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Lega italiana protezione uccelli
AbbreviazioneLipu
TipoEnte del terzo settore (ETS) ed Organizzazione di volontariato (ODV)
Affiliazione internazionaleBirdLife International
Fondazione13 novembre 1965
FondatoreGiorgio Punzo
ScopoProtezione degli uccelli e conservazione della natura
Sede centraleBandiera dell'Italia Parma
Area di azioneItalia, Europa
PresidenteBandiera dell'Italia Aldo Marco Verner
DirettoreDanilo Selvaggi
Lingua ufficialeItaliana
Membri27 538[1] (2021)
Impiegati74[1] (2021)
Volontari1 515[1] (2021)

La Lega italiana protezione uccelli, meglio nota attraverso l'acronimo Lipu[2] riportato anche nella forma Lipu-BirdLife Italia, è un'associazione ambientalista italiana concentrata sulla conservazione della biodiversità, sull'educazione ambientale e sulla promozione della cultura ecologica.

Fondata nel 1965 la Lipu è tra le più antiche ed importanti associazioni ambientaliste italiane ancora in attività. Giuridicamente è un'organizzazione di volontariato, ente morale, ente in grado di svolgere ricerca scientifica ed ente del terzo settore; inoltre è stata riconosciuta come associazione ambientalista nazionale dal Ministero dell'ambiente. L'associazione è l'unico partner italiano di BirdLife International[3][4] ed è membro inoltre dell'Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN).

La Lipu gestisce sul territorio nazionale 26 oasi e 11 centri recupero per la fauna selvatica;[5] questi ultimi accudiscono complessivamente oltre 20 000 animali all'anno.[6] L'associazione dispone anche di un servizio di guardie venatorie volontarie per contrastare il bracconaggio.[7]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La fondazione e i primi anni[modifica | modifica wikitesto]

L'associazione nacque come Lega Nazionale Contro la Distruzione degli Uccelli (LENACDU) a Roma il 13 novembre 1965: in quel giorno il filosofo e naturalista Giorgio Punzo si riunì al Giardino zoologico di Roma con Marta Fabris, Michele Camperchioli, Ermanno Bronzini (direttore del giardino zoologico) e Vittorio Menassé sancendo la nascita della Lega con lo scopo di contrastare il bracconaggio e la distruzione degli habitat naturali dell'avifauna La decisione di fondare un'associazione per contrastare la caccia fu presa di getto da Punzo quando nella primavera del 1965, mentre era intento a leggere su un giornale la notizia della riapertura della stagione venatoria (in periodo di migrazione per un gran numero di specie di uccelli), un passero solitario gli si posò accanto;[8] in quel momento Punzo promise che si sarebbe battuto contro quello che lui stesso definì "uno scempio".[9]

All'indomani di questa riunione Punzo prese iniziative per coinvolgere nuovi soci, partecipando tra gli altri al congresso dell'Unione zoologica italiana, presieduta da Alessandro Ghigi, tenutosi a Pisa; in quest'occasione Punzo espose le "malefatte italiane" contro gli uccelli selvatici e ottenne il supporto di molti dei presenti, tra cui Longino Contoli e lo stesso Ghigi, che stilò una lista di nominativi di persone interessate a coalizzarsi in un'associazione per la difesa degli animali selvatici. Forte di questo supporto a Roma il 22 aprile 1966 fu redatto presso un notaio l'atto formale di istituzione e il primo statuto della Lega alla presenza di Marta Fabris, dei suoi genitori Valeria Pinci e Leonida Fabris, e di Michele Camperchioli; la prima sede fu posta proprio a Roma, in zona Balduina, in via Ugo de Carolis, 61, presso la casa di Marta e Michele. Nel consiglio direttivo siedono Punzo, con la carica di presidente/consigliere delegato, Contoli, con la carica di segretario, Robin Chanter, del British Institute of Florence col ruolo di tesoriere e poi di segretario, e Marta Fabris, referente delle relazioni istituzionali in quanto assistente del deputato Salvatore Valitutti, mentre Ermanno Bronzini divenne il primo presidente onorario. Già dal 1966 iniziò la pubblicazione di una rivista bimestrale denominata Pro avibus, Bimestrale antivenatorio, con redazione a Napoli presso l'abitazione di Punzo.

Tra i primi compiti della Lega vi furono quindi il reclutamento di nuovi soci ma anche la divulgazione scientifica per contrastare la pratica della caccia, che in Italia era ampiamente diffusa, con oltre 2 milioni di cacciatori, e pur essendo regolamentata garantiva ampie libertà ai cacciatori; l'associazione stimò che venissero abbattuti oltre 150 milioni di uccelli l'anno. Le associazioni ambientaliste italiane storiche dell'epoca inoltre, tra cui Italia Nostra, ENPA, Pro Montibus e Pro Natura, non erano ancora state in grado di unificare a pieno gli obiettivi scientifici di tutela ambientale, l'azione politica e la comunicazione di massa, obiettivo che invece la LENACDU pianificava di raggiungere.[9] La prima vittoria fu l'approvazione in Parlamento della legge 2 agosto 1967, n. 799 per riformare il Testo unico delle norme per la protezione della selvaggina e per l'esercizio della caccia del 1939, introducendo alcune nuove limitazioni alla caccia tra cui spiccarono l'abolizione della stagione venatoria primaverile e dell'uccellagione (quest'ultima poi reintrodotta nel 1970).[8][10] L'azione della Lega si concretizzò anche nella commissione di un documentario sulla caccia ai piccoli volatili in Italia ad alcuni registi italiani, col supporto indiretto della Rai e dell'emittente radiofonica svedese Sveriges Radio; il documentario fu mandato in onda il 27 marzo 1968 dall'emittente televisiva pubblica svedese Sveriges Television col commento del regista Friedrich Jürgenson e scatenò l'indignazione di numerosi spettatori della televisione svedese che annunciarono l'intenzione di boicottare l'Italia nella scelta delle proprie mete turistiche. La reazione svedese ebbe una discreta eco anche in Italia tanto che il deputato Eliseo Milani presentò un'interrogazione ai ministri di affari esteri, turismo e giustizia chiedendo procedimenti penali contro l'associazione e contro la Rai per il discredito del paese a livello internazionale. Sempre nel 1968 col supporto del Segretario generale del British Institute of Florence Robin Chanter e del tesoriere Ian Greenlees la sede centrale della LENACDU fu poi trasferita a Firenze presso Palazzo Lanfredini, sul lungarno Guicciardini.

