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Ciclo dei mesi
Il ciclo dei mesi della Basilica di San Marco.
AutoreSconosciuto
DataMetà XIII secolo
MaterialeMarmo proconnesio
Dimensioni200×300×20 cm
UbicazioneBasilica di San Marco, Venezia

Il ciclo dei mesi della Basilica di San Marco a Venezia è un bassorilievo realizzato alla metà del XIII secolo che raffigura le personificazioni dei dodici mesi dell’anno con i rispettivi segni zodiacali[1]. Esso è situato nell’intradosso del secondo arco del portale maggiore esterno della Basilica. Si tratta di un ciclo particolarmente originale perché presenta il risultato di una felice armonizzazione di culture diverse, esso rimanda alla cultura figurativa bizantina, sviluppata a sua volta sull’iconografia ellenistico-romana. Al tempo stesso però alcuni elementi e talune sue caratteristiche iconografiche portano ad avvicinarlo ad altri importanti cicli dei mesi italiani come, ad esempio, quelli di Ferrara[2].

Alcune discrepanze formali e stilistiche sono collegabili al fatto che più mani, purtroppo ignote, hanno lavorato alla realizzazione del portale[3].

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Il portale maggiore della Basilica si presenta come una struttura complessa; si compone di tre arconi disposti a scalare, decorati ognuno nell’intradosso e nella ghiera da bassorilievi[3][4].

Le sculture dei mesi sono posizionate nell’intradosso, lo spettatore rivolto verso l’ingresso le vede cominciare da sinistra e seguire in successione intorno all'arco[5]; esse sono separate in due gruppi da una figura centrale del Cristo giovane seduto in una sfera incavata coperta di stelle, la quale rappresenta il firmamento, con il Sole e la Luna su ciascuno lato per governare nel corso del giorno e della notte[6].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il ciclo inizia con Gennaio raffigurato come un giovane contadino che porta sulla spalla destra un grande ramo di quercia con la quale accendere il fuoco. Nel Gennaio ritroveremo come nelle successive formelle, un cartiglio con il nome del mese corrispondente. Particolare è il segno dell’Acquario, raffigurato insieme a Gennaio, che si caratterizza per l’iconografia data dal simbolo grafico di due onde[7][8].

Il mese di Febbraio è rappresentato come un uomo anziano con una lunga barba, seduto sopra una piccola sedia lignea (detta scanno), intento a scaldarsi i piedi nudi davanti al fuoco. Dietro la testa dell’anziano c’è il segno zodiacale con i due Pesci, posti uno sopra l’altro che guardano in direzioni opposte[9][10].

Segue poi la formella di Marzo, raffigurante il dio Marte nelle vesti di un dio-guerriero bizantino con tanto di corazza indossata su una tunica e un mantello legato in vita. Il dio-guerriero impugna con la mano sinistra una lancia e con la destra uno scudo di tipo normanno, riconoscibile dalla forma appuntita. Dietro il guerriero, a destra, è raffigurato il segno dell’Ariete, un montone dalle caratteristiche corna ricurve[11][12].

Il mese di Aprile è rappresentato come un giovane pastore vestito con una corta tunica che porta sulle spalle una pecora raffigurata in modo realistico. Con la mano destra tiene un rametto di fiori e foglie, attributi peculiari che rimandano ai simboli della primavera e all’agnello che si mangia per la Pasqua. In alto a destra è raffigurato il segno zodiacale del Toro[13][14].

La raffigurazione di Maggio si presenta come un sovrano in trono che tiene in mano una rosa per sentirne il profumo. Il sovrano viene incoronato da due fanciulle, entrambe con una lunga treccia che scende lungo la schiena e vestite con tuniche. Completa poi il riquadro di questo mese il segno dei Gemelli, collocato in alto a sinistra reso in modo molto sintetico da due visi piuttosto paffuti[15][16].

