Utente:Vale93b/Sandbox7

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Rapimento di Natascha Kampusch
Data inizio2 marzo 1998
Data fine23 agosto 2006
StatoBandiera dell'Austria Austria
ComuneStrasshof an der Nordbahn
ObiettivoNatascha Kampusch
ResponsabiliWolfgang Přiklopil
MotivazioneSequestro di persona
Conseguenze
Sopravvissuti1

Il rapimento di Natascha Kampusch è stato un caso di sequestro di persona avvenuto in Austria tra il 2 marzo 1998 e il 23 agosto 2006. La vittima, rapita a opera di Wolfgang Přiklopil quando aveva da poco compiuto dieci anni, fu segregata per un totale di 3096 giorni nello scantinato della casa del rapitore, nel comune di Strasshof an der Nordbahn; allorché riuscì a fuggire, nell'anno del suo diciottesimo compleanno, il suo aguzzino si suicidò.

La scoperta del rapimento ebbe una eco mediatica mondiale e fece sorgere varie polemiche, sia per i molti errori commessi nelle indagini da parte delle autorità austriache, sia per alcuni aspetti poco chiari nella stessa dinamica dei fatti.[1]

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Wolfgang Přiklopil[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Vienna il 14 maggio 1962[2], era figlio unico di Karl Přiklopil, commerciante di cognac, e di Waltraud, commessa di un negozio di scarpe. Visse coi genitori e altri familiari dapprima in un complesso popolare nei pressi di Donaustadt; all'età di 10 anni tutta la famiglia si trasferì a Strasshof, nella villetta già abitata dai nonni, ubicata al civico 60 di Heinestraße. Qualche anno dopo, alla morte della nonna, la madre fece rientro a Donaustadt e Wolfgang, ormai ventenne, rimase a vivere da solo[3].

Wolfgang Přiklopil era contraddistinto da un'indole introversa e riservata: solitario per natura e legatissimo alla madre e alla nonna (soprattutto dopo la prematura scomparsa del padre), frequentava pochissimi conoscenti e aveva attrezzato la sua dimora con un sofisticato impianto di allarme sviluppato in proprio. Dopo gli studi professionali, lavorò come tecnico delle comunicazioni presso la Siemens; in seguito lasciò il posto e si mise a lavorare in proprio come elettricista riparatore, insieme a un socio d'affari. Le testimonianze dipingono l'immagine pubblica di Wolfgang Přiklopil come quella di un uomo apparentemente misurato e perbene, pur se con un carattere arrogante; in privato egli era ossessionato dall'ordine e dalla pulizia e con poche passioni note, tra cui il modellismo e le automobili BMW. Come emerso successivamente, era altresì collezionista di materiale pedopornografico, circostanza che era in parte nota alla polizia fin dal 1998[1]; tuttavia la sua fedina penale era quasi immacolata: gli unici problemi noti con la legge consistevano in una multa per eccesso di velocità in automobile e un richiamo scritto per aver sparato a un uccellino per strada con un'arma ad aria compressa[3].

Natascha Kampusch[modifica | modifica wikitesto]

Nata a Vienna il 17 febbraio 1988 dalla breve relazione non coniugale tra la sarta Brigitta Kampusch e il fornaio Ludwig Koch, Natascha Kampusch crebbe con la madre e le due sorellastre. Il rapporto tra i genitori fu sempre pessimo: il padre era infatti alquanto indebitato e incline all'ubriachezza[4], la madre piuttosto irascibile e violenta nei confronti della figlia, che veniva aggredita e percossa per futili motivi, ad esempio quando il padre la riportava a casa "sforando" gli orari di visita concordati[3]. La bambina era cresciuta sviluppando presto un carattere "forte": frequentava poche amiche e nel 1998 già andava da sola alla scuola elementare di Brioschiweg a Donaustadt, a meno di 1 km dall'appartamento in cui abitava, in Rennbahnweg[5][6].

Il rapimento[modifica | modifica wikitesto]

Dinamica del sequestro[modifica | modifica wikitesto]

Il 2 marzo 1998, poco dopo le ore 7 di mattina, Natascha Kampusch lasciò l'appartamento in cui abitava, in Rennbahnweg, nel distretto Donaustadt di Vienna, per andare a scuola; la sera prima aveva avuto un ulteriore alterco con la madre, irata per via del fatto che la sera prima la figlia fosse rincasata molto tardi, essendo rientrata da un viaggio in Ungheria con il padre. L'indomani, nonostante i tentativi della mamma di fare pace, il litigio non si era ricomposto[3].

Stando alle testimonianze, la bambina superò l'incrocio con Wagramer Straße e proseguì lungo la Rennbahnweg in direzione nord-ovest. All'incrocio Melangasse-Murrstraße, vicino all'Ingeborg-Bachmann-Park, svoltò a destra in direzione nord-est nella Melangasse. Giunta tra i numeri civici 26-30, a 300 metri da Brioschiweg, vide un furgone Mercedes-Benz bianco parcheggiato a bordo strada con accanto un uomo in piedi; Natascha raccontò di aver provato, nel vederlo, «una paura irrazionale» e di aver avuto «l’impulso di cambiare lato della strada», salvo poi non farlo. Mentre passava accanto all’uomo, che descrisse come «un hippy degli anni settanta», con occhi azzurri e capelli lunghi, questi la afferrò e la lanciò nel furgone[7]. L'uomo era Wolfgang Přiklopil, all'epoca trentaseienne.[6]

Come appurato col tempo, subito dopo il rapimento Přiklopil non rientrò subito a casa (nel cui seminterrato aveva iniziato, ma ancora non completato, la realizzazione di un bunker), ma si diresse col furgone in una zona boscosa, con la bimba tenuta sdraiata sui sedili posteriori[8]. Giunto in una radura, disse a Natascha di stare attendendo qualcuno al quale avrebbe dovuto consegnarla e fece una telefonata; l'appuntamento sarebbe però saltato e il rapitore, dando a vedere agitazione, si sarebbe diretto verso Strasshof.[9]

Nel giro di poche ore la scomparsa della bimba fu denunciata alla polizia: una compagna di scuola di Natascha, che all'epoca aveva 12 anni, riferì di aver assistito al rapimento e che a bordo del furgone vi fossero due uomini; fornì altresì una descrizione dell'automezzo. Le forze dell'ordine provvidero a controllare a tappeto circa 1000 soggetti titolari di veicoli compatibili con l'identikit fornito,[10] compreso Wolfgang Přiklopil, il quale disse di aver usato il furgone per recarsi in un cantiere edile. L'autoveicolo Mercedes fu perquisito e all'interno furono trovati dei calcinacci: la polizia ritenne quindi plausibile la versione dell'uomo e non lo annoverò tra i sospettati.[11]

Anche i media iniziarono a occuparsi del caso, in particolare il giornale Kurier assoldò un detective privato per svolgere ricerche in proprio, senza particolari esiti.