La prima sconfitta e il cambiamento[modifica | modifica wikitesto]

Nelle more dell'approvazione del disegno di legge per il ripristino dell'uccellagione, fortemente voluto dal Sottosegretario Arnaldo Colleselli, a cavallo tra il 1969 e il 1970 Punzo tentò una mediazione con gli uccellatori per ottenere alcune limitazioni alla pratica; gli incontri si svolsero tra giugno e luglio 1969 e coinvolsero Augusto Toschi del Laboratorio di biologia della selvaggina, il dottor Tombà del Ministero dell'agricoltura, il senatore Manlio Rossi-Doria e il Sottosegretario Colleselli e si pattuì che la cattura di uccelli vivi sarebbe stata permessa solo con finalità scientifiche per lo studio delle migrazioni e amatoriali per la detenzione in voliera. Il disegno di legge approvato successivamente nel 1970 vedrà tuttavia scomparire quelle limitazioni pattuite e fu questa probabilmente una delle ragioni che spinsero Punzo a lasciare l'associazione, venendo poi seguito anche da Marta Fabris e Michele Camperchioli. La presidenza fu quindi affidata ad Ermanno Rizzardi, delegato del Trentino-Alto Adige, sotto la cui presidenza, e col contributo dello zoologo Longino Contoli e di don Ermenegildo Fusaro, l'azione della Lega iniziò a concentrarsi sulla conservazione di specie di animali e dei loro ecosistemi oltre che sulla concezione di un nuovo rapporto tra uomo e natura.

Nel 1970 nacque il primo logo della LENACDU, un gioco di due colombe come simbolo di natura, pace e incontro. Appena un anno dopo tuttavia si aprì un dibattito per scegliere un nuovo logo e i candidati iniziali erano: il cavaliere d'Italia (già simbolo dell'oasi di Orbetello), il passero solitario (che era stato d'ispirazione a Punzo per la fondazione dell'associazione), il gruccione (scartato poiché già scelto da un'altra associazione ambientalista francese) e l'upupa; la scelta ricadde su quest'ultima soprattutto poiché era una specie che pur venendo reputata "solare, variopinta ed utile al sistema agricolo" godeva della fama di portatrice di sventura ed era pertanto tra gli uccelli più minacciati. Il nuovo logo fu quindi disegnato da Fulco Pratesi, giornalista ed illustratore già fondatore del WWF Italia.[11]

Espansione e lotte contro la caccia[modifica | modifica wikitesto]

È proprio nei primi anni '70 che la LENACDU iniziò a dotarsi delle prime strutture vere e proprie tra cui il Centro di riproduzione dei rapaci, fondato a Roma nel 1971 da Paolo Bertagnolio con l'acquisto di quattro capovaccai etiopi, e il Centro recupero rapaci, fondato a Parma nel 1973 da Francesco Mezzatesta; durante l'assemblea dei soci del 14 gennaio 1973 Rizzardi comunicò che i soci iscritti alla Lega erano almeno 9 000.[12] L'espansione dell'associazione fu tuttavia controbilanciata da una crescente crisi economica con un debito complessivo che nel 1974 aveva sforato i 10 milioni di lire; la grave situazione economica fu tuttavia risolta da Chanter e Greenlees che grazie ai loro contatti internazionali riuscirono ad ottenere contributi economici anche all'estero, soprattutto da Regno Unito e Paesi Bassi.

Nel 1975 la presidenza della LENACDU passò a Pratesi che si impegnò per una maggiore diffusione del bimestrale Pro avibus, spostando la redazione della rivista presso il suo studio nel quartiere Parioli di Roma ed affidandola al giovane Francesco Petretti; contestualmente si scelse di modificare la denominazione dell'associazione che divenne Lega Italiana per la Protezione degli Uccelli (spesso abbreviata in LIPU). Un anno dopo venne inaugurato a Cisterna di Latina il Giardino di Ninfa, col contributo di Lauro Marchetti e Alberto Raponi, mentre nel 1979 vide la luce la prima area naturale gestita direttamente dalla Lega, ossia l'oasi di Crava Morozzo in provincia di Cuneo.

Insieme a WWF, Italia Nostra ed altre associazioni nel 1975 viene portata avanti una raccolta firme per l'abrogazione dell'articolo 842 del Codice civile, che autorizzava il libero ingresso dei cacciatori nei terreni privati, e alla data di chiusura della campagna erano state raccolte circa 430000 firme, non sufficienti per indire il referendum. Si decise dunque di cambiare approccio e Contoli stilò una proposta di legge poi fatta propria dal senatore Sergio Fenoaltea. Un'altra vittoria fu vista nell'approvazione della Legge 27 dicembre 1977, n° 968 che recependo diverse istanze promosse dalla LIPU riformò il settore dell'attività venatoria e della fauna selvatica in generale; pochi anni dopo la Comunità economica europea, grazie anche al contributo della Lega, approvò la direttiva Uccelli, che regola la protezione degli uccelli selvatici attraverso la conservazione dei loro habitat e la riduzione di minacce umane, prevedendo inoltre l'istituzione di zone di protezione speciale (ZPS) col fine di garantire la salvaguardia degli habitat delle specie migratorie.[12][13]

Nel 1978 la storica sede di Firenze fu trasferita a Parma prima presso l'abitazione di Francesco Mezzatesta, divenutone segretario generale[14], in via Montebello, 61 e poi in vicolo San Tiburzio, dove fu trasferita parallelamente anche la redazione di Pro avibus, che nel 1981 fu ridenominata Uccelli.[15]