Giugno è un barbuto contadino intento a mietere il grano, attività che sin dall’antichità caratterizzava questo periodo anche sul piano iconografico. L’uomo scalzo, porta sulla testa un grande cappello di paglia e indossa una corta tunica panneggiata. In alto a destra, dietro il mietitore, è raffigurato il segno del Cancro[17][18].

Dopo il Cristo centrale (a significare il solstizio d’estate) la sequenza del ciclo continua col mese di Luglio: un contadino che indossa un grande cappello e che con una falce dal lungo manico è intento a falciare l’erba, tradizionale attività agricola della fienagione. In alto a sinistra è riportato il segno zodiacale del Leone[19][20].

Particolare è la raffigurazione del mese di Agosto, reso come un giovane seduto in trono con una corta tunica. Il caldo lo ha sfiancato a tal punto che egli tiene la testa reclinata sulla mano destra, nell’altra mano tiene un ventaglio a banderuola. In alto a destra poi figura il segno zodiacale della Vergine, una donna con una lunga tunica[21][22].

Il mese di Settembre è associato all’attività agricola principale della vendemmia, infatti è rappresentato un contadino che indossa una pesante tunica ed una cuffia di cotone per proteggere il capo dai rami delle viti, mentre porta sulle spalle un cesto colmo di uva. Si noti poi il rapace scolpito in alto a destra che tiene nel becco un chicco d’uva, un simbolo dei danni che il raccolto potrebbe subire. Nella parte alta figurano i due piatti del segno della Bilancia[23][24].

La formella di Ottobre è impersonificata da un contadino che indossa un caratteristico cappello a punta, egli è intento ad arare la terra con una lunga vanga in legno. In alto a sinistra è raffigurato il segno dello Scorpione[25][26].

Nella rappresentazione di Novembre è inserita un’attività molto importante a Venezia, praticata soprattutto nel periodo pre-natalizio: l’uccellagione. Viene infatti raffigurato un contadino intento a recuperare un volatile rimasto impigliato tra i rami di un cespuglio appositamente cosparso di una sostanza collosa. In alto a sinistra c’è il segno del Sagittario, raffigurato da un centauro pronto a scoccare una freccia[27][28].

Infine Dicembre, è raffigurato come un vecchio uomo barbuto intento ad sgozzare un maiale che inutilmente cerca di liberarsi. Questa rappresentazione rimanda simbolicamente all'usanza medioevaledi sfruttare le basse temperature invernali per congelare la carne. In alto a destra è raffigurato il Capricorno, affiancato a sinistra da una scena piuttosto enigmatica: il leggendario animale metà drago e metà uccello, il Basilisco, intento a mordere il seno di una donna nuda che non respinge il gesto. La scena si riferisce alla Lussuria, nello specifico ai piaceri lussuriosi che si credeva caratterizzassero in particolare il mondo contadino[29][30].

I mesi[modifica | modifica wikitesto]

Storia dei rilievi dell’arco[modifica | modifica wikitesto]

Studi tecnico-scientifici: principali restauri e trattamenti di conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni Settanta si affermò che il materiale delle formelle fosse marmo proconnesio e in seguito ad altre analisi sui rilievi, si poterono riscontrare varie forme di alterazione quali: formazione di microfessure, esfoliazione, dilavamento meteorico, decoesione intercristallina e perdita di modellato per caduta. A causa del deposito e dell’inquinamento atmosferico sono state trovate consistenti parti di crosta nera che poggiavano sulle superfici, nel sotto crosta e in profondità dove erano presenti anche cloruri e solfati. Altra causa del deterioramento dei rilievi è il guano, una sostanza naturale formata dalla decomposizione di escrementi di volatili, come i piccioni, che si accumula dove non esiste o è minima la possibilità di dilavamento, per esempio in cavità come sottotetti, volte e cornicioni. Il processo di degrado è causato anche dalla continua presenza nel marmo di tensioni contrastanti dovute alle variazioni termiche e all'aumento della porosità cui sono sottoposti i cristalli di calcite.