Il 14 maggio 1998 la polizia ricevette una chiamata anonima da un soggetto che esternò i propri sospetti verso un «uomo solitario [...] di circa 35 anni [...] capelli biondi [...] alto 175-180 cm e magro», residente insieme all'anziana madre in una casa unifamiliare «completamente protetta elettronicamente [...] a Straßhof/Nordbahn, Heinestrasse 60»; costui, oltre a essere titolare di un furgone Mercedes bianco «con i finestrini oscurati sui lati e sul retro», aveva «estreme difficoltà nel rapportarsi col mondo» ed era potenzialmente in possesso di armi. Il chiamante evidenziava altresì come il soggetto potesse avere «un debole per i bambini in relazione alla sua sessualità».[12][13]

La segnalazione fu ricondotta velocemente al profilo di Wolfgang Přiklopil, che però era già stato interrogato e controllato, sicché le forze dell'ordine non ritennero di indagare ulteriormente.[14]

Nei mesi successivi gli inquirenti sentirono ulteriormente persone vicine a Přiklopil, anche sottoponendole alla macchina della verità, ma senza ottenere alcun risultato.

La segregazione[modifica | modifica wikitesto]

Per segregare la bimba, Přiklopil aveva realizzato al di sotto del garage di casa sua, a Strasshof, un bunker costituito da una piccola stanza senza finestre, lunga 278 centimetri a sinistra e 246 centimetri a destra, larga 181 centimetri e alta 237 dal piano di calpestio, accessibile da uno sportello murato di 50×50 centimetri (che poteva essere chiuso solo se qualcuno spingeva da fuori e qualcun altro tirava dall'interno)[15]; l'ambiente era insonorizzato. Sul lato sinistro, subito dietro l'ingresso, c'era un letto rialzato di 157 centimetri dal pavimento, sul lato opposto una piccola scrivania con sopra un piccolo televisore. Il resto delle pareti era coperto da scaffali. Nell'angolo a destra dell'ingresso c'era un wc e un lavandino in acciaio inox a due vasche. Gli inquirenti, dopo la fine del sequestro, dissero che il nascondiglio era così ben mimetizzato da poter tranquillamente sfuggire a una perquisizione domiciliare.[16]

Natascha Kampusch dichiarò di essere rimasta permanentemente nel bunker per i primi sei mesi del rapimento; successivamente l'aguzzino le permise di entrare in casa propria, ad esempio per fare la doccia. Dopo diversi anni, Přiklopil la portò anche fuori di casa, per fare acquisti e passeggiate occasionali; in un'occasione avrebbero anche fatto una gita sugli sci insieme. Il rapitore le aveva però intimato di non avere alcun contatto con altre persone, minacciando di uccidere lei e i suoi interlocutori qualora gli avesse disubbidito.[17]

Secondo le informazioni contenute nella sua autobiografia, Kampusch subì ripetutamente gravi abusi fisici da parte di Přiklopil per tutta la durata del rapimento, inclusi pugni e calci, che le causarono finanche leggere commozioni cerebrali. In aggiunta, l'aguzzino avanzava strane pretese (ad esempio non tollerava di essere guardato negli occhi), la lasciò a digiuno a più riprese, le accendeva o spegneva la luce nel bunker a piacimento, le rasò più volte i capelli a zero e le praticò varie altre forme di umiliazione: più volte Natascha fu costretta a pulirgli la casa, a cucinare per lui o ad aiutarlo a svolgere lavori di manutenzione e ristrutturazione sia nella villetta, sia in un appartamento di sua proprietà nel distretto di Rudolfsheim-Fünfhaus[4].

Il rapitore forniva a Natascha alcuni giornali e libri; occasionalmente le permetteva di ascoltare la radio e guardare la televisione. La ragazza affermò anche che Přiklopil le dava occasionalmente lezioni di lettura e scrittura. Gli psicologi e gli agenti di polizia che interagirono con lei dopo la fuga dissero che, nonostante il suo lungo isolamento, dimostrava una grande intelligenza e buone abilità linguistiche, oltre a essere ben edotta sull'attualità mondiale[8].

Come appurato dalle indagini, Kampusch trascorse l'ultima parte del suo sequestro non nello scantinato, ma ai piani superiori di casa Přiklopil,[15] fatti salvi i casi in cui il sequestratore aveva ospiti, ad esempio sua madre, che era solita venire a riordinargli la casa e non sospettò mai la presenza di un ostaggio.[18]

Nel marzo 2016 divenne di dominio pubblico l'esistenza di un filmato amatoriale girato da Přiklopil durante il rapimento, nel quale erano immortalate molte delle vessazioni praticate dall'aguzzino, a conferma di vari punti della testimonianza di Natascha.[19]

La fuga e la fine del rapimento[modifica | modifica wikitesto]

Kampusch riuscì a fuggire dalla casa di Přiklopil il 23 agosto 2006: quel giorno il rapitore le aveva detto di pulire la sua macchina, utilizzando anche l'aspirapolvere. Mentre la ragazza provvedeva, circa alle ore 13:00 Přiklopil rispose al cellulare, allontanandosi dall'autovettura per poter parlare senza il disturbo del rumore dell'elettrodomestico: Natascha colse l'occasione e riuscì ad infilarsi attraverso un'uscita del giardino che era rimasta aperta. Raggiunta la strada, chiese aiuto invano ad alcuni passanti, dopodiché si infilò nel giardino di una villetta poco lontano e bussò a una finestra; l'inquilino la ascoltò e chiamò la polizia.

Gli agenti tradussero Kampusch alla stazione di polizia di Deutsch-Wagram, affidandola a una giovane agente, Sabine Freudenberger, che le rivolse le prime domande: nell'immediato, la ragazza fu a tratti reticente nel parlare del suo aguzzino, che disse di considerare un criminale, ma al contempo assicurando che egli fosse stato sempre "carino" nei suoi riguardi. Quando le fu chiesto se il rapimento fosse responsabilità di più di una persona, la ragazza rispose di "non poter fare nomi", il che diede luogo a tutte le successive speculazioni sulla possibilità che Přiklopil avesse avuto dei complici.[20][8]

L'identificazione della ragazza fu agevolata dal fatto che avesse ancora con sé il suo passaporto (nei giorni successivi al rapimento avrebbe infatti dovuto viaggiare all'estero) e venne confermata dal riconoscimento dei genitori (agevolato dalla presenza di una cicatrice) e dal test del DNA.[21][8]

Il suicidio di Přiklopil[modifica | modifica wikitesto]

La polizia si mobilitò in tutta Vienna per procedere alla cattura di Wolfgang Přiklopil; il rapitore, però, non appena aveva notato la scomparsa della ragazza, si era messo sulle sue tracce. La sua automobile venne trovata nell'autosilo del centro commerciale Donauzentrum, che venne circondato dagli agenti; l'uomo, però, aveva frattanto chiamato un suo conoscente e socio in affari, Ernst Holzapfel, chiedendo che lo portasse con la sua auto al Prater. Durante il tragitto, Přiklopil gli avrebbe raccontato del sequestro e di essere pronto a consegnarsi alla giustizia.[22][23]

