Utente:Mattiagalli/sandbox

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Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Contesto storico, familiare e primi anni 1755-1790[modifica | modifica wikitesto]

Nato il 10 o 11 Aprile nel 1755 a Meissen, 12 km a nord-ovest di Dresda, una cittadina di appena 4000 abitanti ma importante per la produzione di porcellane, un’attività giovane e molto in voga all’epoca. Suo padre Christian Gottfried Hahnemann, decoratore di porcellane, si era trasferito 2 anni prima nella città per lavoro insieme alla moglie Johanna Christiana nata Spiess.

Nei primi anni egli ricevette un’educazione salda e basata sulla rettitudine dal padre, ed imparò a leggere e a scrivere dalla madre. Frequentò prima la scuola pubblica e poi quella privata. Egli, per le sue straordinarie (NDR:NON SI USANO AGGETTIVI vedi WP:NPOV) doti venne subito elogiato e ben voluto dai maestri[senza fonte] che, quando seppero che il padre lo voleva ritirare dagli studi, decisero di alleggerire la famiglia del pagamento delle tasse scolastiche[senza fonte], pur di farlo continuare negli studi. All’età di 12 anni il suo maestro lo lasciava dare lezioni di latino e greco ai suoi compagni [1], tale era la sua conoscenza delle scienze umanistiche,le sue conoscenze erano eccellenti anche in ambito linguistico, dal momento che conosceva alla perfezione inglese, italiano, ebraico, siriano, arabo, spagnolo, francese, tedesco e conosceva il caldeo[senza fonte]; si ammalava spesso per il troppo studio [2].

Nel 1775 si recò prima a Lipsia e poi a Vienna dove ebbe inizio la sua formazione universitaria. Studiò medicina mantenendosi da solo, eseguendo un gran numero di traduzioni. Si laurea nel 1779 e comincia ad esercitare spostandosi frequentemente da un paesino all’altro. Era molto stimato anche nell’ambito medico tradizionale[senza fonte], come dimostra l’amicizia con il medico della città Wagner (NDR: E' UNA DEDUZIONE, SERVE LA FONTE PER LO "STIMATO") che durante un periodo di malattia gli affidò in cura tutti i suoi pazienti per un anno[senza fonte]. In questo periodo si dedica con devozione agli studi di chimica, e diventa famoso [3] per la traduzione di molti testi scientifici e chimici famosi, ai quali aggiungeva note e spiegazioni di suo pugno, che dimostravano la sua accuratissima conoscenza nel campo della chimica (NDR: "DIMOSTRANO"? CHI LO DICE?). Questa attività diventò la principale fonte di sostentamento sua e della famiglia dal momento che egli, resosi conto dell’inefficienza delle tecniche terapeutiche dell’epoca, decise di non praticare più la professione medica; celebri sono le parole che rivolse ai pazienti in sala di attesa nel suo vecchio studio: “Andatevene, non sono in grado di curarvi, non voglio rubarvi i soldi” [4] . A causa di questa scelta, dettata dalla coscienza, egli dovette lavorare giorno e notte per mantenere la sua famiglia numerosissima; egli infatti aveva nel frattempo sposato Johanna Kuchler, figlia di un farmacista presso il quale aveva fatto pratica, con cui avrebbe avuto 11 figli, quasi tutti femmine. Si dice[non chiaro] che è proprio nelle notti insonni passate a tradurre che maturò l’unico vizio che gli si può riscontrare, non conforme alla sua rigida morale e rettitudine, egli infatti fumava spesso una lunga pipa turca.

Durante una delle sue traduzioni scientifiche,la materia medica del famoso medico scozzese William Cullen, alla voce Cortex Peruvianis (Corteccia di China) egli trasse una deduzione decisiva per la formulazione della legge dei simili. Al tempo la malaria si curava con l’estratto della corteccia di china: Cullen riteneva che l’efficacia del chinino fosse dovuta al suo «’’effetto tonico sullo stomaco’’»; Hahnemann rifiutò questa idea, in quanto sostanze molto più astringenti del chinino non curavano la febbre; di conseguenza la causa dei suoi effetti terapeutici doveva essere un’altra. Hahnemann decise di sperimentare il chinino su sé stesso e dopo averlo assunto per diversi giorni ritenne di avere sviluppato gli stessi sintomi della malaria: ipotizzò quindi che una serie di sintomi si potesse curare con la sostanza che in una persona sana avrebbe prodotto gli stessi sintomi. Queste deduzioni furono condivise anche da altri scienziati, come il danese Stahl, l’irlandese Crumpe, Staerck e Haller [5].

