Utente:RobertoReggi/Bozza

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Origine[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Religione romana, Religione greca e Religione egizia.

Con Paganesimo si intende la religione politeista ufficiale nei primi secoli dell'impero romano. Il termine latino pāgānus, il cui senso originario è 'abitante della campagna' con una sfumatura dispregiativa, venne usato dagli scrittori cristiani per indicare coloro che non avevano ancora aderito al cristianesimo, cosa che si verificava particolarmente appunto negli strati sociali rurali. La prima attestazione latina di tale accezione semantica traslata risale all'inizio del II secolo, in un passo del De Corona (cap. XI) di Tertulliano.

Il Paganesimo ha origini molto antiche; la sua comparsa va rintracciata in una fusione tra i sistemi teologici indoeuropei e le tradizioni animistiche preistoriche europee, quest'ultime incentrate sul culto della Dea Madre. Da questa unione ebbero origine le spiritualità tipiche dell'Occidente classico, caratterizzate da confraternite misteriche, fiorente organizzazione sacerdotale e ricche mitologie, metafore simboliche ed etiche della natura profonda del mondo divino nonché spiegazioni ai misteri dell'essenza del cosmo.

La natura spiccatamente politeista della religione romana permise con facilità il sincretismo di essa con i vari politeismi presenti tra le popolazioni che venivano via via inglobate nell'impero, in particolare dapprima quella greca e poi anche con quella egizia.

Con la nascita del cristianesimo e la sua progressiva e costante affermazione ebbe inizio il graduale declino del paganesimo. Il rapporto tra la cultura pagana e la affermantesi cultura cristiana fu soprattutto conflittuale.

Elementi di supremazia del cristianesimo[modifica | modifica wikitesto]

[Lo so, il titolo può non andare bene, accettasi proposte. Fate finta che il paragrafo sia arancione=da definire e approvare, in realtà quel colore cava gli occhi]

Lo stesso argomento in dettaglio: Condizione femminile e Schiavitù.

Nella storiografia passata gli autori e storici cristiani hanno identificato il motivo della lenta ma progressiva diffusione del Cristianesimo tra i pagani nell'intervento soprannaturale dello Spirito Santo. Inviato da Gesù Cristo sui suoi seguaci nella festa di Pentecoste, secondo un'interpretazione presente già nel Nuovo Testamento questo avrebbe accompagnato la predicazione dei primi cristiani manifestandosi in molteplici carismi, come i miracoli che accompagnavano la predicazione dei primi missionari e il dono delle lingue (o glossolalia) che si manifestava nelle prime assemblee cristiane. Inutile precisare che questa pia interpretazione non può che apparire ingenua e riduttiva agli occhi di uno storico moderno.

Una trattazione esaustiva dei motivi che facilitarono la diffusione della nuova religione nell'ambiente pagano non può che essere complessa. Una considerazione sociologica generale, riscontrabile anche nel caso della diffusione di altre religioni, è che la nuova religione si diffonde tendenzialmente con facilità tra gli strati sociali più emarginati all'interno della religione tradizionale: è quanto si verificò tra induismo e islam (molti paria emarginati nel sistema castale indiano si convertirono all'islam); tra cristianesimo ed ebraismo (già dai testi del Nuovo Testamento appare che il messaggio di Gesù e dei suoi seguaci si rivolgeva agli 'ultimi' come prostitute, pubblicani, peccatori, galilei e samaritani); tra cristianesimo ed eresie pauperistiche medievali.

Nel caso della diffusione del cristianesimo all'interno della società pagana, questa fu facilitata dal relativamente migliore status ideologico e sociale che il cristianesimo garantiva a donne e schiavi.