In serata, poco dopo le ore 21:00, il rapitore di Natascha fu trovato senza vita sui binari della S-Bahn di Vienna a Leopoldstadt, tra le stazioni di Vienna Nord e Traisengasse, apparentemente dopo essere stato travolto da un treno diretto a Gänserndorf.[24]

Nell'agosto 2010 Ernst Holzapfel fu incriminato per complicità e favoreggiamento nella fuga di Přiklopil,[25] venendo però assolto dalla corte regionale di Vienna.[26] Gli fu anche chiesto conto di un bonifico di 500.000 scellini (circa 36.300 euro) disposto in favore di Přiklopil nel 1998, che Holzapfel giustifico come prestito all'amico per permettergli l'acquisto di un'auto nuova.[9] Negli interrogatori, Holzapfel dipinse altresì l'amico e socio come un uomo profondamente insicuro di sé, che avrebbe deciso di rapire Natascha allo scopo di avere per sé una donna illibata con cui convivere; disse addirittura che avesse intenzione di procurare all'ostaggio dei documenti falsi in modo da riuscire a sposarla.[27]

Nel 2008 Natascha Kampusch affermò di intrattenere un rapporto stretto e "quasi amichevole" con Ernst Holzapfel.[20]

Sviluppi successivi[modifica | modifica wikitesto]

Riabilitazione[modifica | modifica wikitesto]

Natascha fu trasferita all'ospedale generale (Allgemeinen Krankenhaus) di Vienna: i medici la trovarono pallida e sottopeso, ma nel complesso in buone condizioni di salute;[8] passò poi la seconda parte della degenza in una comunità riabilitativa assistita.[28][29] Qui ricevette regolarmente la visita dei genitori e fu seguita nel percorso terapeutico e di recupero formativo da un team di supporto psicologico coordinato dallo psichiatra infantile Max Friedrich e dall'avvocato Monika Pinterits, nominata dalla Città di Vienna.

Nel team entrò anche il consulente mediatico ed esperto di pubbliche relazioni Dietmar Ecker, incaricato di vagliare le molte proposte di apparizioni mediatiche che furono fin da subito rivolte a Natascha (richieste di interviste, progetti di libri e film) e di "prepararla" ad esse. Ecker però si dimise già a ottobre 2006, dichiarando di non poter gestire le oltre 300 proposte pervenute; gli subentrò Stefan Bachleitner, che assunse l'incarico a titolo gratuito.[30][31]

Anche su consiglio degli psicologi, Natascha si recò all'obitorio presso cui era custodita la salma di Wolfgang Přiklopil, sostandovi per qualche minuto; volle altresì lasciarvi una candela. L'aguzzino fu poi sepolto anonimamente l'8 settembre 2006, senza funerali, a spese dell'amico e socio Ernst Holzapfel.[18]

L'impatto mediatico e le prime interviste[modifica | modifica wikitesto]

La storia di Natascha Kampusch ebbe fin da subito un'eco mediatica mondiale: l'interessata "parlò" per la prima volta pubblicamente il 30 agosto 2006, attraverso una lettera aperta in cui da un lato invocò il rispetto della propria privacy, dall'altro descrisse brevemente alcuni dettagli relativia alla sua prigionia e al suo rapporto con Přiklopil, che definì "paritario". Ha chiesto anche che fosse rispettata la sua privacy. La lettura pubblica della missiva fu affidata al dottor Friedrich, il quale affermò che essa era stata integralmente scritta secondo i desideri di Natascha, ivi compreso il passaggio in cui si diceva che Přiklopil “la portò in palmo di mano e [al contempo] la calpestò”.[32]

Natascha accondiscese a rilasciare una prima intervista televisiva al giornalista ORF Christoph Feurstein: la conversazione fu trasmessa il 6 settembre 2006 sia in televisione che alla radio. La ragazza, al contrario di quanto era stato ventilato, scelse di mostrare (per la prima volta in assoluto) il suo volto in favore di telecamera; alle spalle del giornalista si sedette il dottor Friedrich, che supervisionò l'andamento dell'intervista. Kampusch raccontò vari aspetti della sua prigionia, diede il suo punto di vista sulla figura del rapitore e parlò apertamente della sua vita emotiva, ribadendo anche il desiderio che venisse rispettata la sua privacy.[33] Secondo i rilevamenti, la trasmissione fu seguita in Austria da 2,6 milioni di telespettatori; la ORF affermò di non aver pagato alcuna somma di denaro per ottenere l'intervista e destinò i proventi della relativa commercializzazione internazionale a favore di Natascha stessa.[34] La prima televisiva dell'intervista in Germania (trasmessa da RTL) fu seguita da 7,13 milioni di telespettatori.[35]

Ulteriori interviste (pubblicate poche ora prima della conversazione televisiva) furono concesse al giornale Wiener Neue Kronen Zeitung e al settimanale News.

In seguito Natascha concesse una seconda intervista televisiva, alcuni estratti della quale vennero trasmessi dalla ORF il 18 dicembre 2006, venendo poi inclusi nel documentario The Kampusch Case, trasmesso il 3 gennaio 2007 sulla tv di Stato austriaca e in Germania da RTL e 3sat.

Come affermato da Dietmar Ecker, la concessione di alcune interviste non era legata tanto al desiderio di lucrare sulla vicenda, quanto soprattutto ad "arginare" i media scandalistici d'area tedesca: il consulente disse infatti che vari giornalisti avevano fatto pressione su Kampusch, sui suoi familiari e su quelli di Přiklopil, affinché accettassero di parlare, arrivando a minacciarli di pubblicare articoli del tutto inventati in caso di rifiuto.[36][37]

Controversie sulle indagini[modifica | modifica wikitesto]

Diverse polemiche e accuse di inconcludenza nelle indagini sono state rivolte alle autorità austriache, in particolare sottolineando il fatto che le prime evidenze che portavano a Přiklopil come autore del rapimento fossero emerse già nel 1998, senza però dar luogo ad accertamenti.[12][38]

Vorwurf des Präsidenten des Bundeskriminalamtes[modifica | modifica wikitesto]

Der seinerzeit amtierende Präsident des Bundeskriminalamtes (BKA) Herwig Haidinger beklagte, dass ihm trotz Weisung vier Wochen lang das Protokoll der ersten Vernehmung von Natascha Kampusch von seinem Untergebenen vorenthalten wurde. Er entschloss sich daraufhin, an die Presse zu gehen und beschuldigte das Innenministerium öffentlich, die Aufarbeitung der Ermittlungsfehler abgewürgt zu haben.[20] Die Folge war ein parlamentarischer Untersuchungsausschuss (siehe Abschnitt: Parlamentarische Untersuchungen).

