Utente:NicoleMazzucato1999/Sandbox

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Peregrinatio Aetheriae
Altri titoliItinerarium Egeriae
1ª ed. originaleV secolo
GenereItinerarium
Lingua originalelatino

La Peregrinatio Aetheriae ("Pellegrinaggio di Eteria"), conosciuta anche come Itinerarium Egeriae ("Itinerario di Egeria"), è un testo latino degli inizi del V secolo[1], nel quale Egeria, o Eteria, descrive il suo pellegrinaggio in Terrasanta.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La parte centrale del testo originale, circa un terzo, priva dell'inizio e della fine, fu ritrovata nel 1884 dallo studioso Gian Francesco Gamurrini in un manoscritto dell'XI secolo[2], catalogato con il nome di Codex Aretinus [3], scritto nell'abbazia di Montecassino e rinvenuto ad Arezzo[4], che venne pubblicato per la prima volta nel 1887 dallo stesso Gamurrini[5].

L'autrice[modifica | modifica wikitesto]

Originariamente, invece, Gamurrini ipotizzò che la scrittrice del testo da lui ritrovato fosse Silvia d'Aquitania, in quanto il nome dell'autrice non era riportato nell'estratto presente nel manoscritto; fu solo quando Férotin nel 1903 mise in relazione al testo una lettera del VI secolo da un monaco galiziano di nome Valerio, che si risalì al nome della pellegrina, in quanto citato direttamente. [6]

In questa lettera Valerio lodava l'autrice fornendoci altre informazioni su di lei e sul suo itinerario. Altri testi successivi citano parti del testo perdute nel manoscritto di Arezzo, ma citate da Valerio.

Il nome dell'autrice è incerto, a seconda delle versioni del testo (Aetheria o Egeria), ma Valerio riferisce che si trattava di una monaca, che aveva scritto il diario di viaggio del suo pellegrinaggio in una lunga lettera alle sue consorelle (alle quali nel testo si rivolge appunto con l'appellativo di "sorelle").

Resti di una scalinata sulle sponde del Lago di Tiberiade, descritta da Egeria

Tuttavia la libertà di un'assenza tanto lunga (circa quattro anni) e il costo considerevole del viaggio sembrano in contrasto con tale identificazione, mentre l'appellativo di "sorelle" e "fratelli" era frequentemente utilizzato all'epoca della redazione del diario anche al di fuori delle comunità monastiche: l'appellativo ha probabilmente tratto in inganno lo stesso Valerio. Egeria-Eteria era dunque più probabilmente una ricca donna o nobildonna della classe media, originaria probabilmente della costa atlantica della Spagna o della Gallia.

Nonostante gli indizi sullo status di origini nobiliari della donna, nel testo infatti ella riferisce di una scorta che la accompagnava o degli incontri con i vescovi e i monaci dei luoghi che visitava, il dibattito sulla sua collocazione sociale resta ancora aperto.[7]

Il pellegrinaggio di Egeria si svolse sicuramente, sulla base dei riferimenti presenti all'interno del testo ad altri avvenimenti, tra il 363 e il 540, ma la data più comunemente accettata è il 381-384. La parte del testo conservata descrive la fine della sua permanenza a Gerusalemme, dove si era trattenuta per tre anni. Il testo venne probabilmente redatto dopo la fine del viaggio, sulla base di appunti presi in precedenza e alcune descrizioni sembrano essere state redatte dopo il suo ritorno a Costantinopoli.

Ipotesi[modifica | modifica wikitesto]

Egeria doveva essere una donna di una certa cultura e si dimostra interessata ai luoghi e ai costumi, e alle loro differenze rispetto a quelli del suo luogo di origine, e non solo agli episodi edificanti; accoglieva con un certo spirito critico le notizie che le venivano riportate dalle sue guide. È tuttavia pienamente cristiana e descrive solo edifici, situazioni e personaggi cristiani, senza alcun riferimento a quelli pagani. Pone una particolare attenzione alla liturgia ed è di grande interesse per gli studiosi la descrizione di quella della Settimana Santa utilizzata in quest'epoca a Gerusalemme.