La condizione femminile all'interno della società greco-romana era decisamente sottovalutata rispetto a quella maschile. Nella cultura greca la donna non aveva pressoché alcun diritto politico, sociale, giuridico [v. Donna#Grecia_classica]. La situazione non era molto dissimile nella società romana, poi impostasi in tutto il territorio dell'impero: [vedi Donna#Roma_antica e [1] che mi sembra molto ben documentato] non godeva di alcun diritto politico, non godeva del diritto di proprietà, la tutela giuridica a lei riservata era notevolmente limitata rispetto a quella dell'uomo.

Al contrario il messaggio cristiano contenuto nel Nuovo Testamento, che sotto questo punto di vista supera e reinterpreta notevolmente i precedenti testi dell'Antico Testamento, giunge ad equiparare di fatto uomo e donna. Gesù non si faceva scrupolo di predicare alle donne come agli uomini, dei miracoli narrati nei Vangeli ne beneficavano tanto le donne quanto gli uomini, erano protagoniste delle parabole al pari degli uomini, appare dopo risorto alle donne come agli uomini [v. Mulieris Dignitatem, Giovanni Paolo II, nn. 13-16]. Nelle lettere di Paolo, che descrivono la vita della primordiale chiesa apostolica, le donne vengono in alcuni passi esplicitamente equiparate agli uomini (p.es. Gal3,28;1Cor11,11-12[1]).

Non mancano però loci delle epistole paoline nelle quali riemerge il Paolo fariseo, impregnato dell'Antico Testamento, che invitano le donne alla sottomissione all'uomo (1Cor11,7;Ef5,22[2]), o ne limitano l'attività nelle varie chiese locali (1Tm2,12;1Cor14,34-35[3]). Il tenore dei passi però non è così marcato da indurre a parlare di misoginia. Inoltre, l'esame del contesto storico e letterario dei passi 'misogini' ridimensiona maggiormente il tenore del discredito: in 1Tm Paolo si riferisce a un problema concreto che la comunità di Efeso aveva con alcune fedeli (1Tm5,13[4]), mentre in 1Cor la richiesta di silenzio durante i momenti carismatici dedicati alla profezia richiama il fenomeno della libera profezia femminile, spesso in contrasto con l'insegnamento degli Apostoli e della guida dei vescovi, che evolverà in seguito nell'eresia montanista

In definitiva questa situazione di iniquità verso le donne nella società pagana facilitò l'accoglienza della religione cristiana tra i vari ceti femminili. Questo ebbe ripercussioni non limitate ai soli ceti femminili: nella antica società romana, come in qualunque consorzio sociale umano, la socializzazione primaria è compito della famiglia e in particolar modo delle madri. Sebbene non è possibile quantificare il fenomeno (ricerche quantitative empiriche sono ovviamente impossibili nelle società scomparse) non mancano esempi di cristiani notabili che devono la loro fede all'educazione materna. Il caso più noto è Agostino, educato alla fede cristiana dalla madre Monica nell'indifferenza del padre pagano, preoccupato più della ascesa sociale del figlio che della sua fede.

Fenomeno analogo si verificò anche per le classi socio-economicamente più svantaggiate, come gli schiavi e il proletariato urbano. Il cristianesimo, a partire dalla predicazione di Gesù, negli altri scritti del Nuovo Testamento e nella predicazione dei Padri della Chiesa, non ha esplicitamente condannato la schiavitù. Non mancano tuttavia loci del NT che sottolineano la parità sociale di schiavi e padroni, in virtù della comune figliolanza divina, o che esortano esplicitamente i padroni a rivolgere ai propri schiavi un trattamento fraterno (Gal3,28;1Cor7,20-24;Ef6,5-9;Col3,22-4,1;Rm12,10Fil16[5]).

Questi germi hanno fatto sì che nonostante l'esplicita indifferenza al problema, la schiavitù si esaurì progressivamente all'interno della società cristiana, senza che sia mai stato proclamato un editto o proclama imperiale abolizionista della schiavitù, grazie alla decadenza dell'antica religione romana, al diffondersi dell'umanitarismo cristiano ed all'entrata nella "forma mentis" corrente della dottrina di Gesù Cristo. E' per questo che dopo l'età classica il problema della schiavitù non si è più posto, fino ai nostri giorni, all'umanità di fede cristiana.