Versäumnisse laut Evaluierungskommission[modifica | modifica wikitesto]

Am 10. Februar 2008 setzte der damalige österreichische Innenminister Günther Platter eine Evaluierungskommission unter der Leitung des Juristen Ludwig Adamovich ein, „um Erkenntnisse über strukturelle Verbesserungsmöglichkeiten sowie den Bedarf an der Entwicklung neuer kriminalistischer Methoden, Techniken etc. zu gewinnen.“ Nach zwei Zwischenberichten legte die Kommission am 9. Juni 2008 ihren Abschlussbericht vor,[39][40] in dem sie ihren Eindruck bekräftigt, dass „die sachdienlichen Ermittlungsansätze bisher nicht vollständig ausgeschöpft wurden.“ Zudem beklagt sie, dass ihr die Akten der Staatsanwaltschaft sowie des Untersuchungsrichters nicht zur Verfügung gestellt wurden.[39]

Am 12. Dezember 2008 wurde die Kommission von der kurz zuvor vereidigten neuen Innenministerin Maria Fekter erneut mit einer Evaluierung beauftragt. Der Abschlussbericht[41] vom 15. Jänner 2010 ergab, dass „insbesondere kriminalistisch relevante Fragestellungen zu drei Themenstellungen ungenügend bis überhaupt nicht aus den zur Verfügung stehenden Unterlagen beantwortbar waren“, darunter die Umstände der eigentlichen Entführung, die Begleitumstände der Gefangenhaltung, sowie die Frage, ob weitere Personen über den Verbleib von Natascha Kampusch bei Přiklopil Bescheid wussten. Zudem kritisierten die Kommissionsmitglieder, dass die Staatsanwaltschaft Wien auf keinen der sechs Berichte, die ihr die Evaluierungskommission zukommen ließ, reagierte.[42]

Laut dem ehemaligen Präsidenten des Obersten Gerichtshofes und Mitglied der Evaluierungskommission Johann Rzeszut gab es im Fall Kampusch insgesamt 27 Indizien bzw. „fachlich plausibel nicht zu erklärende Besonderheiten des staatsanwaltschaftlichen Ermittlungsverfahrens“.[43][44][45]

  • Fehlende Zeugeneinvernahme: Die damals 12-jährige Augenzeugin der Entführung hatte in sechs verschiedenen Einvernahmen durchgängig angegeben, am Tag der Entführung von Natascha Kampusch am 2. März 1998 zwei Männer in einem weißen Transporter gesehen zu haben. Erst am 3. Dezember 2009, nach einer Gegenüberstellung mit Natascha Kampusch, hätte die Zeugin gesagt, dass sie sich geirrt haben könnte. Über Jahre hinweg wurde die Zeugin nicht von einem Staatsanwalt oder einem Richter einvernommen. Am 29. Juli 2011 sagte sie vor dem Gericht in Innsbruck unter Eid aus, Polizisten hätten sie unter Druck gesetzt, sie dürfe niemandem von zwei Tätern erzählen.[45]
  • Druck vonseiten der Staatsanwaltschaft auf die polizeiliche Ermittlungskommission: Dem Chef-Ermittler Franz Kröll, der „massive Bedenken“ bezüglich des Freitodes Přiklopils hatte, sei „unmissverständlich nahe gelegt“ worden, die Ermittlungen im Entführungsfall rasch einzustellen.
  • Verzögerungen bei den Ermittlungen: Laut Kommission gab es im Fall Kampusch eine „langfristige Verzögerung bzw. bis zuletzt gänzliche Unterlassung nachhaltigst indizierter wesentlicher Ermittlungsschritte.“ Weitere Ermittlungen in Richtung eines erweiterten Personenkreises wurden von der Staatsanwaltschaft weder vor der Verfahrenseinstellung 2006 noch nach einem ausdrücklichen Hinweis durch die Evaluierungskommission eingeleitet. Zudem soll der führende Staatsanwalt Werner Pleischl der Evaluierungskommission am 30. April 2008 die formlose Wiederaufnahme der Ermittlungen ausdrücklich zugesichert haben, nur um kurz darauf dem Justizministerium in einem Bericht mitzuteilen, dass es nichts mehr zu ermitteln gäbe.
  • Behinderung der Evaluierungskommission: Es soll auch zu einer „wesentlichen und langfristigen Behinderung der vom Innenressort angeordneten Evaluierung sicherheitsbehördlicher Ermittlungsmaßnahmen“ gekommen sein. So wurde etwa der Adamovich-Kommission die Einsichtnahme in die Einvernahmeprotokolle von Natascha Kampusch verwehrt.
  • Mediale Verbreitung wahrheitswidriger Informationen: Im Sommer 2009 war verlautet worden, die Polizei habe in mehreren Monaten „nur eine einzige Einvernahme“ durchgeführt. Tatsächlich, so Rzeszut, seien aber vom 4. Februar bis 14. Juli 2009 insgesamt sechs Zwischenberichte an die Anklagebehörden erstattet worden. Diesen Berichten lagen 102 Befragungen und zwei Zeugeneinvernahmen zugrunde.

In einem späteren Interview im Jahr 2011 schloss Rzeszut die Ein-Täter-Theorie dezidiert aus und warf der Staatsanwaltschaft weitere Mängel in ihren Ermittlungen vor:[46]

  • Nichtauswertung der Rufdatenrückerfassung: Im September 2006 kurz nach dem Ende von Natascha Kampuschs Freiheitsentzug soll die Staatsanwaltschaft die Rufdatenrückerfassung sichergestellter Mobiltelefone angeordnet, die Daten dann aber nicht ausgewertet haben. Erst die Evaluierungskommission nahm sich im Februar 2008 der Sache an. Dabei fielen „massiv aufklärungsbedürftige Zusammenhänge“ auf, darunter Gespräche zwischen Přiklopils Freund Ernst H. und einem Milizoffizier B., der in Ernst H.s Handy als „Be Kind Slow“ gespeichert war, obwohl beide angaben, sich nicht zu kennen.[47] Gleich nach diesen Gesprächen telefonierte H. jeweils mit der Geschäftsführerin eines Sex-Shops.
  • Einstellung der Ermittlungen gegen einen Milizoffizier noch vor seiner Einvernahme: Ein halbes Jahr später wurden die Ermittlungen der Staatsanwaltschaft nach Interventionen der Innen- und der Justizministerin im November 2008 formlos wieder aufgenommen, die Verdächtigen jedoch erst im Herbst 2009 und ausschließlich polizeilich vernommen. Die Ermittlungen gegen den Milizoffizier wurden sogar am 10. September 2009 eingestellt, obwohl seine erstmalige Vernehmung erst für den 8. Oktober 2009 anberaumt war. Im Jahr 2013 wurde der Presse ein Foto zugespielt, das den Offizier mit einem hohen Wiener Polizeibeamten zeigt, der bei den Kampusch-Ermittlungen aktiv war.[47]
  • Unterlassene Ermittlungen trotz gefälschten Abschiedsbriefs: Laut Ernst H. soll Přiklopil nach der Flucht von Natascha Kampusch einen Abschiedsbrief an seine Mutter mit dem Schriftzug „Mama“ begonnen, dann aber abgebrochen haben. Laut graphologischem Gutachten vom 18. November 2009 sei der Text jedoch sehr wahrscheinlich von Ernst H. und nicht von Přiklopil geschrieben worden. Demnach wären weitere Ermittlungsschritte, insbesondere wegen des Ablebens bzw. einer möglichen Ermordung Přiklopils geboten gewesen; diese sind jedoch nicht erfolgt.

