Utente:Rita Lacava/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Le numerose teorie della psiche elaborate, già prima di Freud, da Fechner e da James e successivamente da Jung, per citarne solo alcuni, sono l'esito di un periodo di riflessione personale, intenso e profondamente sofferto, definito come "malattia creativa". "Una malattia creativa segue ad un periodo dominato da un'idea e dalla ricerca della verità. Si tratta di una condizione polimorfa che può presentarsi in forma di depressione, di nevrosi, di sofferenze psicosomatiche, o anche di psicosi. ...La conclusione è spesso rapida e segnata da una fase di buon umore. Il soggetto esce dalla sua ordalia trasformato perennemente nella propria personalità e con la convinzione di aver scoperto una grande verità o un nuovo mondo spirituale"[1]. Sia Fechner, che Freud, che Jung, intorno ai 35 - 40 anni, per sei anni circa, interruppero o ridussero considerevolmente l'attività professionale, sperimentarono un peggioramento della loro vulnerabilità e videro aggravarsi i loro sintomi psichici. Ma per tutti e tre la fine della "malattia" giunse all'improvviso lasciando un senso di euforica esaltazione, ma soprattutto la certezza di aver individuato, attraverso questa esperienza personale, un metodo di "cura" della psiche universalmente condivisibile e capace di interpretare tutti gli eventi della vita.

Diversa è l'esperienza di Adler e diverso è il suo approccio allo studio del comportamento. Costretto all'immobilità, nei primi anni della sua vita, a causa dei metodi, allora in uso, per la cura del rachitismo, Adler rifletté sull'importanza delle "compensazioni": una scarsa attività motoria genera una grande attività mentale, una scarsa prestanza fisica stimola le prestazioni intellettuali, il senso di inferiorità induce al suo superamento. Molti termini, coniati da Adler per descrivere il comportamento dei suoi pazienti, sono entrati nel nostro linguaggio quotidiano: Stile di vita, complesso di inferiorità, sintomo psicosomatico, …

Il trattamento psicoterapeutico adleriano, oltre a proporsi come strumento per la guarigione clinica di un disturbo psichico, si offre anche come criterio per la valutazione di sé, del mondo e delle relazioni sociali e schema per la comprensione del comportamento dell'adulto e del bambino, dell'individuo e dei gruppi sociali, dell'agire umano "normale" e patologico.

L'evoluzione individuale e sociale[modifica | modifica wikitesto]

Il bisogno di superare i propri limiti è un'istanza innata nell'uomo che si manifesta, fin dall'infanzia, come desiderio di acquisire maggiori competenze: dal linguaggio alla scrittura, dal controllo motorio alla ginnastica, dalla manipolazione degli oggetti alle abilità manuali e pratiche. In ogni momento della vita, la necessità di superare un ostacolo, di risolvere un problema, di trovare una soluzione, può comportare difficoltà di fronte alle quali l'insuccesso incrementa sia il senso di inferiorità sia, per contrapposizione, l'aspirazione al superamento: sentimento di inferiorità ed aspirazione alla superiorità sono, quindi, due fasi dello stesso processo.

Per Adler vivere è accondiscendere alla spinta evolutiva orientati al perseguimento di una meta, che potremmo teoricamente definire, di "perfezione", di "completezza"[2]. In pratica, ciascuno, nel corso della vita, tenderà a passare da una condizione di minus ad una di plus[3], da uno stato di inferiorità ad uno di maggiore capacità. In ogni momento dell'esistenza potremo verificare quanto la persona si sia allontanata dal punto di partenza, cioè dalle sue possibilità e potenzialità iniziali, e quanto percorso gli resti ancora da compiere.

Se il bambino, grazie all'incoraggiamento di genitori, insegnanti ed altri adulti importanti, supera il senso di inferiorità, impara ad accogliere le difficoltà come sfida e non teme l'insuccesso. Se non incoraggiato adeguatamente, struttura uno Stile di vita errato che lo indurrà a rifuggire ogni problema o a prenderne le distanze [4].

