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Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche "Togo Rosati"[modifica | modifica wikitesto]

Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche "Togo Rosati"
StatoBandiera dell'Italia Italia
Forma societariaEnte pubblico del Servizio Sanitario Nazionale
Fondazione1936 a Perugia
Sede principalePerugia, Via Gaetano Salvemini n. 1
SettoreEnte sanitario di diritto pubblico


L'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche (IZSUM), con sede a Perugia, è uno dei dieci Istituti Zooprofilattici Sperimentali d'Italia. L'IZSUM è un ente sanitario di diritto pubblico che contribuisce al benessere umano con l'applicazione delle scienze veterinarie. La ricerca e la sperimentazione sono le basi per il benessere e la sanità degli animali, per la sicurezza alimentare e la tutela dell'ambiente, per soddisfare i bisogni dei cittadini con risposte adeguate riguardo la salute pubblica. L'IZSUM è uno strumento tecnico-scientifico delle Regioni Umbria e Marche e del Ministero della Salute.


Cenni storici[modifica | modifica wikitesto]

L'Istituto nasce nel 1936, almeno come idea sviluppatasi in seno all'allora Consiglio dell'Economia (attuale Camera di Commercio) ed all'Università degli Studi di Perugia, ma le pratiche costitutive dell'Ente si completano solo nel 1939, quando il Ministero dell'Interno approva lo Statuto dell'allora "Stazione Sperimentale Zooprofilattica" dell'Umbria. Per i successivi sei anni l'Istituto ha vissuto ed operato all'interno della Facoltà di Medicina Veterinaria. Dal 1945 dimostrò di poter esistere in maniera autonoma, avendo a disposizione proprie strutture, sotto la guida del primo direttore, il professor Togo Rosati. A partire dal 1946 all'iniziativa aderiscono diverse Province delle Marche: Pesaro nel 1946, Ancona nel 1948 e Macerata nel 1956, mentre Ascoli Piceno aveva nel frattempo aderito alla costituzione dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo. Nel periodo 1948-1956 anche la provincia di Arezzo aderisce a tale iniziativa. L'Istituto per circa un decennio ha vissuto con natura giuridica di Ente di fatto, mentre nel 1956, con il D.P.R. 29 novembre, n. 1657, ha ottenuto il riconoscimento di Ente morale. Con la legge 23 giugno 1970, n. 503 la Stazione Sperimentale Zooprofilattica dell'Umbria si trasforma in Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche, acquisendo nella propria giurisdizione anche il territorio della provincia di Ascoli Piceno. Diviene in tal modo Ente sanitario di diritto pubblico, inserito nel contesto del Servizio Sanitario Nazionale e sottoposto alla vigilanza del Ministero della Sanità, che ne coordina il funzionamento attraverso le Regioni. Con tale legge, che ha disciplinato anche l'ordinamento degli altri Istituti Zooprofilattici, si realizza nel settore della sanità pubblica veterinaria, esempio unico nel mondo, una rete di servizi estesa sull'intero territorio nazionale e formata dalle 10 sedi centrali degli Istituti e dalle 90 sezioni diagnostiche, presenti in quasi tutte le Province italiane. La tendenza a dare maggiore risalto ai poteri delle Regioni spinge il legislatore a trasferire alle stesse, con la legge 23 dicembre 1975, n. 745, le funzioni amministrative fino ad allora esercitate dallo Stato. Conseguentemente, nel 1978 le Regioni Umbria e Marche, con identici provvedimenti legislativi, dettano le norme fondamentali per il riordinamento, la organizzazione e la gestione dell'Ente, provvedendo altresì alla nomina del suo Consiglio di Amministrazione. Con la revisione dell'intero comparto sanitario pubblico, voluto dal Parlamento per migliorarne l'efficienza produttiva e razionalizzare l'uso delle risorse finanziarie, anche gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, con il decreto legislativo 30 giugno 1993, n. 270, vengono riordinati ed acquisiscono una completa autonomia gestionale, amministrativa e tecnica. L'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche è stato il primo che ha visto l'emanazione delle leggi regionali di attuazione di tale decreto legislativo (L. R. dell'Umbria 19 febbraio 1997, n. 5 e L. R. delle Marche 3 marzo 1997, n. 20) e che ha viste formalizzate le nomine del nuovo Consiglio di Amministrazione - composto da due rappresentanti di ciascuna Regione ed uno del Ministero della Salute - e del Direttore Generale.