Versäumnisse laut Polizei-Chefermittler Franz Kröll[modifica | modifica wikitesto]

Auch nach den neuen Ermittlungen von November 2008 bis Dezember 2009 blieben laut Polizei-Chefermittler Franz Kröll zahlreiche Fragen offen:

  • Nicht gesicherte Spuren: Der Leiter des Landespolizeikommandos Oberösterreich, der im Sommer 2009 die polizeilichen Arbeitsschritte im Haus des Entführers in Strasshof evaluierte, stellte fest, dass sehr viele Spuren nicht gesichert worden seien. Da aber ein „sehr erfahrener“ Beamter Dienst gehabt habe, könne dieses Manko nur dadurch erklärt werden, „dass der Tatortermittler keinen konkreten Auftrag hatte, Spuren von eventuellen Mittätern zu suchen“.[48]
  • Entfernung von Beweismaterial: Einen Tag nach dem Suizid Přiklopils wurde seinem Freund Ernst H. gestattet, während der Spurensicherung angeblich geborgte Gegenstände zu entfernen.[45] Der Geschäftspartner von Přiklopil berief sich dabei auf eine mündliche Vollmacht der Mutter Přiklopils. Die Frau wusste jedoch nichts von dieser Vollmacht.
  • Fehlender Computer: Im Haus Přiklopils wurden (mit Ausnahme eines antiquierten Commodore 64) keinerlei Computer gefunden, obwohl zwei IP-Adressen auf den Namen Přiklopils registriert waren.[38]
  • Chef-Ermittler wird Zugang zu Einvernahmeprotokollen verwehrt: Kröll erhielt erst Ende Juli 2009 Zugang zu den geheimen Einvernahmeprotokollen mit Natascha Kampusch aus dem Jahr 2006, die die Justiz der Kriminalpolizei zunächst vorenthalten hatte. Kopien durften Kröll und sein Kollege nicht machen. Sie erhielten nur die Erlaubnis, die Protokolle sechs Stunden lang im Wiener Straflandesgericht zu lesen und sich Notizen zu machen.[38]

Da Krölls Bedenken kein Gehör fanden, verweigerte er im Jänner 2010 die Teilnahme an der „Abschlusspressekonferenz“ von Staatsanwaltschaft und Polizei.[38] Nach öffentlicher Kritik am Abschlussbericht des Falles, in dem seiner Ansicht nach zweifelhafte Aussagen von Natascha Kampusch fehlten, wurde er nach Angaben seines Bruders gemobbt und in den Innendienst versetzt.[49] Kröll starb am 25. Juni 2010 unter Umständen, die eine Selbsttötung nahelegen. Dies wird jedoch von einigen, unter anderem Krölls Bruder, bezweifelt.[45] Letzterer wunderte sich auch darüber, dass sich Kröll als Rechtshänder in die linke Schläfe geschossen haben soll.[45] Der im Hause des Oberst Kröll gefundene Abschiedsbrief war nach Aussage seines Bruders nicht in der Handschrift des Verstorbenen und nicht mit der vom Bruder gewohnten Unterschrift verfasst.[50] Ein am 6. November 2013 bekannt gewordenes Gutachten des von Krölls Bruder beauftragten Institutsleiters der Gerichtsmedizin Graz, Peter Leinzinger, widerspricht der Suizid-Theorie der Ermittler.[51]

Vorwurf des Amtsmissbrauchs gegen fünf Staatsanwälte[modifica | modifica wikitesto]

Johann Rzeszut hatte am 29. September 2010 mit einem 25-seitigen Bericht[52] an alle Parlamentsparteien Ermittlungen gegen fünf Staatsanwälte ausgelöst.[53] Die Staatsanwälte Werner Pleischl, Thomas Mühlbacher, Otto Schneider, Hans-Peter Kronawetter und Gerhard Jarosch hätten sich, so der Vorwurf, des Amtsmissbrauches in der Causa Kampusch schuldig gemacht.[43]

Im Sommer 2011 beauftragte das Justizministerium die Staatsanwaltschaft Innsbruck, die Vorwürfe zu überprüfen.[54][55] Im September 2011 wurde der vertrauliche Abschlussbericht des Innsbrucker Richters an das Justizministerium übermittelt. Damit ist der Vorhabensbericht über die Amtsmissbrauchsvorwürfe, die Rzeszut gegen die Staatsanwälte erhoben hatte, abgeschlossen.[56] Am 24. September 2011 stellte die Justiz das Verfahren gegen die Staatsanwälte ein.[57] Bundesministerin Beatrix Karl (ÖVP) kündigte daraufhin an, den Akt noch einmal vom unabhängigen und weisungsfreien Rechtsschutzbeauftragten der Justiz prüfen zu lassen.[58] Dann sollte entschieden werden, ob das Verfahren neu aufgerollt oder endgültig eingestellt wird.[59][56]

Parlamentarische Untersuchungen[modifica | modifica wikitesto]

Untersuchungsausschuss – 2008[modifica | modifica wikitesto]

Im März 2008 wurde ein Parlamentarischer Untersuchungsausschuss eingerichtet, um die vermuteten Versäumnisse auch politisch zu untersuchen.[60]

Im April 2008 druckte die Tageszeitung Heute bis dahin unveröffentlichte private Details aus Vernehmungsakten ab. Die Sozialdemokratische Partei Österreichs und die Österreichische Volkspartei beschuldigten einander, diese Daten, die sowohl dem Innen- und Justizministerium als auch dem Untersuchungsausschuss des Parlaments zugänglich waren, an die Presse weitergegeben zu haben. Der Fall wurde schließlich an die Staatsanwaltschaft übergeben.[61]

Geheimer Untersuchungsausschuss – 2011[modifica | modifica wikitesto]

Am 21. Oktober 2010 beantragte die Freiheitliche Partei Österreichs (FPÖ) mit Zustimmung der Grünen und des Bündnisses Zukunft Österreich (BZÖ) die „Einsetzung eines Untersuchungsausschusses zur näheren Untersuchung der politischen und rechtlichen Verantwortung im Zusammenhang mit dem staatsanwaltschaftlichen Ermittlungsverfahren im Abgängigkeitsfall Natascha Kampusch“. Der Antrag wurde von den Koalitionsparteien Sozialdemokratische Partei Österreichs (SPÖ) und Österreichische Volkspartei (ÖVP) zunächst abgelehnt.[62] Schließlich einigten sich die Parteien doch noch, die Causa Kampusch neu aufzurollen und auch die Kritiker Ludwig Adamovich und Johann Rzeszut nochmals zu hören.[63] Zudem solle festgestellt werden, ob die Einstellung des Verfahrens gegen die fünf Staatsanwälte wegen Amtsmissbrauch rechtens war.[45] Am 1. Dezember 2011 wurde hierfür im Parlament ein unter Ausschluss der Öffentlichkeit tagender Unterausschuss des Innenausschusses mit 16 Vertretern aller fünf Parlamentsparteien eingerichtet, der bis Ende März 2012 zwei Berichte vorlegen soll. Ein „Evaluierungsbericht“ solle dem Parlament und ein geheimer Bericht an Justizministerin Karl übermittelt werden.[64][48]

