Utente:Moroder/Sandbox1

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Utente:Moroder/famiglia Gastone Regosa

LE IMMAGINI DELL’AVVENTURA GLI ILLUSTRATORI SALGARIANI DELLE EDIZIONI VIGLONGO A CURA DI POMPEO VAGLIANI https://www.fondazionetancredidibarolo.com/wp-content/uploads/pdf/Le-Immagini-dellAvventura.pdf

Risulta attivo dagli inizi degli anni ’50 per molte case editrici torinesi, in particolare Paravia, SEI e UTET, collaborando alla prestigiosa collana La Scala d’Oro, nella riedizione del dopoguerra. Realizza illustrazioni per Mondadori e per Mursia (Priscilla, di Giana Anguissola, 1958). Per Viglongo illustra romanzi salgariani tra il ’51 e il ’54, ma le sue prove migliori sono per il ciclo “Le leggendarie imprese dei grandi Corsari”, (Il Corsaro Rosso di Cooper, Il Corsaro Azzurro di Piero Pollino e Il Corsaro delle Antille di Carlo Fardella), della fine degli anni ’50, in cui raggiunge effetti coloristici di notevole efficacia impressionistica. Opere in mostra La gemma del Fiume Rosso, 1951, acquerello e tempera 57 x38 (FTB)

Verso l’Artide colla Stella Polare, 1951, acquerello e tempera 27x38,5 (FTB)

I naviganti della Meloria, 1954, acquerello e tempera 57,5 x38,2 (FTB)

I drammi della schiavitù, 1954, acquerello e tempera 58,5x38,6 (FTB)

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Giovanni Battista Lombardi

Giovanni Battista Lombardi (Rezzato, 24 Novembre 1822Brescia, 9 marzo 1880) è stato uno scultore italiano. Fu artista noto nella corrente del neoclassicismo naturalismo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Cipriano uno scalpellino e di Rosa Casari. Per interessamento dell’architetto Rodolfo Vantini inizia a frequentare nel 1839 a Rezzato (BS) la Scuola di Ornato e Architettura. Nel 1845, il giovane Lombardi si trasferisce a Milano dove frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera e lo studio dello scultore Lorenzo Vela, fratello maggiore del più noto Vincenzo Vela. Nel 1852 Lombardi, per intervento della contessa Marietta Mazzuchelli Longo, si trasferisce stabilmente a Roma dove prosegue gli studi gli studi all’Accademia di San Luca e presso lo scultore Pietro Tenerani. Nel 1872 muore la moglie Emilia Filonardi di 29 anni, lasciando il figlio Adolfo di soli sei anni. Nel 1878 si trasferisce gravemente ammalato con il figlio Adolfo a Brescia. Morirà nella sua casa bresciana il 9 marzo 1880.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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Josef Kostner (Ortisei, 11 agosto 1933) è uno scultore, disegnatore poeta italiano.

Letteratura di Kostner[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Weblinks[modifica | modifica wikitesto]


Otto Moroder[modifica | modifica wikitesto]

(1894-1977)

[1]

Categoria: Arte Moderna e Contemporanea Dimensione: 61,5x35x65 cm. Stima: 4.000 €- 5.000 € Venduto Due anziani contadini legno di cirmolo

firmata in basso a destra

Figlio ultimogenito di Joseph Moroder-Lusenberg, studia presso il padre e nella scuola di arti applicate di S. Ulrico di Gardena. Quindi, fino allo scoppio della Prima Guerra mondiale, frequenta l'Accademia di Belle Arti di Vienna, dove ha per insegnate di scultura Josef Müllner. Dopo aver militato nell'esercito austriaco, nel 1919 si stabilisce definitivamente a Mayrhofen nella Zillertal, avviando un'intensa attività che lo rese famoso non solo in Austria, ma anche in Germania. Il suo stile potente, legato ai modi della Secessione viennese, gli valse l'appellativo di Egger-Lienz della scultura. I suoi temi preferiti sono legati al mondo contadino, ma fu anche abile ritrattista e attivo nel campo dell'arte sacra, prediligendo scolpire il legno di cirmolo. Entrambi i figli di Otto, Klaus e Albin, si dedicarono alla scultura, continuando così una lunga e gloriosa tradizione familiare.

