso anch'io non conosco. A che altro serve questa rubrica se no ? :) --StefBiondo 19:06, 14 mag 2019 (CEST)

Il sistema zodiacale in uso nella stragrande maggioranza delle riviste moderne si basa sulla Metafisica di Aristotele, così come rielaborata nel Medioevo. In una concezione del sistema solare tolemaica, si poneva Dio (Aristotele, essendo pagano, ovviamente non parlava di Dio, ma di causa primigenia, causa non causata) nel settimo Cielo. Ogni cielo era governato da un astro (i pianeti, il sole e la luna). Nell'epoca cristiana successiva, si è cominciato a speculare sull'ipotesi che la volontà di Dio si proiettava sulla Terra attraversando i sei cieli intermedi, concludendo che osservando gli astri si potesse prevedere la volontà di Dio prima che si fosse manifestata. Ci sono dei "piccoli" problemi però in questo ragionamento di tipo deduttivo:

  1. Nel frattempo sono stati scoperti altri pianeti (Nettuno, Urano) e planetoidi/pianeti nani (Plutone, Cerere, Eris ecc.);
  2. Nel frattempo ci si è accorti che è semmai la Terra a girare attorno al Sole, non viceversa.
  3. Nel frattempo ci si è accorti che al centro dell'universo non è collocato nemmeno il Sole, il quale è semmai posto in un punto sempiperiferico della Via Lattea, ordinaria galassia a spirale barrata posta in un punto qualsiasi dell'universo.

Se togli la Terra dal centro dell'Universo, le speculazioni fatte nella Metafisica di Aristotele crollano, come tutti i ragionamenti astrologici sullo zodiaco fatti in epoca medievale che si basavano sulla Metafisica aristotelica. --Skyfall (msg) 15:53, 16 mag 2019 (CEST)

Dunque i movimenti degli astri influenza? La Risposta è sì ad Esempio:
  1. Il movimento apparente del sole genera il giorno e la notte, e questo ci influenza.
  2. il movimento del sistema terra/sole/luna (le fasi lunari) modifica le maree e questo influenza i marinai e le piante
  3. il movimento del sole nell'oroscopo influenza le stagioni, e questo ci influenza
  4. il movimento di Giove ha influenzato la fascia degli asteroidi, quindi perché non dovrebbe aver influito sulla terra?

--62.94.39.68 (msg) 16:00, 30 mag 2019 (CEST)

Non siamo asteroidi. Innanzitutto, Astronomia e Astrologia sono due cose differenti. Poi, c'è una questione dell'ordine di grandezza delle forze in questione. Già la forza gravitazionale della Luna esercitata sulla superficie terrestre è minima rispetto ai 9,81 m/(s al quadrato) della forza gravitazionale della Terra stessa. c'è ancora un dibattito aperto se la gravità e le forze di marea lunari possano influenzare o no la semina. Ma la forza gravitazionale di Giove (il pianeta più grande del sistema solare) esercitata sulla superficie terrestre è moltissimi ordini di grandezza più piccola alla già piccola forza gravitazionale lunare, per non parlare di pianeti ben più piccoli come Mercurio o ben più lontani come Nettuno (o Urano, o Plutone). Poichè la forza gravitazionale è inversamente proporzionale al quadrato della distanza (nota bene, al quadrato) a confronto sarebbe più forte la forza gravitazionale di un autobus che ti passa accanto mentre tu sei sul marciapiede che quella di Giove. --Skyfall (msg) 16:57, 30 mag 2019 (CEST)
Ho detto che influisce sulla terra. E ogni influenza sulla terra si riflette su di noi. In Scoperta_di_Nettuno si vede l'influenza di Nettuno su Urano a diverse UA di distanza. Mentre la distaanza tra Giove e Terra è di MAX 6UA. 'Gli astri influenzano, ma non costringono'. --62.94.39.68 (msg) 17:55, 30 mag 2019 (CEST)
E io ho detto che, in fatto di gravità, influisce più il transito dei veicoli vicino a te che il transito dei pianeti (ovviamente lontano da te). Quindi, a rigor di logica, più che il moto degli astri occorrerebbe osservare il bollettino traffico :) --Skyfall (msg) 18:32, 30 mag 2019 (CEST)
L'astrologia è fuffa, oltre che per i motivi già ben spiegati dagli altri utenti, anche perché l'oroscopo astrologico è sfalsato rispetto a quello astronomico per via della precessione degli equinozi (quindi un bambino che nasce oggi, secondo gli astrologi sarebbe dei gemelli, ma in realtà il sole sta passando nella costellazione del toro), per non parlare del fatto che in astrologia i segni durano tutti un mese ciascuno circa, mentre in realtà, ad esempio, il sole passa quarantaquattro giorni nella vergine contro solamente sei nello scorpione (cfr Zodiaco#Differenza_di_date_del_percorso_del_Sole_tra_zodiaco_astronomico_e_astrologico), per tacere del povero ofiuco. E ancora, perché sarebbe valido lo zodiaco "occidentale" e non quello cinese, ad esempio? --Syrio posso aiutare? 20:16, 30 mag 2019 (CEST)