Gli anni degli esperimenti 1790-1810[modifica | modifica wikitesto]

A partire dal 1790, anno in cui si fa risalire la scoperta dell’Omeopatia (dal greco omois, simile e pathos, malattia), Hahnemann, stimolato dalle cattive condizioni di salute dei suoi figli, si dedico con tutte le sue forze alla ricerca di un metodo terapeutico efficace e quindi alla sperimentazione della legge dei simili sui suoi familiari, su se stesso e su altri volontari e solo dopo 6 anni di sperimentazioni si decise a pubblicare il suo primo libro: Saggio su un nuovo principio di individuazione dei poteri curativi dei farmaci, uscito nel 1796.

Hahnemann ebbe modo di impiegare con successo la sua scoperta in diverse occasioni [6], come ad esempio il caso del ricco signor Klockenbring, malato di grave infermità mentale, guarito totalmente in modo dolce ed efficace (questo fu uno dei primo casi di cura non violenta di malati mentali). Oppure la guarigione della crosta lattea per mezzo di Hepar sulfur (tutt’oggi molto usato), di calcolosi renale per mezzo di Veratrum album o ancora l’impiego in larga scala di Belladonna contro la scarlattina (1799) [7].

Nel 1810 pubblicò la prima edizione dell’Organon della medicina razionale (aggiornato per altre 5 volte sotto il nome di Organon dell’arte del guarire) considerata l’opera piu importante.

Insieme ad un importante altra opera, La Materia medica pura uscita in quegli anni (1811-1821), si può stabilire su quali principi fondamentali si basava la nuova dottrina medica, chiamata col nome di Omeopatia:

• il “principio dei simili”, Similia Similibus Curentur: le malattie si guariscono con i loro simili, cioè con medicamenti che producono nel soggetto sano i sintomi caratteristici del morbo da combattere; • la forza, l’efficacia e le proprietà terapeutiche dei medicamenti si conoscono solo con esperimenti eseguiti con la sostanza diluita e dinamizzata sull’organismo sano e sensibile; • le succussioni ai medicamenti al momento della loro preparazione danno loro un’energia che viene moltiplicata dalla diluizione,nel contempo viene eliminata ogni loro tossicità; • l’omeopatia non punta alla semplice soppressione dei sintomi locali della malattia, che è spesso solo un aspetto superficiale del disordine interno globale dell’organismo, ma alla guarigione profonda del malato nella sua integralità e individualità attraverso il riequilibrio del suo terreno costituzionale predisponente, operando così anche una vera medicina preventiva.


Bisogna tuttavia dire che al di là dei pregiudizi e della ristrettezza mentale della comunità scientifica dell’epoca, alcuni avvenimenti anche dovuti al fato e alla sfortuna fecero si che l’indisposizione di molti potesse crescere ulteriormente [8].

Due sono in particolare gli eventi, il primo il fatto che Hahnemann nelle sue pubblicazioni sulla sua dottrina, condannava violentemente la pratica allopatica, indicandola come infondata e dannosa (come è facile affermare al giorno d’oggi), senza mezze misure, per cui i medici allopatici, sentendosi attaccati e vedendo screditato il metodo di cura che avevano adoperato per anni, reagirono altrettanto crudelmente [9]. Un secondo avvenimento, molto sventurato, si verificò durante l’estate del 1799 durante la sopracitata epidemia di scarlattina. Hahnemann a quel tempo aveva curato molte persone affette di quella malattia [10] ma si rifiutò di rendere pubblico il rimedio adoperato se non prima 300 sottoscrittori alla somma di 1 federico d’oro non si fossero impegnati ad acquistare l’opuscoletto con tutte le disposizioni per la cura della scarlattina.

Questo atto poco deontologico da parte di Hahnemann fu molto mal visto da parte dei medici allopatici, che lo indicarono come un truffatore. Nonostante l’atto che Hahnemann fece non fu certo encomiabile, si può comunque capire cosa abbia spinto un uomo saggio e religioso come lui ad un atto simile: egli era stato costretto a non esercitare la sua professione (in seguito alla causa dei farmacisti), a trasferirsi per poter continuare i suoi studi e per di più il trasferimento fu disastroso e causò la perdita di molti suoi beni materiali, il ferimento della figlia e di se stesso ma sopratutto la morte di uno dei suoi figli, il più piccolo. Se a questo aggiungiamo che lui e la sua famiglia erano costretti da tempo a vivere in povertà, a causa dei continui studi di Hahnemann sulla nuova scoperta che, nonostante i suoi enormi sforzi, era disprezzata da buona parte del panorama scientifico e scarsamente remunerata dai pazienti, che chiedevano spesso cure gratuite e a volte addirittura a carico dello stesso Hahnemann; possiamo forse capire in che stato d’animo egli si trovava quando chiese quella sottoscrizione.