Nell'adulto "sano" il bisogno di evolvere non è mai a discapito degli altri, non raggiunge mai la "prevaricazione". Come in un tessuto una cellula è collegata alle altre e trasmette e riceve nutrimento per osmosi, allo stesso modo ognuno è connesso agli altri individui del gruppo cui appartiene. Ne consegue che il benessere di uno diviene benessere del gruppo, l'evoluzione individuale è evoluzione sociale e viceversa.

Il senso della comunità[modifica | modifica wikitesto]

Se osserviamo la società, nella sua globalità, come insieme di tutta l'umanità o, come dice Adler, sub specie eternitatis[5] possiamo cogliere il movimento evolutivo dal singolo alla totalità e viceversa: "in tutta la storia dell'umanità non troverete persone isolate"[6].

Nei primi anni di vita si acquisiscono tutte le conoscenze che l'umanità ha prodotto fino a quel momento (ontogenesi): "Nella nostra esistenza ciò che troviamo è sempre il contributo apportato dai nostri progenitori"[7] che ciascuno arricchirà con la propria creatività e innovazione. Interpretando i valori e principi che ciascuno esprime nel corso della narrazione della propria vita, si può riconoscere la traccia degli insegnamenti che, fin dai primi giorni di vita, gli sono stati impartiti seguendo le regole culturali del gruppo di appartenenza: usi, costumi, tradizioni. "Non è possibile studiare un essere umano in condizioni di isolamento, ma solo all'interno del suo contesto sociale"[8].

Il senso di appartenenza al gruppo si modella, perciò, fin dalla nascita, tanto da poterlo considerare come la seconda istanza innata. A differenza, però, dell'aspirazione all'evoluzione, più istintiva e spontanea, il senso della comunità può essere coltivato ed educato attraverso la collaborazione e partecipazione ad attività collettive, incrementando la sensibilità empatica, imparando a riconoscersi come parte del tutto e sapendosi, nel contempo, distinguere dagli altri in modo costruttivo.

L'appartenenza al sociale non si risolve nel semplice adattamento passivo, è, anzi, capacità di contribuire responsabilmente all'evoluzione collettiva. "Cosa è successo delle persone che non hanno dato alcun contributo? Esse scompaiono, si estinguono"[9], di loro non resta traccia. "Chi sa che continuerà a vivere nell’immagine dei propri figli ed è consapevole del valore del proprio contributo allo sviluppo della cultura, non ha paura né di invecchiare né di morire"[10].

Il senso della vita[modifica | modifica wikitesto]

Per Adler "vivere significa evolvere"[11] e l'evoluzione è movimento, azione indirizzata al perseguimento di un obiettivo, meglio se di utilità collettiva. Attraverso queste due semplici coordinate, aspirazione alla superiorità e senso della comunità, è possibile comprendere, in modo schematico, il comportamento dell'uomo dalla nascita all'età adulta e alla vecchiaia.

"Come il lattante coi suoi movimenti tradisce il sentimento della propria insufficienza, ... , così il movimento storico dell'umanità può essere considerato la storia del senso di inferiorità e dei tentativi di superarlo"[12]. Il sentimento di inferiorità, inevitabile per la natura umana, peculiarità del singolo e dell'intera comunità induce a produrre compensazioni, stratagemmi progettuali dell'individuo per sconfiggere o eludere le situazioni inferiorizzanti che, se particolarmente accentuate, sono definite supercompensazioni. Come organi ed apparati acuiscono la loro funzione per sopperire alla carenza di un'altra (es. la sensibilità uditiva del non vedente), così un danno organico o una malattia rara possono indurre, chi ne è affetto, alla ricerca, sperimentazione e scoperta di nuove terapie.

Se queste compensazioni si strutturano in modo socialmente utile, possiamo riconoscere loro il carattere dell'innovazione: "l'individuo normale lotta per la perfezione di cui tutti beneficeranno"[13]. Se la motivazione appartiene alla sfera dell'interesse privato, al predominio sugli altri o assume dimensioni accentuate di impronta morbosa o dissociale, l'aspirazione al potere ha valore negativo come avviene nel comportamento patologico: "il nevrotico aspira alla superiorità personale e, nel fare questo, si attende un contributo del gruppo in cui vive"[14]. Come ogni altra azione che non sia ancorata all'interesse della collettività, anche questa è, inevitabilmente, destinata al fallimento ed alla sofferenza.