Le battaglie a cavallo tra gli anni '70 e '80 videro la LIPU impegnata da un lato nel contrasto al bracconaggio e dall'altro nella divulgazione scientifica: nell'estate 1980 ad esempio vi fu un campo in difesa dei nidi di falco della regina sull'isola di San Pietro dai "ladri di uccelli" in collaborazione con la Guardia costiera, che consentì a gran parte della colona di migrare in Madagascar; in Sicilia, insieme ad altre associazioni, ci si batté contro il bracconaggio sullo stretto di Messina, una delle rotte più frequentate dagli uccelli migratori, e nel 1983 la LIPU decise di indire la propria assemblea dei soci proprio a Messina "conquistando" figurativamente il monte Ciccia, ritenuto territorio dei bracconieri. Rilevanti furono anche gli scontri coi bracconieri in Calabria per contrastare la caccia al falco pecchiaiolo, motivata soprattutto da un'usanza locale che legava l'uccisione dell'animale alla fedeltà della moglie, come dimostrò la bomba fatta esplodere di fronte alla sede locale della LIPU a Pellaro. L'associazione nel 1980 fu nuovamente tra le promotrici della raccolta firme per l'abrogazione dell'articolo 842 che nonostante avesse raccolto oltre 800000 firme fu respinta dalla Corte costituzionale, che definì il quesito referendario eccessivamente vago e quindi inammissibile. Contestualmente tra il 1982 e il 1983 la Lega si fa promotrice in Italia della pratica del birdwatching, già diffuso soprattutto in Europa settentrionale, con un'articolata campagna di corsi, pubblicazioni ed escursioni naturalistiche e prosegue l'attività di conservazione attraverso campi di inanellamento, azioni di lobby per far approvare leggi sia sulle riserve naturali che per la protezione delle specie a rischio, o il progetto di reintroduzione della cicogna bianca ma anche attraverso l'apertura di nuove oasi.

Il nome della LIPU si diffuse ampiamente in Italia anche grazie a numerose apparizioni in noti programmi televisivi: la prima è nel 1982 con Mezzatesta ospite di Enzo Tortora a Portobello, insieme ad un gufo comune curato dal Centro di recupero rapaci di Parma a cui seguirono apparizioni anche a Domenica in, Tandem, Sereno variabile e Pro e contro, dove Mezzatesta si confrontò in un dibattito moderato dal giornalista Mario Pastore col presidente di Arci Caccia Enzo Mingozzi mettendo in relazione il peso di una cartuccia calibro 12, pari a 32 grammi, con quello di una peppola, pari a circa 20 grammi. Pastore rimase particolarmente colpito dal confronto e venne poco dopo invitato ad entrare nella LIPU, divenendone storico presidente nel 1985; proprio Pastore partecipò nel 1985 a Pronto, Raffaella?, dove in diretta televisiva iscrisse alla LIPU la conduttrice Raffaella Carrà. Discreto fu il supporto anche dal mondo imprenditoriale ed in particolar modo da parte dell'etichetta discografica britannica Virgin Records, che donò all'associazione parte dei proventi di un 33 giri denominato Virgin ama Natura. Il 6 febbraio 1985, dopo poco meno di vent'anni dalla fondazione dell'associazione, il Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini, attraverso il D.P.R. 6 febbraio 1985, n. 151, riconobbe la personalità giuridica e approvò lo statuto della Lega Italiana Protezione Uccelli.[16]

La via referendaria per l'abolizione dell'articolo 842 fu ritentata una prima volta nel 1986, con la raccolta di 865000 firme nuovamente respinte dalla Consulta, e poi nel 1989 con la raccolta di 800000 firme, grazie anche al supporto di numerose altre associazioni ambientaliste tra cui Amici della Terra, Italia Nostra, WWF Italia, Lega per l'Ambiente, LAC e LAV. I vari quesiti furono riuniti in un unico referendum abrogativo che si tenne il 3 giugno 1990, includendo l'abolizione della caccia e, su iniziativa dei Verdi, anche un quesito sull'utilizzo dei fitofarmaci in agricoltura, e nonostante l'elevatissima percentuale di voti favorevoli all'abolizione della caccia (92,2%), all'abrogazione dell'articolo 842 (92,28%) e sull'utilizzo dei fitofarmaci (93,51%) non fu raggiunto il quorum richiesto;[17][18] il fallimento della campagna referendaria segnò la principale ragione dell'abbandono della Lega da parte di Mezzatesta.[15]

Continuano la crescita e le lotte per la tutela degli animali selvatici[modifica | modifica wikitesto]

Nei primi anni '90 l'attività della LIPU si concentrò sul Parlamento che approvò prima la Legge 6 dicembre 1991, n. 394 sulle aree protette[19] e successivamente la Legge 11 febbraio 1992, n. 157 sulla tutela della fauna selvatica e la disciplina dell'attività venatoria[20], sulla quale lavorarono da un lato i Verdi ma dall'altro anche i cacciatori rappresentati da Arci Caccia e Federcaccia, con la finalità generale di conservare gli habitat e tutelare le specie cacciabili. Poco dopo la Comunità europea, grazie all'apporto dell'International Council for Bird Preservation (ICBP) approvò, il 21 maggio 1992, la Direttiva Habitat, con lo scopo dichiarato di "salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato";[21] affinché si attuino queste norme la direttiva istituì la rete ecologica Natura 2000, costituita da siti mirati alla conservazione di determinati habitat e specie.[12][22][23] Nel 1993 l'ICBP si riorganizzò e assunse la denominazione di BirdLife International, accogliendo la LIPU come suo unico membro italiano, e quest'ultima diede il proprio contributo per la pubblicazione nel 1994 del primo volume di Birds in Europe, una raccolta di dati sulle popolazioni di 195 specie di uccelli in Europa e sui loro habitat comprensivi delle problematiche di conservazione; sempre nel 1994 il Consiglio regionale del Veneto approvò il Piano di area del Delta del Po, redatto dalla LIPU nell'ambito del programma LIFE, per il Parco regionale veneto del Delta del Po[24][25], che rappresenta la più grande zona umida d'Italia.[12]