Am 28. Juni 2012 veröffentlichte der Ausschuss einen Abschlussbericht.[65] Bereits zuvor ließ der Ausschussvorsitzende Werner Amon (ÖVP) aufhorchen, indem er in einem Interview erklärte, dass die „Einzeltätertheorie nur schwer aufrechtzuerhalten“ sei,[66] und dass darüber hinaus die Möglichkeit bestehe, dass Přiklopil nicht Selbstmord begangen habe, sondern ermordet wurde.[67][66] Im Abschlussbericht selbst stellen die Abgeordneten fest, dass es keine Hinweise zur Bestätigung von Gerüchten über weitere Täter oder gar einen Kinderpornoring gebe. Allerdings stellten sie einige Ermittlungspannen fest.[68] Weder seien die Ermittler von Staatsanwaltschaft und Kriminalpolizei ihrer Aufgabe mit der notwendigen Sorgfalt und Professionalität nachgekommen, noch sei den wesentlichen Fragen, die sich im Laufe der Ermittlungen ergeben haben, ausreichend nachgegangen worden. Insbesondere dem Hinweis des Polizei-Hundeführers auf den Entführer Přiklopil sei nicht nachgegangen worden. Zudem sei die junge Zeugin, die die Entführung beobachtet hatte und von zwei Tätern sprach, „unter Druck gesetzt worden“, ihre Aussage zu ändern. Auch die Durchleuchtung der Vermögensverhältnisse sowie der Vermögensverschiebungen nach dem Ableben des Wolfgang Přiklopil sei niemals erfolgt. Zudem kritisierten die Abgeordneten auch den Umstand, dass ihnen nicht alle Akten vorgelegt worden seien. Es bestehe der Verdacht, „dass eine objektive Evaluierung der Ermittlungen von außen beeinflusst worden ist.“[69] Die zentrale Frage, ob der Entführer Mittäter oder Mitwisser hatte, könne mit den vorliegenden Ermittlungsergebnissen allerdings „nicht abschließend beantwortet werden“.[68]

Abschließend empfiehlt der Ausschuss dem Innen- und Justizministerium die Evaluierung der Ermittlungsarbeiten durch Cold-Case-Spezialisten mit internationaler Beteiligung. Eine mögliche Wiederaufnahme des Verfahrens sei „dabei abhängig von neuen Ermittlungsansätzen, die sich auch aus dieser Evaluierung ergeben können“. Heftig kritisiert wurde die zuständige Staatsanwaltschaft Wien, die offensichtliche Ungereimtheiten und Fehler in keiner Weise hinterfragt oder aufgegriffen habe. Insbesondere Staatsanwalt Hans-Peter Kronawetter soll die SOKO Kampusch behindert haben, indem er eine gemeinsame Vereinbarung mit der Adamovich-Kommission vom 30. April 2008 zugunsten weiterer Ermittlungen ignorierte und am 11. Juli 2008 an das Ministerium berichtete, dass keine weiteren Ermittlungen nötig seien.[69]

Neuerlicher Evaluierungsbericht durch internationale Experten – 2012/2013[modifica | modifica wikitesto]

Mitte Juli 2012 wurde bekannt, dass der Fall Natascha Kampusch durch ein 14-köpfiges internationales Expertenteam, bestehend aus Vertretern des Innen- und Justizministeriums, des Verfassungsschutzes, einem Staatsanwalt der Wirtschafts- und Korruptionsstaatsanwaltschaft, mehreren Kripobeamten und mindestens einem Vertreter des FBI und des deutschen BKA, neuerlich aufgearbeitet wird.[70] Am 27. August 2012 begann das Team mit der neuerlichen Überprüfung des mittlerweile 270.000 Seiten umfassenden Aktenmaterials. Die Überprüfung sollte ursprünglich bis Ende 2012 laufen.[70] Im Januar 2013 verlautbarte der Sprecher des Innenministeriums, dass sich der Abschluss der Prüfung bis Februar oder März 2013 verzögern werde.[47] Der Abschlussbericht, der die Einzeltätertheorie mit hoher Wahrscheinlichkeit bestätigt, wurde am 15. April 2013 präsentiert. Im Auto und Haus Přiklopils seien keine Hinweise auf weitere Täter gefunden worden. Verbindungen Přiklopils zur Rotlicht-, Sado-Maso- oder Pädophilenszene konnten nicht festgestellt werden. Des Weiteren gebe es keine Zweifel am Suizid Přiklopils. Die Kommission stellte jedoch „Ermittlungsfehler“ und „Fehleinschätzungen“ bei den Ermittlungen fest.[71][72]

Rechtswidrige private Ermittlungen[modifica | modifica wikitesto]

Im Februar 2012 wurde bekannt, dass ein einzelner der FPÖ nahestehender Polizist ohne Ermittlungsauftrag versuchte, DNA-Proben eines Kindes zu beschaffen, über das ein Gerücht umgeht, es handele sich um eine Tochter Natascha Kampuschs.[73] Der Polizist wurde vorläufig vom Dienst suspendiert.[74] Im Ermittlungsverfahren gegen den Polizisten wurde Ex-OGH-Präsident Johann Rzeszut als Zeuge vernommen. Dieser sagte unter Wahrheitspflicht aus, den Mann nicht zu kennen. Allerdings sollen die beiden mehrfach telefonischen Kontakt gehabt haben. Im Dezember 2014 wurde Rzeszut wegen falscher Zeugenaussage angeklagt.[75][76] Der Prozess endete im Februar 2015 mit einem Freispruch.[77]

Abgelehnte Entschädigungszahlung[modifica | modifica wikitesto]

Anfang Mai 2011 verweigerte die Republik Österreich Kampusch eine finanzielle Entschädigung für ihren jahrelangen Freiheitsentzug. Sie hatte im Februar 2011 beim Innenministerium eine Entschädigung in Höhe von einer Million Euro beantragt und als Grund polizeiliche Ermittlungsfehler angegeben. Natascha Kampusch habe die Summe einem Hilfsprojekt zukommen lassen wollen und werde nach der Ablehnung auf einen Prozess gegen den Staat verzichten.[78]

Weitere laufende Rechtsstreitigkeiten[modifica | modifica wikitesto]

Anzeige des Bruders des verstorbenen Chef-Ermittlers Kröll

Im September 2012 brachte Karl Kröll, der Bruder des verstorbenen Chef-Ermittlers Franz Kröll, drei Strafanzeigen ein. Die ersten beiden Anzeigen richten sich gegen die Innsbrucker Staatsanwältin Brigitte Loderbauer sowie gegen das Stadtpolizeikommando Graz und die Tatortgruppe im LKA Steiermark, die bei der Aufklärung nachlässig agiert haben sollen. Die dritte Anzeige richtet sich gegen Unbekannt wegen Mordes, da ein Fremdverschulden beim Tod des Bruders nicht auszuschließen sei. Zudem sei die nie durchgeführte Obduktion nachzuholen.[79][80]