==Missione==[modifica | modifica wikitesto]

L' Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche è un'azienda sanitaria pubblica che opera nell'ambito del servizio sanitario nazionale, garantendo al sistema veterinario delle Regioni Umbria e Marche le prestazioni e la collaborazione tecnico-scientifica necessarie per l'espletamento delle funzioni in materia di igiene e sanità pubblica veterinaria. Con due distinti Decreti del Ministro della Sanità, entrambi del 1995, l'Istituto ha avuto il riconoscimento di Centro di Referenza Nazionale per la Leucosi Bovina Enzootica e per lo studio e la diagnosi delle Pesti Suine. Di recente, con Decreto del Ministro della Salute del 23 febbraio 2006, i due Centri hanno assunto le nuove denominazioni di "Centro di referenza nazionale per lo studio dei retrovirus correlati alle patologie infettive dei ruminanti" e di "Centro di referenza nazionale per lo studio delle malattie da pestivirus e da asfivirus". Nel campo dell'igiene degli alimenti, costituisce un importante punto di riferimento e di supporto tecnico-scientifico per le strutture, pubbliche e private, che si occupano di controllo, ma anche di autocontrollo, finalizzando il suo intervento alla tutela igienico-sanitaria delle produzioni ed allo sviluppo del sistema produttivo agro-alimentare regionale e nazionale. Compito dell'Istituto, inoltre, è svolgere attività di ricerca, sia collegata alle tradizionali attività diagnostiche che nel campo dell'igiene degli alimenti e delle produzioni zootecniche, ed intrattenere rapporti di collaborazione tecnico-scientifica con istituzioni di ricerca nazionali ed internazionali. L' Istituto è autorizzato dal Ministero alla Sanità alla produzione, commercializzazione e distribuzione di vaccini e presidi diagnostici occorrenti per la lotta contro le malattie infettive e per le attività di sanità pubblica veterinaria. L' Istituto è anche in condizione di svolgere un importante ruolo professionale e scientifico in settori d'interesse emergente, quali la difesa dell'ambiente, la tutela faunistica, il monitoraggio degli ecosistemi terrestri e marini, la contaminazione ambientale ed il benessere animale. Di notevole rilievo è il compito, di recente affidato all'Istituto dalla Regione Umbria con il Piano Sanitario 1999-2001, di realizzare un sistema informatizzato in rete, che lo colleghi alle Sezioni provinciali, alla Regione ed alle Aziende Sanitarie Locali e che rappresenta la base infrastrutturale per la costituzione dell' Osservatorio Epidemiologico Veterinario (O.E.V.). Quest'ultimo, che opererà in raccordo con l'Osservatorio Epidemiologico Regionale dell'Umbria ed in stretto collegamento con i servizi veterinari della Regione e delle Aziende Sanitarie Locali, se correttamente alimentato con i flussi dei dati occorrenti, potrà diventare un utile strumento per garantire l'apporto delle informazioni necessarie per l'attività programmatoria della Regione.

Centri di Referenza nazionali[modifica | modifica wikitesto]

I Centri di Referenza Nazionale (CdRN), localizzati presso gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, rappresentano uno strumento operativo di elevata e provata competenza, nei settori della sanità animale, dell’igiene degli alimenti e dell’igiene zootecnica. Le loro funzioni, in base all’art.2 del D. M. 4 ottobre 1999, sono finalizzate, tra l’altro, a: confermare, ove previsto, la diagnosi effettuata da altri laboratori; attuare la standardizzazione delle metodiche di analisi; avviare idonei “ring test” tra gli II.ZZ.SS.; utilizzare e diffondere i metodi ufficiali di analisi; predisporre piani d’intervento; collaborare con altri centri di referenza comunitari o di paesi terzi; fornire, al Ministero della Salute, assistenza e informazioni specialistiche. I Centri di referenza nazionali sono veri e propri centri di eccellenza per l’intero sistema sanitario nazionale e per le Organizzazioni Internazionali con le quali collaborano. I CdRN, infatti, attuano attraverso diverse forme di collaborazione, programmi di cooperazione per favorire lo sviluppo di competenze scientifiche avanzate in quei Paesi che desiderano compiere concreti sforzi in termini di crescita ed innovazione.Tutti i Paesi in via di sviluppo trovano nei Centri di Referenza Nazionale una straordinaria fonte di conoscenza alla quale attingere per il miglioramento della gestione manageriale e tecnico-scientifica delle proprie strutture veterinarie. I CdRN sono punto di riferimento delle Organizzazioni Internazionali, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale e l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Tali Organizzazioni chiedono, infatti, ai Centri di Referenza di mettere a disposizione le tecnologie, i servizi, i prodotti diagnostici e profilattici, e la formazione per sostenere la crescita dei Paesi membri.

