Utente:Padfootclo/Sandbox

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La diatesi passiva in lingua italiana viene formata in diversi modi. Quello più usuale consiste nel premettere le diverse voci di diversi ausiliari: il più frequente è il verbo essere al participio passato[1], ma si possono utilizzare anche il verbo venire e andare.

Il modo più comune e frequente deriva la diatesi passiva dalla forma attiva del verbo, secondo il seguente schema:

  1. il soggetto della forma attiva diventa il complemento di agente (o il complemento di causa efficiente) della forma passiva;
  2. il verbo principale viene espresso nella diatesi passiva, formata dall'unione del verbo ausiliare "essere" e del participio passato del verbo principale;
  3. il complemento oggetto della forma attiva diventa il soggetto della forma passiva.

Il complemento di agente è introdotto dalla preposizione da (semplice o articolata).

Ad esempio:

Il lupo mangia l'agnello. → l'agnello è mangiato dal lupo.
  1. lupo è il soggetto, che diventa complemento di agente;
  2. mangia è il verbio principale, che diventa "è mangiato" nella diatesi passiva (ausiliare "essere" + participio passato "mangiato" del verbo principale);
  3. agnello è il complemento oggetto della frase principale, che diventa il soggetto nella diatesi passiva.


Essere

  • mangiaè mangiato
  • mangiòfu mangiato
  • hai mangiatosei stata mangiata

Il verbo 'essere' può essere utilizzato in tutti i tempi e modi, ad eccezione del trapassato, e la sua costruzione risulta essere generalmente ambigua: «La porta è chiusa.»[2].

Può essere usato come la descrizione di un'azione o di uno stato, ma nell'interpretazione stativa il participio deve essere considerato un aggettivo e non un verbo. A questo contribuiscono vari fattori come la presenza del complemento d'agente che si riferisce all'azione favorendo l'interpretazione passiva o un elemento extra-nucleare che metta in evidenza l'interpretazione stativa, solitamente escluso ma non con i verbi di azione durativa. Se mancano gli elementi extra-nucleari disambiguanti è il tempo verbale che pende per una o l'altra interpretazione: i tempi semplici, ad eccezione del perfetto semplice, favoriscono l'interpretazione stativa, mentre i tempi composti (ed il perfetto semplice) quella passiva.

«La porta era chiusa.»[3]

«La porta è stata/fu chiusa.»[3]

Tuttavia i tempi del congiuntivo e infinito semplice possono favorire l'interpretazione passiva se dipendenti da verbi di volontà:

«Voglio che la porta sia chiusa.» o «Preferisco essere baciato.» [3]

Esistono altri modi di formare la diatesi passiva in italiano con leggere varianti di significato e, talvolta, con migliore resa espressiva. Solo con i tempi che richiedono ausiliari di forma semplice, possono essere usati venire, andare, stare, restare, rimanere, finire[1].

Alcuni esempi:

Franco viene lodato.
Significa è lodato. Sarebbe scorretto Franco è venuto lodato.
L'edificio andò distrutto
Significa fu distrutto.
Finì ucciso in un agguato.
Significa fu ucciso.

Il verbo andare ha in genere significato deontico:

La fattura va pagata.
Significa deve essere pagata.


Venire

Il verbo 'venire' viene usato come ausiliare nei tempi semplici o con verbi che indicano un'azione, ma anche con quelli di accadimento o situazione seppur in misura minore. È particolarmente usato nei casi dove si vuole favorire l'interpretazione stativa

«La porta viene chiusa .»[4]

o dove è impossibile.

«La mamma viene baciata.»[4]

In questa costruzione si precisa il valore azionale. Per l’uso specialmente giornalistico è stata elaborata un’altra costruzione passiva, quella dell’ausiliare 'vedersi + participio passato':

«Non vorrei vedermi sconfitto da uno più debole.»[5]


Andare

Il verbo 'andare', nella costruzione passiva, si usa come ausiliare solo nei tempi semplici ed ha significato di necessità, infatti, diversamente da essere e venire, con esso non può essere espresso il complemento d'agente.

«La porta va chiusa (= deve venire chiusa).»[4]

Utilizzando un limitato gruppo di participi, l'ausiliare 'andare' può essere usato in tutti i tempi, ad eccezione del trapassato, e la costruzione prende significato aspettuale, a sottolineare l'estensione nel tempo dell'azione. In questo caso però si ha una costruzione predicativa e non più passiva.

Oltre alle forme ausiliari bisogna tener conto delle proprietà sintattiche e semantiche/testuali che la costruzione comporta.

