Vector W2

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Vector W2
Descrizione generale
CostruttoreBandiera degli Stati Uniti Vector Motors
Tipo principaleConcept car
Produzionenel 1980
Sostituita daVector W8
Esemplari prodotti1
Altre caratteristiche
Altro
StileJerry Wiegert

La Vector W2 è una concept car creata dalla casa californiana Vector Motors nel 1980.

Il contesto[modifica | modifica wikitesto]

Lo scopo dell'azienda era lo studio di una berlinetta dotata di sofisticate soluzioni aerodinamiche e di costruzione, in grado di competere, se non superare, le migliori coupé sportive del vecchio continente. Vennero utilizzate a tale scopo molte soluzioni di derivazione aeronautica, sia nella scelta dei materiali di costruzione che, ad esempio, negli interni con il cruscotto fornito di strumentazione e comandi molto simili a quelli presenti negli aerei.

Dotata di uno Chevrolet V8 biturbo da 5.7 L modificato dalla casa, per il quale dichiarava una potenza di oltre 600CV (450kW) e coppia massima superiore a 800 Nm, cosa che avrebbe dovuto far raggiungere all'autovettura la velocità di 320 km/h[1].

Il nome è probabilmente dovuto all'iniziale "W" di Jerry Wiegert (designer e fondatore della Vector), mentre il 2 rappresenta il numero delle turbine. Anche se si trattava solo di un prototipo, l'auto fu migliorata nel tempo dando l'impressione che se ne fossero prodotte tante. L'auto ha percorso più di 160.000 km nei test, più di ogni altra auto sportiva.

Il prototipo è di proprietà di Wiegert, e conservata nel quartier generale della Vector a Wilmington.

Dalle idee di base del prototipo nacque in seguito la prima vettura costruita in piccola serie dalla casa automobilistica, la Vector W8, entrata in produzione nel 1989.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Scheda tecnica, su members.tripod.com. URL consultato il 4 novembre 2017 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2003).

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Articolo su Motorsportblog, su motorsportblog.it. URL consultato il 9 agosto 2008 (archiviato dall'url originale il 1º giugno 2008).
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