Persecuzione pagana del Cristianesimo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Persecuzione dei cristiani nell'impero romano.

Da parte pagana, gli imperatori romani cercarono di contrastare attivamente la diffusione del cristianesimo con vere e proprie persecuzioni. Le principali persecuzioni furono 10, con violenza ed estensione notevolmente variabile, e si verificarono tra fine I - inizio IV secolo. Gli anni effettivi di effettiva persecuziona non furono molti, circa una ventina distrubiti su circa tre secoli e intervallati da periodi di pace più o meno ampi. Quando non erano perseguitati i cristiani erano relativamente liberi di esercitare il proprio culto nelle varie 'chiese domestiche' (ecclesia domestica indica una abitazione privata nella quale avevano luogo i vari rituali liturgici, in primis la celebrazione eucaristica).

Anche nei periodi di pace tuttavia i cristiani erano soggetti a continue vessazioni e ingiurie. Alcuni passi di autori pagani e cristiani riportano le fantasiose ingiurie che i pagani rivolgevano loro: uccidevano i bambini e li mangiavano[6] (probabile travisamento del ricordo del sacrificio di Cristo compiuto nella celebrazione eucaristica); compivano incesti rituali[7] (probabile travisamento del bacio di pace compiuto nella celebrazione eucaristica, nella liturgia contemporanea sostituito da una stretta di mano); odiavano il genere umano[8]; erano causa delle pubbliche calamità come peste, inondazione, carestia, invasioni barbariche.[9] Il cosiddetto graffito di Alessameno è una preziosa testimonianza archeologica del clima vessatorio che colpiva i cristiani. I cristiani venivano inoltre accusati di ateismo, negando l'esistenza delle varie divinità (o meglio, ne affermavano l'esistenza ma li identificavano con i demoni).

Sebbene non sia definibile con chiarezza il fondamento giuridico delle condanne,[10] uno dei motivi delle persecuzioni imperiali pagane e sul quale vertevano i processi era il rifiuto dei cristiani di riconoscere la divina autorità dell'imperatore.

Non ci è dato sapere con precisione quanti cristiani perirono durante le persecuzioni. Le stime variano notevolmente a seconda degli storici da un minimo di circa 10.000 a un massimo di circa 100.000,[11] con una salomonica e abbastanza condivisa preferenza per la cifra di alcune decine di migliaia.[12] Non ci è dato sapere inoltre a quanto ammonta il totale dei cristiani che sotto imputazione abiurarono la fede cristiana (vennero chiamati dagli altri cristiani lapsi, 'caduti'), accettando di compiere sacrifici rivolti all'imperatore (spesso si trattava semplicemente di porre granelli di incenso in un braciere in suo onore). È verosimile supporre che sotto minaccia di morte la maggior parte degli imputati abbia abiurato.

Persecuzione cristiana del Paganesimo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Persecuzioni dei pagani.

La predicazione cristiana, sia a livello popolare che accademico, identificava nei culti pagani manifestazioni demoniache e si operò per contrastarli.

A partire dalla prima metà del III secolo con la liberalizzazione del Cristianesimo ad opera di Costantino (v. in particolare l'Editto di Milano del 313) si assistette così, soprattutto nelle regioni orientali dell'impero, a una diffusa distruzione delle opere d'arte, in particolare scultoree, raffiguranti le divinità.[13] Le distruzioni erano operate da gruppi di cristiani fanatici senza l'uso delle armi e ottennevano il tacito appoggio delle autorità imperiali, alle quali competeva di diritto l'uso e la gestione dei templi (l'imperatore era anche Pontefice Massimo). In un primo tempo la distruzione non coinvolse i templi, sebbene siano attestate già nel IV secolo sporadiche demolizioni degli interi edifici.[14]

Nè nel IV secolo nè in seguito sono attestate sistematiche e immotivate uccisioni di pagani da parte di fanatici cristiani o delle autorità imperiali che possano far parlare di vere e proprie persecuzioni, paragonabili a quelle che subì il Cristianesimo da parte delle autorià imperiali pagane tra la fine del I secolo e l'inizio del IV secolo. È particolarmente famoso tuttavia l'assassinio della filosofa ellenista Ipazia, che venne barbaramente uccisa da alcuni monaci fanatici ad Alessandria d'Egitto circa nel 415.

