Wehib Pascià

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Wehib Pascià
NascitaYanya, 1877
MorteIstanbul, 13 giugno 1940
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Impero ottomano Impero ottomano
Bandiera dell'Etiopia Impero d'Etiopia
Forza armataBandiera dell'Impero ottomanoEsercito ottomano
Esercito imperiale etiopico
GradoFerîk
GuerreGuerre balcaniche
Prima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
CampagneCampagna di Gallipoli
Campagna del Caucaso
BattaglieBattaglia di Bizani
Battaglia dell'Ogaden
DecorazioniMedaglia di Liyakat
Medaglia di Imtiaz
Stella di Gallipoli
Ordine di Mejīdiyye
Studi militariCollegio Militare Ottomano
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Mehmed Wehib Pascià (conosciuto anche come Mehmet Vehib Kaçı, Wehib Pascià o Vehib Pascià; Yanya, 1877Istanbul, 13 giugno 1940) è stato un generale ottomano di etnia Albanese. Combatté nelle guerre Balcaniche e in diversi teatri della prima guerra mondiale. Negli ultimi anni, agì come consigliere militare dell'esercito etiope nella seconda guerra italo-abissina.[1][2][3][4][5]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Vehib nacque nel 1877 a Yanya (odierna Ioannina), allora parte dell'Impero Ottomano. Proveniente da una famiglia di spicco della città, suo padre, Mehmet Emin Efendi, ne era stato sindaco[6]. Era di etnia Albanese[7][8][9] Suo fratello maggiore Esad Pascià difese Gallipoli nel 1915 e il fratello minore Kâzım Taşkent fu il fondatore di Yapı Kredi, la prima banca privata a livello nazionale in Turchia. Vehib stesso si diplomò alla Scuola Imperiale di Ingegneria Militare (Mühendishane-i Berrî-i Hümâyûn) nel 1899, poi al Collegio Militare Ottomano (Staff College, Mekteb-i Erkân-ı Harbiye-i Şâhâne) come capitano di stato maggiore e si unì alla Quarta Armata, allora di stanza nello Yemen. Nel 1909, dopo l'incidente del 31 marzo, Vehib fu chiamato a Costantinopoli, dove iniziò a lavorare presso il Ministero della Guerra. Poco dopo Mahmut Şevket Pascià nominò Vehib comandante della Scuola Cadetti (Scuola superiore militare, Askerî İdadi), raggiungendo il grado di maggiore.

Guerre Balcaniche[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Bizani.

Durante la Prima guerra balcanica, Vehib difese la fortezza di Yanya con il fratello Esad Pascià, comandante del Corpo di Yanya, fino al 20 febbraio 1913. Alla fine le forze ottomane si arresero ai greci guidati dal principe ereditario Costantino.

Dopo il suo rilascio come prigioniero di guerra, Vehib fu nominato colonnello della 22ª Divisione di fanteria. Fu inviato in Hegiaz, in Arabia.

Prima Guerra Mondiale[modifica | modifica wikitesto]

L'Impero Ottomano entrò nella Prima Guerra Mondiale e Vehib partecipò alla Campagna di Gallipoli, comandando il XV Corpo d'Armata e successivamente la Seconda Armata. I suoi successi lo portarono a diventare comandante della Terza Armata durante la Campagna del Caucaso. Il suo esercito si difese dagli attacchi dei russi ma fu sconfitto nella Battaglia di Erzincan. Nel 1918, la Terza Armata di Vehib riprese l'offensiva e riprese Trebisonda il 24 febbraio, Hopa a marzo e Batumi il 26 marzo. Con l'Armistizio di Mudros, Vehib tornò a Costantinopoli.