Inizialmente nei rilievi scultorei, dopo aver rimosso le polveri e i depositi di guano nella superficie, si è provato a preconsolidare a microiniezioni le zone di maggior degrado con resine e velature, in un secondo momento si è deciso di intervenire prima sul marmo consolidandolo e poi procedere con la pulitura. La metodologia si è basata su un ciclo operativo consistente in una impregnazione delle superfici con resina (applicate prima a spruzzo e poi a pennello), un trattamento con solvente per l'asportazione del consolidante rimasto in superficie, l’applicazione di un impacco di pulitura (separato dalla superficie con strati di carta), infine un accurato lavaggio ed una completa asciugatura. La sostanza consolidante impiegata è costituita da una miscela di resine acrilico-siliconiche in solventi: Paraloid b 72 in diluente nitro, White spirit, clorotene e acetone; l'impacco invece è costituito da una base di pasta di cellulosa addizionata con bicarbonato di ammonio e tensioattivo

Concluse le operazioni di consolidamento e pulitura sopra ai rilievi è stata stesa una miscela di resina acrilico-siliconica, una sostanza protettiva capace di contrastare e ridurre la penetrazione dell'acqua all'interno delle strutture di pietra[31].

Un altro problema sofferto dai marmi è dovuto dalle deformazioni della geometria degli arconi avvenute a causa di lenti movimenti subiti nei secoli dall'intera struttura. Originariamente infatti i rivestimenti lapidei e gli stessi rilievi erano montati con sole ritenute metalliche fissate a piombo e numerosi martelletti in rame conformati a T. La rinuncia all'uso di malte e il distacco di almeno tre centimetri mantenuto tra le lastre e le superfici non hanno permesso che i sali, trasportati nelle murature dalla risalita capillare, migrassero sui rivestimenti. Con gli assestamenti delle masse laterizie le formelle però sono divenute in una certa misura compartecipi del lavoro strutturalmente compiuto dagli archi e l'eccessiva concentrazione di carico sulle ristrette aree di appoggio tra le lastre, hanno provocato nel tempo gravi lesioni in qualche formella come la perdita di materiale e fratture di tipo concoidale su spigoli e bordi. Nel 1981 con metodi della magnitudometria e dell’endoscopia sono stati individuati i legamenti metallici che congiungono le formelle ed è stato analizzato lo stato di conservazione dei legamenti in rame rivelando una fitta rete di lesioni e fratture operando così con la rimozione di tre formelle sommitali di ghiera. Le condizioni erano tali da rendere necessaria la formazione di una centina in metallo e legno per il sostentamento provvisorio dell'intradosso del terzo arcone e lo smontaggio di tutte le sue formelle di ghiera per consentire un consolidamento della muratura.

Le formelle durante il restauro della seconda metà del Novecento sono state rimontate a piombo utilizzando gli stessi ganci di fissaggio rinnovati nel XIX secolo, le ritenute invece sono state integrate con la ricollocazione di martelletti in acciaio Inox negli antichi alloggi delle formelle.

Il rinnovo dei rivestimenti e l'applicazione di bande e reti antipiccione hanno costituito le fasi finali del restauro, risalenti all'aprile del 1987[32].

Policromie originarie delle formelle[modifica | modifica wikitesto]