CENTRO DI REFERENZA NAZIONALE PER LO STUDIO DELLE MALATTIE DA PESTIVIRUS E DA ASFIVIRUS (CEREP)[modifica | modifica wikitesto]

Il CEREP nasce ufficialmente con il D.M. 12 agosto 1995, in cui il Ministero della Sanità riconosce come Centro di Referenza Nazionale, il centro per lo studio e la diagnosi delle pesti suine presso l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche. Con Decreto 23 febbraio 2006, le competenze del Centro vengono estese ai Pestivirus dei ruminanti includendo così la Diarrea Virale del Bovino (BVD) e la Border Disease (BD) degli ovini. Le principali competenze attribuite al Centro sono:

  • coordinare l'applicazione nei laboratori nazionali delle tecniche standard e dei metodi di diagnosi, d'intesa con l'Istituto superiore di sanità;
  • fornire ai laboratori nazionali tutte le indicazioni per il prelievo, il confezionamento e l'invio dei campioni al centro di referenza stesso;
  • fornire ai laboratori nazionali le indicazioni e i protocolli operativi necessari per l'esecuzione degli esami diagnostici su campioni prelevati da animali delle specie sensibili ai virus pestosi;
  • conservare gli antigeni standard e i sieri di riferimento, correlati con quelli dei centri di referenza dell'Unione europea, in condizioni di sicurezza e tali da assicurarne l'efficacia;
  • provvedere alla differenziazione ed alla conservazione in apposita collezione di ciascuno stipite virale isolato dal materiale ricevuto dai vari istituti zooprofilattici sperimentali, da istituti universitari e da altri istituti di ricerca;
  • proporre e coordinare le ricerche, d'intesa con il Ministero della sanità, in collegamento con il centro di referenza della Comunità europea, finalizzate all'individuazione di nuovi metodi diagnostici;
  • stabilire rapporti di collaborazione con l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna per quanto riguarda le problematiche inerenti la peste suina africana; stabilire rapporti di collaborazione con il centro di referenza dell'Unione europea e con i laboratori di referenza presso gli organismi internazionali, al fine di garantire una costante uniformità di funzionamento e di provvedere ad un interscambio di materiali e tecnologie utili all'aggiornamento costante delle metodologie di laboratorio;
  • effettuare corsi di aggiornamento sulle metodiche di analisi e di diagnosi previsti dai protocolli ufficiali; provvedere all'allestimento ed alla conservazione di antigeni per la preparazione del vaccino contro la peste suina classica;
  • provvedere alla trasformazione dell'antigene in vaccino da utilizzare in situazioni di emergenza su preventiva autorizzazione del Ministero della sanità; fornire il supporto tecnico, in fase di attuazione dei piani comunitari o nazionali di lotta contro le pesti suine.

CENTRO DI REFERENZA NAZIONALE PER LO STUDIO DEI RETROVIRUS CORRELATI ALLE PATOLOGIE INFETTIVE DEI RUMINANTI (CEREL)[modifica | modifica wikitesto]

Il Centro di Referenza Nazionale per lo studio dei retrovirus correlati alle patologie infettive dei ruminanti è una struttura avanzata che opera in conformità alle norme europee UNI EN17025 e svolge attività specialistiche nel settore della diagnosi, del controllo e della ricerca.

Cosa fa il CEREL:

  • Conferma le diagnosi effettuate da altri laboratori.
  • Promuove i Ring Test fra Istituti. Produce reagenti diagnostici secondo la normativa vigente.
  • Fornisce ai laboratori nazionali le indicazioni ed i protocolli operativi necessari per l'esecuzione degli esami diagnostici. Propone e coordina ricerche.
  • Predispone relazioni annuali sulla situazione epidemiologica della Leucosi Bovina Enzootica in Italia.
  • Assicura il collegamento con il Laboratorio di Referenza della UE

Centri di Referenza per Molluschi Bivalvi Vivi[modifica | modifica wikitesto]

(non hanno scritto niente)

CENTRO DI REFERENZA NAZIONALE PER LA RINOTRACHEITE INFETTIVA DEL BOVINO (IBR)[modifica | modifica wikitesto]

Il Centro di Referenza è stato istituito con Decreto del Ministero della Salute in data 28 Giugno 2016 (G.U. Serie Generale n. 226 del 27/09/2016), al fine di ottenere dei risultati armonizzati inerenti all’IBR su base nazionale tra Ministero della Salute, Istituti Zooprofilattici Sperimentali, Amministrazioni, Centri ed Associazione del settore. Il Centro è ubicato presso la sede centrale di Perugia dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche.