A fine IV secolo l'editto di Tessalonica (380) e soprattutto i decreti teodosiani (391-392), emanati da Teodosio I, imposero in maniera totale e definitiva il cristianesimo come religione di stato, provocando di fatto lo smembramento di tutte le religioni pagane. Circa i templi, gli editti ne imponevano l'abbandono forzato punendone l'uso e la frequentazione con multe e privazioni di diritti civili. L'erario imperiale inoltre smise di provvedere finaziariamente al loro mantenimento. La maggior parte degli edifici andarono così lentamente in rovina con il passare del tempo.

Sebbene gli editti imperiali non imponessero la demolizione dei templi pagani, si moltiplicarono in oriente gli episodi di abusi e distruzioni da parte di fanatici cristiani e monaci.[15] Questi abusi furono tollerati in larga misura dalle autorità civili. Attualmente non è possibile conoscere con certezza l'effettiva ampiezza di queste distruzioni, che non furono comunque sistematiche. In diversi casi, soprattutto in oriente nell'ultima decade del IV secolo e nella prima del V secolo, si verificarono anche resistenze, lotte e disordini armati da parte delle comunità pagane che vennero contrastati dai cristiani e repressi con la forza da parte delle autorità civili. Il caso più noto di distruzione risalente a questo periodo è quello riguardante il Serapeo di Alessandria d'Egitto, splendido tempio pagano che godeva di notevole fama in tutto l'impero, che in seguito alla violenta occupazione di esso da parte di alcuni pagani venne completamente raso al suolo per lasciare spazio a una nuova chiesa cristiana.

Secondo alcuni studiosi [senza fonte] la distruzione del Serapeo coinvolse anche la celeberrima Biblioteca di Alessandria. In particolare lo storico romano Paolo Orosio, nella sua Storia contro i pagani, accenna alla distruzione di alcune casse di libri in occasione della demolizione del Serapeo. Altre fonti storiche però indicano che la biblioteca sarebbe stata già distrutta nel 48 a.C. in occasione del conflitto tra Giulio Cesare e Tolomeo XIII (Plutarco, Vita di Cesare 49,3). Altri studiosi [senza fonte] ipotizzano che la distruzione si sarebbe verificata verso il 270, in occasione del conflitto tra l'imperatore Aureliano e la secessionista regina Zenobia di Palmira. In definitiva, secondo alcuni studiosi [senza fonte] la distruzione dei libri conservati presso il Serapeo si riferirebbe a una biblioteca più piccola, una sorta di sala di lettura pubblica, distinta dalla vera e propria biblioteca di Alessandria.

Circa questo turbolento periodo gli scrittori cristiani realizzarono opere nelle quali venivano esaltate le gesta della Chiesa e del popolo cristianizzato, spesso sottolineandone la vera o presunta condizione di vittime. I pagani venivano invece descritti come gente barbara e violenta. Esempi di questo atteggiamento sono rintracciabili nella descrizione di alcuni episodi, come la distruzione del Serapeo, di altri importanti templi, e l'eliminazione della filosofa Ipazia.