La nuova dottrina dunque finì per essere criticata piu per questi antipatici inconvenienti nell’introduzione della stessa nell’ambito scientifico del tempo, piuttosto che per la veridicità delle sue leggi.

Gli anni della lotta 1810-1821[modifica | modifica wikitesto]

Non tardarono tuttavia gli oppositori e i calunniatori che subito si opposero alla nuova dottrina per pregiudizio o per invidia, si arrivò anche al punto di denunciare Hahnemann di produrre illegalmente farmaci (farmaci che potevano comunque essere prodotti in quanto semplici e non composti, ed inoltre contenevano una quantità di sostanza medicinale iniziale talmente ridotta che sarebbe impossibile considerarla nociva agli occhi della medicina allopatica).

Molti furono gli scritti e gli opuscoli pubblicati contro Hahnemann, tra cui ricordiamo l’Anti-Organon di Hacher, fervente oppositore dell’ Omeopatia.

Stanco di dover lottare con la classe medica anziana, ormai troppo impregnata delle loro convinzioni, Hahnemann decise di rivolgersi ad un pubblico più giovane e piu elastico mentalmente, non offuscato dal pregiudizio.

A questo fine egli fondò una Scuola di omeopatia nel 1812 a Lipsia presso l’Università di Medicina, nonostante fu osteggiato e per poter dare lezioni dovette pagare una somma di 50 talleri [11].

A questo punto arrivò a Lipsia il Feldmaresciallo Schwarzenberg, l’eroe della battaglia di Lipsia, per farsi curare da Hahnemann in persona, ma il principe morì e circolò la voce che fosse colpa di Hahnemann. Questo insieme ad altri fatti, contribuì ad acuire l’ingiusto odio e il preconcetto nei confronti di Hahnemann.

Nono stante i durissimi attacchi che gran parte del mondo scientifico del tempo gli indirizzava egli, come si evince da alcune sue lettere, è talmente sicuro di aver scoperto un principio di guarigione vero ed universale che non si curava quasi mai di rispondere agli attacchi infertigli.

Si legge in una sua lettera destinata ad un suo amico omeopata: “Ricordi che quando Jenner adottò su larga scala l’inoculazione del vaiolo bovino in Inghilterra (anche il vaccino segue la legge dei simili) furono pubblicate un gran numero di ignobili invettive, una volta ne contai 20, ora introvabili.[...] E pensare le applicazioni della scoperta di Jenner erano più limitate di quelle dell’omeopatia” [12].

Egli quindi fa riferimento reazione sempre presente nella comunità quando un uomo propone idee troppo avanzate per essere comprese dai contemporanei.

O ancora, in risposta alle accuse sulle estreme diluizioni che l’omeopatia adopera: “Cosa impedisce loro di dare una dose più piccola quando quella più grande si rivela dannosa? L’ostinazione? Il dogmatismo? O quale altra pastoia mentale? Perché mai egli non dovrebbe somministrare 1/100.000 o 1/1.000.000 di un grano (0.06 grammi) se l’esperienza gli insegna che persino 1/100.000 di un grano è ancora troppo potente? E se egli scopre sperimentalmente che anche 1/100.000 è ancora troppo potente perché mai non dovrebbe ridurre la dose a 1/1.000.000 o anche più?”[13].

Nel 1820 la causa fu vinta dai farmacisti e Hahnemann fu costretto a lasciare la città per continuare i suoi studi e a trasferirsi a Coethen. Gli anni del maestro 1821-1835

La permanenza di Hahnemann a Coethen, una sorta di principato autonomo in cui il Duca che lo governava era favorevole all’Omeopatia ed egli stesso si faceva curare da Hahnemann.

Egli continuò inoltre ad insegnare a molti giovani discepoli, attratti dalla sua enorme conoscenza e dalla sua dottrina innovativa.

Nel 1828 Hahnemann pubblicò un nuovo saggio: Malattie croniche, natura e trattamento omeopatico nella quale espone il frutto dei suoi anni di studi e ricerche, in particolare sulla guarigione delle malattie croniche che egli ritiene causate da tre “miasmi” fondamentali: la Psora, la Sifilide e la Sicosi. Questo saggio rappresenta a su avviso un passo fondamentale per l’Omeopatia che cosi diventa capace di curare efficacemente non solo malattie o disturbi momentanei espressi in forma acuta, ma anche i piu radicati e gravi disturbi cronici (che tutt’oggi la medicina tradizionale non può guarire), che egli ritiene essere la causa di tutte le sofferenze dell’uomo.