Scrive in un latino probabilmente colloquiale, utilizzando una forma che costituisce un esempio di stile famigliare, caratterizzato da anacoluti e spaccati di vita quotidiana, distante da quello classico e sembra che il suo maggiore riferimento sia stata la Bibbia, del cui stile si colgono gli echi in alcuni punti.

Testo e analisi[modifica | modifica wikitesto]

Effigies ignotae (sec. IV, Brescia, Musei Civici)

Il linguaggio utilizzato nel testo è caratterizzato dall'uso di preposizioni, non necessarie in latino, di pronomi personali dimostrativi (ipse, ille) che anticipano la nascita degli articoli, le frasi infinitive che sono ora introdotte da quod, quia. Si registra anche un'ulteriore novità sintattica: la steuttura latina SOV è sostituita dalla SVO. [8]


Si presentano alcuni frammenti del testo originale che riportano tutte le caratteristiche citate:


"Nos etiam, quemadmodum ibamus, de contra videbamus summitatem montis, quae inspiciebat super ipsa valle tota, de quo loco sanctus Moyses vidit filios Israhel habentes choros his diebus, qua fecerant vitulum. "[9]

"Noi pure, mentre andavamo, vedevamo di fronte a noi la sommita del monte, che guardava tutta la valle, dal luogo in cui santo Mose vide i figli di Israele che danzavano in quei giorni, in cui avevano fatto il vitello (d’oro)"[10]


Si possono qui notare l'ordine dei costituenti della frase disposti secondo l'ordine SVO. [11]


"Nos [S] etiam, quemadmodum ibamus, de contra videbamus [V] summitatem [O] montis, que inspiciebat [SV] super ipsa valle tota, de quo loco sanctus Moyses [S] vidit [V] filios [O] Israhel habentes choros his diebus, qua fecerant [V] vitulum [O].[9]"


Si possono osservare diversi fenomeni quali la lenizione e il dileguo della nasale bilabiale in posizione finale nel caso di "planissimam" non planissima.


"Interea ambulantes pervenimus ad quendam locum, ubi se tamen montes illi, inter quos ibamus, aperiebant et faciebant vallem infinitam, ingens, planissima[9]"

"giungemmo in un luogo, dove pero i monti verso i quali ci recavamo, si aprivano e formavano una valle estesissima[10]"


Per quanto riguarda i sintagmi nominali è possibile affermare la loro tendenza ad essere preceduti da un determinante [12]; di conseguenza il suo significato viene sfumato.


"Hi ergo sancti monachi dignati sunt nos suscipere valde humane[9]"

"Questi santi monaci si impegnarono ad accoglierci molto gentilmente[10]"


Si nota l'utilizzo di ille/illa, originariamente dimostrativo con valore di "quello", per indicare un elemento noto ovvero secondo l'uso anaforico[11]. Inoltre, si può sottolineare l'errata flessione per + ablativo, in questo caso accusativo. In modo analogo, il nominativo "ingens" sostituisce l'accusativo "ingentem".


"per valle illa, quam dixi ingens[11]"

"per valle quella, che dissi grande"


Il latino volgare[modifica | modifica wikitesto]

Manoscritto: Codex Aretinus VI, 3, sec XI

Dal punto di vista linguistico il testo rappresenta una testimonianza dell'evoluzione del latino: espressioni come "deductores sancti illi" ("quelle sante guide", con il significato di "le sante guide") aiutano a far luce sull'origine dell'articolo definito nelle lingue romanze.

L'uso anomalo dei pronomi dimostrativi, in modo analogo di ille anche ipse, possiede, secondo i cambiamenti diacronici della lingua latina verso le lingue romanze, a questa altezza il significato anaforico, ovvero la ripresa di un argomento già citato[11].

E' importante notare inoltre gli errori di flessione nominale indice di uno stato evolutivo del latino[13]: la maggior parte dei termini romanzi derivano dall'evoluzione del caso accusativo e non nominativo (planissima non planissimam). Inoltre dal punto di vista fonologico si può sottolineare la progressiva caduta delle consonanti sonore finali, soprattutto la nasale bilabiale m [14].