A partire dall'inizio del V secolo si diffonde lentamente l'uso di riutilizzare gli edifici in abbandono (v. [2]). Appariva sempre più chiaro che la distruzione forzata non era la strada auspicabile, sia per motivi di convivenza civile (scatenava facilmente reazioni violente da parte dei pagani), sia per motivi meramente pratici ed economici (non aveva senso spendere tempo, energie, risorse economiche per distruggere templi e poi riedificare chiese). Quando i templi non venivano riconvertiti in toto, come p.es. nei celebri casi del Partenone ad Atene o del Pantheon a Roma, essi venivano talvolta smantellati e il materiale edilizio veniva riutilizzato per la costruzione di chiese ex novo. In particolare le statue di divinità pagane sopravvissute alle distruzioni precedenti furono fatte a pezzi e bruciate per farne calce da costruzione. Questa demolizione controllata non fu sola prerogativa dei templi pagani, ma spesso anche le precedenti chiese cristiane furono abbattute per far spazio a nuovi edifici più capienti.


Elementi pagani accolti nel Cristianesimo[modifica | modifica wikitesto]

A latere della avversione antipagana mostrata da predicatori e pensatori cristiani, che vedevano appunto i culti pagani come illecite adorazioni dei demoni, la tradizione cristiana si mostrò pronta ad accogliere e reinterpretare alcuni elementi della cultura classica.

A livello teorico, elementi e citazioni appartenenti alla cultura classica sono massicciamente presenti nelle opere degli scrittori cristiani del II secolo come Giustino, Melitone, Taziano. Gli scrittori cristiani successivi continuarono ad assimilare elementi della cultura classica, specialmente della cultura neoplatonica. In particolare:

  • Origene nel III secolo, riprese in particolare alcuni elementi dello stoicismo e soprattutto il binomio spirito perfetto / materia decaduta di sapore tipicamente platonico;
  • Agostino nel IV-V secolo, riprese in particolare la concezione della stessa filosofia come un ritorno a Dio, radice del proprio essere;
  • il cosiddetto Pseudo-Dionigi Areopagita nel VI secolo, riprese numerose intuizioni del neoplatonico Proclo, in particolare relativamente alla dottrina emanazionista.

A livello più pratico e quotidiano, il cristianesimo procedette a un ampio lavoro di inculturazione, cercando di agevolare la diffusione del messaggio evangelico nella cultura pagana. L'esempio più noto di questa inculturazione è la fissazione della data della nascita di Gesù, che venne fatta coincidere con la precedente festa pagana del Sole Invitto, associata al dio Mitra. L'iconografia della Madonna si propose di fatto come una continuazione del del femmineo sacro in generale, in particolare nel typos della madre Iside e della mater dolorosa Teti. L'inculturazione del cristianesimo coinvolse anche il culto dei santi, i quali talvolta furono figure appositamente costruite che tendevano ad assimilare funzioni e aspetti delle antiche divinità (ad esempio la dea irlandese Brigida, fu trasformata dai primi missionari cristiani nella figura di Santa Brigida), in modo da operare uno slittamento del culto pagano al culto di tali figure.

Circa la figura centrale di Gesù, il suo mistero salvifico di morte e risurrezione venne accostato a quello già diffuso nell'impero romano relativo al dio persiano Mitra, al dio egizio Osiride, ai misteri eleusini che celebravano l'annuale ritorno nel mondo dei vivi della dea Persefone, al dio frigio Attis, al dio mesopotamico Tammuz. Sono inoltre riscontrabili paralleli col dio norreno Odino. Per alcuni studiosi contemporanei [senza fonte] queste divinità morte e risorte raffigurano i modelli che avrebbero portato all'invenzione cristiana della morte e risurrezione di Gesù. Invece l'interpretazione cristiana antica e contemporanea vede in questa 'voglia di risurrezione', presente nel mondo classico a partire soprattutto da pochi secoli prima della nascita di Gesù, una preparazione in vista della sua incarnazione. Celebre è la definizione di questi elementi precristiani data da Giustino Apologeta nel II secolo d.C., che coniò l'espressione "semi del Verbo".

