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Percorso generativo: bozza di indice e prime note

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Il percorso generativo del senso è, in semiotica generativa, il principale strumento di lettura e analisi delle componenti formali degli oggetti di senso.

La definizione più articolata del percorso generativo è fornita dal Dizionario ragionato di teoria del linguaggio[1] di Algirdas Julien Greimas e Joseph Courtés:

"1. Designamo con l'espressione percorso generativo l'economia* generale di una teoria* semiotica, cioè la discposizione delle sue componenti * le une in rapporto alle altre; e questo nella prospettiva della generazione, cioè postulando che, dato che ogni oggetto semiotico può essere definito secondo i modi della sua produzione*, le componenti che intervengono in questo processo si articolino le une con le altre secondo un 'percorso' che va dal più semplice al più complesso, dal più astratto* al più concreto* [...]. 5. Questa teoria semiotica distingue tre campi problematici autonomi, che considera i luoghi di articolazone della significazione e della costruzione meta-semiotica*: le strutture semio-narrative, le strutture discorsive e le strutture testuali."[2]

Il Percorso Generativo si configura contemporaneamente come una costruzione teorico-metodologica e uno strumento di analisi. Nella sua prima accezione vi si può pensare come ad una costruzione meta-linguistica retta da una forte coerenza interna ed interdefinizione dei termin. Nella seconda accezione, il percorso generativo costruisce un insieme di strumenti atti a interrogare qualsiasi manifestazione di senso. Ciò in piena coerenza con i criteri di arbitrarietà e adeguatezza indicati da Louis Trolle Hjelmslev[3], il cui lavoro costituisce uno dei punti di riferimento più importanti dell'impianto semiotico generativo.

Il Percorso generativo come costruzione teorica

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--- si potrebbero scrivere tre paragrafi, tutti sotto questo sottotitolo (circa 5 righe a paragrafo): descrizione dei livelli; rapporti tra i livelli; sviluppi teorici più o meno recenti---

Il Percorso generativo come strumento di analisi

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--- si potrebbero scrivere tre paragrafi, tutti sotto questo sottotitolo (circa 5 righe a paragrafo): criteri di applicazione; oggetti di applicazione; sviluppi più o meno recenti---

- Greimas, A. J., 1966, Sémantique structurale, Larousse, Paris (nuova edizione Paris, Puf, 1986); tr. it. Semantica strutturale, Roma, Meltemi, 2000.

- Greimas, A. J., 1970, Du sens, Éditions du Seuil, Paris; tr. it., Del senso, Milano, Bompiani, 1974.

- Greimas, A. J., 1991, Semiotica delle passioni. Des états de choses aux états d'âme, Paris, Seuil; tr. it. Semiotica delle passioni. Dagli stati di cose agli stati d'animo, Milano, Bompiani, 1996.

- Greimas, A. J., Courtés, J., 1986 (prima ed. 1979), Sémiotique. Dictionnaire raisonné de la théorie du langage, Hachette, Paris; tr. it., Semiotica. Dizionario ragionato della teoria del linguaggio, Milano, Bruno Mondadori editore, 2007.

- Hjelmslev, L. T., 1961, Prolegomena to a Theory of Language, University of Wisconsin; tr. it.,I fondamenti della teoria del linguaggio, Torino, Einaudi, 1968. Marrone, G., 2010, L'invenzione del testo. Una nuova critica della cultura, Laterza, Roma-Bari.

- Marsciani, F., 2012, Ricerche semiotiche II. In fondo al semiotico, Esculapio, Bologna.

- Marsciani F., Zinna A., Elementi di Semiotica Generativa. Processi e sistemi della significazione, Bologna, Esculapio, 1991.

- Pozzato, M. P., Semiotica del testo, metodi autori esempi, Roma, Carocci, 2001

- Saussure, F. De, 1916, Cours de linguistique générale, Éditions Payot, Paris; tr. it. Corso di linguistica generale, Roma-Bari, Laterza, 2005.

Semiotica generativa: bozza di indice

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La scuola greimasiana

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Riferimenti teorici

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Orientamenti recenti

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Semiotica strutturale: integrazioni (parziali)

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"[...] metodi e prospettive."

Già nel Corso di linguistica generale, infatti, si auspicava la nascita e lo sviluppo di una semiologia, intesa come "una scienza che studia la vita dei segni nel quadro della vita sociale"[4].  