Operazioni di scrutinio dei voti in una elezione

Salve, come avviene effettivamente? Un seggio, con il relativo presidente e con gli scrutatori, ha a disposizione un computer per comunicare con il Viminale, oppure hanno altri sistemi? Vi ringrazio.--93.41.100.198 (msg) 10:39, 29 mag 2019 (CEST)

Posso dirti come è stato fatto fino a 5-6 anni fa, le volte che ho fatto la scrutatrice (non so se di recente è cambiato): durante la votazione ad orari prestabiliti (tipo alle 12 e alle 18) passava un vigile urbano a cui veniva comunicato l numero dei votanti fino a quel momento. Poi il vigile in qualche modo comunicava al Viminale i dati ricevuti. Durante lo scrutinio vengono compilati una serie di registri (in doppia copia, e se ben ricordo una copia veniva poi mandata al tribunale di zona e l'altra alla prefettura) con i risultati dello spoglio e alla fine veniva anche compilato dal presidente del seggio un foglio riassuntivo con il risultato finale che veniva consegnato ad un vigile urbano che li comunicava a chi di dovere. All'interno del seggio tutto a mano. Solo una volta, tipo una decina di anni fa, si è provato ad affiancare ai normali scrutatori un ragazzo con un computer per comunicare i risultati in tempo reale. Ma deve essere stato un fiasco perchè negli anni successivi non si è più fatto. --Postcrosser (msg) 10:51, 29 mag 2019 (CEST)
Ho fatto il segretario di seggio domenica scorsa e poso confermare che è più o meno come dice Postcrosser qui sopra. Lo scrutinio è fatto direttamente dai componenti del seggio subito dopo la conclusione del voto (oltretutto è pubblico, se vuoi levarti la curiosità alle prossime elezioni puoi andare a vedere tu stesso). Tra le varie cose da compilare (il verbale, in duplice copia, contenente un riassunto generale di tutte le operazioni del seggio ivi compresi i risultati finali dello scrutinio; un estratto del verbale, contenente solo la parte con i risultati finali; due tabelle numerate contenenti l'indicazione dei voti) c'è anche una serie di fogli con indicati i risultati del singolo seggio, i quali al termine dello scrutinio sono immediatamente consegnati al delegato comunale presente nel complesso scolastico dove si trova il seggio. Mentre i componenti del seggio finiscono di impacchettare tutte le cose, caricarle in macchina e portarle al comune, il delegato comunica i risultati all'ufficio elettorale del comune: se è fortunato via fax, altrimenti dettandoli al telefono (giuro...). L'ufficio elettorale del comune provvede poi a inserire i risultati arrivati dai vari seggi in un portale apposito del sito del Viminale. --Franz van Lanzee (msg) 19:06, 29 mag 2019 (CEST)
Anche io ho fatto il presidente di seggio domenica 26 maggio: le affluenze e i risultati li ho comunicati all'ufficio elettorale con il mio tablet collegato con la rete wi-fi della scuola, compilando un apposito file excel predisposto dal comune e che calcolava automaticamente i totali e segnalava eventuali errori. Se ci si organizza bene, lo scrutinio è abbastanza rapido: noi abbiamo scrutinato (preferenze incluse), circa 750 schede in due ore, impacchettato tutto e consegnato in comune alla 01.15 --Holapaco77 (msg) 20:00, 29 mag 2019 (CEST)
@Holapaco77 Ecco perchè domenica eri quasi assente su wiki :D--Flazaza (msg) 20:09, 29 mag 2019 (CEST)
Altro presidente a rapporto :-D In generale la procedura di comunicazione varia da comune a comune. Nei centri dove ho operato io, il seggio compila un foglio riassuntivo dei soli risultati e lo consegna a un incaricato del comune responsabile per l'intero plesso; quest'ultimo comunica i risultati all'Ufficio Elettorale del Comune per telefono o li carica a sistema con un tablet. Analoga procedura per le comunicazioni del numero di votanti (ore 12, ore 19 e ore 23).
Per quanto riguarda tutta la documentazioni (verbali, buste, registri...) è tutto fatto a mano: d'altronde la normativa su cui si basano tutte le operazioni è del 1957 ed è stata innovata pochissimo...
Se sei interessato, qui trovi le istruzioni ufficiali; comunque rinnovo l'invito di Franz van Lanzee: se sei curioso, ogni elettore ha diritto di assistere (senza diritto di parola) a tutte le operazioni (incluse autenticazione, votazione e scrutinio) della propria sezione.--Equoreo (msg) 22:34, 29 mag 2019 (CEST)
In questi anni il Ministero dell'Interno sta informatizzando la procedura, sempre più verso il "basso". Una volta i dati dai seggi venivano comunicati all'ufficio elettorale del Comune, il quale a sua volta le comunicava alle Prefetture nelle quali avveniva il loro inserimento a PC nella procedura informatica ministeriale (in passato queste comunicazioni avvenivano via fax). Da alcuni anni tutti i grossi Comuni effettuano direttamente l'inserimento dei dati nel portale dedicato del Ministero. Adesso anche i Comuni medi hanno cominciato a inserire direttamente i dati a PC mentre i più piccoli continuano a comunicarli prima alle Prefetture (però non più via fax, ma via mail/PEC). Non so a che punto sono arrivati (se per i Comuni di 4, 5 mila abitanti o meno). Inoltre, da Comune a Comune cambia il livello di dettaglio: alcuni fanno confluire tutti i dati di tutte le sezioni alla sede dell'ufficio elettorale del Comune e lì fanno un inserimento unico nel software del Ministero, altri invece hanno aderito all'inserimento in prossimità della sezione elettorale (proprio dove sono i seggi). Quest'ultima modalità è su base volontaria a seconda del Comune perché, sebbene velocizzi le operazioni e sia meno esente ad errori (comunicare i risultati via telefono è sempre problematico, potrebbero esserci delle rettifiche, portare gli elenchi cartacei necessita di molto tempo, moltissimo in caso di frazioni in montagna), richiede che il Comune metta a disposizione di PC e collegamento internet in prossimità di ogni sezione elettorale (per intenderci, in ogni scuola, dove ci sono più seggi elettorali) e del personale che inserisca i dati a PC o tablet (il presidente e gli scrutatori rimangono appresso ai seggi), quindi è una modalità piuttosto impegnativa e non tutti i Comuni hanno le risorse (i tablet con collegamento internet) per attuarla. --Skyfall (msg) 00:25, 30 mag 2019 (CEST)
PS inserimento informatico o meno, a livello di Comune oppure sezione, permane l'obbligo per ogni Comune di far pervenire tutti i sacchi con tutte le schede cartacee presso il Tribunale più vicino per il giorno dopo (talvolta le può raccogliere momentaneamente la Prefettura perchè i Tribunali aprono solitamente alle 8 del mattino mentre i messi comunali già iniziano a portare i sacchi anche qualche ora prima). In caso di ricorso infatti non si vanno a vedere i dati così come sono stati raccolti (in modo più o meno informatizzato), ma si ricontano proprio le schede cartacee. --Skyfall (msg) 00:34, 30 mag 2019 (CEST)
Chiarimento a quello che dice Skyfall: il riconteggio delle schede è possibile solo in caso di ricorso (quindi su ordine del tribunale competente) avverso la proclamazione degli eletti (e quindi bisogna aspettare che venga fatta). All'Ufficio Centrale (o all'Adunanza dei presidenti di seggio, ove prevista) cui affluiscono i verbali è vietato aprire i plichi con le schede; le sole schede contestate e provvisoriamente non assegnate vengono riviste dall'Ufficio Centrale Circoscrizionale. Tutto il resto non si tocca!--Equoreo (msg) 02:01, 30 mag 2019 (CEST)

