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Il template:Tradotto da è stato erroneamente inserito nella voce. Spostarlo nella pagina di discussione.Il “Movimento Tuidang” (退黨運動/退党运动; Tuìdǎng yùndòng), letteralmente ‘Movimento di dimissioni dal Partito’, è un movimento nato nel 2004 per sensibilizzare i cittadini cinesi circa i crimini perpetrati dal Pcc in Cina e incoraggiarli a dimettersi simbolicamente e moralmente dal Partito comunista.[1]

Il movimento è stato catalizzato dall’ampia diffusione dei Nove Commentari sul Partito Comunista, un’analisi della storia del Partito Comunista Cinese pubblicata da Epoch Times, un giornale dissidente cinese con sede a New York, nel novembre del 2004. La storia senza censure presentata dai Nove Commentari ha scosso profondamente la coscienza del popolo cinese, e dopo la sua pubblicazione Epoch Times ha iniziato a ricevere un numero sempre crescente di dichiarazioni da parte di cittadini cinesi che esprimono la propria insofferenza nei confronti del Partito e il desiderio di tagliare i propri legami con il Partito Comunista Cinese e le sue organizzazioni affiliate: la Lega della Gioventù Comunista e i Giovani Pionieri.[2]

Secondo i promotori del movimento comprendere la natura del Pcc e prenderne le distanze è un gesto molto significativo, poiché quest’ultimo è il diretto responsabile della morte di milioni di cittadini innocenti, della distruzione della cultura tradizionale cinese, delle innumerevoli violenze perpetuate durante le incessanti campagne politiche da esso condotte nei suoi oltre 80 anni di storia, nonché dei gravi problemi ambientali che oggi affliggono il territorio cinese.[3]

Fino a luglio 2018 secondo Epoch Times sono stati pubblicati online oltre 310 milioni di nomi o pseudonimi di persone che hanno espresso la volontà di dimettersi dalle organizzazioni del Pcc[4]. Naturalmente, data la natura anonima di queste dichiarazioni, i numeri sono difficili da verificare[5], ma alcuni osservatori hanno dichiarato che in ogni caso il loro significato è molto reale, poiché sono gesti di rigetto da parte dei cittadini cinesi di tutti gli strati sociali, e sebbene i numeri siano incerti si può affermare con certezza che siano quantomeno nell’ordine dei milioni.[6][7]

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

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Copertina dei "Nove Commentari sul Partito Comunista," una collezione di editoriali che ha catalizzato il movimento Tuidang e ne delinea la filosofia.

Nove Commentari sul Partito Comunista[modifica | modifica wikitesto]

I Nove Commentari sul Partito Comunista sono una serie di nove editoriali, pubblicati anche in forma di libro, che presentano un'analisi critica della storia del dominio del Partito Comunista in CIna, dalla sua fondazione per mano del Comintern russo fino al 2004.

Ripercorrono nel dettaglio eventi come la Campagna dei cento fiori, il Grande balzo in avanti e la Grande carestia cinese che ne seguì, la Grande rivoluzione culturale, la distruzione e appropriazione delle religioni, la Protesta di piazza Tienanmen del 1989, la persecuzione del Falun Gong e altri argomenti soggetti a censura nella Cina continentale.

Oltre ai resoconti storici, i Nove Commentari contengono parti dedicate all'analisi della natura e delle caratteristiche del Partito Comunista, sostenendo che questo sia innatamente violento, falso, immorale e che la sua filosofia tradisca il Tao e i principi universali[8]. Diversamente da altri movimenti dissidenti cinesi che si ispirano a concetti democratici liberali, il movimento Tuidang “utilizza un linguaggio e significati nettamente cinesi. Più confuciani che umanisti, i Nove Commentari sostengono le proprie argomentazioni anche ispirandosi alla spiritualità buddista e taoista. In questo modo la denuncia del partito non è un semplice attivismo politico, ma assume il significato spirituale di un processo di purificazione della coscienza e di riconnessione con l’etica e i valori tradizionali”[9].

I Nove Commentari non esprimono esplicitamente delle raccomandazioni per un sistema politico alternativo in Cina, né prefigurano il cambiamento istituzionale come una soluzione alle malattie del paese[8], ma la loro conclusione è molto chiara:

“Solo senza il Partito Comunista Cinese ci sarà una nuova Cina.

Solo senza il Partito Comunista Cinese la Cina ha speranza.