I principali compiti del Centro sono:

1) confermare, ove previsto, la diagnosi effettuata da altri laboratori;

2) attuare la standardizzazione delle metodiche di analisi;

3) avviare, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, idonei “ring test” tra Istituti;

4) produrre, rifornirsi, detenere e distribuire agli Istituti Zooprofilattici Sperimentali o agli altri Enti di ricerca i reagenti di referenza, quali antigeni, anticorpi e antisieri;

5) utilizzare e diffondere i metodi ufficiali di analisi;

6) organizzare corsi di formazione nell’ambito delle proprie competenze per il personale del Servizio Sanitario Nazionale e di altri operatori di Enti competenti;

7) fornire agli altri Istituti Zooprofilattici Sperimentali e agli altri Enti di ricerca le informazioni relative alle novità nel settore specialistico;

8) predisporre piani di intervento;

9) collaborare con altri Centri di Referenza comunitari o di Paesi terzi;

10) fornire assistenza tecnico-scientifica al Ministero della Salute per l’elaborazione di piani di controllo, sorveglianza e monitoraggio;

11) realizzare un sistema strutturato e permanente di referenti all’interno dei singoli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, ai fini del coordinamento delle attività che saranno poste in essere sul territorio nazionale;

12) promuove l’attività di ricerca nel settore di competenza;

13) mettere in atto ogni altra utile attività attinente alle proprie competenze, ivi compresa la collaborazione e il coordinamento con altre amministrazioni, Centri e Associazioni del settore.

CIRCUITI INTERLABORATORIO[modifica | modifica wikitesto]

I Centri di Referenza Nazionale (CdRN), localizzati presso gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, rappresentano uno strumento operativo di elevata e provata competenza, nei settori della sanità animale, dell’igiene degli alimenti e dell’igiene zootecnica. Le loro funzioni, in base all’art.2 del D. M. 4 ottobre 1999, sono finalizzate, tra l’altro, a:

  • confermare, ove previsto, la diagnosi effettuata da altri laboratori;
  • attuare la standardizzazione delle metodiche di analisi;
  • avviare idonei “ring test” tra gli II.ZZ.SS.;
  • utilizzare e diffondere i metodi ufficiali di analisi;
  • predisporre piani d’intervento;
  • collaborare con altri centri di referenza comunitari o di Paesi terzi;
  • fornire, al Ministero della Salute, assistenza e informazioni specialistiche.

I Centri di referenza nazionali sono veri e propri centri di eccellenza per l’intero sistema sanitario nazionale e per le Organizzazioni Internazionali con le quali collaborano. Secondo la norma ISO/IEC 17025 i circuiti interlaboratorio possono essere utilizzate per:

  • Documentare la riferibilità delle misure;
  • Validare i metodi di prova;
  • Valutare la competenza tecnica dei laboratori

Inoltre in mancanza di altre fonti di riferibilità, il laboratorio può darne dimostrazione fornendo evidenza della partecipazione con esito positivo a circuiti interlaboratorio.

Centri di Riferimento per gli Enterobatteri Patogeni[modifica | modifica wikitesto]

(niente)

Centro di Riferimento biregionale sorveglianza Entomologica delle malattie da VEttore (CREVE)[modifica | modifica wikitesto]

(chiedere a Elisa Antognini)

OSSERVATORIO EPIDEMIOLOGICO VETERINARIO[modifica | modifica wikitesto]

LA REGIONE UMBRIA[modifica | modifica wikitesto]

L’Umbria si estende per 8.456 km2 e ha una popolazione di 891.181 abitanti (ISTAT – Aggiornamento 31 dicembre 2015); è quindi una regione piccola quanto a superficie e con una densità inferiore a quella nazionale: 105 abitanti per km2 contro 201. Il territorio, prevalentemente collinare-montuoso, offre una grande varietà di caratteri morfologici e paesaggistici e il susseguirsi di vallate, catene montuose, altipiani e pianure, più o meno estese, che attraversano la regione da ovest a est, costituiscono la caratteristica geografica dominante. La non raggiunta stabilità tettonica e la giovane età geologica motivano l'elevata sismicità della regione, nonché lo scenario alpestre; le cime, tuttavia, non sono molto elevate (mediamente intorno ai 1.300 metri s.l.m.), ampie e coperte da pascoli sovrastanti estese superfici boschive. Gli insediamenti industriali più importanti sono quelli siderurgici-metalmeccanico-chimici concentrati nell'area di Terni e di Narni, sviluppatisi alla fine degli anni del 1800. L'industria alimentare, con circa 1.200 aziende, costituisce un punto di forza dell'economia regionale. Oltre che il vino (nell'area del Trasimeno) è da segnalare l'olio di oliva nello spoletino, con la presenza di industrie di commercializzazione e trasformazione con mercato a livello nazionale e internazionale. Grande rilevanza nell'economia hanno anche l'industria dolciaria (punta di diamante la Perugina-Nestlè a Perugia). Anche l'agricoltura occupa un posto di rilievo nell'economia e nella società umbra. Le colture principali sono la vite, l'olio, il frumento e il tabacco, tra le fonti principali di reddito, va annoverato anche il tartufo nero (Norcia e Spoleto), della cui produzione l'Umbria si colloca ai primissimi posti in Italia. La vitivinicoltura, sia per la qualità che per la quantità, è conosciuta ed apprezzata a livello internazionale. Il turismo rappresenta un comparto economico molto solido, ma con ulteriori possibilità di sviluppo. Circa due milioni di turisti l'anno, di cui circa mezzo milione provenienti dall'estero, si riversano in Umbria accolti da una ricettività più che soddisfacente. Il ventaglio dell'offerta turistica è ampio e diversificato: al richiamo religioso-storico-artistico, si è affiancato quello culturale, congressuale, ambientale, agrituristico.