[ Rientro] Tornando alla domanda iniziale (Operazioni di scrutinio dei voti in una elezione: come avviene effettivamente?), la procedura è quella prevista dagli articoli 67 e seguenti del DPR 361/1957. Alla chiusura della votazione (ore 23:00) si verifica il numero dei votanti sugli appositi registri, contando poi quante schede sono avanzate (i conti devono tornare). Le schede avanzate (autenticate e non usate + quelle non autenticate), unitamente ai registri degli elettori che sono venuti a votare e ai registri di annotazione delle tessere elettorali, vengono immediatamente imbustate e ritirate subito dopo dai vigili urbani (per evitare brogli e manomissioni). Dopodiché parte il vero e proprio "spoglio dei voti". La procedura ufficiale è: si apre l'urna, uno scrutatore estrae una scheda alla volta e la porge al presidente di seggio, il quale dice a voce alta qual è la lista votata e consegna la scheda agli altri scrutatatori per la registrazione (esistono due libroni con tabelline: per ogni voto si fa una crocetta con la matita colorata nella tabella della singola lista), la scheda spogliata viene messa in un'altra scatola dal quarto scrutatore, e si ricomincia da capo. Nel caso di scheda bianca o nulla, viene immediatamente timbrata e firmata per evitare brogli, e messa in un'apposita busta. Le schede contestate in un'altra busta. Alla fine dello spoglio si contano le crocette sulle singole tabelle e si riportano i numeri sui registri delle operazioni di voto, si compilano i riepiloghi (controllando che i conti quadrino), si chiudono e si firmano i verbali, infine si imbusta tutto e si porta tutto in comune, dove gli addetti controllano che ci siano tutte le buste. Una di queste buste, che contiene l'estratto del verbale con i riepiloghi, viene aperto dal responsabile dell'ufficio anagrafe-elettorale e inserisce i dati nel portale del Ministero dell'interno. --Holapaco77 (msg) 08:40, 30 mag 2019 (CEST)

Da parte mia aggiungo un'ultima domanda: perché agli elettori viene consegnata una matita anziché una biro? Eppure un tratto di penna sarebbe molto più difficile da alterare oltre che di più facile lettura.--3knolls (msg) 22:35, 31 mag 2019 (CEST)
Non è una normale matita, bensì una matita copiativa. Nella voce è spiegato il motivo dell'utilizzo durante le votazioni di questo particolare tipo di matita. --Lepido (msg) 23:01, 31 mag 2019 (CEST)