Anzeige des Vaters von Natascha Kampusch

Ludwig Koch, der Vater von Kampusch, zeigte 2012 einen Freund Přiklopils an und bezichtigt diesen der Mittäter- bzw. Mitwisserschaft. Zudem fordert er Schadensersatz.[80]

Kulturelle Rezeption[modifica | modifica wikitesto]

Theater[modifica | modifica wikitesto]

In dem Theaterstück Die Beteiligten beschäftigte sich die österreichische Schriftstellerin Kathrin Röggla mit den Reaktionen von Medien und Gesellschaft sowie der Entwicklung des Umgangs mit dem Opfer. Die österreichische Erstaufführung war am 16. Oktober 2010 im Wiener Akademietheater.[81]

Film[modifica | modifica wikitesto]

Nachdem Natascha Kampusch zuvor der Meinung gewesen war, es sei für eine Verfilmung zu früh, schloss sie im Mai 2010 mit dem Produzenten Bernd Eichinger und der Constantin Film eine Vereinbarung über eine „behutsame Verfilmung“ ab. „Viele einfühlsame Zusendungen der letzten Jahre haben mich dazu bewegt, mein Schicksal verfilmen zu lassen.“ Am Drehbuch wirkte der Journalist Peter Reichard mit. Der für 2011 geplante Drehbeginn[82] wurde nach Eichingers Tod um ein Jahr verschoben;[83] die Arbeiten begannen im Mai 2012.[84] Sherry Hormann führte Regie.[85] Die Filmpremiere von 3096 Tage war am 25. Februar 2013 in Wien,[86] der Kinostart am 28. Februar.

Literatur[modifica | modifica wikitesto]

  • Walter Pöchhacker: Der Fall Natascha. Wenn Polizisten über Leichen gehen. Verlag Detektivagentur Pöchhacker, Wien 2004, ISBN 3-200-00235-2 (Berufsdetektiv Walter Pöchhacker[87] berichtet fast zwei Jahre vor dem Wiederauftauchen Natascha Kampuschs über seine Ermittlungen in dieser Vermisstensache.)
  • Allan Hall, Michael Leidig: Girl in the Cellar. The Natascha Kampusch Story. Hodder & Stoughton, London 2006, ISBN 978-0-340-93648-1. (Das Buch ist nicht in deutscher Sprache erschienen. Laut Der Standard-Online nannte Natascha Kampuschs Anwalt Gerald Ganzger das Buch einen „spekulativen Schnellschuss“,[88] die geplanten rechtlichen Schritte gegen das Buch wurden aber nicht eingeleitet.[89] Die Klage gegen die Times und deren Online-Ableger wegen des Vorabdrucks von Auszügen endete mit einem Vergleich.[90])
  • Peter Jamin: Vermisst – und manchmal Mord. Verlag Deutsche Polizeiliteratur, Hilden 2007, ISBN 978-3-8011-0538-9. (Natascha Kampusch schrieb das Geleitwort zu diesem Buch, das ihren Fall an mehreren Stellen exemplarisch analysiert.)
  • Brigitta Sirny-Kampusch: Verzweifelte Jahre. Mein Leben ohne Natascha. Verlag Carl Ueberreuter, Wien 2007, ISBN 978-3-8000-7295-8. (Natascha Kampuschs Mutter erzählte den Journalisten Andrea Fehringer und Thomas Köpf von ihren Erlebnissen und Gefühlen vor, während und nach der Zeit der Entführung ihrer Tochter.)
  • Martin Wabl: Natascha Kampusch und mein Weg zur Wahrheit. Das Protokoll. Eigenverlag, Fürstenfeld 2007, ISBN 978-3-200-01038-3. (Der pensionierte Richter Martin Wabl schildert seine Bemühungen bei der Suche nach Natascha Kampusch.)
  • Christoph Feurstein: (ein)geprägt. eingeprägt: Täter – Opfer – Menschen Verlag Carl Ueberreuter, Wien 2008, ISBN 978-3-8000-7385-6. (Der ORF-Journalist widmet eines der zehn Kapitel seines Buches der Geschichte um das Entführungsopfer.)
  • Jens Bergmann, Bernhard Pörksen (Hrsg.): Skandal! Die Macht öffentlicher Empörung. Verlag Halem, 2009, ISBN 978-3-938258-47-7. (Natascha Kampusch berichtet in einem Kapitel dieses Buches, wie sie ihre Privatsphäre gegen Übergriffe der Boulevardpresse verteidigt.)
  • Martin Pelz: Der Fall Natascha Kampusch. Die ersten acht Jahre eines einzigartigen Entführungsfalles im Spiegel der Medien. Tectum Verlag, Marburg 2010, ISBN 978-3-8288-2294-8. (Publizistik-Diplomarbeit, die die Medienberichterstattung vor dem Wiederauftauchen von Natascha Kampusch analysiert.)
  • Natascha Kampusch: 3096 Tage. List Verlag, Berlin 2010, ISBN 978-3-471-35040-9. (Kampuschs Autobiografie, verfasst von den Ghostwritern Corinna Milborn und Heike Gronemeyer.[91])

Weblinks[modifica | modifica wikitesto]

wikinews
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Wikinotizie ha notizie sull'argomento Natascha Kampusch

