Utente:MlPantelleria/Sandbox2

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Origine[modifica | modifica wikitesto]

La struttura del dammuso sembra essere il frutto della rielaborazione di due fondamentali strutture ad esso precedenti: il cumulo, per quanto riguarda l'aspetto esterno, e la cisterna che ha invece influenzato la costruzione dell'interno. Il primo cumulo sull'isola, risalente all'età del bronzo, fu costruito dai Sesioti. Le pietre, protagoniste di tale struttura a pianta circolare, una volta lavorate, venivano incastrate tra di loro senza l'ausilio di alcun materiale unificante. La cisterna invece permetteva l'accumulo di acqua. Essa consisteva in una fossa che, dopo essere stata murata, veniva coperta attraverso l'ausilio della pseudo-volta, elemento del tutto innovativo.

Il vero momento di svolta per l'architettura pantesca fu la colonizzazione da parte degli Arabi avvenuta nell'835 d.C. la quale determinò l'avvento dell'era del dammuso. Gli Arabi infatti modificarono la pianta delle strutture abitative che da circolare diventò quadrangolare e, grazie alla scoperta dello squadro murario, permisero la costruzione di un tessuto edilizio compatto. Sempre ad essi si deve la rivalutazione dei materiali locali: la pietra lavica e il tufo vulcanico. Altra importante modifica riguardò le volte che furono perfezionate e innovate divenendo l'elemento fondamentale dei dammusi. [1]

Forme del dammuso[modifica | modifica wikitesto]

Sardune[modifica | modifica wikitesto]

Quella del "sardune" è la prima forma assunta dal dammuso. Esempi di tale struttura sono ancora visibili sull'isola e particolarmente evidente è il fatto che ognuna di queste si trovi in mezzo ai terreni agricoli, dove il contadino si recava per lavorare la terra. Infatti, il sardune era lo spazio all'interno del quale il coltivatore poteva recarsi durante le sue pause lavorative.

La costruzione del sardune era preceduta da quella dei muretti a secco che servivano a delimitare le varie proprietà terriere. Dopo aver costruito tali muretti si decideva la collocazione della struttura consistente in un unico vano con tetto a cupola. Nei posti più lontani e difficili da raggiungere al sardune si affiancava un altro piccolo dammuso nonché la stalla per l'asino che era di vitale importanza per il contadino Pantesco. La stalla veniva costruita tra il sardune e i terrazzamenti in maniera tale da controbilanciare la spinta della volta maggiore. [2]

Dammuso di campagna[modifica | modifica wikitesto]

Il dammuso di campagna, detto anche "loku", è l'evoluzione del sardune. Diversamente da quest'ultimo, il dammuso di campagna ospitava tutta la famiglia la quale vi si recava e vi soggiornava per la lavorazione e la trasformazione dei prodotti agricoli. Le diverse attività che si svolgevano all'interno del loku hanno avuto un risvolto concreto per quel che concerne la sua organizzazione spaziale, molto più complessa rispetto a quella del sardune.

Analizzando i costituenti del dammuso di campagna si notano le due principali zone: una centrale, dedicata alla vita famigliare, e il resto della struttura destinata allo svolgimento dei lavori. [2] I dammusi di campagna rivelano quelli che sono gli elementi tipici e che caratterizzano la maggior parte dei dammusi. Tra i costituenti onnipresenti vi è la cisterna la quale è il punto finale del sistema di raccolta delle acque piovane: l’acqua, dai tetti a cupola, viene immessa tramite la canallata nella cisterna che normalmente è posta sotto il piano del terreno. Altro elemento evidente in tutti i dammusi di campagna è lo "stinniture". Quest'ultimo viene usato per appassire l'uva al sole, ed infatti consiste in una superficie piana addossata a un muro esposto a Sud, in maniera tale da rendere l'essiccazione più veloce. Così come la cisterna e lo "stinniture", altra componente fondamentale è l'"aira". L'area di quest'ultima, in tufo vulcanico battuto, è delimitata da pietre tagliate alte tra i 30 e 50 centimetri e poste in maniera tale da formare una circonferenza. Le aire ormai non sono più in funzione ma prima, al centro di questa, vi era un palo al quale veniva legato l'asino che, girando intorno, provvedeva a liberare i semi dei cereali sparsi per tutta la superficie dell'aira. [3]

Dammuso di abitazione[modifica | modifica wikitesto]

Questa tipologia di dammuso si trova all'interno delle contrade. Il dammuso di abitazione rappresenta la principale caratteristica della cultura pantesca cioè la volontà di condivisione e di dialogo con i vicini. Proprio per tale motivo, il dammuso non è mai isolato e presenta degli spazi dedicati alla socialità, quali il "passiature" e la "ducchena". I due sono complementari in quanto il primo, un vero e proprio terrazzo, è delimitato dalla "ducchena", una struttura muraria che permette alle persone di sedersi e rilassarsi. [4] Il "passiature" si presenta in maniera differente in base alla contrada nella quale viene edificato il dammuso. Infatti, a Sud dell'isola, il "passiature" è spesso coperto da archi i quali funzionano da schermo per il sole e riparano dall'umidità della sera. Invece, a Nord dell'isola, al fine di creare un "passiature" coperto si usano dei tralicci attraverso i quali si fa inerpicare la vite. Per quanto riguarda l'aspetto esteriore, il dammuso di abitazione, soprattutto sulla zona Sud dell'isola, viene intonacato usando colori chiari, in molti casi completamente di bianco, decorandoli con una cornice rosa che circonda gli infissi e sottolinea i bordi del dammuso. Esaminando la forma notiamo che essa è tipicamente quadrangolare; questo facilita il costruttore per un eventuale ampliamento. Internamente invece si trova, così come per il dammuso di campagna, la solita alcova ed il camerino; camere che vengono impreziosite attraverso l'utilizzo delle mattonelle in ceramica "di Valenza" e attraverso l'arricchimento delle volte con archi e lunette.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Alessia Farina, Appunti di architettura: Pantelleria, Culture Libreria Informatica Editore, pp. 42-50.
  2. ^ a b Alessia Farina, Appunti di architettura: Pantelleria, Culture Libreria Informatica Editore, pp. 71-74.
  3. ^ a b Antonietta Valenza, Pantelleria e i suoi dammusi, Dario Flaccovio Editore, 2015, pp. 53-56.
  4. ^ Alessia Farina, Appunti di architettura: Pantelleria, Culture Libreria Informatica Editore, p. 78.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonietta Valenza, Pantelleria e i suoi dammusi, Flaccovio Dario, 2015, ISBN 9788857904382.
  • Alessia Farina, Appunti di architettura: Pantelleria, Culture libreria informatica editore.