Le indagini avviate fin dagli anni Settanta condotte a più riprese e le osservazioni che si sono potute compiere con l'avanzamento del restauro, hanno consentito di individuare con buona precisione la successione degli strati policromi del portale maggiore della Basilica di San Marco. Sono stati ritrovati, specie negli arconi più interni e nelle formelle dell'intradosso, residui di antiche cromie d'oro e di campiture di colore azzurro e rosso. Nel XIII secolo la doratura del secondo arco era applicata su un bolo di ocra bruna che ricopriva interamente le formelle: i fondi, i fogliami, gli animali, gli strumenti, gli oggetti e le vesti ad eccezione degli incarnati di colore bianco rosato e delle capigliature e barbe di colore nero. Neri erano anche i tratti che sottolineavano le bocche, gli occhi e le sopracciglia delle figure umane. Tra il XIV e il XV secolo la doratura venne parzialmente rinnovata, questo è stato possibile affermarlo perché durante il restauro è stato trovato tra la prima e la seconda lamina aurea, uno strato di depositi atmosferici testimonianza del tempo trascorso tra la creazione delle due lastre. Alla fine del XV secolo l'aspetto degli arconi subì un'importante trasformazione, le scritte sui cartigli e i fondi delle formelle intradossali vennero ricoperti con uno strato di cinabro e ocra rossa. I fondi delle formelle di ghiera invece vennero ridipinte di azzurrite leggermente virato in verde.

Quelle elencate sono le principali fasi decorative, nel corso degli anni però non sono mancati interventi minori come i ritocchi alla doratura, rifacimenti occasionali e ridipinture parziali dei fondi[33].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Demus, Le sculture esterne, p. 132
  2. ^ Gloria Vallese, Le stelle i viaggi, in Alberto Giorgio Cassani (a cura di), Annuario Accademia di Belle Arti di Venezia, Padova, Il Poligrafo, 1º giugno 2015, pp. 235-236, ISBN 978-88-71159-03-4.
  3. ^ a b Basilica di San Marco - Il portale Maggiore, su Basilica di San Marco. URL consultato il 30 giugno 2020 (archiviato il 30 giugno 2020).
  4. ^ Basilica di San Marco a Venezia, su SmarTrippin, 9 luglio 2013. URL consultato il 30 giugno 2020 (archiviato il 30 giugno 2020).
  5. ^ Demus, Le sculture esterne, p. 133
  6. ^ Demus, Le sculture esterne, p. 141
  7. ^ Demus, Le sculture esterne, pp. 134-135
  8. ^ Conoscere Venezia, Basilica di San Marco - Portale principale
  9. ^ Demus, Le sculture esterne, p. 136
  10. ^ Conoscere Venezia, Basilica di San Marco - Portale principale
  11. ^ Demus, Le sculture esterne, p. 137
  12. ^ Conoscere Venezia, Basilica di San Marco - Portale principale
  13. ^ Demus, Le sculture esterne, p. 138
  14. ^ Conoscere Venezia, Basilica di San Marco - Portale principale
  15. ^ Demus, Le sculture esterne, p. 139
  16. ^ Conoscere Venezia, Basilica di San Marco - Portale principale
  17. ^ Demus, Le sculture esterne, p. 140
  18. ^ Conoscere Venezia, Basilica di San Marco - Portale principale
  19. ^ Demus, Le sculture esterne, p. 141
  20. ^ Conoscere Venezia, Basilica di San Marco - Portale principale
  21. ^ Demus, Le sculture esterne, p.142
  22. ^ Conoscere Venezia, Basilica di San Marco - Portale principale
  23. ^ Demus, Le sculture esterne, p. 143
  24. ^ Conoscere Venezia, Basilica di San Marco - Portale principale
  25. ^ Demus, Le sculture esterne, p. 144
  26. ^ Conoscere Venezia, Basilica di San Marco - Portale principale
  27. ^ Demus, Le sculture esterne, p. 145
  28. ^ Conoscere Venezia, Basilica di San Marco - Portale principale
  29. ^ Demus, Le sculture esterne, pp. 146-147
  30. ^ Conoscere Venezia, Basilica di San Marco - Portale principale
  31. ^ Demus, Le sculture esterne, pp. 235-239
  32. ^ Demus, Le sculture esterne, pp. 240-245
  33. ^ Demus, Le sculture esterne, pp. 236-237

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Otto Demus, Le sculture esterne di San Marco, a cura di Guido Tigler, Milano, Electa, 1995, ISBN 978-88-43550-45-6.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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