Il gruppo, raffigurante due anziani contadini tirolesi, nel sua serrata composizione di andamento obliquo, rivela la conoscenza di Moroder di una nota scultura di Ernst Barlach, i Due monaci che leggono. Mayerhofen 1964 wurde dann der Waldfriedhof errichtet. Das große Holzkreuz in der Friedhofskapelle stammt vom heimischen Bildhauer Otto Moroder. [2]

"Egger Lienz der Holzschnitzer" [3]

Gemeinde Droß im Waldviertel - Fatima Wallfahrtskirche [[4]] Das Gnadenbild der Kirche - eine Marienstatue - wurde von Otto Moroder aus Mayrhofen im Zillertal geschaffen. [5] St. Canisius Berlin Madonna auf Mondsichel [6]

pfarre-zwentendorf-donau Marienstatue [[7]]


Antonio Stom

Burrasca Attribuito ad Antonio Stom, olio su tela 72 x 131 cm .

Batista Vinatzer Giovanni Battista (Ortisei, 24 febbraio 1912Ortisei, 3 novembre 1993) è stato un scalatore italiano.

Batista Vinatzer[modifica | modifica wikitesto]

Batista Vinatzer anche Giovanni Battista Vinatzer o Johann Baptist Vinatzer non si deve confondere con Johann Baptist Vinatzer che fu un cacciatore gardenese che raggiunse per primo la cima della Furchetta nel 1870 ed il 27 luglio 1886 scalò la Piccola Furchetta (3000 m) lungo il pendio sudest e nello stesso giorno scalò il Sas dla Porta (2964 m) con Ludwig Purtscheller.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1935 divenne istruttore del Club Alpino Italiano. Esa anche scultore nel legno, maestro di sci e direttore della Scuola di Sci di Ortisei. Nel 1954 fu cofondatore del Servizio di soccorso alpino e della assocaizione degli scalatori gardenesi Catores.

Il Vinatzer nacque da una famiglia di contadini e divenne scultore nel legno come tanti suoi coetanei. All'epoca l'alpinismo non era ben accetto dalla societá e dalla chiesa per cui, racconta lo stesso Vinatzer, doveva nascondere la corda nello zaino quando attraversava il paese. Come molti suoi coetanei scalava spesso senza scarpe non avendo i soldi per aquistarle. Per lo stesso motivo usava pochissimi chiodi, come hanno osservato molti che ripetevano le sue vie. Il Vinatzer può essere pertanto a ragione essere considerato un precursore della arrampicata libera. Il superamento da parte sua nel 1932 dello scalino Dülfer della parete nord della Furchetta era stato considerato per molti anni una impresa impossibile dopo i tentativi di Emil Solleder e di Hans Dülfer Reinold Messner e Erich Abram stimavano molto il Vinatzer e lo consideravano uno dei migliori scalatori delle Alpi.

Prime ascensioni[modifica | modifica wikitesto]

  • 18 ottobre 1931 con Vinzenz Peristi diretta parete sud dello Steviola nel massiccio dello Stevia.
  • 8 agosto 1932 con Giuani Rifesser Parete nor della Furchetta (via Vinatzer)
  • 21 agosto 1933 con Luis Rifesser parete Nord del Sas dla Luesa nel Gruppo del Sella
  • 4 settembre 1933 con Vinzenz Peristi Sass Fosch i Vallunga
  • 8 settembre 1933 con Vinzenz Peristi fessura parete nord dello Stevia
  • 1 luglio 1934 con Luis Piazza fessura ovest del Piz Ciavazes
  • 1934 con Luis Rifesser parete sudovest Piz Ciavazes
  • agosto 1934 con Vinzenz Peristi Sas de Mesdì Odle (fessura destra di Vinatzer)
  • 23 giugno 1935 con Vinzenz Peristi parete ovest Terza torre del Sella
  • luglio 1935 con Vinzenz Peristi camini parete sud della Torre Stabeler Vajolet
  • 26 luglio 1935 con Vinzenz Peristi diretta nordovest del Catinaccio
  • 9 settembre 1935 con Vinzenz Peristi parete sudest della Cima Mugoni (Vinatzer)
  • 30 agosto 1936 con Ruggero Bonatta spicolo ovest-sudovest Piz Ciavazes
  • 2 e 3 settembre1936 con Ettore Castiglioni parete sud della Marmolada alla Cima Punta Rocca (via Vinatzer Castiglioni) considerata per lungo tempo l'ascensione più difficile delle Dolomiti.