L'opposizione di una parte consistente del mondo venatorio alla legge 157 trovò sostegno in diverse amministrazioni regionali che promisero un ampio regime di deroghe e la LIPU portò quindi avanti diverse campagne di raccolte firme nella seconda metà del 1992 per proteggere la peppola, il fringuello e la marmotta, raccogliendo oltre 300 000 firme. Nel 1994 la Lega presentò ricorso al Tribunale amministrativo regionale dell'Emilia-Romagna contro una circolare del Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali Adriana Poli Bortone, che interpretava la normativa a favore del regime derogatorio, ottenendone la sospensione. Continuò parimenti l'impegno per eliminare dalla lista delle specie cacciabili altri piccoli uccelli, che portò all'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi nel 1997 per l'esclusione dalla caccia di storni e passeri. Sempre nel 1997 la LIPU promosse insieme ad altri un nuovo referendum abrogativo contro l'842 che vide nuovamente il mancato raggiungimento del quorum.

Nel 1996 con la morte di Pastore gli succede alla presidenza dell'associazione l'etologo Danilo Mainardi, che rimarrà in carica fino al 2002 e poi fino alla sua morte nel 2017 come presidente onorario.[26][27] Sotto la sua presidenza fu lanciata la Campagna Rondini, con l'obiettivo di contrastare la progressiva scomparsa di rondini e promuovere un'agricoltura più sana; nel 1998 questa campagna raggiunge il suo apice con un evento sul Pincio a Roma, dove vengono raggiunte le 100000 firme per chiedere un'agricoltura più sostenibile, risultato raggiunto anche grazie alla partecipazione di numerosi personaggi pubblici dell'epoca tra cui i cantanti Lucio Dalla e Laura Pausini oltre che i conduttori televisivi Marco Columbro, la Gialappa's Band e Licia Colò. Tra le misure proposte per l'attuazione del cambiamento figurano: l'incremento di aree naturali in campagna e gli incentivi all'agricoltura naturale per una riduzione dei pesticidi; la sensibilizzazione dell'opinione pubblica e l'educazione ambientale nelle scuole; la salvaguardia dei nidi naturali e il collocamento di nidi artificiali; un censimento degli esemplari.[28] Diversi comuni italiani iniziarono ad adottare la cosiddetta "Delibera Salvarondini" e nel 1999 fu inaugurata la prima "fattoria delle rondini" all'interno dell'Azienda agricola di Castel di Guido a Roma, parte di un progetto più ampio che tuttavia naufragò per le numerose difficoltà. Successivamente nel 2009 il progetto di censimento diviene citizen science: attraverso il sito ornitho.it anche a persone non esperte viene data la possibilità di segnalare la presenza di rondini, balestrucci e altre specie col fine di ottenere una dettagliata distribuzione delle specie nidificanti in Italia e favorirne la protezione.[29]

Sempre negli anni '90 fu rilanciata la presenza della LIPU nella capitale italiana attraverso l'inaugurazione nel 1996, nell'ambito delle iniziative dell'Estate romana, di un centro recupero della fauna selvatica presso l'ex pinguinario del Bioparco di Roma; inizialmente pensato come struttura provvisoria ma poi divenuto permanente grazie al successo in termini di animali curati, circa 1000 nei primi tre mesi di attività. Seguirà sul finire del decennio la battaglia sul litorale di Ostia per la realizzazione di un'oasi presso l'ex Idroscalo, che risulterà nell'inaugurazione nel 2001 del Centro Habitat Mediterraneo.

Nel 1997 su iniziativa del direttore generale Armando Gariboldi la LIPU stila un inventario delle Important Bird Area (IBA) italiane a cui seguirà il lavoro di designazione delle zone di protezione speciale (ZPS), che andò a costituire una parte consistente della rete Natura 2000 italiana. In seguito su spinta della LIPU e in seguito anche ad una procedura di infrazione comunitaria, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare emanò il decreto ministeriale detto "Natura 2000" o "Criteri minimi" del 17 ottobre 2007 che definisce le misure minime di conservazione per le ZPS, uno strumento di primaria importanza per la conservazione di Natura 2000 in Italia.[12][8][30]

Tra lo sviluppo dei rapporti internazionali e nuove lotte per la tutela della biodiversità[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante gli importanti passi fatti sulla tutela della biodiversità, soprattutto su spinta dell'Unione europea, e sulla regolamentazione della caccia non mancarono anche negli anni 2000 conflitti con la frangia venatoria. Nel 2002 il deputato Francesco Onnis presentò un disegno di legge per l'aumento delle specie cacciabili e della durata della stagione venatoria, per la depenalizzazione dei reati legati al bracconaggio e per riportare a 16 anni l'età minima per essere cacciatori; con l'obiettivo di contrastare questo disegno di legge la LIPU raccolse oltre 100000 firme, grazie soprattutto ad una campagna nazionale, svolta in associazione con altre organizzazioni ambientaliste, ed internazionale, coordinata con gli altri partner di BirdLife europei e nel 2006 la Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati bocciò il DDL Onnis. Seguì poi la battaglia contro il regime derogatorio di cui approfittavano diverse regioni italiane, soprattutto Lombardia e Veneto, con la raccolta di 200000 firme accompagnate da documentazione scientifica che spingono l'Unione europea ad applicare ulteriori interventi contro le regioni italiane.


Organizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Struttura organizzativa[modifica | modifica wikitesto]

Da un punto di vista giuridico la LIPU è ente del terzo settore (ETS) e organizzazione di volontariato (ODV), mentre dal 1997 al 2018 è stata un'organizzazione non lucrativa di utilità sociale (ONLUS). Dal 1985 la sua personalità giuridica è stata riconosciuta sensi del Decreto del Presidente della Repubblica 6 febbraio 1985, n° 151;[16] è inoltre riconosciuta come associazione di protezione ambientale dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica dal 1986[31] e come ente in grado di svolgere attività di ricerca scientifica e tecnologica iscritta all'Anagrafe nazionale delle ricerche dal 1997.[32]

La LIPU è dotata di:

  • un'assemblea dei soci, che include tutti i soci iscritti da almeno sei mesi e oltre ad approvare le relazioni annuali sull'attività, i bilanci economici ed eventuali modifiche statuarie elegge i membri di consiglio direttivo, organo di controllo e collegio dei probiviri;
  • un consiglio direttivo, composto da 15 membri eletti dall'assemblea dei soci, rappresenta l'organo di amministrazione dell'associazione e nomina il presidente, i vicepresidenti, la giunta esecutiva e, su proposta di quest'ultima, il direttore generale;
  • una giunta esecutiva, composta da sei membri tra cui il presidente e i due vicepresidenti, che cura l'ordinaria e straordinaria amministrazione dell'associazione includendo quindi l'amministrazione di patrimonio ed economia, l'approvazione di ricorsi e costituzioni in giudizio, la regolazione dell'attività di volontariato e la nomina di delegati e coordinatori regionali;
  • un presidente, che è il legale rappresentate dell'associazione, coadiuvato dai due vicepresidenti che ne fanno le veci in sua assenza;
  • un direttore generale, nominato dal consiglio direttivo su proposta della giunta, che è responsabile della gestione amministrativa e del personale dell'associazione;
  • un organo di controllo, organo di vigilanza composto da tre membri ed eletto dall'assemblea dei soci, col compito di vigilare sull'assetto organizzativo, amministrativo e contabile;
  • un collegio dei probiviri, composto da tre membri più due supplenti ed eletto dall'assemblea dei soci, che si occupa di questioni legate all'etica dell'associazione e ad eventuali controversie tra soci, avendo anche il potere di censurare, sospendere o espellere i singoli soci.

A questi organi possono aggiungersi un presidente onorario ed un comitato d'onore, nominati dal consiglio direttivo.

La sede centrale della Lipu è a Parma in via Pasubio, 3/b e l'associazione è dotata di 19 sezioni locali (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trentino-Alto Adige, Umbria e Veneto) a cui si aggiunge una sezione distaccata in Regno Unito (LIPU-UK) con sede a Fernwood nel Nottinghamshire.

Presidenti[modifica | modifica wikitesto]

Oltre ai presidenti incaricati vi sono stati anche diversi presidenti onorari tra cui Ermanno Bronzini, Giorgio Punzo, Barbara Milne e Danilo Mainardi.

Direttori generali[modifica | modifica wikitesto]

  • Marco Lambertini (1991-1997)
  • Armando Gariboldi (1997-2001)
  • Nino Martino (2001-?)
  • Roberto Saini (?-2003)
  • Elena D'Andrea (2003-2012)
  • Danilo Selvaggi (dal 2012)

Attività[modifica | modifica wikitesto]

Campi d'azione[modifica | modifica wikitesto]

«La Visione della Lipu è quella di un mondo ricco di biodiversità in cui gli esseri umani, vivendo in armonia con i propri simili, conoscono e apprezzano la natura e la considerano parte essenziale delle proprie vite, nonché fattore decisivo per il benessere autentico, pieno e duraturo delle nostre società. La conoscenza, l’ascolto, il dialogo, la pace, la solidarietà, la democrazia, la partecipazione, la legalità, la giustizia, la cura del bene comune, lo spirito del volontariato e la pratica del dono sono i Principi che fondano la cultura della Lipu e ne ispirano l’azione, al fine di costruire un mondo migliore, più giusto e più bello. La Missione della Lipu è la protezione degli uccelli selvatici, la conservazione della biodiversità e la promozione della cultura ecologica. La Lipu protegge gli uccelli e ne promuove la conoscenza, per il loro grande significato biologico, ecologico, ambientale e culturale e per la capacità che hanno di indicarci lo stato di salute dell’ambiente e la qualità delle pratiche umane. La presenza, la varietà, i voli, i canti, i colori, l’impresa straordinaria della migrazione degli uccelli sono una ricchezza inestimabile del pianeta e un patrimonio grande e indisponibile dell’umanità, che deve essere adeguatamente salvaguardato.»

La Lipu è concentrata genericamente nella difesa della natura e nella promozione di conoscenza e rispetto dell'ambiente. Queste attività vengono svolte, prevalentemente su base volontaria, dalle varie sezioni locali che gestiscono anche oasi e riserve naturali oltre che centri recupero per la fauna selvatica così come progetti di educazione ambientale in collaborazione con le scuole[34]. L'associazione è dotata di un servizio di guardie venatorie volontarie ai sensi della legge 157 dell'11 febbraio 1992 che conta circa 80 membri organizzati in 12 nuclei presenti in varie regioni italiane.[35]

Per quanto riguarda la comunicazione la Lipu pubblica il trimestrale Ali, reso disponibile anche in una versione indirizzata ai soci più giovani denominata Ali junior.

Oasi e riserve gestite[modifica | modifica wikitesto]

«Immaginate un posto dove la natura è protetta, anzi di più, dove è padrona di dare la vita ai suoi processi vitali e di evolversi con la minima interferenza dell'Uomo. E immaginate questo posto pieno di piante e di fiori selvatici che crescono liberamente, di acque ancora limpide dove si possono osservare piccoli animali ormai sempre più rari, come i grigi gamberi di acqua dolce o i guizzanti temoli, e poi gli uccelli, centinaia di uccelli che vanno e vengono, costruiscono il loro nido, allevano i piccoli con la sola preoccupazione di sfamarli e di difenderli dai predatori naturali, anch'essi presenti in assoluta libertà. A un posto così non si poteva che dare un solo nome: oasi

Le oasi e le aree naturali che la Lipu gestisce sono insieme ai centri recupero le principali strutture dell'associazione sul territorio e comprendono un'area complessiva di oltre 7000 ettari offrendo protezione a oltre 5000 differenti specie animali e vegetali. La gestione di aree naturali fa parte delle attività della Lipu sin dall'apertura dell'oasi di Crava-Morozzo nel 1979.[37]

Due aironi cenerini nella Riserva naturale di Torrile e Trecasali nell'agosto 2006
Due folaghe fotografate nell'ottobre 2012 nell'Oasi Cesano Maderno.

