Vaso Borghese

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Il vaso Borghese nel Museo del Louvre
Copia del vaso Borghese nei giardini della reggia di Versailles

Il vaso Borghese è un monumentale cratere, scolpito ad Atene in marmo pentelico da un'officina neoattica nella seconda metà del I secolo a.C. come ornamento da giardino[1]

Fu rinvenuto nel Cinquecento a Roma, negli Horti Sallustiani e fece parte della collezione Borghese. Oggi è esposto al museo del Louvre a Parigi[2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il cratere è di dimensioni monumentali (alto 1,72 m e con un diametro di 1,35 m[1]) e presenta una forma "a campana". Nella parte superiore concava del vaso presenta un fregio figurato a bassorilievo sormontate da due tralci di vite intrecciati sotto l'orlo rovesciato in fuori e decorato con un piatto kyma ionico e un astragalo. La parte inferiore convessa del vaso e il piede sono decorati con baccellature convesse e concave. Il piede poggia sopra un basso plinto ottagonale. Tra la parte concava e quella convessa del vaso si trovano coppie di teste di satiro, da cui si dipartivano le anse, oggi scomparse.

Il fregio raffigura un tiaso dionisiaco: con Dioniso, Arianna, satiri e, menadi che suonano strumenti e danzano. Uno dei satiri sorregge Sileno ubriaco.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il vaso appartiene alla produzione della scultura neoattica di Atene del I secolo a.C., realizzata per la ricca clientela romana ed è datato al 60-40 a.C.[1]. Alla medesima produzione appartengono il più piccolo vaso Medici e due esemplari più antichi, rinvenuti frammentari tra i materiali trasportati da una nave naufragata a Mahdia[3].

Il vaso venne alla luce prima del 1569 nel giardino di Carlo Muti, che occupava gli antichi Horti Sallustiani[4] ed entrò a far parte della collezione Borghese nel 1645, quando fu esposto nella villa Pinciana della famiglia[1].

Fu ampiamente ammirato e riprodotto in stampe e copie in vari materiali tra il Seicento e il Settecento. Copie del vaso Borghese vennero realizzate in marmo come decorazione dei giardini di Versailles presso la fontana di Latona, in alabastro per Houghton Hall e in bronzo per Osterley Park. Calchi furono realizzati dallo scultore John Flaxman e per il ceramista Josiah Wedgwood.

Napoleone I lo acquistò nel 1807 insieme alla maggior parte della collezione Borghese dal cognato Camillo Borghese e alle altre opere oggetto di spoliazioni napoleoniche, in base ad una selezione operata da Ennio Quirino Visconti. A causa del blocco navale britannico le opere viaggiarono da Roma a Parigi via terra e poterono essere esposte nel Museo del Louvre solo a partire dal 1811[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Pellini Fabréga-Dubert Martinez 2011. citato in bibliografia.
  2. ^ Scheda del "vaso Borghese" sul sito del Museo del Louvre.
  3. ^ François Baratte, "La trouvaille de Mahdia et la circulation des œuvres d’art en Méditerranée ", in Carthage, l’histoire, sa trace et son écho, éd. Alif, Tunis 1995, p. 213.
  4. ^ Kim J. Hartswick, The Gardens of Sallust. A Changing Landscape, p.108.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Francis Haskell e Nicholas Penny, Taste and the Antique. The Lure of Classical Sculpture, 1500-1900 Yale University Press, 1982 ISBN 978-0-300-02913-0, pp.347-348.
  • (FR) Marianne Hamiaux e Alain Pasquier (a cura di), Les sculptures grecques II. La période hellénistique (IIIe ‑ Ier siècle av. J.-C.), Réunion des Musées nationaux, Paris 1998 ISBN 2-7118-3603-7, p. 199-201.
  • (EN) Kim J. Hartswick, The Gardens of Sallust. A Changing Landscape, University of Texas Press, 2003, pp.108-113.
  • (EN) Brunilde Sismondo Ridgway, Hellenistic Sculpture, vol. III : The Styles of ca. 100-31 B.C., Madison, University of Wisconsin Press, 2003 ISBN 0-299-17710-6, pp. 226-228.
  • Giorgia Pellini, Marie-Lou Fabréga-Dubert e Jean-Luc Martinez, Vaso Borghese, in Anna Coliva, Marie-Lou Fabréga-Dubert, Jean-Luc Martinez e Marina Minozzi (a cura di), I Borghese e l'antico, Skira, 2011, p. 238, ISBN 978-88-572-1205-0.

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