In prima battuta, nelle sue varie declinazioni, la semiotica strutturale si è fatta carico di questo allargamento del concetto di segno oltre i confini delle lingue naturali, ad esempio ai linguaggio gestuali o all'ambito del visivo. Al di là delle nozioni di segno e di linguaggio, rielaborate da alcuni autori, in tutto il panorama semiotico, è rimasto centrale il monito saussuriano di leggere i propri oggetti come sistemi differenziali e relazionali. In quest'ottica si accorda priorità alle relazioni rispetto ai termini, il che significa che si può render conto di un termine solo nella misura in cui esso è in relazione con altri. Anche al di fuori delle lingue naturali, dunque, qualcosa potrà considerarsi un significante solo se, da una parte, si associa almeno ad un significato e, dall'altra, si differenzia da almeno un altro significante.

---Inserire esempio---

---Inserire spiegazione quaternione--

"[...] La semiotica strutturale ha molte fonti di riferimento e diversi ambiti di applicazione. [...] teorie narratologiche"

In ambito generativo, il concetto di segno, è stato superato in favore di quelli di testo e di discorso. L'idea di una ri-costruzione unica e statica dell'intero panorama semiotico, parallelamente, ha perso terreno in favore di quella di vari, locali, micro-universi di senso. 

Il passaggio dal segno al testo e dal testo al discorso ha coinciso con una maggiore elasticità della dimensione degli oggetti della semiotica, che possono essere, a seconda, molto più grandi o molto più piccoli di un lessema come "porta".  La scelta di render conto di singoli effetti di senso è nata dall'impossibilità di dare una lettura univoca e stabile dell'intero univero semiotico e dei suoi componenti. Con uno sguardo vicino alla fenomenologia merleau-pontyana[5], il senso si può cogliere solo quando si manifesta in uno specifico effetto i cui valori non sono generalizzabili, ma in ottima parte dipendenti dall'orizzonte intersoggettivo in cui emergono. 

Ciò non ha impedito alla semiotica strutturale e generativa di darsi l'obbiettivo di risalire a una serie di costanti attraverso cui poter render conto di ogni manifestazione del senso. Queste hanno trovato la loro messa in forma all'interno del Percorso generativo della significazione. Le costanti indicate dal Percorso, tuttavia, non hanno più nulla a che fare con le sostanze dell'espressione e del contenuto in cui si manifestano (verbale, visivo, verbo-visivo, cognitivo…). Esse, di fatto, non fanno che sviluppare e specificare a vari livelli una sola costante: quella della relazione locale e specifica tra una qualche espressione e un qualche contenuto, ciascuno dei quali, a propria volta e ad ogni livello dovrà differenziarsi da (almeno) un'altra espressione e (almeno) un altro contenuto. 

--- aggiungere chiarimento del ruolo della narratività ---

--- da rendere più divulgativo, vanno inoltre aggiunti esempi e soprattutto citate le fonti---

Valore differenziale: bozza di indice e prime note

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Il valore differenziale è il principio strutturale per il quale l'identità linguistica e semiotica di un elemento emergono in primo luogo a partire dalle differenze che questa intrattiene con altri elementi.

La priorità delle relazioni sui termini

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Nel Corso di linguistica strutturale, a cura degli allievi di Ferdinand de Saussure, il valore emerge proprio come il risultato di differenze, sia sul piano del significante, che su quello del significato, che su quello del segno, che unisce il primo e il secondo in maniera del tutto arbitraria se non in rapporto agli altri termini del sistema linguistco in cui emerge. Nel capitolo sul valore linguistico, si legge che:

"Tutto ciò che precede si risolve nel dire che nella lingua non vi sono se non differenze. Di più: una differenza suppone in generale dei termini positivi tra i quali essa si stabilisce; ma nella lingua non vi sono che differenze senza termini positivi. Si prenda il significante o il significato, la lingua non comporta né delle idee, né dei suoni che preeesistano al sistema linguistico, ma soltanto delle differenze concettuali e delle differenze foniche [240] uscite da questo sistema. Nella lingua, come in ogni sistema semiologico, ciò che distingue un segno, ecco tutto ciò che lo costituisce. La differenza fa il carattere, così come fa il valore e l'unità."[4]

Il valore in linguistica saussuriana

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Facendo riferimento alle lingue naturali, Saussure, identifica nei suoni i significanti e nei concetti i significati. Tuttavia il valore di questi ultimi non risiede nei primi o nei secondi, ma nel rapporto che li lega e li differenzia, oltre che da quello che li lega ad altri segni, differenziando, su ogni piano il significante linguistico dagli altri significanti linguistici e il concetto o immagini mentali dalle altre immagini mentali. Perciò le lingue vengono descritte come sistemi di segni, le cui differenze si proietterebbero su un continuum pre-linguistico, all'interno del quale non esisterebbero pensieri indistinti o suoni indistinti, ma solo un'unica massa indifferenziata.