LA REGIONE MARCHE[modifica | modifica wikitesto]

Le Marche si estendono per 9.693 kmq e ha una popolazione di 1.542.156 abitanti (15° Censimento 9 ottobre 2011); sono quindi una regione medio-piccola quanto a superficie e con una densità inferiore a quella nazionale: 159 abitanti per kmq contro i 201 nazionali. Il comune marchigiano più grande, in termini di numero di residenti, risulta Ancona con 100.768 individui, mentre quello più piccolo risulta Acquacanina con 123 residenti. La regione si divide in 239 comuni e 5 provincie. Al 9 ottobre 2011 sono state rilevate nelle Marche 739.561 abitazioni, di cui 610.490 occupate da persone residenti, con l'indice di occupazione dell'82,5%. Il territorio regionale è costituito per la maggior parte da un paesaggio collinare (53%) con un’altitudine media di 500 m di quota, per un 36% da zone montuose, mentre le pianure occupano solamente l’11% del territorio. Il sistema regionale dei parchi e delle riserve naturali copre una superficie complessiva di circa 89.557.32 ha, pari al 9,56% del territorio marchigiano e suddiviso in 12 aree. L’ambiente naturale, è stato quasi ovunque trasformato dalle coltivazioni e dai pascoli; la costa è caratterizzata da un alternarsi di spiagge di ghiaia, ciottoli, sabbia e scogli. Le numerose bandiere blu sono indice dell'ottima qualità delle acque marine di questa zona: famosa è la zona del Conero di Ancona non solo per le spiagge, ma anche per la presenza del tipico “mosciolo di Portonovo” mitili che crescono naturalmente sulla scogliera e diventati il prodotto caratteristico di questa zona. I principali impianti industriali, tutti situati sulla costa, sono i cantieri navali di Ancona e San Benedetto del Tronto, le raffinerie di petrolio di Falconara Marittima e gli impianti chimici di Ancona e Civitanova. Le piccole aziende invece sono sparse un po’ in tutto il territorio con impianti calzaturieri, tessili, mobilifici e di macchinari. La produzione di calzature ha una rilevanza a livello nazionale. Il porto di Ancona è inserito fra i 18 scali di interesse nazionale ed è considerato fra quelli di maggiore interesse europeo. Nel porto di Ancona, nel corso del 2011, sono state movimentate complessivamente 8.413.028 tonnellate di merci con un  transito di 4.895 navi. L’attività della pesca è nelle Marche di notevole rilevanza economica: il porto di Ancona risulta tra i primi porti pescherecci dell’Adriatico con personale imbarcato che si aggira sulle 800 unità. Altri compartimenti marittimi di elevata importanza sono quelli di San Benedetto della Tronto e di Pesaro. Ad Ancona esiste un mercato ittico tra i più moderni d’Europa, numerosi magazzini per il deposito delle attrezzature, strutture per le riparazioni, altre per la produzione del ghiaccio e per la fornitura di provviste di bordo, combustibili, etc.


CENTRO REGIONALE DI FARMACOVIGILANZA VETERINARIA[modifica | modifica wikitesto]

La Farmacovigilanza è l’insieme delle attività di verifica volte a monitorare, valutare e migliorare la SICUREZZA e l’EFFICACIA del medicinale veterinario, dopo autorizzazione all’immissione in commercio, durante l’impiego nella pratica clinica, o più semplicemente serve a verificare l’attendibilità di tutti i risultati ottenuti nelle sperimentazioni precedenti l’autorizzazione all’immissione in commercio (Fase IV della sperimentazione). Con Deliberazione della Giunta Regionale 26 novembre 2012, n. 1500, la Regione Umbria ha istituito il Centro Regionale di Farmacovigilanza Veterinaria, collocato funzionalmente presso l'Istituto Zooprofilatico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche che opera in collaborazione con la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Perugia. Il Centro collabora in ambito nazionale e internazionale alla costituzione di un sistema integrato di raccolta, trasmissione e valutazione di dati concernenti le reazioni avverse del farmaco veterinario, mediante la raccolta e l’analisi delle segnalazioni spontanee di sospetta reazione avversa o di diminuita efficacia dei medicinali ad uso veterinario.