La restaurazione di Giuliano[modifica | modifica wikitesto]

Giuliano (360 - 363), imperatore che tentò di riformare il Paganesimo durante le soppressioni.

«Sotto il mio regno i pagani potranno tenere nuovamente i loro incontri, e offrire preghiere secondo il loro uso. Nel futuro tutte le genti vivranno in armonia, l'uomo sarà guidato dal pensiero e dalla razionalità; non dalla violenza, dagli insulti e dalle punizioni corporali.»

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Un solo imperatore, Giuliano, tentò tra il 361-363 di riproporre il Paganesimo in forma di religione organizzata in un periodo in cui il Cristianesimo era ormai affermato. Originariamente cristiano, una volta raggiunto il potere Giuliano si convertì al sistema religioso pagano. Il motivo di tale conversione che gli valse da parte cristiana l'appellativo di 'Apostata' è da cercarsi nella sincera ammirazione che provava per la cultura classica. Non può essere sottovalutato però il fatto che il Cristianesimo era la religione di coloro che, durante gli intrighi di palazzo che caratterizzarono la sua infanzia, gli uccisero padre, zio, cugini e lo costrinsero all'esilio in Cappadocia.

Venne iniziato a molti alti misteri ad alcuni culti misterici, come i misteri eleusini e il Mitraismo, religione che — insieme al Cristianesimo — stava proliferando nell'impero. Giuliano diede al Paganesimo il nome di Ellenismo (nell'antichità le religioni pagane non ebbero mai un nome ufficiale); tentò di organizzarlo in modo simile al Cristianesimo, con un'istituzione centrale e un atteggiamento universalistico. Sull'esempio del Cristianesimo istituì ricoveri per i poveri e ospizi per i forestieri, prescrisse istruzioni religiose per il popolo, insistette sulla condotta morale dei sacerdoti pagani, introdusse una specie di disciplina penitenziale.[16] Realizzò anche alcune opere letterarie nelle quali si esprimeva sull'atteggiamento aggressivo assunto da certe comunità cristiane che caratterizzava i cristiani, che chiamava dispregiativamente "galilei", e operavano un confronto tra le due religioni antagoniste, difendendo il Paganesimo e sostenendone la profondità spirituale.

Come alcuni grandi pensatori del passato anche Giuliano definì il Paganesimo come la religione della natura, della ragione e della logica, in confronto al Cristianesimo da lui definito come religione teoetotomica, contro natura, illogica e unicamente fideistica. Fu un imperatore illuminato: [così com'è non va bene: Giuliano riprese la guerra di conquista - non di difesa - contro i Sasanidi. Se qualche studioso accademico contemporaneo lo ha definito illuminato ne va specificata la fonte] voleva innanzitutto la pace dell'impero, la quale passava attraverso la sconfitta di ogni forma di corruzione sociale. Non si dedicò solo alla restaurazione del Paganesimo ma, con l'intenbto di indebolire il Cristianesimo, legittimò anche l'Ebraismo e tutte le nuove correnti cristiane che la Chiesa aveva condannato come eretiche. Recatosi sul luogo dove un tempo sorgeva l'antico Tempio di Gerusalemme, ne ordinò la ricostruzione, che tuttavia non fu mai portata a termine. Il progetto di Giuliano non ebbe alcun esito, innanzitutto a causa del breve periodo di tempo durante il quale l'imperatore rimase in carica, in secondo luogo per l'opposizione della Chiesa alle riforme proposte dall'imperatore.