Secondo matrimonio[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la morte della moglie, nel 1830, all’età di quasi ottant’anni, si sposò nuovamente con Melanie d ‘Hervilly Gohier, una donna di poco più di trent’anni con la quale pochi mesi dopo si trasferì a Parigi.

La figura di Melanie è tanto complessa quanto interessante, in quanto si discosta totalmente dalla figura della vecchia compagna di Hahnemann. Infatti, se da un lato Johanna Kuchler era stata la sua compagna di vita per 48 anni, con cui ebbe 11 figli e trascorse difficili periodi di povertà e persecuzioni in Germania, premurosa donna di casa che aveva cresciuto i suoi figli e gestito la numerosa famiglia, lasciando al marito più tempo possibile da dedicare ai suoi studi; Melanie era invece era un tipo molto diverso, dotato di molta intelligenza e talento, abile pittrice e poetessa che conosceva 6 lingue alla perfezione, bella e proveniente da una ricca e importante famiglia francese. Ella era infatti figlia adottiva del Ministro della Giustizia e Presidente del Direttorio Esecutivo della repubblica francese Louis Jerome Gahier.

Il loro incontro fu inizialmente di tipo medico, avvenne a Coethen, città in cui Hahneman lavorava in quel periodo, poiché allora Melanie era affetta da seri problemi polmonari e cardiaci, e molti medici allopatici la davano ormai per spacciata. Come molti altri in quel periodo, avendo sentito delle miracolose cure del dottor Hahnemann, ed essendosi interessata negli ultimi anni di medicina, decise di mettersi in viaggio e di farsi visitare dal rinomato dottore. Passarono solo alcuni mesi prima che si riprendesse completamente. L’ammirazione e la stima per quest’uomo e per la sua dottrina furono tali che dopo solo alcuni mesi decisero di sposarsi e di trasferirsi a Parigi e di dedicarsi con instancabile tenacia allo studio dell’omeopatia, correva l’anno 1835.


Il periodo parigino 1835-1843[modifica | modifica wikitesto]

La permanenza di Hahnemann a Parigi, città di riferimento a quel tempo per tutta l’Europa, coprì il periodo che va dal 1835 alla sua morte nel 1843. Fu un periodo straordinario per Hahnemann e per l’omeopatia, che lo vide passare dalla tranquilla e semplice vita di Coethen e dalle persecuzioni e opposizioni che da sempre lo tormentavano in Germania, allo sfarzo e al lusso parigino, oltre che ad un grandioso riconoscimento della sua Arte, che fu sempre più apprezzata nella capitale, grazie all’enorme numero di pazienti provenienti da tutta l’Europa e anche dall’America che egli prese in cura e guarì.

La casa abitata da Hahnemann e sua moglie era al n°1 di Rue de Milan, era una bella e grande villa finemente arredata, anche da quadri di Melanie ritraenti il marito. Non passò molto tempo che la casa finì per trasformarsi in una specie di ospedale. Infatti era talmente affollata di gente che si dice che Hahnemann visitasse circa 60 pazienti al giorno [14]. Anche la moglie, avendo appreso molto dal marito si cimentò, inizialmente sotto la sua supervisione, nella pratica omeopatia, ottenendo risultati che sbalordirono Hahnemann stesso; ella si dedicò presto alla cura gratuita dei malati più poveri, con risultati sempre eccellenti. La fama di Hahnemann cresceva di giorno in giorno e moltissimi erano gli esponenti dell’alta nobiltà che si rivolgevano a lui; tra questi il Marchese Lord Pagent, reduce dalla battaglia di Waterloo, la cui cura da una nevralgia facciale mai curata dalla medicina allopatica, fece salire alle stelle la popolarità di Hahnemann.

La permanenza parigina non fu certo molto tranquilla per l’anziano Hahnemann che aveva passato ormai gli 80 anni, ma sono numerosissime le fonti che testimoniano che la sua intelligenza e lucidità mentale non erano per nulla alterate [15], e che, se per via del troppo lavoro egli si sentiva stanco, la moglie era sempre pronta a sostituirlo e ricoprirlo delle migliori attenzioni. A detta di Hahnemann stesso, questo periodo, a fianco della sua compagna fu il più bello e soddisfacente della sua vita.