Note[modifica | modifica wikitesto]


Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paula Moroder: Batista Vinatzer de Val. Calënder de Gherdëina 1979. Union di Ladins de Gherdëina. St. Ulrich in Gröden. S. 67-71 (Ladinisch).
  • (Franz) Runggaldier: N lecort a bera Batista Vinatzer de Val. Calënder de Gherdëina 1995. Union di Ladins de Gherdëina. St. Ulrich in Gröden. S. 108-116 (Ladinisch).
  • Menara Hanspaul und Hannsjörg Hager: Berge und Bergsteiger. Alpingeschichte Südtirols., Athesia Bozen 1994, ISBN 88-7014-809-2.
  • Chiocchetti Nadia: Nosta Jent. Persones y personalités dla Ladinia. Union Generela di Ladins dles Dolomites. Fotolito Longo (keine Jahresangabe), Texte auf Ladin Dolomitan mit Zusammenfassung auf Deutsch und Italienisch, ISBN 88-901703-4-4.

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Categoria:Val Gardena

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BERNARDI GIUSEPPE (DETTO TORRETTI)[modifica | modifica wikitesto]

Pagnano 1694 – Venezia 1774 Scultore

Ebbe il soprannome di Torretti dallo scultore Giuseppe Torretti di cui fu nipote e allievo. Attivo nella zona di Asolo e a Venezia dove eseguì statue di santi e altari. Il Torretti è anche noto per esser stato il primo maestro di Antonio Canova, al quale trasmise la raffinata vibrazione delle superfici.

Opere presenti a San Rocco :

CHIESA (Facciata) statua acroteriale di San Rocco

L scultëur Peter Nocker[modifica | modifica wikitesto]

 Opra de Peter Nocker tl Museum de Gherdëina: na fi...

