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Il fondo europeo di sviluppo (FES) è il principale strumento per l'aiuto dell' Unione Europea (UE) allo sviluppo della cooperazione in Africa, nei Caraibi e nel Pacifico (ACP Gruppo) e nei paesi e territori oltremare(OPTOM). Il finanziamento è fornito da donazioni volontarie da parte degli Stati membri dell'UE. [1] Fino al 2020 il FES era soggetto alle proprie norme e procedure finanziarie, ed era gestito dalla Commissione Europea (CE) e dalla Banca europea per gli investimenti.[2] Il FES è stato incorporato nel bilanciamento generale dell'UE a partire dal quadro finanziario pluriennale 2020-2027.

Gli articoli 131 e 136 del Trattato di Roma del 1957 prevedevano la sua creazione al fine di concedere assistenza tecnica e finanziaria ai paesi africani ancora colonizzati in quel periodo e con i quali alcuni paesi avevano legami storici. Di norma, per una durata di 6 anni, ciascun FES prevede l'assistenza dell'UE a singoli paesi e regioni nel loro insieme.

Finanziamento

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In corporazione nel bilancio generale dell'UE nel 2021, il FES è stato finanziato al di fuori del bilancio dell'UE dagli stati membri dell'Ue sulla base di pagamenti finanziari relativi a quote di contributo, o "chiavi". Le chiavi dei contributi degli stati membri sono state oggetto di negoziati. Il FES è stato l'unico strumento politico dell'UE finanziato attraverso una chiave specifica diversa dalle chiavi di bilancio dell'UE, che riflette gli interessi comparativi dei singoli Stati membri.[2]

C'è stato un dibattito sull'opportunità di iscrivere in bilancio il FES.[1] Tuttavia, nella comunicazione Un bilancio l'Europe 2020, la Commissione europea ha sottolineato che all'epoca non era opportuno proporre l'integrazione del FES nel bilancio dell'UE [2]. I vantaggi percepiti comprendevano:[1]

  • i contributi sarebbero stati basati sul RNL e ciò potrebbe aver aumentato i contributi volontari
  • l'armonizzazione del bilancio dell'UE e dell'amministrazione del FES potrebbe aver ridotti i costi amministrativi e l'efficacia dell'aiuto
  • il 20% degli aiuti ai paesi ACP proviene già dal bilancio dell'UE
  • una strategia geografica All-ACP non era più pertinente in quanto i programmi sono più localizzati a livello regionale o nazionale
  • ci sarebbe stato un maggior controllo democratico ed esame parlamentare

Gli svantaggi percepiti erano che:[1]

  • il 90% delle risorse del FES ha raggiunto paesi a basso reddito contro meno del 40% degli aiuti per lo sviluppo degli strumenti del bilancio UE
  • una perdita di prevedibilità degli aiuti e di qualità dell'assistenza in quanto il bilancio dell'UE è annuale, a differenza del bilancio di 6 anni del FES

Nel 2005, l'UE e suoi Stati membri hanno concordato di raggiungere un livello collettivo di APS dello 0,7% dell'RNL entro il 2005 e un'obbiettivo intermedio dello 0,56% entro il 2010, con obbiettivi intermedi differenziati per gli Stati membri dell'UE che hanno recentemente aderito all'Unione. Il 23 maggio 2011, i ministri dell'UE responsabili della cooperazione allo sviluppo si sono riuniti per fare il punto sui progressi compiuti e hanno concluso che sarebbero necessari ulteriori sforzi per colmare un divario stimato di 50 miliardi di euro per raggiungere l'obbiettivo collettivo auto-imposto dell'UE dello 0,7% entro il 2005.[2]

Entro il 2015, l'UE non aveva raggiunto lo 0,7% dell'RNL, anche se l'impegno per questo obbiettivo è stato recentemente ribadito. L'impegno non ha tenuto alcuna scadenza. In accordo con ciò, la confederazione europea per il soccorso e lo sviluppo, ha descritto l'impegno come vago e "vincolante" e ha detto che il 2020 dovrebbe essere la nuova scadenza.[3]

Il FES è stato incorporato nel bilancio generale dell'UE a partire dal quadro finanziario pluriennale 2021-2027.

Agenda per il cambiamento

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La strategia di sviluppo della Commissione europea -Agenda per il cambiamento- pone al centro la crescita inclusiva e sostenibile per lo sviluppo umano. Adottato nel 2011, ha messo in pratica 2 riforme volte a rendere la sua politica di sviluppo più strategica e più mirata. L'Agenda per il cambiamento ha introdotto nuove politiche e regole per il sostegno al bilancio. I tre elementi principali di questa agenda erano:

  • indirizzamento e concentrazione degli aiuti[4]
  • sostegno al bilancio (o contratti di costruzione statali[5] in Stati fragili)
  • altre riforme per l'efficacia -programmazione congiunta, quadro comune dei risultati, finanziamento innovativo (come la combinazione di prestiti e sovvenzioni[6]) e coerenza delle politiche per lo sviluppo.