Senza il Partito Comunista Cinese, il popolo cinese, retto e di buon cuore, ricostruirà la storica magnificenza della Cina.”

(Conclusione Nove Commentari) [10]

Nel 2005 Epoch Times è stato premiato per la pubblicazione dei Nove Commentari sul Partito Comunista dall'Asian American Journalists Association[11][12].

Diffusione in Cina[modifica | modifica wikitesto]

Copie dei Nove Commentari sono state inviate in Cina dall’estero via email, fax o per posta. Nel febbraio 2006 la rivista Forbes ha stimato che più di 172 milioni di copie erano state inviate in Cina con questi mezzi. Una versione dei Commentari in forma di documentario viene trasmessa in Cina continentale via satellite da New Tang Dynasty Television[13]. Anche internet ha giocato un ruolo importante nella diffusione dei Nove Commentari cosi come nella circolazione di informazioni sulla risposta che hanno ricevuto[5][6].

Inoltre gli attivisti all’interno della Cina adottano i loro propri metodi di diffusione, inclusa la distribuzione porta a porta o l’affissione di informazioni in luoghi pubblici[9]. È molto comune trovare slogan legati al movimento Tuidang impressi sulle banconote, The Financial Times ha riportato un messaggio tipico che recita “Il Partito Comunista è destinato ad essere distrutto dal Cielo, le vite di coloro che si dimettono dal Partito Comunista vengono salvate!”[14].

Dimissioni dal Partito[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la pubblicazione dei Nove Commentari, il sito The Epoch Times ha iniziato a pubblicare lettere di lettori che esprimevano il desiderio di tagliare i propri legami con il Partito Comunista Cinese, la Lega della Gioventù Comunista e i Giovani Pionieri. Il giornale ha creato un sito web dedicato a questa causa, che offre un form di adesione online per le dichiarazioni. Per ragioni di sicurezza personale, molti partecipanti firmano con un alias[8].

Tuidang Service Center fuori dalla Stazione Causeway Bay a Hong Kong.

Il processo di presentazione della propria dichiarazione di dimissioni è detto in cinese "Tuìdǎng" (退党), che può essere tradotto con “dimissioni dal partito” o “lasciare il partito”. Il termine è in qualche modo una denominazione impropria, perché i cittadini medi non hanno la possibilità di lasciare ufficialmente il partito e rischiano di essere imprigionati se si esprimono contro di esso[15]. Molti partecipanti tuttavia percepiscono l’abbandonare il partito come un atto morale, come una separazione dalla storia di violenza e corruzione del PCC. È come se un tedesco sotto il governo nazista avesse dichiarato formalmente di non voler sostenere le azioni del regime nazista e di non voler essere parte di quel movimento politico.

Fino al luglio 2018, The Epoch Times ha pubblicato più di 310 milioni di nomi o alias di partecipanti al movimento Tuidang[16]. A causa della natura anonima di queste dichiarazioni, questi numeri sono difficili da verificare[9]. Tuttavia Ethan Gutmann ha affermato: “Il significato è molto reale. [Le dichiarazioni di Tuidang] sono gesti vincolanti di rigetto da parte di cittadini cinesi delle più varie provenienze sociali e culturali. E anche se i numeri sono incerti come quelli di qualunque sondaggio condotto attraverso internet, penso che possiamo dire con fiducia che siamo nell’ordine dei milioni.”

Partecipanti illustri[modifica | modifica wikitesto]

Il movimento Tuidang conta tra i suoi partecipanti un certo numero di dissidenti cinesi d’alto profilo. Essi includono Wei Jingsheng, uno dei leader del movimento della Primavera di Pechino del 1978; avvocati dei diritti umani come Gao Zhisheng, Guo Guoting,[17] e Zheng Enchong; e disertori come Chen Yonglin, Hao Fengjun and Li Fengzhi[18].

Altri partecipanti le cui storia hanno attratto l’attenzione dei media sono Masha Ma, uno studente laureatosi all’Università di Toronto, che si è dimesso dal Partito Comunista dopo aver visto un documentario sul Massacro di Piazza Tiananmen e aver letto i Nove Commentari.[17] Ding Weikun, veterano 74enne del Partito Comunista della Provincia dello Zhejiang, che si è dimesso dopo essere stato incarcerato per aver protestato quando il governo locale del suo villaggio gli ha espropriato la terra[9].