Durante il suo breve regno, sebbene Giuliano non ordinò sistematiche persecuzioni di cristiani, si verificarono in alcune zone orientali dell'impero violenze e omicidi da parte dei pagani contro i cristiani, in particolare come rappresaglia per le distruzioni delle statue pagane verificatesi pochi decenni prima in seguito alla liberalizzazione di Costantino.[17]


Oltre a mostrare a volte intolleranza, il Cristianesimo mise in luce anche una certa misoginia, manifestatasi poi nel corso della storia [18] — la quale fu anche di sfondo alla sanguinolenta esecuzione della filosofa Ipazia. Le origini dell'odio verso la donna sono probabilmente da ricondurre alle ideologie diffuse tra i popoli mediorientali — tra i quali il Cristianesimo nacque —, o forse più concretamente al radicato culto del femminino sacro, e quindi alla particolare devizione nei confronti delle figure divine femminili da parte delle comunità pagane. Questo legame tra la sfera numistica e il femminile — dimostrandosi difficile da estirpare — rappresentò un problema consistente per la diffusione della religione cristiana, sebbene questa stessa, come già affermato, assimilò il culto della divinità femminile identificandola con la Madonna. Aspetti misogini del Cristianesimo si manifestarono in particolare durante il Medioevo, con la persecuzione delle cosiddette streghe, in realtà donne sole, levatrici o anziane; in certi casi si trattava anche di donne adepte ai nuovi culti esoterici diffusi sotterraneamente in epoca medievale, e definiti dalle autorità ecclesiastiche come stregoneria.

Referenze

  1. ^ Gal3,28;1Cor11,11-12, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  2. ^ 1Cor11,7;Ef5,22, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  3. ^ 1Tm2,12;1Cor14,34-35, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  4. ^ 1Tm5,13, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  5. ^ Gal3,28;1Cor7,20-24;Ef6,5-9;Col3,22-4,1;Rm12,10Fil16, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  6. ^ Tertulliano, Apologia 7,1.
  7. ^ Cf. Giustino, Apologia 1,26; Tertulliano, Apologia 7-9; Minucio Felice, Ottavio 9
  8. ^ Tacito, Annali 15,44.
  9. ^ Tertulliano, Apologia 40; Origene, Commento al vangelo di Matteo, 39; Cipriano, Lettera a Demetrio 2,3; Agostino, La città di Dio 2,3.
  10. ^ Jean Daniélou, Henri Marrou. Nuova Storia della Chiesa. Vol. 1, Marietti 1976, pp. 127-128.
  11. ^ L. Hertling, in Gregorianum 1944, 103/29, cit. da K. Bihlmeyer, H. Tuechle, Storia della Chiesa vol. I, Morcelliana 1957, p. 102.
  12. ^ De Moreau, in Nouvelle Revue Théologique 1951, 312/32, cit. da K. Bihlmeyer, H. Tuechle, Storia della Chiesa vol. I, Morcelliana 1957, p. 102
  13. ^ Eusebio, Vita Constantinii 3,54 en
  14. ^ Eusebio, Vita Constantinii 3,56 en; 3,58 en.
  15. ^ E. Testa, Liber Annuus 41 (1991), pp. 311-326.
  16. ^ K. Bihlmeyer, H. Tuechle. Storia della Chiesa, vol. I, Morcelliana 1957, p.257.
  17. ^ Teodoreto, Storia Ecclesiastica 3,3 en.
  18. ^ Antichristian Domain - le donne e il Cristianesimo

    «Le donne servono soprattutto per soddisfare la libidine degli uomini.»

    «Il sesso femminile è debole e sventato. Le donne giungono alla salvezza solo tramite i figli.»

    «La donna è un essere inferiore, che non fu creato da Dio a Sua immagine. Secondo l’ordine naturale, le donne devono servire gli uomini.»

    «Il valore principale della donna è costituito dalla sua capacità di partorire e dalla sua utilità nelle faccende domestiche.»

    «La donna è un errore della natura [...] con la sua eccessiva secrezione di liquidi e la sua bassa temperatura essa è fisicamente e spiritualmente inferiore [...] è una specie di uomo mutilato, fallito e mal riuscito [...] la piena realizzazione della specie umana è costituita solo dall’uomo.»

    «Un feto maschile diviene un essere umano dopo 40 giorni, uno femminile dopo 80 giorni. Le femmine nascono a causa di un seme guasto o di venti umidi.»