Persones - Fabio Pescini ova l ann passà scrit n articul per lecurdé Seniëur J. Anton Prinoth, dan doi ani n òvel publicà un sun l Calënder de Gherdëina n con’ de Seniëur Sebastian Kostner. Pescini sta a Grosseto cun si fëna Irene Kostner de Sëlva. Da tlo si nteres per la jënt y per persunaliteies de Gherdëina; bele dai ani féjel nfruscedes, tuedes y nrescides n con’ dl lën genealogich de si fëna. Per chësc lëur vàl suvënz te archifs de pluanies, biblioteches y istituc culturei dla valeda. „Tlo éi abinà ora nfurmazions de persones de gran denità che ie unides desmincëdes via,“ scrij Pescini. Ajache l ie 130 ani che Peter Nocker ie mort, tl 1880, prejënta Fabio Pescini chëst ann n lecort dl scultëur de Gherdëina. Nutizies che à da n fé cun Nocker ie mé mpue’ tlo y mpue’ iló, ma nchinamò ne n’iel nia unì scrit zeche de urganich de chësc bon artista. Y perchël publicons gën cieche Pescini scrij. L scultëur Peter Nocker 1823 – 1880 N dumënia ai 9 de merz dl 1823 nasciova l pitl sun l luech da Sabedin a S. Cristina. Si oma fova Marianna Pitscheider, si pere Valentin Nocker, n paur, coche la majera pert de si familia, patrons de puscions y fabricac dlongia l Derjon che i ova arpà dal nëine da pert dl’oma, Paul Welponer. La ntraunida dla nasciuda vën registreda a puntin dai genitores tla Pluania de S. Cristina, l pitl vën batejà cun l inuem de Peter. L pitl Peter crësc su te cësa de familia, da pitl mut y pona nce da majer mut, mustran bele te chisc ani si fortl y nteres per l’ert. Bele ntlëuta fova Gherdëina cunesciuda per l’ert: l ziplé fova cunesciù lonc y lerch, i fredesc Trebinger da Sacun y Melchior Vinazer da Pescosta ova bele dat dant na streda che trueps ëssa pona fat do. Ma l ne univa nia mé fat pec sacrei, figures y auteresc. Families ntieres se abinova pra mëisa de stua y laurova nce pra curnijes artistiches, ciavei y d’uni sort de tieres, popes y mandli, chiena, nsciuma, che univa pona depënta y venduda dloncora te Europa, milesc y milesc de pec. Nce l pitl Peter juda tlo pea, cun de tel pitla, ma beliscima roba. Dl tëmp che Peter ie sun l mesc de Sabedin ne n’iel nia na documentazion che lascëssa pro a puntin details dla vita de Peter Nocker y de si furmazion. Ma n sà che i siei de familia ova riesc udù la gran putenzialiteies artistiches y si gran talënt per la scultura; tant che i ti ova damandà n cunsëi al Pluan da ntlëuta Seniëur Martin Runggaldier de Mureda, per l nvië via al stude y a na furmazion profesciunela a puntin. Ma ntlëuta unìvel custedì y dat inant la tecniches y i fortli dl ziplé scialdi mé te familia o danter si jënt. L fova perchël rie, nce sce un ova talënt y pascion, a giaté n maester o moster che ëssa judà a jì mo plu inant. Opres te dlieja de S. Cristina y tl Museum de Gherdëina Cun 22 ani, desmustran de vester daviert de viers dla cunzezions dl Renascimënt talian, zipla Peter n gran relief fat do al’Ultima Cëina dl gran genio fiorentin Leonardo da Vinci 1452-1519. L se trata dla szena cunesciuda de canche Gejù dij che l unirà tradì da un de si discepuli. La beliscima opra ie mo ncueicundì sëura la porta de ciampanil dla dlieja de S. Cristina. Tl Museum de Gherdëina a Urtijëi iel metù ora n’autra opra scialdi garateda dl Nocker: na figura de n vëscul, fata tl 1850, cun na caraterisazion somatica nteressanta dl mus. A studië a Minca Ma bel plan ie Gherdëina mpue’ strënta per l artista jëunn. Ël uel avëi na miëura furmazion profesciunela. Deberieda cun si fra Valentin – che l à for sustenì – y cun l scultëur de si età Franz Prinoth d’Joma de Urtijëi (che fossa pona plu tert stat un di prim mòstri dl jëunn Josef Moroder), iel pià via de viers de Minca per jì a fé l’Academia. Ma mo dan jì a scola muessel se tré l viver: l lëura nscila tla berstotes coche lerner, giapan perchël da sté, da maië y nce n trëi, ma propi puec, scioldi che tleca iusta per pudëi jì da sëira a studië tl’Academia publica. N struf alalongia lëurel nce tl Istitut d’Ert che Joseph Gabriel Mayer ova metù su tl 1848 a Minca. N valguna de pitla figures de mutans che Peter ova ziplà de lën de linda vën fates do de "terracotta" te truep ejempleres. Peter Nocker fova propi n artista aldò dl ideal dl artista, dal fortl y da na bona man, pasciunà dl’estetica, che vivova mé per l’ert, zënza gran nteres per l davani. L devënta n scultëur prijà che se fej meric, tres si boniscima tecnica, ma ne arjunjan mei renumanza y segurëza economica coche l se ëssa merità. Ferlëigri y marcadënc d’ert davania sun si spinel, fajan sies l’opres dl Nocker zënza che ël ëssa giapà paià aldò. I reliefs de Peter Nocker Peter ova na pascion particulera per i chedri a uele cunesciui che l fajova do coche reliefs. Nscila àl fat do, te si maniera y cun gran savëi, opres di depenjadëures tudësc Johann Baptist Kirner 1806 -1866, Kaspar Kaltenmoser 1806-1867 y Wilhelm von Kaulbach 1805-1874, y do n valgun ani nce l scialdi cunesciù „Ball auf der Alm“ dl depenjadëur dl Tirol Franz von Defregger 1835-1921, che univa coche ël da na familia de paures. Pra la mostra de Ert y Mestieres che fova stata a Minca tl 1876 à Nocker prejentà doi reproduzions ezelëntes dla nzijions dl majer reprejentant dl’ert dl Renascimënt ti Paejes Tudësc, l depenjadëur y nzijëur Albrecht Dürer 1471-1528: i beliscimi „Wappen mit dem Hahn“ y „Wappen mit dem Totenkopf“. Nce na figura de n ciavalier che Nocker à tëut dal „Ciar de Trionf dl Mperadëur Maximilian I“ dl depenjadëur y xilograf tudësch cunesciù Hans Burgkmair L Vedl 1473-1531, nce chësta prejenteda pra chësta espusizion de Minca, ie zënzauter da lecurdé. Mei giapà la drëta cunscidrazion Cieche ie segur ie che l grandiscimo talënt de Nocker ne à mei giapà la cunscidrazion che l se ëssa merità, segur iel che l valor dl scultëur ne n’ie nia unì ntendù no recunesciù sun mesura; Nocker ne à mei giapà uneranzes artistiches. N sà che Nocker à laurà per n valgun mezenac, ma n ne à deguna nutizies segures n con’ de si opres. Peter Nocker à abù raporc cun l scritëur dl Bayern Ludwig Steub 1812-1888 y cun la familia dl cumpositëur tudësch Konrad Max Kunz 1812-1875. Truepa opres de Peter Nocker ie a Dispruch, danter l auter tl Ferdinandeum, ulache l ie n relief de lën dla Sacra Familia.Nocker ne se à mei maridà y ti ultimi ani de si vita se àl trat zeruch a Brixlegg, da ulache n va ite tl Alpbachtal. Tlo mor Peter Nocker ora de nia ai 2 de lugio dl 1880 tl’età de 57 anni, sëul y desmincià da duc. Ma de ël nes réstel si opres. D’instà dl ann passà, l fova n domesdì bon ciaut, ntan che fove pra dlieja de S. Cristina a ti cialé, a cuntemplé si Ultima Cëina, y canche ove bele tëut la dezijion de scrì n lecort de chësc artista desfertunà, me iel tumà ite n beliscimo pensier ora dla Odi de Oraz: „Ne muriré mei defin, gran pert de mé ti mucerà ala dea dla mort.“ Nscila scrij, da Grosseto, Fabio Pescini. Y nëus rengrazion de chësc bel articul, aspitan l proscimo. (dl)