10° FES 2008-2013

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Il 10° FES dal 2008 al 2013 ha un bilancio di 22,7 miliardi di euro.[1] Ciò rappresenta circa il 30% della spesa dell'UE per gli aiuti allo sviluppo della cooperazione, mentre il resto proviene direttamente dal bilancio dell'UE.[1]

Il bilancio del 10° FES può essere così diviso:[7]

  • 21966 milioni di euro ai paesi ACP (97% del totale),
  • 17766 milioni di euro per i programmi indicativi nazionali e regionali (81% del totale ACP)
  • 2700 milioni di euro per la cooperazione intra-ACP e interregionale (12% del totale ACP)
  • 1500 milioni di euro a favore degli strumenti di investimento (7% del totale ACP)
  • 286 milioni di euro ai PTOM (1% del totale ACP)
  • 430 milioni di euro alla Commissione a titolo di spese di sostegno per la programmazione e l'attuazione del FES (2% del totale ACP)

11° FES 2014-2020

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L'11° FES copre il periodo 2014-2020. Questa proroga di un anno rispetto al 10° FES ha consentito la fine dell'11° FES in coincidenza con la scadenza dell'Accordo di Cotonou e nel periodo del bilancio dell'UE.[2]

L'UE sta attualmente attuando l'11° Fondo Europeo di Sviluppo per il periodo 2014-2020, con un bilancio di aiuto di 30,5 miliardi di euro per molti paesi ACP e paesi e territori d'oltremare (PTOM), che coprono programmi nazionali e regionali. Programmare efficacemente il Fondo europeo di sviluppo (FES) è un'importante sfida politica e burocratica, che coinvolge molteplici parti interessate, in particolare la Commissione europea (CE), il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE), 28 Stati membri dell'UE, il Parlamento europeo, 74 governi del gruppo di Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP) e attori nazionali responsabili. Comprendere l'entità della sfida della programmazione dell'11° FES è fondamentale per 3 motivi:

  1. L'11° FES si svolge in un contesto globale radicalmente cambiato per la cooperazione allo sviluppo, come gli Obbiettivi di Sviluppo Sostenibili delle Nazioni Unite (SDG) sono stati concordati nel settembre 2015.
  2. L'11° FES è l'ultimo prima della scadenza dell'accordo partenariato di Cotonou (ECPA) tra UE e paesi ACP del 2020.[8]
  3. La programmazione e l'attuazione del 21° FES è un banco di prova fondamentale per le istituzioni dell'UE che si occupano di azioni esterne e mette alla prova la capacità della politica di sviluppo dell'UE di conseguire risultati di assistenza a impatto elevato, in un momento in ci mostrare "valore per il denaro" è un'altra priorità politica in un momento in cui molti governi europei seguono una politica di austerità fiscale.

12° FES 2021-2027

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Il FES è stato incorporato come parte di Global Europe nel quadro finanziario pluriennale 2021-2027 dell'UE. Per il Parlamento Europeo, ciò che offre maggiori possibilità di influire sulla distribuzione di tali fondi.[9]

Un ricerca indipendente del centro europeo per la gestione della politica di sviluppo (ECDPM), un gruppo di riflessione con sede Maastricht (Paesi Bassi), dimostra che l'UE ha garantito l'effettiva traduzione in pratica di due impegni politici chiave dell'Agenda per il cambiamento: ossia una strategia più mirata per i paesi meno sviluppati (PMS) e i paesi a basso reddito (LCI), e la concentrazione degli aiuti dell'UE su numero limitato di settori e priorità politiche. La loro ricerca ha rilevato che l'elevato grado di conformità è stato raggiunto "attraverso un supporto di alto livello e uno stretto controllo da parte della sede centrale".[10]

Mentre i principi dell'Agenda per il cambiamento sembrano essere stati seguiti, l'ECDPM ha dimostrato che in molti paesi le proposte inziali di programmazione basate su consultazioni interne, gestite da delegazioni dell'UE, sono state sostituite dalle scelte della sede centrale dell'UE a Bruxelles. Sebbene l'11° FES sia strettamente alienato con i piani di sviluppo nazionali ha dimostrato che questo approccio top-down alla programmazione ha portato a una significativa erosione dei principi fondamentali di aiuto ed efficacia dello sviluppo, in particolare la titolarità dei paesi. [10]

  1. ^ a b c d e f Mikaela Gavas 2010. Financing European development cooperation: the Financial Perspectives 2014-2020. Archived March 16, 2011, at the Wayback Machine London: Overseas Development Institute
  2. ^ a b c d e Kilnes, U., N. Keijzer, J. van Seters and A. Sherriff More or less? A financial analysis of the proposed 11th European Development Fund (ECDPM Briefing Note 29). Maastricht: European Centre for Development Policy Management (ECDPM)
  3. ^ Clár Ní Chonghaile (June 2015). "EU draws fire for failing to set date for 0.7% aid target". The Guardian. Retrieved 21 May 2016.
  4. ^ "Changes in the EU's "Agenda for Change"?". ECDPM. Retrieved 21 May 2016.
  5. ^ "Analysis of the EU's State Building Contracts - ECDPM". ECDPM. Retrieved 21 May 2016.
  6. ^ "Blending Loans Grants Development Effective Mix EU? - ECDPM". ECDPM. Retrieved 21 May 2016.
  7. ^ "European Development Fund (EDF)". European Commission. Archived from the original on 2 November 2011. Retrieved 9 October 2011.
  8. ^ "Dossier: The Future of ACP-EU Relations Post-2020 - ECDPM". ECDPM. Retrieved 21 May 2016.
  9. ^ Niles Keijzer, Drifting towards exhaustion? Historical institutionalist perspectives on recent efforts to modernise the EU's partnerships with African states, in:Journal of Contemporary European Research, Vol.16, issue 3 (2020).
  10. ^ a b "Programming the 11th EDF - an independent analysis". ECDPM. Retrieved 21 May 2016.