La finalizzazione dell’azione al perseguimento di un obiettivo sotto la spinta dell'aspirazione alla superiorità e nel rispetto del senso sociale si offre come linea guida per coordinare e razionalizzare facilmente il materiale tratto dall’esperienza. Ogni evento può essere considerato effetto di una data configurazione di elementi e generare, nel contempo, una successiva, diversa configurazione di avvenimenti: nel processo dialettico la sintesi è tesi di una successiva acquisizione. Il dinamismo, implicito in questa concezione dell’agire umano, conferisce alla psiche la possibilità di rinnovarsi creativamente in ogni momento e ad ogni età.

I compiti della vita[modifica | modifica wikitesto]

Adler delimita tre ambiti in cui si può realizzare in pratica l'evoluzione individuale: il lavoro, la famiglia e le relazioni sociali. Per ciascuno di questi tre "compiti vitali" è possibile ravvisare, sia nel corso di un trattamento psicoterapeutico, sia nella comune valutazione individuale, il punto di partenza, lo stato attuale, l'obiettivo ipotizzato. Non meno importanti sono gli altri due "compiti" proposti da Dreikurs e Mosak: quello relativo al rapporto con se stessi[15], importante quanto lo è un’interazione proficua con gli altri e quello spirituale[16], non espressamente menzionato da Adler, ma sottinteso nel suo significato di relazione con il trascendente, con ciò che "sta oltre", pur senza essere espressamente riconducibile ad una religione rivelata.

E' bene chiarire che ciò non significa adottare soluzioni suggerite da Adler come se fossero dogmi, anzi, anche nel corso di una psicoterapia, le ipotesi adleriane vanno discusse ed arricchite con il contributo del paziente: ogni elemento raccolto è da valutare relativamente al contesto in cui è inserito.

La Psicologia Individuale pone la famiglia in posizione centrale in quanto primo nucleo sociale col quale il bambino viene a contatto al momento della nascita. All'interno di questa, sia che si tratti di famiglia naturale o adottiva o affidataria, i ruoli dovranno essere definiti: alla madre spetta il compito di introdurre il piccolo alla relazione con gli altri familiari; il padre dovrà avviarlo alle relazioni extrafamiliari; con i fratelli, maggiori o minori, si definiranno le regole della convivenza e la distribuzione del potere e dell'autorità. Ogni caso, però, dovrà essere considerato in base alle sue peculiarità: non è detto che il primogenito sia tenuto in maggior considerazione se, in famiglia, c'è un fratellino malato o disabile verso cui si spende maggior attenzione; non è implicito che il ruolo materno sia realizzato dalla figura femminile e quello paterno dalla figura maschile, come avviene nel caso di famiglie con un solo genitore o nel caso in cui le caratteristiche comportamentali dei coniugi abbiano una connotazione più simile a quella del sesso opposto (padri molto "sensibili" o madri "dominanti").

Affetto, empatia, capacità di collaborare si acquisiscono in famiglia, ma vengono utilizzati anche nelle relazioni sociali e nei rapporti di lavoro. È proprio nella vita pratica che si realizza il collaudo di quanto appreso in famiglia. L'adulto è "sano" quando sa interagire con gli altri in modo adeguato, quando ha buoni rapporti con colleghi, superiori e subalterni, quando ha relazioni affettuose e di amicizia e soprattutto quando sa trasmettere ai propri figli la sua esperienza di vita.

Le psicoterapia come filosofia[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante sia trascorso più di un secolo dalla nascita della Psicoanalisi, la psicoterapia è ancora oggi percepita come intervento necessario solo in caso di disturbi mentali conclamati. La psicoterapia adleriana è un'esperienza, nel corso della quale, insieme alla risoluzione del disagio psichico, si acquisisce anche lo schema interpretativo della Psicologia Individuale che è, a pieno diritto, una "filosofia di vita" capace di integrarsi, senza modificarne sostanzialmente la struttura, con qualsiasi ideologia o credo.