Mediale Berichterstattung

Parlamentarische Unterlagen

Dokumente der Evaluierungskommission

Wolfgang Přiklopil

Einzelnachweise[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Perché Natascha Kampusch non ha detto la verità sulla sua prigionia? - giornalettismo.com, 24 feb 2012
  2. ^ Reisepass Přiklopil - Faz.net
  3. ^ a b c d Da Enigma dell'8 giugno 2007, Rai Tre
  4. ^ a b «I miei otto anni in mano all'aguzzino Dimenticata da papà, non gli parlo più» - corriere.it, 1 mag 2011
  5. ^ Sfugge al suo rapitore Sequestrata 8 anni fa - Corriere della Sera, 25 ago 2006
  6. ^ a b Natascha-Entführung: Soko prüft Hinweis auf Komplizen - Spiegel Online, 25 ago 2006
  7. ^ Gli occhi di Natascha Kampusch Gente (9 maggio, 2011) Archiviato il 7 luglio 2011 in Internet Archive.
  8. ^ a b c d e Il Dna conferma la sua identità - lastampa.it, 25 ago 2006
  9. ^ a b Die offenen Fragen im Fall Kampusch - Der Standard, 13 lug 2012
  10. ^ Kindesentführung: Vermisstes Mädchen taucht nach acht Jahren wieder auf - Spiegel Online, 23 ago 2006
  11. ^ Die Affäre / Priklopil - peterpilz.at, 9 dic 2010
  12. ^ a b |titel=Wichtiger Hinweis auf Kampusch-Entführer Wolfgang Priklopil: Der Akt im Wortlaut - news.at, 7 feb 2008
  13. ^ titel=Die Affäre / Der zweite Hinweis - peterpilz.at, 9 dic 2010
  14. ^ profil über den ‚Fall Kampusch‘ - profil.at, 9 feb 2008
  15. ^ a b Natascha hauste längst nicht mehr im Verlies - 20min.ch, 28 giu 2011
  16. ^ Kindesentführung: 3096 Tage hinter einer schalldichten Tresortür - Spiegel Online, 24 ago 2006
  17. ^ Kampusch war mit Entführer auf Skiausflug - noe.ORF.at, 15 set 2006
  18. ^ a b Natascha, una candela per l'addio al rapitore - corriere.it, 9 set 2006
  19. ^ Stefan Aust, Peter Reichard: Das gefilmte Martyrium. Videoprotokoll aus dem Verlies - Die Welt, 20 mar 2016
  20. ^ a b c Der Fall Kampusch: Auf der Suche nach einem zweiten Täter - stern.de, 24 ott 2008
  21. ^ Wo ist Natascha? - geocities.com
  22. ^ Verschlepptes Mädchen: Neue Zweifel an Einzeltat im Fall Kampusch - Spiegel Online, 26 feb 2012
  23. ^ Geständnis: Kampusch-Entführer beichtete einem Freund die Tat - Spiegel Online, 16 nov 2009
  24. ^ Großfahndung nach dem Entführer - newsv1.orf.at, 29 mar 2021
  25. ^ Begünstigungsvorwurf: Freund des Kampusch-Entführers soll vor Gericht - Spiegel Online, 16 mar 2010
  26. ^ Der Fall Kampusch: Ein Entführungsfall, der nicht zur Ruhe kommt - diepresse.com, 23 ago 2009
  27. ^ Natascha Kampusch, il rapitore voleva sposarla - tg24.sky.it, 5 ago 2010
  28. ^ Natascha Kampusch braucht jetzt Ruhe - Die Presse, 7 set 2006
  29. ^ Kampusch in Wohnung übersiedelt - ORF, 28 set 2006
  30. ^ Dietmar Ecker: Der Medien-Coach von Natascha Kampusch - Schwäbisches Tagblatt, 30 apr 2011
  31. ^ Neuer Medienbetreuer für Natascha Kampusch - APA-OTS, 27 ott 2006
  32. ^ Der Offene Brief - netzeitung.de
  33. ^ Der Offene Brief - netzeitung.de, 18 apr 2011
  34. ^ Interview Kampusch- ORF Mediaresearch, 7 set 2006
  35. ^ Kampusch-Interview lockt sieben Millionen zu RTL - quotenmeter.de, 7 set 2006
  36. ^ Handel mit Emotionen. Falter, Ausgabe 37/06 S. 21 f
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  38. ^ a b c d Natascha Kampusch: Nach fünf Jahren sind viele Fragen offen, Oberösterreichische Nachrichten, 5. März 2012
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  40. ^ Ludwig Adamovich, Rudolf Keplinger, Thomas Müller, Susanne Reindl-Krauskopf, Johann Rzeszut, Mathias Vogl, [online Abschlussbericht der vom Bundesminister für Inneres eingesetzten „Evaluierungskommission“ für den Fall Natascha Kampusch], Wien, p. 58. Template:Webarchiv
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  46. ^ DiePresse.com Fall Kampusch: „Ein-Täter-These schließe ich aus“, 19. November 2011
  47. ^ a b c DiePresse.com Akte Kampusch: Bericht verzögert sich, 27. Jänner 2013
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  53. ^ Suizide von Ermittler und Priklopil werfen Fragen auf, DerStandard, 9. November 2010
  54. ^ News Fall Natascha Kampusch: Innsbrucker Staatsanwälte überprüfen Staatsanwälte, 1. März 2011
  55. ^ DiePresse.com Fall Natascha Kampusch: Entführung mit (zu) vielen Geheimnissen, 23. Oktober 2011
  56. ^ a b Vienna Online: Kampusch: Entscheidung über Amtsmissbrauchs-Vorwürfe ausständig, 8. November 2011
  57. ^ Fall Kampusch: Verfahren gegen Staatsanwälte eingestellt, DerStandard, 24. November 2011
  58. ^ Meineabgeordneten.at: Template:Webarchiv, 24. November 2011
  59. ^ Fall Kampusch: Parlamentarier fordern weitere Ermittlungen, DerStandard, 14. November 2011
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  61. ^ Private Details: Natascha Kampusch „entsetzt“, ORF Wien, 19. April 2008
  62. ^ Antrag auf Einsetzung eines Untersuchungsausschusses 437/GO, siehe auch das stenographische Protokoll der Debatte, Homepage des Österreichischen Parlaments, abgefragt am 2. Dezember 2010
  63. ^ DerStandard Parlament rollt Causa Kampusch wieder auf, 5. Dezember 2010
  64. ^ Template:Internetquelle
  65. ^ Kommuniqué des Ständigen Unterausschusses des Ausschusses für innere Angelegenheiten betreffend Überprüfungen im Fall Natascha Kampusch 243/KOMM, Homepage des Österreichischen Parlaments, abgefragt am 24. September 2012
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  69. ^ a b Kommuniqué des Ständigen Unterausschusses des Ausschusses für innere Angelegenheiten betreffend Überprüfungen im Fall Natascha Kampusch [1] (PDF; 211 kB), Homepage des Österreichischen Parlaments, abgefragt am 24. September 2012
  70. ^ a b Template:Internetquelle
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  73. ^ Kampusch: Polizist ermittelte illegal auf ORF vom 29. Februar 2012, abgerufen am 29. Februar 2012.
  74. ^ Fall Kampusch: Polizist vorläufig vom Dienst suspendiert auf DerStandard vom 1. März 2012, abgerufen am 5. März 2012
  75. ^ Fall Kampusch: Prozess gegen Ex-OGH-Präsidenten. DerStandard, 18. Dezember 2014, abgerufen am 20. Dezember 2014.
  76. ^ Causa Kampusch: Der Höchstrichter mit Tunnelblick, DerStandard, 18. Dezember 2014, abgerufen am 20. Dezember 2014.
  77. ^ Causa Kampusch: Ex-OGH-Präsident Rzeszut freigesprochen. DerStandard, 27. Februar 2015.
  78. ^ vgl. AFP: Template:Webarchiv bei google.com, 3. Mai 2011 (aufgerufen am 4. Mai 2011).
  79. ^ Salzburger Nachrichten: Drei Anzeigen gegen Ermittler im Fall Kampusch, 3. September 2012, abgerufen am 24. September 2012
  80. ^ a b Kurier: Template:Webarchiv, 27. August 2012, abgerufen am 24. September 2012
  81. ^ „Die Beteiligten“: Kampusch und die Opferparasiten auf ORF vom 17. Oktober 2010, abgerufen am 18. Oktober 2010.
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  87. ^ Template:Webarchiv auf der Website der Detektivagentur Pöchhacker
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