MATTEO STOM[modifica | modifica wikitesto]

vedi anche Antonio Stom Fondazione Querini Stampalia

(Val Gardena notizie 1687-1700)

ACCAMPAMENTO MILITARE - n. 83/237

Olio su tela, cm. 96 x 179

Tradizionalmente anonimo il dipinto è stato successivamente attribuito a Matteo Stom e tale attribuzione è stata confermata dalla critica seguente pur nella incertezza attributiva tra i due omonimi pittori. Battaglista mediocre nei modi del Borgognone, imitatore di Francesco Guardi in soggetti di ispirazione militaresca da cui traeva spunti allora anche il Simonini, il nostro Stom subì l'influsso di Salvator Rosa nei modi pittorici sciolti e vivaci, nel cromatismo freddo, e nei violenti sbattimenti della luce. In questo "Accampamento militare" le figure dei cavalieri e del soldato al centro, in primo piano, insieme alla torre cilindrica sulla destra, si ritrovano appena variate nei "Cavalieri davanti a un castello" del Museo Correr di Venezia, dipinto riferito ai modo dello Sorm.

"Matteo Stom(Val Gardena, notizie 1687-1700)

4. Battaglia olio su tela Il Museo (Querini Stampalia) conserva due tele Accampamento militare e Battaglia di Matteo Stom, pittore della Val Gardena. Battaglista nei modi del Borgognone, imitatore di Francesco Guardi nei soggetti di ispirazione militaresca, ha subito l’influsso di Salvator Rosa nella pittura vivace e sciolta, nel cromatismo freddo e nei violenti colpi di luce.La Battaglia riprende il paesaggio turrito dell’Accampamento militare queriniano arricchito in primo piano da numerosi scontri di cavalieri che nelle pose richiamano il Borgognone." Info fornita da Barbara Rossi barbrossi@hotmail.com

Egon Rusina[modifica | modifica wikitesto]

Egon Moroder Rusina (Bressanone, 15 luglio 1949) è un pittore e illustratore italiano.

Vive a Ortisei in Val Gardena (Alto Adige), pittore ed illustratore, membro della famiglia Moroder nella quale nacquero numerosi artisti e scultori nel legno in Val Gardena, nipote di Ludwig Moroder che formò come insegnante della Scuola d'Arte di Ortisei una intera generazione di scultori nel legno. Artista ladino, esprime con la sua arte e nelle sue illustrazioni in modo irriverente e dissacrante, talvolta feroce, la sua visione della realtà sociale e politica e soprattutto della conflittualità etnica dell'Alto Adige.

Quadro di Egon Rusina dal ciclo "Saṃsāra Niflheim" - misto di tempera su carta.