"Platone è meglio del Prozac"[17] e "Aristotele in pillole"[18] sono i titoli suggestivi di due saggi sull'uso della filosofia come "terapia". L’Autore, di entrambi i libri, ritiene che qualsiasi dubbio, sull'uomo o sulla realtà che lo circonda, può trovare chiarimento nel "pensiero" dei grandi filosofi poiché non c’è problema dell’esistenza che non sia stato affrontato e risolto nel dibattito filosofico. Anche Wittgenstein dimostra che la filosofia è terapeutica poiché, cambiando le "abitudini mentali" attraverso le quali si analizzano i fatti della realtà, porta chiarezza e consente di avere una visione più serena della realtà[19]. La filosofia è il mezzo per organizzare il comportamento e comprendere il mondo.

La "filosofia" della Psicologia Individuale si basa sull'idea del comportamento, teleologicamente indirizzato al raggiungimento della meta finale; utilizzando il passato (ricordi, eventi ed emozioni vissute) ed il futuro (meta) come punti di riferimento è possibile individuare l’attuale posizione della persona rispetto alla traiettoria della sua vita e la distanza dal traguardo (meta finale). La realizzazione dei tre compiti vitali è, in “pratica”, il senso di questo percorso.

Quando analizziamo lo stile di vita, illustriamo al paziente il suo essere intrappolato, oggi, nel perseguimento della meta fittizia. La comprensione dell'errore conduce ad una svolta decisiva ed al dirottamento verso un percorso più utile ed efficace[20]. Non solo chi si è smarrito o ha perso il senso delle cose, ma anche chi è semplicemente confuso e non sa come organizzare il materiale della sua esperienza può trarre vantaggio dalla psicoterapia. La possibilità di richiamare l'attenzione sul percorso effettuato, individuando le scelte compiute e le loro conseguenze, può avviare un processo dialettico in cui la sintesi presente è esame della metodologia ed inizio di un processo successivo. Non si tratta di un’esplorazione ossessiva dei propri errori per rammaricarsene, ma della comprensione che l'errore è, in ogni caso, produttore di conoscenza. L’uomo, arbiter fortunae suae, può intervenire sul corso degli eventi imponendo loro una connotazione più favorevole; inoltre il libero arbitrio costringe ad una maggior attenzione alle proprie azioni ed al loro effetto sull'ambiente circostante.

Col principio teleologico mettiamo in risalto il senso dinamico dell’esistenza umana. Come afferma Martin Buber[21], contemporaneo di Adler e come lui viennese e profondo conoscitore della cultura ebraica, quando Adamo smarrisce la via, tenta di nascondersi agli occhi di Dio, ma ciò è impossibile poiché Dio è l'Onnisciente. Per potersi sottrarre alla responsabilità del suo errore, Adamo deve ricorrere ad un altro artificio: nascondere a se stesso l'impossibilità di nascondersi a Dio. Così, di nascondimento in nascondimento, l'uomo spreca l'opportunità di imparare dagli errori commessi. Quando Dio gli chiede: “Dove sei?” certamente non lo fa per avere un'indicazione che già conosce, ma per indurlo a chiedersi: “Dove mi trovo?”. Ed Adamo risponde, più a se stesso che a Dio, “Mi sono nascosto”, cioè ho tentato di sfuggire alle mie responsabilità. Quando Adamo riconosce di essersi nascosto compie il primo, più importante, passo di un nuovo cammino.

Ogni uomo è chiamato a realizzare la sua opera terrena seguendo una via scelta nel rispetto delle caratteristiche individuali. Buber scrive: "Con ogni uomo viene al mondo qualcosa di nuovo che non è mai esistito, qualcosa di primo e unico… Ciascuno è tenuto a sviluppare e dar corpo proprio a questa unicità ed irripetibilità, non invece a rifare ancora una volta ciò che un altro – fosse pure la persona più grande – ha già realizzato"[22]. Unicità ed irripetibilità sono, secondo Adler e Buber, gli elementi da cui partire per far evolvere se stessi con creatività. La psicologia adleriana si basa proprio sulla creatività dell’uomo.