Risposta del Partito Comunista[modifica | modifica wikitesto]

Le autorità e le agenzie della pubblica sicurezza del Partito Comunista Cinese hanno risposto al movimento Tuidang con la censura e con misure coercitive, compreso l’arresto di decine di partecipanti[9]. Uno studio condotto congiuntamente da ricercatori dell’Università di Harvard, dell’Università di Cambridge e dell’Università di Toronto ha rivelato che i termini collegati al movimento Tuidang sono i più censurati nell’internet cinese[19]. Una serie di editoriali pubblicati nel giornale dell’Esercito Popolare di Liberazione nel marzo 2011 con l’intento di confutare le richieste dei riformatori, conteneva un accidentale ammissione che il movimento Tuidang sta avendo l’effetto di indebolire il morale tra le fila dei militari[20].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ English Tuidang, Tuidang Documentary: The Movement to Quit the Chinese Communist Party, 16 marzo 2018. URL consultato il 9 agosto 2018.
  2. ^ An underground challenge to China's status quo, in Christian Science Monitor, 21 ottobre 2009. URL consultato il 9 agosto 2018.
  3. ^ (EN) Italiano1, su Nine Commentaries on the Communist Party 九評共產黨. URL consultato il 9 agosto 2018.
    «In tutta la sua storia, durata oltre ottanta anni, ogni cosa che il PCC ha toccato è stata cosparsa di menzogne, guerre, carestie, tirannia, massacri e terrore. Le fedi e i principi tradizionali sono stati distrutti con la violenza. I concetti etici originali e le strutture sociali sono state disintegrate con la forza. L'empatia, l'amore e l'armonia fra il popolo sono stati trasformati in lotte e odio. La venerazione e l’attenzione verso il cielo e la terra sono stati sostituiti da un desiderio arrogante di «lottare contro il cielo e la terra». Ciò ha avuto come risultato il totale collasso del sistema sociale, morale ed ecologico e una profonda crisi per il popolo cinese e, in vero, per l'intera umanità. Tutte queste calamità sono state provocate con una deliberata programmazione, organizzazione e controllo da parte del PCC.»
  4. ^ 大纪元退党网站, su tuidang.epochtimes.com. URL consultato il 9 agosto 2018.
  5. ^ a b Patricia Thonrton, Manufacturing Dissent in Transnational China in "Popular Protest in China," Kevin O'Brien ed. Harvard University Press 2008.
  6. ^ a b Ethan Gutmann, The Chinese Internet: A dream deferred?, Testimony given at the National Endowment for Democracy panel discussion "Tiananmen 20 years on", 2 June 2009.
  7. ^ An underground challenge to China's status quo, in Christian Science Monitor, 21 ottobre 2009. URL consultato il 9 agosto 2018.
  8. ^ a b c Falun Dafa Information Center, 'The Tuidang Movement and Falun Gong', 1 July 2011.
  9. ^ a b c d e Caylan Ford, "An underground challenge to China's status quo," The Christian Science Monitor, 21 ottobre 2009.
  10. ^ (EN) Italiano9, su Nine Commentaries on the Communist Party 九評共產黨. URL consultato il 9 agosto 2018.
  11. ^ The Epoch Times, 'Nine Commentaries Wins National Journalism Award in U.S., August 19, 2005.
  12. ^ "Asian American Journalists Association Recognizes Excellence in News Coverage", The Free Library (23 August 2005) Retrieved 28 Apr 2013
  13. ^ Richard Morais, "Cracks in the Wall", Forbes, Feb 27 2006.
  14. ^ Jamil Anderlini, Rmb:Falun Gong's new voice, Financial Times blog, 22 July 2011.
  15. ^ Matthew Robertson, Gao Zhisheng To Serve Three Year Prison Sentence, su theepochtimes.com, The Epoch Times Newspaper. URL consultato il 12 August 2012.
  16. ^ Tuidang movement homepage
  17. ^ a b Kevin Steel, 'Revolution number nine,' The Western Standard, 11 July 2005.
  18. ^ Bill Gertz, 'Chinese spy who defects tells all', Washington Times, 19 March 2009.
  19. ^ Jonathan Zittrain et al, "Internet Filtering in China in 2004-2005: A Country Study" April 15, 2005.
  20. ^ Ching Cheong, 'China prepares for war without gun smoke', Jakarta Globe, 16 April 2011.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]