Per quanto riguarda le sintattiche sappiamo che nella costruzione passiva non si possono usare i verbi transitivi in cui il soggetto non ha ruolo d'agente o di esperiente, come 'avere', 'contenere', riguardare', verbi che esprimono una situazione:

«Il libro è avuto da Piero.» o «Il veleno è contenuto dalla bottiglia.»[6]

Invece, secondo le proprietà semantiche/testuali nella costruzione passiva il soggetto non viene espresso e si può avere un'interpretazione generica(1), che si articola su un gruppo più o meno ampio di entità determinabili in base al contesto, e un'interpretazione indeterminata(2), che si articola in una o più entità specifiche la cui identità viene volontariamente omessa o risulta evidente in base al contesto:

  1. «Le stanze vanno pulite settimanalmente. (attante non espresso: gli occupanti, gli impiegati)» [6]
  2. «Maria è stata derubata. (attante non espresso: un ladro non identificato)» [6]

Tale costruzione può essere usata per tematizzare l'oggetto diretto e rematizzare, ossia aggiungere informazioni a ciò che è già noto, il soggetto della frase di partenza:

«Il cantante entrò in scena e fu subito applaudito.» [7]


Si passivante

La diatesi passiva è formata anche tramite la particella pronominale si (detto "si passivante"), che viene premessa alla terza persona singolare o plurale del verbo di forma attiva. Nella costruzione inaccusativa del si passivante l'oggetto diventa soggetto del verbo utilizzato, preceduto dal pronome clitico 'si', che funge da argomento del verbo, e concordato con il soggetto e il complemento d'agente.

«Il si passivante è d’uso molto frequente quando non sia espresso l’agente e anche quando il soggetto sia rappresentato da essere non animato.» [8]

Così facendo il soggetto della frase viene soppresso, ma tale costruzione è possibile solo se nella frase attiva è presente un soggetto in terza persona:

«[Attiva] Piero loda i bambini diligenti / [Passiva] Si lodano i bambini diligenti.»[7]

Questa caratteristica fa in modo che il "si passivante" venga spesso usato nelle inserzioni commerciali, dove la particella, per ragioni di spazio, viene collocata alla fine del verbo, con cui forma un'unica parola. Se il verbo è presente alla terza persona plurale, l'unione con la particella -si gli fa perdere l'ultima vocale:[1]

Affittansi scarponi da sci.
Vendonsi appartamenti.

Forme come Affittasi appartamenti o Vendesi appartamenti sono scorrette, poiché ad un soggetto plurale non corrisponde un predicato al plurale.[1]


Si impersonale

Nella costruzione del si impersonale la soppressione del soggetto non viene accompagnata dalla sostituzione di questo con l'oggetto della frase. Per cui la costruzione può essere usata con tutti i verbi, accompagnati dal pronome clitico 'si' ed è sempre posta in terza persona:

«[Attiva] Piero guarda solo te / [Passiva] Si guarda solo te.»[9]

Tale costruzione è possibile anche utilizzando oggetti di prima e seconda persona o oggetti di terza persona che utilizzano pronomi clitici.

Le sopracitate costruzioni non si possono usare con i modi non finiti di un verbo, ad eccezione di due casi:

  • nelle costruzioni all'infinito e al gerundio dove è ammesso il soggetto espresso: «Ritengo essersi speso troppo denaro.»;
  • un si può essere usato con l'infinito in alcune costruzioni introdotte dalla preposizione 'da': «Cerco un libro da leggersi in treno.»


Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Sensini, cit., pp. 245-6.
  2. ^ Giampaolo Salvi e Laura Vanelli, Nuova Grammatica Italiana, Il Mulino, 2004, p. 68.
  3. ^ a b c Giampaolo Salvi e Laura Vanelli, Nuova Grammatica Italiana, Il Mulino, 2004, p. 69.
  4. ^ a b c Giampaolo Salvi e Laura Vanelli, Nuova Grammatica Italiana, Il Mulino, 2004, p. 70.
  5. ^ treccani.it, https://www.treccani.it/enciclopedia/costruzione-passiva_(Enciclopedia-dell'Italiano)/.
  6. ^ a b c Giampaolo Salvi e Laura Vanelli, Nuova Grammatica Italiana, Il Mulino, 2004, p. 71.
  7. ^ a b Giampaolo Salvi e Laura Vanelli, Nuova Grammatica Italiana, Il Mulino, 2004, p. 72.
  8. ^ Luca Serianni, Grammatica Italiana, 2ª ed., UTET Università, 2005, p. 385.
  9. ^ Giampaolo Salvi e Laura Vanelli, Nuova Grammatica Italiana, Il Mulino, 2004, p. 74.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]