Guerra di indipendenza[modifica | modifica wikitesto]

Vehib non partecipò alla guerra d'indipendenza turca. Dopo il suo ritorno a Costantinopoli alla fine della Prima guerra mondiale, fu processato per abuso d'ufficio e imprigionato nella prigione di Bekirağa. Fuggì in Italia. La sua cittadinanza fu revocata dal nuovo governo turco. Trascorse un periodo in Italia, Germania, Romania, Grecia ed Egitto. La sua antipatia per Mustafa Kemal era ben nota e non nascose mai il suo disprezzo per il nuovo leader della Turchia, che aveva combattuto sotto il suo comando a Gallipoli. Tornò a Istanbul solo nel 1940.[10]

Abissinia[modifica | modifica wikitesto]

Vehib partecipò alla Seconda guerra italo-abissina, dove era conosciuto come Wehib Pascià. Fu il capo di stato maggiore di Ras Nasibù, il comandante in capo etiope sul fronte meridionale. Vehib progettò una forte linea difensiva per gli etiopi, nota come "Muro di Hindenburg", in riferimento alla famosa linea difensiva tedesca della Prima Guerra Mondiale, la Linea Hindenburg. Tuttavia, gli italiani sfondarono queste difese durante la battaglia dell'Ogaden nell'aprile del 1936. In seguito, Vehib lasciò l'Etiopia e tornò a Istanbul.[11]

Morte[modifica | modifica wikitesto]

Morì nel 1940 e fu sepolto nel cimitero di Karacaahmet a Istanbul.[12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Eighth Month, in Time, 4 maggio 1936 (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2008).
  2. ^ (EN) Empire's End, in Time, 11 maggio 1936 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2007).
  3. ^ (EN) Solemn Hours, in Time, 14 ottobre 1935 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2005).
  4. ^ (EN) Water Will Win, in Time, 14 ottobre 1935 (archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2005).
  5. ^ (EN) Newshawks, Seals, in Time, 14 ottobre 1935 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2011).
  6. ^ (EN) Jacques Kayaloff, The Battle of Sardarabad, L'Aia - Parigi, Mouton & Co. N.V., 1973, p. 14.
  7. ^ (EN) Rafael de Nogales Méndez, Four years beneath the crescent, New York, Londra, C. Scribner's sons, 1926, p. 22.
    «[EN] Vehib Pasha, the Albanian, was perhaps a tiger; but he was likewise both valiant soldier and grand- seigneur [IT] Vehib Pascià, l'albanese, era forse una tigre, ma era anche un valoroso soldato e un gran signore»
  8. ^ (EN) Michael A. Reynolds, The Ottoman-Russian struggle for Eastern Anatolia and the Caucasus, 1908-1918 : identity, ideology and the geopolitics of world order, Vol. 1, Princeton University, 2003, p. 424, ISBN 0-496-55425-5, OCLC 1049419620. URL consultato il 14 novembre 2022.
    «[EN] The Ottoman Albanian Vehib Pasha spoke to the Armenians in the language that any romantic nationalist could comprehend, and his point was clearly to cow his opponents with the depth of Ottoman determination [IT] L'albanese ottomano Vehib Pascià parlò agli armeni nel linguaggio comprensibile a qualsiasi nazionalista romantico, e il suo scopo era chiaramente quello di intimorire i suoi avversari con la profondità della determinazione ottomana.»
  9. ^ (TR) Naki Keykurun, Azerbaycan İstiklâl Mücadelesinin Hatıraları, Azerbaycan Gençlik Derneği, 1964.
    «[TR] [Vehip Paşa] Ben bir buçuk yıldır Kafkas cephesi kumandanıyım. Kafkasyalıları tetkik ettim öğrendim. Siz Kafkasyalılar da, biz Arnavutlar gibi temizliği seviyorsunuz. Bu pis Türk neferlerini, hem de bu kılıkta Kafkasya'ya sokamam. [IT] [Vehib Pascià]] ha detto che sono stato il comandante del fronte caucasico per un anno e mezzo. Ho fatto ricerche sui caucasici e ho imparato. Voi caucasici amate la pulizia come noi albanesi. Non permetterò a questi sporchi soldati turchi di entrare nel Caucaso, soprattutto con questa scusa.»
  10. ^ (TR) Atlas Tarih, n. 3, settembre 2010, pp. 74-76.
  11. ^ (EN) WAR: Eighth Month, in Time, 4 maggio 1936 (archiviato dall'url originale il 1º aprile 2012).
  12. ^ (TR) Halil Bal, VEHİP PAŞA (KAÇI)’NIN HAYATI VE ASKERİ FAALİYETLERİ [La vita e attività militari di Vehlip Pascià (Kaçı)] (PDF), Istanbul, İSTAUBUL ÜNİVERSİTESİ, 2010.

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