Infanzia e scuola[modifica | modifica wikitesto]

Amava da bambino soprattutto, secondo parole sue, favole, leggende, boschi, montagne, ruscelli e il mare. Riflessioni, desideri, sogni e paure alimentavano la sua carica creativa. Dopo la scuola media ha frequentato come molti suoi coetanei gardenesi le tipiche botteghe e laboratori dove si intagliano nel legno le statue di santi. D'inverno studiava nell'Istituto d'Arte di Ortisei. Seguì i corsi di disegno di Markus Vallazza. Negli anni del Sessantotto frequentò il Magistero d'Arte a Firenze. Con i movimenti studenteschi nacque in lui una forte consapevolezza social-politica, ma gli rimaneva una nostalgia per le montagne ed i lunghi silenzi delle foreste della valle natia.

Prime attività e viaggi[modifica | modifica wikitesto]

Insegnò educazione artistica a Bressanone e nello stesso periodo fu attivo nel direttivo del Circolo Artistico di Ortisei. Organizzò le sue prime mostre sperimentali: nell'estate del 1970 ad Ortisei, con alcuni compagni gardenesi colleghi di studio a Firenze, espose oggetti "cibernetici", luci psichedeliche in movimento, musica elettronica autoconfezionata, diapositive e film. Suscitò molto scandalo e ammirazione fra gardenesi e turisti. Nel 1971, sempre nella sala del Circolo Artistico di Ortisei, costruì un'installazione "porcospino" di 15 metri di lunghezza e 2 d'altezza. Contemporaneamente s'interessò di politica comunale, con provocatorie vignette satiriche.

Alcuni viaggi all'estero, in Spagna, Afghanistan, USA, Olanda, Germania, Portogallo, Norvegia, caratterizzarono anche i suoi anni settanta. L'insegnamento nella scuola lo annoiava e presto rinunciò alla professione di insegnante. Visse per un anno a Monaco di Baviera, dove disegnava moltissimo e la sua prima personale fu un successo: vendette fino all'ultimo tutti i suoi quadri. Welz, galleria di importanza europea di Salisburgo, gli propose importanti contratti che rifiutò. Disperato per la perdita dei quadri, rinunciò a tutto: Monaco era troppo piatta e ritornò fra le montagne.

Temi[modifica | modifica wikitesto]

Montagne e mattatoio[modifica | modifica wikitesto]

Per quattro anni (1975-1979), disegnò e dipinse tra le montagne e nel mattatoio di Ortisei. Viveva in un magazzino. Momenti intensi secondo Rusina “di carne, sangue e ossa. Vita e morte. Vedo soffrire e piangere gli animali”. Era un'esperienza esistenziale che ancora oggi condiziona la sua attività creativa. Dipingeva “la carne tremolante di animali con il loro sangue” e usava le dita e bastoncini al posto del pennello. Vedeva la carne e “sento le urla di dolore nella montagna, nel bosco, nella terra e nell'acqua”. Tutto, a suo dire, “si muove selvaggiamente nella mia mente e dalla mente al quadro”. Dal 1973 al 1991, per 18 anni non espose nulla della sua pittura.

Realismo fantastico[modifica | modifica wikitesto]

Dal ciclo "La bella addormentata"

Creò La Bella Addormentata, un ciclo di pitture erotiche. Il piacere è espresso con intensi campi di rosso scarlatto. Nello stesso tempo compose il ciclo della “Fortuna“ di Albrecht Dürer. Questa allegoria del grande maestro tedesco lo portò a disegnare centinaia di variazioni sul tema dell'eros. Nel 1987 tentò un nuovo esperimento col video: un film-installazione di tre ore. Un anno di lavoro che finiva col sequestro da parte dei carabinieri di Ortisei della videocassetta, giunta davanti al PM in tribunale. L'accusa era vilipendio alla religione di Stato e proiezione di atti osceni. Dopo mesi di battaglie, ore e ore di interrogatori presso i carabinieri, il giudice, infastidito per la pochezza della cosa, dissequestrò la videocassetta ed archiviò il caso. Nel 1993 venne inaugurata dalla scrittrice Inga Hosp, nel Museo Comunale di Chiusa (Italia), una parte del ciclo erotico „La Bella Addormentata“.