Morte e inumazione[modifica | modifica wikitesto]

Ormai da 20 anni Hahnemann soffriva, in primavera, di catarro bronchiale che regolarmente curava da se, tuttavia quest’ultimo attacco arrivò più violento e colpì l’organismo, già indebolito dall’età avanzata, in un momento di fragilità in cui egli accusava forti attacchi di diarrea. L’anziano medico capì subito che non ce l’avrebbe fatta e domenica 2 luglio del 1843 alle 5 di mattina, il fondatore dell’omeopatia esalò il suo ultimo respiro, all’età di 88 anni.

Celebri furono le ultime parole scambiate con la moglie, che gli diceva :”La Provvidenza dovrebbe ridurre le tue sofferenze dal momento che, nella tua vita, hai alleviato la sofferenza di molti uomini e tu stesso ne hai sofferte tante” , “Io, -replicò il saggio sul punto di morte- perché proprio io? Ogni uomo opera sulla terra secondo la forza che Dio gli concede e trova una ricompensa maggiore o minore davanti alla giustizia degli uomini, ma non rivendico nulla davanti alla giustizia divina. Dio non mi deve nulla, anzi, sono io che devo molto a Lui, sì gli devo tutto” [16].

Meno solenne fu tuttavia l’inumazione di Hahnemann che, con lo stupore di tutti quei colleghi, pazienti, o semplici ammiratori che volevano regalargli una solenne cerimonia di addio, la moglie Melanie, profondamente afflitta dal dolore della perdita, decise di far seppellire il padre dell’Omeopatia come il più umile degli uomini, in una semplice bara al mattino presto di una giornata piovosa all’insaputa di tutti; gli unici presenti erano lei, la figlia Amalie, la figlia di quest’ultima, il dottor Sauss, un medico omeopatico di nome Lethiere e alcuni domestici, nel cimitero monumentale del Pére Lachaise della stessa città, dove tutt’oggi è sepolto.

Fu tuttavia celebrata una cerimonia di commemorazione il 10 agosto, data dell’anniversario della sua laurea.

Opere principali[modifica | modifica wikitesto]

  • ’’Saggio su un nuovo principio di individuazione dei poteri curativi dei farmaci’’ (articolo), in ‘’Hufelands Journal der practischen Arzneykunde’’, 1796
  • ’’ La medicina dell’esperienza’’, 1806
  • ’’ L’Organon della medicina razionale’’, prima edizione 1810, successive edizioni ampliate e modificate con il titolo ‘’L’Organon dell’arte del guarire’’, 1824, 1829, 1833, 1921 (postuma)
  • ’’ La Materia medica pura’’, 1811-1821. Seconda edizione ampliata 1822-1827
  • ’’ Malattie croniche, natura e trattamento omeopatico’’, 828. Seconda edizione modificata e ampliata 1835-1839

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ ^ Thomas Lindsley Bradford, "The Life and Letters of Dr Samuel Hahnemann", 1895, disponibile in formato
  2. ^ ^ Thomas Lindsley Bradford, "The Life and Letters of Dr Samuel Hahnemann", 1895,
  3. ^ ^ Thomas Lindsley Bradford, "The Life and Letters of Dr Samuel Hahnemann", 1895,
  4. ^ ^ Thomas Lindsley Bradford, "The Life and Letters of Dr Samuel Hahnemann", 1895,
  5. ^ ^ Thomas Lindsley Bradford, "The Life and Letters of Dr Samuel Hahnemann", 1895,
  6. ^ ^ Thomas Lindsley Bradford, "The Life and Letters of Dr Samuel Hahnemann", 1895,
  7. ^ Riccardo De Torrebruna e Luigi Turinese “Hahnemann vita del padre dell’Omeopatia”
  8. ^ ^ Thomas Lindsley Bradford, "The Life and Letters of Dr Samuel Hahnemann", 1895,
  9. ^ ^ Thomas Lindsley Bradford, "The Life and Letters of Dr Samuel Hahnemann", 1895,
  10. ^ ^ Thomas Lindsley Bradford, "The Life and Letters of Dr Samuel Hahnemann", 1895,
  11. ^ Riccardo De Torrebruna e Luigi Turinese “Hahnemann vita del padre dell’Omeopatia”
  12. ^ Biography of Hahnemann, 1854,
  13. ^ Biography of Hahnemann, 1854,
  14. ^ Riccardo De Torrebruna e Luigi Turinese “Hahnemann vita del padre dell’Omeopatia”
  15. ^ Riccardo De Torrebruna e Luigi Turinese “Hahnemann vita del padre dell’Omeopatia”
  16. ^ Riccardo De Torrebruna e Luigi Turinese “Hahnemann vita del padre dell’Omeopatia”