L'approccio individualpsicologico, capace di trascendere il mutare dei tempi e di muoversi al di là della contingenza, innesca la produzione di soluzioni alternative. Come scrive Parenti: "L'ultimo Adler, il più maturo, che aveva elaborato appieno l'edificio teorico e la metodologia applicativa della Psicologia Individuale, mise a punto l'ipotesi di una specifica funzione creativa della mente umana, indispensabile per la continua ricerca di nuove soluzioni, senza le quali la vita psichica non potrebbe sussistere. Egli denominò questa dote Sé creativo"[23]. Ed è proprio il Sé creativo che, nella ricerca evolutiva, ci sostiene nell’individuare, in ogni momento, adattamenti nuovi e più interessanti.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ellemberger H. F., La scoperta dell'inconscio, Boringhieri, Torino p. 515
  2. ^ Ansbacher H. L., AnsbacherR.R. , La Psicologia Individuale di Alfred Adler, G. Martinelli & C. Firenze p. 107
  3. ^ Ansbacher H. L., AnsbacherR.R. , La Psicologia Individuale di Alfred Adler, G. Martinelli & C. Firenze p. XIX
  4. ^ Ansbacher H. L., AnsbacherR.R. , La Psicologia Individuale di Alfred Adler, G. Martinelli & C. Firenze p. 169
  5. ^ Canziani G., Introduzione in Adler A. La Psicologia Individuale nella scuola Newton Compton, Roma, 1993, pag. 28
  6. ^ Adler A., Aspirazione alla superiorità e sentimento comunitario, Edizioni Universitarie Romane, Roma 2008, pag. 79
  7. ^ Adler A., Aspirazione alla superiorità e sentimento comunitario, Edizioni Universitarie Romane, Roma 2008, pag. 78
  8. ^ Pagani P. L. Adler e lo studio della personalità in Lorenzetti L.M. Psicologia e Personalità, Franco Angeli, Milano 1995, pag. 161
  9. ^ Adler A., Aspirazione alla superiorità e sentimento comunitario, Edizioni Universitarie Romane, Roma 2008, pag. 78
  10. ^ Adler A. Il senso della vita, Newton Compton, Roma, 1997, pag. 46
  11. ^ Adler A. Il senso della vita, Newton Compton, Roma, 1997, pag. 148
  12. ^ Adler A. Il senso della vita, Newton Compton, Roma, 1997, pag. 60
  13. ^ Ansbacher H. L., AnsbacherR.R. , La Psicologia Individuale di Alfred Adler, G. Martinelli & C. Firenze p. 117
  14. ^ Ansbacher H. L., AnsbacherR.R. , La Psicologia Individuale di Alfred Adler, G. Martinelli & C. Firenze p. 117
  15. ^ Dreikurs, R., & Mosak, H. H. (1967). The tasks of life: II. The fourth life task. Individual Psychologist, 4(2), 51-56.
  16. ^ Mosak, H. H., & Dreikurs, R. (2000). Spirituality: The fifth life task. Journal of Individual Psychology, 56(3), 257-265. Retrieved from EBSCOhost
  17. ^ Marinoff L. Platone è meglio del Prozac ed. Piemme Casale Monferrato (AL)
  18. ^ Marinoff L. Aristotele in pillole ed. Piemme Casale Monferrato (AL)
  19. ^ Wittgenstein L., Osservazioni filosofiche, Giulio Einaudi, Torino 1976
  20. ^ Ansbacher H. L., Ansbacher R.R. , La Psicologia Individuale di Alfred Adler, G. Martinelli & C. Firenze p. 168-169
  21. ^ Buber M., Il cammino dell'uomo, ed. Qiqajon Comunità di Bose p. 20-23
  22. ^ Buber M., Il cammino dell'uomo, ed. Qiqajon Comunità di Bose p. 27
  23. ^ Parenti F., Alfred Adler, Laterza, Bari 1987 p.61