Copertina per il libro di racconti di Adele Moroder

Realismo politico e sociale[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1980 al 1990 Rusina si presentò al pubblico con performance e caricature a sfondo social-politico. Da solo o insieme ad altri artisti di Ortisei, Merano, Bolzano, Bressanone. Si presentò nelle città di Bolzano, Merano, Bressanone, Vienna, Venezia, Milano, Cortina d'Ampezzo, Como, esponendo soprattutto se stesso vestito da satiro o diavolo, tirolese soggiogato, artista ingabbiato, mendicante-vagabondo.

Sfondo comune delle illustrazioni satiriche di Rusina è la sua risata sarcastica. Iniziò un'intensa attività disegnando caricature per giornali e riviste di lingua italiana, tedesca, e ladina quali Alto Adige, Usc di Ladins, FF Illustrierte, Skolast, Südtiroler Arbeiterzeitung, Alternative, Sturzflüge, Distel, Neue Südtiroler Tageszeitung. Nel 1981 fondò il mensile satirico-culturale gardenese L Brunsin. In una mostra collettiva nel 1983 nel castello di Presule a Fiè allo Sciliar, venne distrutta una sua installazione sul tema della caccia alle streghe. Dimostrò troppa aggressione verso il tradizionalismo-conservatorismo tirolese. Le impietose caricature contro gli Schützen gli resero la vita pericolosa. Come caricaturista lavorò assiduamente col nuovo giornale di Bolzano Il Mattino. Lavorò come cartoonista al settimanale di lingua tedesca Südtirol Profil nel 1993.

Le carte da gioco satiriche create da Rusina

La sua edizione satirica delle tradizionali carte da gioco tirolesi, dove rappresentava i personaggi dell'ambiente politico, sportivo e culturale dell'Alto Adige, suscitò grande interesse (vendette 30.000 esemplari) e molto scandalo. Nel 1997 il settimanale FF pubblicò il libretto Viecherei (bestialità), raccolta di caricature, pubblicate dal 1991-1997 in vari giornali e settimanali dell'Alto Adige. Nel 2002, nella nuova edizione di carte da gioco tirolesi, le figure tradizionali erano sostituite dalle donne VIP dell'Alto Adige. Nel Castello Trostburg a Ponte Gardena espose il tema: Donna con caricature, satire e con le carte da gioco. Una terza versione di carte da gioco tirolesi uscì nel novembre 2009 con caricature di politici e personaggi prevalentemente sudtirolesi[1].

Ritorno alla montagna e alla pietra[modifica | modifica wikitesto]

Dopo anni di assenza mostrò al pubblico i quadri di montagna, che non ha mai smesso di dipingere, in Val di Funes. L'assessore provinciale alla cultura della Provincia di Bolzano Bruno Hosp inaugurò la mostra. Il Circolo Artistico di Ortisei espose nel 1994 una nuova serie di quadri del Rusina, nominata "Mont de Dite". Questi avevano come oggetto numerose vedute del monte Rasciesa (in val Gardena) nella sua veste invernale. Rusina trascorre tuttora lunghi momenti di solitudine e di lavoro su quell'alpe. A Novacella (Bressanone), nel 1996 nel Castello dell'Angelo, sviluppò il tema „Cuore di pietra“: con ironia e drammaticità accostava in una mostra di coloratissimi pannelli di grandi dimensioni la morbidezza del nudo femminile all'asperità della roccia.

Attualmente a Rusina interessano poco le caricature politiche[2]. Si dedica esclusivamente alla pittura. Dipinge sempre nell'aperta natura (en plein air). Da 15 anni vive tutta l'estate in solitudine, con due capre e due galline, nella foresta in alta montagna e dorme in una tenda[3]. Elaborò il progetto „dissoluzione“, concepito e sviluppato d'estate, in sessanta quadri dove la materialità della roccia si dissolve nella luce del bianco. Il ciclo venne esposto nel 2000 ad Ortisei come installazione in un vecchio tunnel della ferrovia della Val Gardena costruita da 6.000 prigionieri russi per l'esercito austriaco nella prima guerra mondiale.