In linguistica saussuriana il piano del significante e il piano del significato sono strettamente interdipendenti, sia tra di loro che nei confronti delle differenze interne a ciascun piano, secondo una struttura di questo tipo: ---inserire formula quaternione??---

Il valore in semiotica

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Poichè nel metalinguaggio semiotico l'identità di ogni termine dipende esclusivamente dall'interdefinizione con gli altri, il concetto di valore differenziale finisce per assumere una posizione del tutto centrale all'interno della teoria.

In particolare, nell'economia del percorso generativo, una categoria semantica, espressa dal quadrato semiotico, rappresenta i valori profondi soggiacenti ad un certo effetto di senso. Questi valori vengono attualizzati dal loro investimento in assiologie (cioè come valori euforici vs valori disforici)[6] e dalla loro identificazione, a livello narrativo, con specifici oggetti di valore, cui un soggetto tende a congiungersi o discgiungersi a seconda dell'investimento euforico o disforico, positivo o negativo, che vi attribuisce. Nel momento in cui il soggetto si congiunge con un valore desiderabile esso si definisce realizzato[2].

Zoosemiotica: bozza di indice e integrazione (parziale)

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La zoosemiotica di Thomas Sebeok

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La zoosemiotica cognitiva

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--- Da ampliare e migliorare---

Orientamenti recenti

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Tra il 2016 e il 2017 gli studi di zoosemiotica sono stati protagonisti di un rinnovato interesse, questa volta in ambito generativo. Dopo tre incontri tenuti tra il dicembre 2016 e il settembre dell'anno successivo, rispettivamente a Palermo, Parigi e Urbino, il primo dei quali si è tradotto nella pubblicazione del volume Zoosemiotica 2.0. Forme e politiche dell'animalità[7], le nuove direzioni di ricerca si sono sviluppate secondo due linee.

Il primo orientamento, portato avanti, in particolare, da Gianfranco Marrone, ha messo l'accento sulla necessità di analizzare la natura costruita di ogni discorso umano sugli animali, l'accesso al cui mondo è vissuto come necessariamente filtrato da letture culturali e dinamiche politico-sociali. Il secondo orientamento, francese, portato avanti da Denis Bertrand, ha invece posto al centro le problematiche interspecifiche. Questa seconda lettura, da un lato, ha evidenziato la necessità di analizzare non solo i discorsi scientifici, ma anche i comportamenti animali, in termini di discorso, dall'altro lato l'urgenza, per lo sguardo semiotico, di tornare a riflettere sulle proprie componenti antropomorfiche.

I punti di contatto sono però stati notevoli e, in particolare, in entrambi i casi ci si è rivolti con interesse agli studi di Philippe Descola ed Eduardo Viveiros de Castro sull'animismo e sul prospettivismo e, più in generale, alla problematica del multinaturalismo. Tale nozione viene vissuta come il necessario contraltare del multiculturalismo. Il problema di questi studi non è più la natura o l'animale, ma sono le nature e gli animali, che ci si propone di analizzare di volta in volta con gli strumenti della semiotica generativa. La scelta di render conto dei rapporti uomo-animale ha messo in evidenza anche il ruolo della metafora e dell'analogia in quanto criteri di accesso all'alterità degli animali.

-- Da integrare--- (ad esempio con collegamenti all'etnosemiotica e alla zooantropologia)

Primi appunti per bibliografia

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Alcock, Etologia. Un approccio evolutivo

Bekoff, ll pensiero animale

Celli, L’etologo e i suoi fantasmi

Celli, “Introduzione”, In K. Von Frisch, Il linguaggio delle api

Cimatti, Mente e linguaggio negli animali, Introduzione alla zoosemiotica cognitiva

Descola

Eco, Trattato di semiotica generale

von Frisch, Il linguaggio delle api

Greimas, Semiotica. Dizionario ragionato della teoria del linguaggio

Lorenz, ….

Marrone, Zoosemiotica 2.0. Forme e politiche dell’animalità

Marchesini, Fondamenti di zooantropologia, zooantropologia teorica

Sebeok, Zoosemiotica

Sebeok, ….

Von Uexküll, Ambienti animali e ambienti umani

(Merleau-Ponty, La natura)

Viveiros de Castro, "I pronomi cosmologici e il prospettivismo amerindio."

  1. ^ Greimas, A. J., Courtés, J., Semiotica, Dizionario ragionato della teoria del linguaggio.
  2. ^ a b Greimas, A. J., Courtés, J., Semiotica. Dizionario ragionato della teoria del linguaggio, p. 375.
  3. ^ Hjelmslev, L. t., 1961, I fondamenti della teoria del linguaggio, tr. it. p. 17.
  4. ^ a b Saussure, de F., Corso di linguistica generale, tr. it. p. 145-147.
  5. ^ Greimas, A. J., Dell'imperfezione.
  6. ^ Greimas, A. J., Del senso.
  7. ^ Marone, G., a cura di, Zoosemiotica 2.0. Forme e politiche dell'animalità.