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • A. Adler, Über den nervosen charakter.Grundzüge einer vergleichenden individual psychologie und psychoterapie (1912), trad. it. Il temperamento nervoso. Principi di psicologia individuale comparata e applicazioni alla psicoterapia, Astrolabio, Roma, 1950
  • A. Adler, Praxis und Theorie der Individual Psychologie (1920), trad. it. La Psicologia Individuale, Grandi tascabili economici Newton, Roma, 1992
  • A. Adler, Menschenkenntnis (1927), trad. it. La conoscenza dell'uomo nella Psicologia Individuale, Grandi Tascabili Economici Newton, Roma
  • A. Adler, Die Seele des Schwererzichbaren Schulkindes (1930), trad. it. Psicologia del bambino difficile, in La tecnica della Psicologia Individuale, a cura di E.E. Marasco, Grandi Tascabili Economici Newton, Roma, 2005
  • A. Adler, What life schould mean to you (1931), trad.it. Cosa la vita dovrebbe significare per voi, Grandi tascabili economici Newton, Roma, 1994
  • A. Adler, Der Sinn des Lebens (1933), trad. it. Il senso della vita, Grandi tascabili economici Newton, Roma, 1997
  • K. A. Adler, La psicologia individuale di Adler (1967), in B. B. Wolman (a cura di), Psychoanalytic tecniques, trad. it. Manuale delle tecniche psicoanalitiche e psicoterapeutiche, Astrolabio, Roma 1974
  • H.L. Ansabacher e R. R. Ansbacher, The Individual Psychology of Alfred Adler (1956), trad. it. La Psicologia Individuale di Alfred Adler, Martinelli, Firenze, 1997
  • M. Buber , Il cammino dell'uomo, ed. Qiqajon Comunità di Bose
  • D. Dinkmeyer, R. Dreikus, 1963, Encouraging Children to Learn: The Encouragement Process, tr. it. Il processo di incoraggiamento, Giunti-Barbera, Firenze, 1974
  • R. Dreikurs, & H. H. Mosak, The tasks of life: II. The fourth life task. Individual Psychologist, 4(2), 51-56.
  • H. F. Ellemberger, The Discovery of Unconscious (1970), trad. it. La scoperta dell'inconscio, Boringhieri, Torino 1976
  • L. Marinoff Platone è meglio del Prozac ed. Piemme Casale Monferrato (AL)
  • L. Marinoff Aristotele in pillole ed. Piemme Casale Monferrato (AL)
  • H. H. Mosak, & R. Dreikurs, Spirituality: The fifth life task. Journal of Individual Psychology, 56(3), 257-265. Retrieved from EBSCOhost
  • H. Orgler, Alfred Adler. Der Mann und sein Werk (1956), trad. it. Alfred Adler e la sua opera, Astrolabio, Roma 1970
  • P. L. Pagani, Piccolo lessico Adleriano, Scuola Adleriana di Psicoterapia dell'Istituto Alfred Adler di Milano 2002
  • F. Parenti, La Psicologia Individuale dopo Adler, Astrolabio, Roma 1983
  • F. Parenti, Alfred Adler, Laterza, Bari 1987
  • F. Parenti e altri, Antologia ragionata. Alfred Adler, Cortina, Milano 1989
  • F. Parenti e P. L. Pagani, Psichiatria Dinamica, Centro Scientifico Torinese, Torino 1986
  • F. Parenti e P. L. Pagani, Lo stile di vita, De Agostani, Novara 1987
  • F. Parenti, G. G. Rovera, P. L. Pagani e F. Castello, Dizionario Ragionato di Psicologia Individuale, Cortina, Milano 1975
  • B. H. Shulman e H. H. Mosak, Manual for Life Style Assessment (1990), trad. it. Manuale per l'analisi dello stile di vita, Franco Angeli Ed., Milano, 2008
  • L. Wittgenstein Osservazioni filosofiche, Giulio Einaudi, Torino 1976

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]