Centri recupero[modifica | modifica wikitesto]

I centri recupero gestisti dalla Lipu presenti sul territorio italiano.
Un rapace viene controllato da un volontario LIPU in uno dei Centri Recupero. Un'elevata percentuale degli animali curati appartiene alla lista delle specie a rischio.

A partire dagli anni '70 la Lipu gestisce diversi centri di recupero della fauna selvatica (spesso contraddistinti dagli acronimi CRFS o CRAS, ossia centro recupero animali selvatici), deputati alla cura ed eventuale liberazione di animali selvatici feriti. Annualmente questi centri recuperano circa 29723 animali e sono gestiti da 405 volontari a cui si affiancano nove operatori di staff (al 2021).

I centri recupero gestiti sul territorio nazionale sono in tutto nove:

Dal 2004 al 1° gennaio 2023 la Lipu ha gestito il Centro recupero avifauna selvatica (CRAS) di Trento per conto della Provincia autonoma di Trento.[47] Ai centri recupero gestiti direttamente si affiancano il Centro cicogne e anatidi di Racconigi e il Centro cicogne di Silea, federati all'associazione.


L'anno seguente la Lipu avvia una grande azione per bloccare un tentativo di liberalizzazione della caccia, riuscendoci anche con la raccolta di 200000 firme in poche settimane e la consegna al Presidente del Consiglio.[12]

Nel 2006, in collaborazione con BirdLife, la Lipu prende parte al progetto internazionale Spring Alive per l'educazione ambientale e la protezione degli uccelli migratori.[8][48] Nello stesso anno, in seguito alle numerose segnalazione della Lipu, la Commissione europea apre una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per cattiva applicazione della direttiva Uccelli, che condurrà a una severa condanna emessa dalla Corte di giustizia dell'Unione europea nel 2010 e, come detto, tra le altre cose, all'emanazione del decreto "Natura 2000". Nello specifico le motivazioni si concentrano sulla scarsa protezione delle specie migratorie, sul mancato rispetto delle zone di protezione speciale e su un uso scorretto della caccia in deroga.[12] Proprio contro quest'ultima pratica che porta all'uccisione di decine di migliaia di piccoli uccelli migratori non cacciabili (fra i quali i passeri, i fringuelli e le peppole) soprattutto in Veneto e Lombardia, l'associazione raccoglie nel 2008 e consegna al Governo italiano oltre 200000 firme contro la caccia in deroga, informando della situazione anche la Commissione europea, poi intervenuta con il percorso che conduce alla condanna del 2010.[8]

Le azioni recenti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2010 la Lipu difende da nuovi tentativi di stravolgimento la legge 157/1992 e rilancia con varie proposte la protezione degli uccelli migratori e delle specie in stato di conservazione sfavorevole (una particolare categoria delle specie a rischio)[49], ottenendo tra le altre cose una norma che vieta esplicitamente la caccia durante la migrazione preriproduttiva.

All'inizio degli anni 2010, con il sostegno del Ministero dell'Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare, la Lipu stila lo stato di conservazione delle circa 250 specie di uccelli nidificanti in Italia.

Con un imponente progetto su gran parte del territorio italiano, l'associazione si dedica inoltre al calcolo del Farmland Bird Index (FBI), un indicatore ornitologico che misura l'aumento o la diminuzione delle specie tipiche degli ambienti agricoli, dando così informazioni sui cambiamenti ambientali avvenuti in quegli ambienti e il grado di sostenibilità ambientale della nostra agricoltura.[12][50][51]

Nel 2013 la Lipu e il WWF Italia chiedono congiuntamente alla direzione generale ambiente della Commissione europea di avviare una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia «per garantire il pieno rispetto della direttiva comunitaria Habitat, tutelando adeguatamente la rete Natura 2000 italiana in progressivo degrado e rilanciando il monitoraggio dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciale». La richiesta è accompagnata da un dossier in cui vengono evidenziate le mancate o errate applicazioni della direttiva, in particolare per quanto riguarda la valutazione di incidenza ambientale, di competenza regionale.[52][53][54] Sempre nel 2013, grazie alle costanti pressioni esercitate dall'associazione, il Parlamento approva le modifiche alla L. 157/1992, le quali limitano fortemente le concessioni per la caccia in deroga.[12][55] L'anno seguente vengono raccolte oltre 100 000 firme per l'abolizione dei richiami vivi, una pratica venatoria che sfrutta il richiamo di piccoli uccelli ingabbiati per attirare e poi abbattere gli esemplari adescati.[8] Una proposta di legge firmata dalla Lipu arriva in Parlamento ma la discussione della legge viene rimandata, mentre l'Unione Europea mette in mora l'Italia perché la cattura degli uccelli selvatici a fini di richiamo è vietata dalla direttiva Uccelli del 1979.[8][56][57][58][59][60] Il 23 luglio 2015 viene finalmente approvata la legge che pone fine alla cattura dei richiami vivi, pratica definita dalla stessa Lipu «una vergogna nazionale».[61][62][63] È un altro storico risultato raggiunto dall'associazione dell'Upupa.

Ancora nel 2015 la Lipu è in prima fila nella raccolta di firme europee per salvare delle direttive Uccelli e Habitat da un tentativo di stravolgimento, all'interno di una coalizione di oltre 200 organizzazioni europee che in poche settimane raccoglierà 500 000 firme e raggiungerà il risultato.