Così facendo garantisce:

• l’uso sicuro dei medicinali veterinari negli animali;

• la sicurezza degli alimenti di origine animale;

• la sicurezza per l’uomo che viene a contatto con i medicinali veterinari;

• la sicurezza per l’ambiente.

Il Centro Regionale di Farmacovigilanza Veterinaria affianca all’attività di raccolta e analisi delle segnalazioni pervenute, quella di ricerca su problematiche inerenti l’utilizzo dei farmaci in Medicina Veterinaria, sia per animali di interesse zootecnico che per i piccoli animali ed inoltre concorre all’informazione dei Medici Veterinari e dei Farmacisti attraverso eventi mirati e la diffusione di materiale informativo.

COMPITI:

• Informazione su tematiche inerenti all’uso del farmaco veterinario

• Formazione sul sistema nazionale e europeo di Farmacovigilanza veterinaria

• Gestione delle segnalazioni di sospetta reazione avversa mediante la raccolta delle segnalazioni spontanee, l’analisi, la valutazione di casualità con sistema ABON, l’emissione di feedback al segnalatore e l’invio della scheda al Ministero della Salute

• Attività di ricerca su progetti finalizzati e connessi a tematiche di Farmacovigilanza

IL SISTEMA DI GESTIONE DELLA QUALITÀ[modifica | modifica wikitesto]

La dichiarazione della Politica per la Qualità contiene gli obiettivi ed indirizzi generali di una organizzazione per quanto riguarda la Qualità, espressa in modo formale dalla Direzione Generale. Il Sistema di Gestione della Qualità è costituito dall'insieme delle attività di gestione aziendale che determinano la Politica per la Qualità, gli obiettivi e le responsabilità e li traducono in pratica nell'ambito del Sistema Qualità, con mezzi quali:

  • la pianificazione della Qualità;
  • il controllo della Qualità;
  • l'assicurazione della Qualità;
  • il miglioramento della Qualità.

La Gestione per la Qualità è responsabilità di tutti i livelli Direttivi ivi compresa la Direzione Generale. La sua attuazione coinvolge tutti i membri dell'organizzazione. Per la sua implementazione è stata seguita la metodologia nota come PDCA "Plan - Do - Check - Act" (Pianificare, attuare, verificare, agire). Il sistema per l'Assicurazione della Qualità è stato sviluppato in modo da consentire le seguenti fasi operative:

  • Descrivere (scrivere e definire le azioni da eseguire);
  • Fare (eseguire ciò che è stato stabilito);
  • Verificare (valutare che quanto definito sia stato correttamente attuato);
  • Dimostrare (conservare traccia scritta o registrata di quanto è stato realizzato e dei relativi controlli).

Il Sistema Qualità è costituito dai seguenti elementi occorrenti per dare attuazione alla Politica per la Qualità e per seguire gli obiettivi fissati attraverso la Gestione per la Qualità:

  • Struttura organizzativa;
  • Risorse;
  • Processi e Procedure.


SISTEMA BIOSICUREZZA[modifica | modifica wikitesto]

La “politica” dei sistemi produttivi ha subito, negli anni più recenti, un accentuato processo di modernizzazione dovuto sia alla necessità di rispondere alle esigenze di un mercato globale sia alla ricerca di protocolli capaci di garantire la qualità del prodotto coniugandola con l’ottimizzazione dei tempi e delle risorse. Non si sottrae a questa logica il “processo produttivo sanitario” che, visto nell’ottica di una qualunque azienda moderna, è chiamato ad offrire un servizio ed un prodotto di qualità assicurando allo stesso tempo altri parametri ritenuti ormai ineludibili. Uno di questi è senz’altro quello legato alla sicurezza del lavoratore e dell’ambiente, diventato un must sempre più attuale, regolamentato da una normativa corposa sia a livello nazionale che internazionale. In ambito sanitario, la sicurezza non è relativa soltanto alla salvaguardia dell’integrità psico-fisica del lavoratore ma anche alla messa in atto di tecnologie e metodologie operative capaci di ostacolare, o ridurre, il rischio di diffusione di agenti biologici e tossine pericolosi per l’uomo, gli animali o l’ambiente. Per tale ragione negli ultimi decenni numerosi paesi del mondo hanno definito criteri di base di Biosicurezza, sviluppando manuali operativi in cui sono riportati i concetti fondamentali per la manipolazione di microrganismi patogeni/tossine senza rinunciare al loro utilizzo per scopi epidemiologici, clinici o di ricerca. Alla base della Biosicurezza c’è la valutazione del rischio che tiene conto della classe di rischio dell’agente patogeno ma anche delle attività da svolgere, delle strutture, delle attrezzature, delle pratiche operative e delle procedure necessarie a lavorare in sicurezza. La Direzione di questo Istituto ritiene che, per le attività operative che sono svolte dal Centro di Referenza delle Pesti suine, sia necessaria una gestione efficace ed efficiente della Biosicurezza dell’area di contenimento BSL3 (Biosafety Level 3) ove i virus di tali patologie sono manipolati e lavorati. L’obiettivo è quello di ridurre al minimo, o comunque ad un livello ritenuto accettabile, il rischio di rilascio accidentale o intenzionale di tali agenti biologici mediante un’accurata valutazione del rischio e la messa in atto di misure di controllo adeguate. A tale scopo questa Direzione si impegna a definire in un apposito documento (Manuale della Biosicurezza) le politiche da adottare al fine di garantire adeguati livelli di biosicurezza, si impegna altresì a rispettare tutti i requisiti di legge applicabili agli agenti patogeni manipolati. Sarà cura della stessa Direzione facilitare tutte le attività necessarie a:

- Fornire adeguate risorse per sviluppare e mantenere un idoneo sistema di gestione della biosicurezza

- Garantire la protezione del personale interno, dei visitatori, della collettività e dell’ambiente dagli agenti biologici

- Informare del rischio tutti i dipendenti e le parti interessate comunicando loro gli obblighi individuali attinenti alla materia

- Garantire un idoneo livello di sicurezza per la gestione delle informazioni riservate


- Perseguire il costante miglioramento del sistema di gestione della biosicurezza mediante il riesame periodico della politica intrapresa.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ministero dell’Interno; Notiziario dell’Amministrazione Sanitaria del Regno - Pubblicazione periodica della Direzione Generale della Sanità Pubblica - Indice generale. Anno III – 1940 – XVIII-XIX, Anno IV – n. 1 – gennaio-aprile 1941 – XIX; Pag. 645, 719-726; Ist. Poligrafico dello Stato, Roma, 1941
  • Commissariato per l’Igiene e la Sanità pubblica; Notiziario dell’amministrazione sanitaria. Indici del volume VII – anno 1946; pagine 194-195; Tipografia regionale, Roma, 1946
  • Estratto dal bollettino n. 6 (giugno 1947) della Camera di Commercio della Provincia di Perugia; Per la difesa e l’incremento della produzione zootecnica - La Stazione Sperimentale Zooprofilattica dell’Umbria (la sua organizzazione, i suoi scopi); 4 p.; Soc. Poligrafica Salvati, Foligno, 1947
  • [sotto gli auspici] Alto commissariato per l’igiene e la sanità pubblica; Gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali e l’Istituto Sperimentale Italiano “Lazzaro Spallanzani” - Rassegna delle attività; XIII, 375 p., foto, cartine e tabelle; Stab. Grafico f.lli Lega, Faenza, 1954
  • Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche; L’Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche - Estratto dal volume “Gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali” edito sotto  gli auspici dell’Alto Commissariato per l’Igiene e la Sanità Pubblica; pagine 275-310; Stab. Grafico f.lli Lega, Faenza, [1955]
  • Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche; Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche - Estratto dal bollettino mensile della Camera di commercio, industria e agricoltura di Perugia – n. 4, aprile 1957; 8 p.; Arti grafiche Panetto & Petrelli, Spoleto, 1957
  • Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche; A che punto è la legge su l’ordinamento degli Istituti Zooprofilattici - Estratto da “Il Progresso Veterinario”, anno 1958; 14 p.; Tip. Emilio Bono, Torino, 1959
  • Camera di commercio industria ed agricoltura di Perugia, Prof. Togo Rosati; L’Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche - Rassegna delle attività dalla fondazione; 104 p.; Grafica Perugia, Perugia, 1961
  • Renzo Coppi; Regolamento per il servizio veterinario comunale - (aggiornato col D.L. 11 febbraio 1961, n. 264 e con la legge 30 aprile 1962, n. 283); 74 p.; C.E.D.E.L., Morciano di Romagna, 1962
  • Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche; Regolamento; 17 p.; [s.n.], [s.l.], 1965
  • Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche; Ulteriore sviluppo dell’ Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche - Estratto dal bollettino mensile della Camera di commercio industria ed agricoltura di Perugia – n. 6, giugno 1966; 8 p.; Arti grafiche Panetto & Petrelli, Spoleto, 1966
  • Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche; Relazione programmatica sulla identificazione della sede - Istituzione di una sezione dell’Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche con sede nella città di Fano per operare nel campo delle Ittiopatologie, qualità del pescato in rapporto alla salute pubblica e all’inquinamento marino. Istituzione presso la sezione zooprofilattica di un Centro nazione ed internazionale sulle problematiche legate alla “Gestione della Risorsa Mare”; 22 p., cartine, planimetrie e tabelle; C.U.P. , Roma, 1990
  • Le attività di ricerca nel mare Adriatico dell’Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche; Suppl. al n. 112 di Ambiente Risorse Salute, giugno 1991; Atti del convegno sui problemi dell’Adriatico tenutosi a Urbino il 20 novembre 1990; 32 p.; Issn 0393-0521; Soc. Coop. Tipografica, Padova, 1991
  • Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche; La rete zooprofilattica umbro-marchigiana a difesa: del patrimonio zootecnico, della salute dell’uomo, dell’ambiente; 31 p.; Grafiche Benucci, Perugia, 1992
  • Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche, a cura di Guido Petracca, Gabriella Franciosini; Carta dei servizi; 71 p., 250 tabelle; Studio Fabbri, Perugia 2002
  • Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche; Statuto dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche “Togo Rosati”; 11 p.; Anno 2017; http://www.izsum.it/files/Download/8/-1/STATUTO%20IZSUM_2017-SIGNED-SIGNED%20(1).PDF