Bibliografia[15][modifica | modifica wikitesto]

  • S. Hilarii tractatus de mysteriis et hymni et S. Silviae Aquitanae peregrinatio ad loca sancta, Gian Francesco Gamurrini (a cura di), Biblioteca dell'Accademia storico-giuridica 4, Roma, 1887.
  • S. Silviae Aquitanae peregrinatio ad loca sancta in Studi e documenti di storia e diritto, anno IX, 1888, Roma, tipografia vaticana, 1888, pagg. 97-174.
  • The Pilgrimage of Silvia of Aquitania to the Holy Places circa 385 A.D., J. H. Bernard (a cura di), Londra, 1891.
  • S. Silviae, quae fertur, Peregrinatio ad loca sancta in Itinera Hierosolymitana saeculi IIII-VIII in CSEL, 39, Vindobonae, 1898, pagg. 35-101.
  • Silviae vel potius Aetheriae peregrinatio ad loca sancta, W. Heraus (a cura di), Heidelberg, Carl Winter's Universaitätsbuchhandlung, 1908.
  • Aetheriae Peregrinatio ad loca sancta, Ezio Franceschini (a cura di), Padova, Gregoriana, 1940.
  • Itinerarium Egeriae, A. Franceschini e R. Weber (a cura di) in Itineraria et alia geographica, CC Series Latina 175, Turnhout, 1958, pagg. 29-103.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Luca Serianni e Giuseppe Antonelli, Manuale di linguistica italiana. Storia, attualità, grammatica, ed Pearson Italia-Bruno Mondadori, Milano-Torino, 2011, ISBN 978-88-6159-474-6, p. 7.
  2. ^ Egeria, Diario di viaggio, Paoline Editoriale Libri, 2006, pag. 14.
  3. ^ Il pellegrinaggio di Egeria e le particolarità della sua lingua: la nascita dell’articoloide. pg 5 (PDF), su tdtc.bytenet.it.
  4. ^ Il manoscritto (VI,3) era conservato nella "Fraternità dei Laici" di Arezzo
  5. ^ Una delle altre edizioni è quella di Paul Geyer ("S. Silviae, quae fertur. Peregrinatio in loca santa", "in Itinera Hierosolymitana saeculi IIII - VIII (Corpus scriptorum ecclesiasticorum latinorum, XXXIX), Vienna 1898), che attribuisce il testo a Silvia, sorella di Rufino.
  6. ^ Il pellegrinaggio di Egeria e le particolarità della sua lingua: la nascita dell’articoloide. pg 6 (PDF), su tdtc.bytenet.it.
  7. ^ Il pellegrinaggio di Egeria e le particolarità della sua lingua: la nascita dell’articoloide. pg 9 (PDF), su tdtc.bytenet.it.
  8. ^ Lorenzo Renzi, Alvise Andreose, Manuale di linguistica e filologia romanza, Bologna, Il Mulino, 2015, p. 158.
  9. ^ a b c d Itinerarum Egeriae, su thelatinlibrary.com.
  10. ^ a b c Analisi dei primi testi in latino latino volgare verso le lingue romanze, corso di filologia romanza, unipd, pg 13, su elearning.unipd.it.
  11. ^ a b c d Lorenzo Renzi, Alvise Andreose, Manuale di linguistica e filologia romanza, Bologna, Il Mulino, 2015, p. 167-168.
  12. ^ Lorenzo Renzi, Alvise Andreose, Manuale di linguistica e filologia romanza, Bologna, Il Mulino, 2015, p. 158.
  13. ^ Lorenzo Renzi, Alvise Andreose, Manuale di linguistica e filologia romanza, Bologna, Il Mulino, 2015, pp. 164-167.
  14. ^ Lorenzo Renzi, Alvise Andreose, Manuale di linguistica e filologia romanza, Bologna, Il Mulino, 2015, p. 178.
  15. ^ Egeria, Diario di viaggio, Paoline Editoriale Libri, 2006, pag. 115 sgg.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]