Un secondo progetto ”neeve“ (la doppia "ee" dovrebbe esprimere sofficità, monotonia), serie di tenui paesaggi invernali abbinati ad un video, venne esposto al “Circolo” di Ortisei. I due progetti furono elaborati esclusivamente all'aperto, nei posti più inviolati della natura gardenese. Il “ritiro” nella natura stimola il Rusina ad un'intensa attività creativa e produttiva. Nel 2002 nel “Circolo” di Ortisei espose il tema figurativo: “Il monte Seceda”. Partecipò nel 2002, nell'edificio Cassa di Risparmio a Merano, organizzata da Merano Arte alla mostra: „Bella vista“ visioni della montagna da Segantini a Weinberger. Nella mostra collettiva con Giovanni Segantini, Alberto e Giovanni Giacometti, Kirchner, Richard Long, Vittorio Sella, Mario Sironi ed altri espose un “murales” di 5x5 metri con tessere raffiguranti una roccia.

Nacque nel 2000 lo studio di colore sulle scie di condensa degli aerei nei cieli delle Dolomiti (Alitalia[4]) che si realizzò progressivamente in un nuovo tema: "Saṃsāra Niflheim"[5], forse “il più importante della mia vita”, dice Rusina. Espose al pubblico nell'Art Cafe di Dobbiaco: “scia di luce-Alitalia”; nell'agosto 2004 espose in una mostra collettiva sempre a Dobbiaco nel Grand Hotel un nuovo ciclo di cieli e sempre più eteree rocce: „Aura in Aere“. Con la mostra nell'Hotel Gardena di Ortisei nel 2004 iniziò la presentazione del ciclo „Samsara-Niflheim“[6]: tracce di luce spiccanti su monocromie che esplorano tutto lo spettro dei colori. „Samsara-Niflheim“[7]: ciclo di 150 quadri assieme ad un nuovo studio „Vuoto giallo“[8] vennero completati ed esposti nel Museo Ladino „Castel de Tor“ in Val Badia nel 2007.[9]

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Mec, Schenk Markus, e Rusina, Egon Moroder. Caricatures de Mec y Egon Rusina. Edizions L Brunsin. Ortisei 1986. (Illustrazioni)
  • Egon Moroder-Rusina. Libertà d'espressione vigilata e condizionata nella creatvità delle arti visive ladina. Da Atti del convegno europeo Innovazione nella tradizione, a cura di Nereo Perini, Udine 1991.
  • Kunstschaffen in Ladinien, in Sturzflüge die kulturzeitschrift, anno 12 N. 40/41. Südtiroler Autorenverieinigung e Südtiroler Kulturzentrum 1994. (tedesco) (illustrazioni).
  • Viecherei. Eine Sammlung von Cartoons und Karikaturen. Egon Moroder Rusina. Südtiroler Wochenzeitschrift „FF“, Bolzano, 1997. (Tedesco) (Illustrazioni)

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Traudi Messini: Purismus – der Maler Egon Rusina. durata: 20 minuti. RAI TV Bolzano 2000.
  • Hans-Dieter Hartl, Helmuth Lechthaler: Rund um die Sella. Televisione bavarese 2008.
  • Karl Prossliner: Egon Rusina - Die Ahnung vom unendlich leeren Raum. 22. Filmfestival internationale Graz, tedesco, 17 minuti[10].
  • Elia Romanelli: "Len. Pensieri e storie di tre artisti gardenesi" Studio Liz, Provincia Autonoma di Bolzano, Rai Bolzano. 50 minuti.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giorgio Di Genova, Le realtà del fantastico. L'arte fantastica in Italia dal dopoguerra ad oggi, Editori Riuniti. Roma 1975.
  • Renzo Francescotti (a cura di), Artisti e ambiente alpino. Prima biennale di pittura e scultura, Comune di Tenno 1997. pp. 75–78.
  • Franco Spaggiari, Museum in Motion. Opere di autori contemporanei per una collezione al Castel San Pietro, Mazzotta, Milano 2001. pp. 144 e 189.
  • Marco Obrist, Bella Vista. Visioni della montagna da Segantini a Weinberger, Folio Editore Vienna - Bolzano 2002. Testo in tedesco, italiano e inglese. pp. 73, 122, ISBN 978-3-85256-227-8
  • Scudiero Maurizio, La collezione di opere d'arte della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige. Bolzano 2005. pp. 11, 205, 319.
  • Margit Strobl, Dolomia. Le Dolomiti nell'arte figurativa. Electa Mondadori. Milano 2006. ISBN 88-370-4175-6

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]


[[Categoria:Artisti contemporanei]] [[Categoria:Val Gardena]]