Nel 2017 la Lipu presenta a Parma il Birds in Europe 3 (BiE3), il report periodico di BirdLife Europa che presenta lo stato di conservazione degli uccelli selvatici nel nostro continente. Nello stesso anno parte la campagna Cambiamoagricoltura, con cui una coalizione europea, di cui la LIPU è protagonista, raccoglie 260 000 firme per orientare in senso ecologico la Politica agricola comunitaria.

Molto intensa, in questi anni, è l'attività progettuale della Lipu, anche nel contesto del programma LIFE della Commissione europea, con progetti sulla protezione degli uccelli migratori, le reti ecologiche, l'antibracconaggio, rete Natura 2000, il volontariato giovanile eccetera, sostenuti da soggetti vari e fondazioni private tra cui Fondazione Cariplo.

Nel 2019 la LIPU pubblica Conoscerli, proteggerli, di Marco Gustin, Claudio Celada e Mattia Brambilla, la prima guida italiana allo stato di conservazione degli uccelli selvatici in Italia, con 250 specie prese in considerazione e le indicazioni principali per la loro tutela.

Ancora nel 2019 la Lipu, assieme ai partner europei di BirdLife, lavora sulla Commissione europea per la nuova strategia sulla biodiversità, che vedrà la luce all'inizio del 2020 con il titolo Bringing nature back into our lives.

Nel 2020 la Lipu elabora il suo nuovo programma strategico, dal titolo La natura nelle nostre vite, in vigore dal 2021 al 2025, che prevede azioni sugli habitat naturali, la protezione delle specie, natura 2000 e le aree protette, l'agricoltura, l'ecologia urbana, le politiche ambientali, l''educazione ambientale, l'ecologia della cultura, il volontariato eccetera.

Nel 2022 la Lipu istituisce la Sdam, la Scuola di formazione Danilo Mainardi per l'attivismo e la cultura ecologica, nell'ambito del progetto europeo Choose Life. Dedicata al grande etologo e già presidente della Lipu Mainardi, salutata con entusiasmo dal vice presidente della Commissione europea Frans Timmermans, la Scuola si rivolge specialmente agli oltre 1500 volontari dell'associazione ma si apre anche ai soci e al pubblico in generale, con oltre 20 aree formative, lezioni magistrali, eventi speciali.

Nel 2022 la Lipu celebra i sessant'anni dalla pubblicazione di Primavera silenziosa, il leggendario libro della biologa e scrittrice statunitense Rachel Carson. Lo fa con una serie di eventi, un volume dal titolo Campagne silenziose, curato da Federica Luoni, e un e-book del direttore generale Danilo Selvaggi dal titolo Rachel dei pettirossi, successivamente pubblicato in formato cartaceo e contenuti arricchiti, per Pandion Edizioni.