Normativa di riferimento:[modifica | modifica wikitesto]

Decreto del presidente della Repubblica 29 novembre 1956, n. 1657, in materia di "Riconoscimento della personalita' giuridica dell'istituto zooprofilattico sperimentale dell'Umbria e delle Marche, con sede in Perugia"

Decreto ministeriale 30 marzo 1963, n. , in materia di "Autorizzazione ai Laboratori della sede centrale e delle Sezioni provinciali dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche ad effettuare esami microbiologici dei prodotti di origine animale, ai sensi della Legge 30 aprile 1962, n. 283"

Legge 23 giugno 1970, n. 503, in materia di "Ordinamento degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali"

Legge 11 marzo 1974, n. 101, in materia di "Modifica della legge 23 giugno 1970, n. 503, sull’ordinamento degli istituti zooprofilattici sperimentali"

Legge 23 dicembre 1975, n. 745, in materia di "Trasferimento di funzioni statali alle regioni e norme di principio per la ristrutturazione regionalizzata degli istituti zooprofilattici sperimentali"

Legge 7 marzo 1985, n. 97, in materia di "Trattamento normativo del personale degli istituti zooprofilattici sperimentali"

Decreto del presidente della Repubblica 8 luglio 1986, n. 662, in materia di "Equiparazione delle qualifiche del personale degli istituti zooprofilattici sperimentali a quelle del personale del Servizio sanitario nazionale, ai sensi dell’art. 2 della legge 7 marzo 1985, n. 97"

Legge 23 ottobre 1992, n. 421, in materia di "Delega al Governo per la razionalizzazione e la revisione delle discipline in materia di sanita', di pubblico impiego, di previdenza e di finanza territoriale"

Decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, in materia di "Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell'articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421"

Decreto legislativo 30 giugno 1993, n. 270, in materia di "Riordinamento degli istituti zooprofilattici sperimentali, a norma dell'art. 1, comma 1, lettera h), della legge 23 ottobre 1992, n. 421"

Decreto ministeriale 16 febbraio 1994, n. 190, in materia di "Regolamento recante norme per il riordino degli istituti zooprofilattici sperimentali, in attuazione dell'art. 1, comma 5, del decreto legislativo 30 giugno 1993, n. 270"

Decreto ministeriale 1 agosto 1995, n. , in materia di "Riconoscimento dell'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Umbria e delle Marche, in Perugia, quale centro di referenza nazionale per la leucosi bovina enzootica"

19 febbraio 1997, n. 5, in materia di "Norme per la organizzazione e la gestione dell'Istitutozooprofilattico sperimentale dell'Umbria e delle Marche"

Decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, in materia di "Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59"

Decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229, in materia di "Norme per la razionalizzazione del Servizio sanitario nazionale, a norma dell'articolo 1 della legge 30 novembre 1998, n. 419"

1 settembre 1999, n. 25, in materia di "Modificazioni ed integrazioni della L.R. 19 febbraio 1997, n. 5 - Norme per l'organizzazione e la gestione dell'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Umbria e delle Marche"

Decreto legislativo 28 giugno 2012, n. 106, in materia di "Riorganizzazione degli enti vigilati dal Ministero della salute, a norma dell'articolo 2 della legge 4 novembre 2010, n. 183"

20 novembre 2013, n. 28, in materia di "Ratifica dell'accordo tra la Regione Umbria e la Regione Marche concernente il riordino dell'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Umbria e delle Marche"

25 novembre 2013, n. 40, in materia di "Approvazione dell'intesa tra la Regione Umbria e la Regione Marche concernente il riordino dell'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Umbria e delle Marche"

Direttori[modifica | modifica wikitesto]

prof. Togo Rosati

.....................

prof. Armando Morozzi

prof. Tersilio Frescura

prof. Alfredo Begliomini

dott. Guido Petracca

dott. Silvano Severini


compie 80 anni izs evento il 29/10/2016


Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]