Nel 2022 la LIPU e BirdLife Europa contribuiscono all'adozione, da parte della Commissione europea, della Restoration Law, la proposta di legge per il ripristino della natura continentale, strumento fondamentale per l'attuazione della nuova strategia sulla biodiversità e l'inversione del suo declino. Nello stesso contesto è adottata anche la proposta di nuovo regolamento dei pesticidi.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Bilancio sociale 2021 (PDF), su lipu.it. URL consultato il 10 gennaio 2023.
  2. ^ Statuto del 2019 (PDF), su lipu.it. URL consultato il 10 gennaio 2023.
  3. ^ BirdLife International: il più grande network mondiale per la biodiversità, su LIPU. URL consultato il 12 giugno 2016.
  4. ^ (EN) Italy - Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU), su BirdLife International. URL consultato il 19 maggio 2016.
  5. ^ Le Oasi e i Centri, su lipu.it. URL consultato il 10 gennaio 2023.
  6. ^ Centri Recupero Lipu, su LIPU. URL consultato il 26 ottobre 2016.
  7. ^ LIPU, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 10 gennaio 2023.
  8. ^ a b c d e f g Da 50 anni con la primavera nel cuore, su LIPU. URL consultato l'8 maggio 2016.
  9. ^ a b Rivista Ali - Speciale 50 anni 1965-2015 (PDF), su lipu.it. URL consultato il 19 aprile 2023.
  10. ^ Legge 2 agosto 1967, n. 799, in materia di "Modifiche al testo unico delle norme per la protezione della selvaggina e per l'esercizio della caccia, approvato con regio decreto 5 giugno 1939, n. 1016, e successive modifiche."
  11. ^ Fulco Pratesi compie 80 anni, su WWF Italia, 5 settembre 2014. URL consultato il 10 maggio 2016.
  12. ^ a b c d e f g h i La nostra storia, su lipu.it, LIPU. URL consultato il 19 aprile 2023.
  13. ^ Direttiva "Uccelli", su Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. URL consultato il 15 maggio 2016.
  14. ^ Francesco MEZZATESTA: pioniere italiano della protezione degli uccelli e "fondatore" della LIPU, su habitatonline.eu. URL consultato il 19 aprile 2023.
  15. ^ a b Francesco Mezzatesta, foto: 35 anni di Parma con le ali, in la Repubblica, Parma. URL consultato il 19 maggio 2016.
  16. ^ a b Decreto del presidente della Repubblica 6 febbraio 1985, n. 151, in materia di "Riconoscimento della personalità giuridica dell'associazione "Lega italiana protezione uccelli - L.I.P.U.", in Parma."
  17. ^ Referendum del 3 giugno 1990, su Ministero dell'interno. URL consultato il 19 maggio 2016.
  18. ^ La storia dei referendum abrogativi in Italia, in Il Sole 24 Ore. URL consultato il 19 maggio 2016.
  19. ^ Legge 6 dicembre 1991, n. 394, in materia di "Legge quadro sulle aree protette."
  20. ^ Legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio."
  21. ^ Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, su EUR-Lex. URL consultato il 19 maggio 2016.
  22. ^ Direttiva "Habitat", su Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. URL consultato il 19 maggio 2016.
  23. ^ Rete Natura 2000, su Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. URL consultato il 19 maggio 2016.
  24. ^ Ente Parco, su Parco regionale veneto del Delta del Po. URL consultato il 22 maggio 2016.
  25. ^ Piano di Area del Delta del Po (PDF), su Regione Veneto. URL consultato il 22 maggio 2016.
  26. ^ Fabrizio Patti, Dànilo Mainardi: «Si può essere animalisti e mangiare carne», in Linkiesta, 16 aprile 2016. URL consultato il 12 maggio 2016.
  27. ^ Davide Berti, Mainardi salva le nutrie «La colpa è dell’uomo», in Gazzetta di Modena, 22 gennaio 2014. URL consultato il 3 maggio 2016.
  28. ^ Rondini: i VIP si mobilitano per salvarle, in Adnkronos, 17 marzo 1997. URL consultato il 22 maggio 2016.
  29. ^ Lipu, "Aiutiamo le rondini, specie in declino". Un portale per segnalarle e curarle, in la Repubblica, 15 aprile 2014. URL consultato il 22 maggio 2016.
  30. ^ Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS) (PDF), su Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, 17 ottobre 2007. URL consultato il 26 maggio 2016.
  31. ^ Elenco delle associazioni di protezione ambientale riconosciute, su Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. URL consultato il 26 ottobre 2016.
  32. ^ LIPU – Lega Italiana Protezione Uccelli [collegamento interrotto], su Anagrafe nazionale delle ricerche. URL consultato il 26 ottobre 2016.
  33. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore statuto
  34. ^ Educazione ambientale, su lipu.it. URL consultato il 5 luglio 2023.
  35. ^ La Vigilanza e le Guardie volontarie Lipu, su lipu.it. URL consultato il 5 luglio 2023.
  36. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore oasiecentri
  37. ^ Le Oasi e i Centri, su lipu.it. URL consultato il 5 luglio 2023.
  38. ^ Centro recupero animali selvatici di Bologna, su lipu.it. URL consultato il 21 aprile 2023.
  39. ^ Centro Recupero Castiglione del Lago, su lipu.it. URL consultato il 21 aprile 2023.
  40. ^ Centro Recupero Fauna Selvatica Bosco di Ficuzza (Pa), su lipu.it. URL consultato il 21 aprile 2023.
  41. ^ Centro Recupero "Il Giardino delle Capinere" Ferrara, su lipu.it. URL consultato il 21 aprile 2023.
  42. ^ Centro Recupero Rapaci del Mugello (Fi), su lipu.it. URL consultato il 21 aprile 2023.
  43. ^ Centro Recupero Uccelli Marini e Acquatici CRUMA di Livorno (Li), su lipu.it. URL consultato il 21 aprile 2023.
  44. ^ Centro Recupero Fauna Selvatica La Fagiana (Mi), su lipu.it. URL consultato il 21 aprile 2023.
  45. ^ Centro Recupero Fauna Selvatica Lipu di Roma, su lipu.it. URL consultato il 21 aprile 2023.
  46. ^ Centro Recupero Fauna Selvatica Lipu di Tigliole d'Asti (AT), su lipu.it. URL consultato il 21 aprile 2023.
  47. ^ Centro recupero animali selvatici (CRAS), su forestefauna.provincia.tn.it, Provincia autonoma di Trento - Servizio foreste e Servizio faunistico. URL consultato il 21 aprile 2023.
  48. ^ Che cosa è Spring Alive, su springalive.net. URL consultato il 4 giugno 2016.
  49. ^ Le specie a rischio, su LIPU. URL consultato il 4 giugno 2016.
  50. ^ Farmland Bird Index (FBI), su Regione Lombardia. URL consultato il 4 giugno 2016.
  51. ^ Il Farmland Bird Index e altri indici compositi, su mito2000.it. URL consultato il 4 giugno 2016.
  52. ^ Francesco Cancellieri, Zone protette, alla Ue la denuncia di Wwf e Lipu: «Garantire pieno rispetto direttiva Habitat», in Greenreport.it, 10 giugno 2013. URL consultato l'11 giugno 2016.
  53. ^ Ambiente: wwf-lipu chiedono a ue procedura infrazione su degrado, in AGI, 6 giugno 2013. URL consultato l'11 giugno 2016.
  54. ^ Wwf e Lipu chiedono procedura infrazione per garantire Direttiva Habitat, in Adnkronos, 6 giugno 2013. URL consultato l'11 giugno 2016.
  55. ^ Caccia in deroga, dal 4 settembre in vigore la nuova legge, su enalcaccianazionale.it. URL consultato l'11 giugno 2016.
  56. ^ Margherita D'Amico, Richiami vivi, la politica si piega a cacciatori e lobby delle armi, in la Repubblica, 24 luglio 2014. URL consultato l'11 giugno 2016.
  57. ^ Tamara Mastroiaco, Caccia, ok all'uso dei richiami vivi. E ora aspettiamoci la condanna dell'Europa, in il Fatto Quotidiano, 25 luglio 2014. URL consultato l'11 giugno 2016.
  58. ^ Margherita D'Amico, Richiami vivi, raccolte 120 mila firme per l'abolizione, in la Repubblica, 17 luglio 2014. URL consultato l'11 giugno 2016.
  59. ^ Valanga di firme contro i richiami vivi. Lipu: «I senatori possono passare alla storia», in Greenreport.it, 16 luglio 2014. URL consultato l'11 giugno 2016.
  60. ^ Macri Puricelli, Aprite quelle gabbie, su zoelagatta-d.blogautore.repubblica.it, 23 luglio 2014. URL consultato l'11 giugno 2016.
  61. ^ Caccia: abolita con la legge europea la cattura dei richiami vivi, su LIPU, 23 luglio 2015. URL consultato il 12 giugno 2016.
  62. ^ Caccia, abolita la cattura dei richiami vivi. Lipu: «Cancellata una vergogna nazionale», in Greenreport.it, 23 luglio 2015. URL consultato il 12 giugno 2016.
  63. ^ Emiliano Moccia, Caccia, abolita la cattura dei richiami vivi. La Lipu fa festa, in Corriere della Sera, 28 luglio 2014. URL consultato l'11 giugno 2016.

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